martedì 8 luglio 2008

Monsoni e “botte di calore” con l’ombrello!

Nei giorni scorsi in Italia, parlando di clima, ho sentito spesso citare come le piogge fossero “di tipo monsonico”.

Nel caso del clima Italiano, tale definizione appare un “peluccio” inesatta, nonostante il cambiamento climatico in atto, meglio parlare solo di “piogge torrenziali”.

Quando si vive in un clima monsonico, la differenza tra i due tipi di clima salta subito all’occhio in maniera evidente, sostanziale.

Non serve essere un meteorologo per accorgersi quando da queste parti siamo entrati nel periodo monsonico, fatto che accade una volta l’anno, nel mese di giugno. Quali sono i segni evidenti?

La cosa che più fa impressione, sono i costanti ed incredibili livelli di umidità che si hanno per tutto il periodo, livelli in Italia del tutto impensabili, anche nella giornata più afosa dell’anno.

Vittime sacrificali di questo periodo saranno quindi i vestiti, la carta (giornali, blocnotes etc), i soldi nel portafoglio, le pareti delle vostre case: tutto quello che vi circonda diventa come perennemente umido, bagnato.

Occhio quindi ai vostri armadi che si riempiranno di muffa che occorrerà velocemente togliere dai capi colpiti, tanta è l’umidità di queste giornate.

Se poi si va in giro per la città, nei luoghi pubblici, nei sottopassi della metro o addirittura nella efficientissime banche, l’umidità è a tali livelli, che i pavimenti sono come perennemente bagnati e fossero stati appena lavati a forza secchiate d’acqua.

Questa condizione può risultare alcune volte molto pericolosa e a rischio per le possibili cadute e scivolate che può provocare. Per ovviare a ciò, vengono quindi stesi lunghi tappeti di bambù proprio per evitare che la gente scivoli su queste autentiche trappole, qualcosa di simile ad una superficie ghiacciata.

Altra differenze con quanto accade in Italia, è relativo al tipo di pioggia di questo periodo.

La definizione più calzante potrebbe essere “Pareti d’acqua”. E’ come se improvvisamente l’acqua dal mare piova dal cielo, tutto in un istante. Gli allagamenti sono quindi dati per scontati, visto che i tombini, per quanto efficienti, non riescono a smaltire l’incredibile quantità di acqua che cade per unità di tempo.

L’unica speranza è che non si trasformino in inondazioni che possono spazzare via tutto e tutti e allora si che sarebbero dolori. Ne sanno qualcosa nel sud della Cina o ad esempio quanto accaduto su larga scala in Birmania, tragedia connessa proprio con l’iniziale periodo monsonico in Asia.

Una curiosità: il periodo monsonico è caratterizzato da una durata incredibilmente prestabilite: 1 mese.

Un mese continuo di questa quotidiana doccia fuori programma.

E poi, passato il mitico mese monsonico, cosa accade il giorno dopo?

Arriva la botta di caldo, l’estate Cinese.

Per capire cosa s’intende per “botta” basti pensare che si passa dal “muro di acqua dei monsoni”, al “muro di calore” del periodo successivo, dove la temperatura esterna rimane stabilmente attorno i 35 / 40 gradi e non come da noi con saltuari momenti di rinfresco.

Il caldo, anche questo umido che ti entra nelle ossa, diventa la costante della notte e del giorno, tanto che se arrivate la prima cosa che vi colpirà subito, sono la moltitudine di ombrelli che si vedono dappertutto.

La ragione è che bisogna difendersi dalla incredibile calura e paradossalmente l’ombrello, normalmente inutile durante la furia delle piogge del periodo monsonico, diventa invece uno strumento potentissimo, da noi sottovalutato o meglio, desueto e non di moda, ma che invece consente di creare un buon refrigerio ovunque voi siate.

E’ l’ombrello quindi il reale protagonista di entrambe queste stagioni climatiche in Cina, quasi un inseparabile compagno di viaggio quotidiano, un importante strumento da inserire di diritto tra gli accessori fondamentali della moda Primavera / Estate da usarsi da queste parti.

E il Panama di questi giorni sfoggiato dal Presidente del Consiglio, spesso oggetto di moda e simbolo della fuga verso i paradisi tropicali?

Beh, da queste parti meglio lasciarlo a casa, valido solo nei caldi secchi tipici dell’altra parte del globo, qualcosa di sconosciuto nel Far-Est e Asia.