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martedì 23 febbraio 2010

Italia e la Corruzione: Era ora!! Finalmente qualcuno che ha il "coraggio" di parlare chiaro sulla vera situazione italiana ...

Occorre guardare in faccia il problema e combatterlo duramente piuttosto che "minimizzarlo" sperando che passi da solo, come una influenza!! http://ping.fm/3Fwih

sabato 30 gennaio 2010

Quando l'Italia farà una seria guerra alla corruzione??

E' arcinoto che tutti i paesi, chi più o meno (vedi precedente post "Corrotti da morire!), soffrono di un grosso problema, di un vero e proprio cancro: la corruzione dei propri pubblici ufficiali.

Quale fallibilità umana, la corruzione ne è una sua manifestazione, inaccettabile perchè si basa su un uso perverso del potere nel gestire la cosa pubblica.

Bene, la Cina da un paio di anni ha lanciato una vera e propria crociata contro questo cancro nazionale, senza esclusione di colpi.
Di seguito il rapporto annuale 2009 per quanto riguarda solo Shanghai. 

La prima cosa che emerge è che per questi soggetti, la carriera politica è finita senza possibilità di ritorno (alcuni anche con il carcere a vita!).

Un modo ben diverso che da noi per affrontare lo stesso problema: i nostri corrotti (e i corruttori) spesso tornano sulla scena senza remore ( e qualcuno ricomincia nella vecchia pratica (vedi quanto accaduto con il "Mariulo" Chiesa). 

Non solo, ora con la degenerazione del senso della giustizia che sta emergendo in Italia, siamo arrivati al paradosso che l'essere scoperti con le "mani nella marmellata", per la difesa sia solo frutto di una macchinazione politica di chissà quale "potere occuluto".

Lasciamo stare le teorie complottistiche e cerchiamo di tornare al sodo: se uno si arricchisce usando metodi illeciti o si fa corrompere accettando o chiedendo pagamento di tangenti ( anche per il proprio partito) merita solo una cosa: l'espulsione dalla società.

Troppo duro? Beh se uno ha il previlegio di gestire la cosa pubblica, non può in nessun modo abusarne. E anche solo un errore è sufficente per l'esclusione a vita da qualsiasi ruolo similare.

Per quanto riguarda la galera poi, sappiamo che è spesso una chimera per chi vorrebbe qualche giustizia, ma almeno l'esclusione a vita (senza appello) sia senza se ne ma.

Su questo tema, per l'Italia, la Cina è ancora ... lontana. 

E per quelli che pensano che da sempre la politica abbia dei costi e necessiti di finanziarsi in ogni modo "per sostenere e difenderne gli ideali", va ricordato che da tempo "il muro tra Est ed Ovest, Comunisti e non ed altre giustificazioni, forse valide allora, non sono più tempo parte della nostra storia contemporanea".

La questione sta diventando un'urgenza, visto che anche gli Usa, così come tutti i paesi democratici occidentali, stanno facendo i conti in questi mesi con il blocco dello sviluppo (ed arretramento), causato da un debito pubblico enorme accumulato negli anni,  in buona parte figlio dei costi (e dei sottocosti) sostenuti per finanziare la vita "democratica" nazionale.

Una situazione che rischia di mettere in dubbio la validità stessa delle scelte democratiche e delle sovra-strutture fin qui utilizzate e che rischia di scatenare una pericolosa implosione verso ancora non si sa quali oscuri lidi.

383 officials in bribery probes (fonte shanghai daily)

THE city investigated 383 officials for alleged corruption and bribery last year, the chief Shanghai prosecutor said in his annual report at the Shanghai People's Congress yesterday.

Chen Xu, prosecutor general of Shanghai People's Prosecutors' Office, said 336 bribery cases had been confirmed in 2009 involving 279 million yuan (US$41 million).

Fifty eight suspects were on or above division level, Chen said. A potential further economic loss of 167 million yuan had been prevented, Chen said.
Meanwhile, 31 officials are being investigated in 27 cases of wrongdoing. Five are above division level.

Ying Yong, President of Shanghai Higher People's Court, said 287 officials were sentenced for corruption, bribery or malfeasance last year, 5.3 percent fewer than in 2008. Two of them were at bureau level and 47 were division level officials, Ying said.

Among them, former Putuo District Director Cai Zhiqiang is facing court for allegedly accepting more than 2.8 million yuan in bribes, the Shanghai No. 2 Prosecutors' Office said earlier this month.

The prosecutors said the 46-year-old took advantage of his positions to accept bribes from companies and individuals. Cai was arrested and transferred to prosecutors last December.

Also last December, Yan Shunjun, retired former deputy director of the city's Environmental Protection Bureau, was jailed for 11 years and fined 100,000 yuan for taking bribes worth 1 million yuan between 2003 and 2008 during his term from seven contractors.(Vedi articolo British businesses bribe officials in the EPA che vede coinvolgimento di una azienda Inglese)

On February 3, 2009, former vice governor of Pudong New Area, Kang Huijun, was jailed for life for bribery by Shanghai No.1 Intermediate People's Court (vedi notizia del suo arresto sul Daily Telegraph).

Kang received 6 million yuan in bribes and also illegally owned at least 11 million yuan worth of property with his wife, Wang Xiaoyin, the court said.
Wang was given a five-year term and about 18 million yuan of the couples' net worth has been repossessed by the government.

Yin Kunneng, former office director of the Putuo District government, is being prosecuted for allegedly accepting about 700,000 yuan in bribes. (vedi notizia  sull'Economic Observer sul suo arresto e modalità corruttive)

giovedì 23 luglio 2009

Corrotti da morire! La lezione Cinese contro l'emergenza Corruzione!

In Cina la corruzione è una cosa seria.

Sia perché è un serio problema, ma soprattutto, perché quando scoperti, non esistono “sconti”!.

L’altro giorno, la Beijing No 2 Intermediate People's Court, ha condannato a morte, con una sospensione della pena per due anni, Chen Tonghai, l’ex presidente delle SINOPEC, la più grande azienda petrolifera del paese, al 9° posto nella Fortune Global 500 delle principali aziende mondiali.

I reati che gli sono stati contestati sono di corruzione e l’appropriazione di 193 Milion di Yuan ( oltre 29 Milioni di dollari).

Come previsto dalla procedure cinesi, ora Chen ha tempo 10 giorni per ricorrere in appello.

La storia di Chen Tonghai è comunque esemplare, per comprendere come in Cina, l’eterna guerra alla corruzione nel paese, non risparmi nessuno.

Prima di tutto colpisce proprio la sentenza, che cita testualmente “la corte è stata indulgente, nonostante l'enorme quantità di denaro che Chen ha preso, perché ha avuto un "buon comportamento" nel confessare i propri crimini.”

In sostanza, Chen, oltre a restituire i soldi ricevuti dagli atti di corruzione, ha anche fornito i nomi dei funzionari corrotti.

Qualcosa che, almeno in parte, riabilita Chen e gli apre le porte alla possibilità, durante i due anni di sospensione della pena di morte, di commutarla in carcere a vita o trasformarsi in 20 anni o meno di carcere, se la corte riterrà che si sia realmente pentito.

Nato nel 1948 a Shanghai, figlio di Chen Weida, un rivoluzionario e funzionario di Stato d’alto profilo, laureatosi nel 1976 alla Northeast Petroleum University, ha poi passato i suoi successivi 10 anni sui campi petroliferi di Daqing.

Successivamente, la carriera di Chen Tonghai è stato un continuo crescendo, prima sindaco della città di Ningbo, nella provincia dello Zhejiang, poi nel 1994, Commissario nella Commissione di Stato per la Pianificazione, fino al suo ingresso nella Sinopec nel 1998.

Nel 2006 Chen diventa Presidente della Sinopec, incarico dal quale però, nel Giugno del 2007, si dimette per “motivi personali”. Successivamente, nell’ottobre dello stesso anno, viene incarcerato per i crimini per cui è stato condannato.

Una sporca storia, alla quale i vari media cinesi stanno aggiungendo continui particolari, anche piccanti, visto che Chen Tonghai, non solo ha preso un sacco di soldi attraverso diversi atti corruttivi, ma ha anche consentito alla propria amante, di ottenere rilevanti vantaggi, utilizzando in maniera impropria il proprio potere acquisito.

Infatti la sua amante, una certa Li Wei, avrebbe beneficiato di un enorme progetto di una raffineria in costruzione nello Shandong, per poter comprare a costi ribassati, terreni per la sua società immobiliare con sede in Qingdao

Ma non solo. I media cinesi, sottolineano anche il fatto di come Chen abbia anche “condiviso” la propria amante, il termine usato è proprio questo, con l’ex Segretario di Partito di Qingdao Du Shicheng, con il quale aveva di fatto creato un’alleanza politica e di protezione ai propri affari.

Ad aggravare la posizione di Chen, sia agli occhi dei cinesi che a quelli dei giudici, il fatto che fosse un politico e che quindi “abbia agito in contrasto con le regole morali del partito”, qualcosa che per i cinesi risulta al quanto ripugnante.

Insomma uno sporco affare di sesso e corruzione, in una guerra senza quartiere per quella che i cinesi non esitano a definire una “piaga nazionale”.

Dal 2003 ad oggi oltre 68.000 ufficiali governativi, sono stati giudicati per atti di corruzione e la polizia cinese ha calcolato che i reati economici più gravi di solo 500 di essi, hanno sottratto qualcosa come 70 Miliardi di Yuan ( Circa 9 Miliardi di Dollari).

Il Governo di continuo ha “aggiornato” le procedure e le leggi per combatterla, tanto che ora è illegale ricevere qualsivoglia regalo o favoritismi, anche di pochi dollari, sia per chi ricopra qualunque tipo di incarico pubblico, così come anche ai componenti della sua famiglia o parenti.

Una questione morale, una guerra dichiarata, tanto che la corte che giudicava Chen, nella sentenza, ha dichiarato di “augurarsi che le attese riforme statali siano approvate rapidamente, così da consentire ancora una migliore supervisione e”, continua la corte,” di poter estirpare la corruzione dalla sue radici!”

Li Shuguang, esperto in materia di questioni Statali, della Università degli Studi di Scienze Politiche e Legge, ha dichiarato come “le leggi vigenti debbano essere modificate per consentire severa punizione e prevenire il ripetersi di attività criminose a danno dei beni di Stato”.

Ma non solo, “quanto accaduto nel caso di Madoff negli USA, di multiple punizioni per i reati economici, dovrebbe essere recepito nelle future modifiche di legge”.

Un discorso di grande attualità, anche alla luce di quanto sottolineato dai leaders del G8 a l’Aquila, che hanno indicato nella lotta alla corruzione, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, la strada per la loro naturale e rigogliosa crescita futura.

In questa guerra, la Cina sta cercando di fare la propria parte e si è messa in prima linea, tanto che dal 2007, nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (UNCAC), ha promosso la creazione dell’Associazione Internazionale delle Autorità anti-corruzione (IAACA), strumento operativo proprio per combattere la corruzione nel mondo e a cui hanno aderito 137 paesi e 12 organizzazioni internazionali.

Quindi mentre gli Americani hanno insistito sotto la Presidenza Bush nel definire la guerra al terrorismo la madre di tutte le guerre, da tempo i cinesi pensano che per vedere un crescente benessere generalizzato, occorre sconfiggere la corruzione in ogni dove essa si annidi.

Questo approccio appare molto credibile, quando si analizzano le cause principali che mantengono all’attuale livello di povertà le popolazioni dell’Africa, Asia e del Sud America.

La corruzione governativa in quei paesi, impedisce che la ricchezza presente, spesso sotto forma di materie prime e risorse naturali, rappresenti realmente un bene comune.

Detto questo, la corruzione ha quindi sicuramente un impatto quotidiano ben superiore a quello legato al terrorismo mondiale, quando ogni 5 secondi una persona muore di fame e quando più di 1 miliardo di persone non hanno accesso diretto all’acqua.

Quindi forse è giunto il momento di soffermarsi a riflettere sulla pragmatica proposta contenuta nel messaggio cinese di “lotta alla corruzione senza oltranza”.

Una proposta che nasce dall’esperienza e che ha consentito alla Cina (ricordiamoci di 1 miliardo e 300 milioni di persone!!) di passare da una situazione di indigenza, alla ben diversa situazione attuale, dove ad ogni cinese è garantito acqua e cibo.

E noi in Italia, quanti Miliardi di Euro risparmieremmo se affrontassimo seriamente la questione della corruzione, trasformandola in una vera e propria emergenza nazionale con la stessa determinazione dimostrata fin qui dai Cinesi?

giovedì 17 luglio 2008

E adesso hanno tutti paura!

L’Italia è un paese che, giorno dopo giorno, sta entrando in una acuta fase di terrore diffuso.

Dopo quanto accaduto a Del Turco, ora la classe politica, Berlusconi in testa, pensa che sia il caso di “alzare lo scudo” contro il ripetersi di fatti analoghi.

Non interessa entrare nel dettaglio della proposta, ma sicuramente è il segno di un’ansia che probabilmente sta togliendo il sonno a molti, Primo Ministro in testa.

Quello che stupisce della situazione italiana, è che a chiedere il ripristino dell’Immunità sia proprio il governo, quando è noto che i Padri della Costituzione, l’inserirono per tutelare il diritto ad un’opposizione non condizionabile o peggio non “arrestabile” dal potere in carica.

Questa anomalia, spiega come nel paese, siano saltati tutti i punti di riferimento e si stia continuamente andando “avanti pericolosamente a vista”, senza un piano che sia tale, ma soprattutto si vive alla giornata, perché molti dei protagonisti della nostra politica, sentono che il giorno dopo, potrebbe essere “violentemente cambiato”.

Forti poi i segnali di uno scricchiolio profondo nell’impalcatura del governo in carica, arrivati anche da queste parti e riscontrabili nell’evidente contraddizione PDL – LEGA sui fondamentali dell’azione di Governo.

Il PDL pensa di agire su un piano nazionale, fortemente dirigista (stile piano Marshall) per salvare ciò che resta dell’economia e ultimamente appare completamente assorbito dalla priorità dettate dai timori del Primo Ministro.

La LEGA non è invece interessata all’unità nazionale, che ritiene oltretutto essere il vero ostacolo alla possibile “salvezza” del Nord, impantanato da troppo tempo sulle questione meridionale che lo zavorrano pesantemente e poter finalmente realizzare il sogno della “Svizzera del Nord”.

L’Italia è ancora una volta ad un bivio, tra il fare e il non fare i profondi cambiamenti necessari, soprattutto sul piano economico ma che inevitabilmente sono connessi all’estirpazione del cancro che li mette a rischio: la corruzione.

Per quanto infatti ci si affanni a volerlo negare, la corruzione nel paese e i pessimi risultati della economia sono strettamente correlati, in quanto hanno già fatto accumulare un deficit economico spaventoso ma soprattutto, hanno fatto emergere un approccio patologico nell’affrontare i problemi.

Lo scarica barile sui gruppi di malaffare esterni alla politica, sono un “gioco di specchi” che da troppo tempo cerca di far vedere una realtà ben diversa, quella che tutti i pentiti di mafia temevano di dover evocare.

La Mafia senza la connivenza della Politica non sarebbe stata in grado di realizzare la poderosa crescita economica e di capillare presenza sul territorio che ha avuto.

Analizzando allora come la questione in altri paesi, asiatici o sud americani, ha trovato spesso una soluzione, occorre sottolineare come la corruzione stia sempre a cavallo tra politica e malavita organizzata, tanto che per cercare di porvi rimedio, diventa fondamentale l’intervento di un terzo incomodo: le forze armate.

Infatti quando la Politica è oggettivamente troppo invischiata, come la carta moschicida con la malavita o addirittura essa stessa è equiparabile ad un soggetto malavitoso, i Militari, forti di un ruolo di salvaguardia delle basi nazionali, finiscono in molti paesi, per sentirsi chiamati in causa.

E’ stato così in Tailandia in uno scenario molto simile a quello italiano attuale, così come potrebbe accadere molto presto anche nelle Filippine, vista la crisi economica che sta attanagliando il paese.

Tornando all’Italia c’è allora da chiedersi, a quando “questo sussulto” di cambiamento, probabilmente l’unico modo rimastoci in grado di azzerare il paradossale stato delle cose e provare a rimettere la “palla al centro” per ricominciare una nuova partita, proiettata al futuro?

Sarà per questo che ora in Italia, in molti hanno così paura?

lunedì 14 luglio 2008

Mamma Del Turco!

“Arrestato il Governatore della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco.”

Dopo una rapida “stropicciata” d’occhi, la conferma: era proprio vero.

Ironia della sorte, subito dopo il voto favorevole sul contestassimo “Lodo Alfano”, che garantisce l’immunità alle 4 principali cariche dello stato, ad essere arrestato è la prima carica di una Regione del centro Italia e vari responsabili facenti parte, a vario titolo, nella gestione della Regione Abruzzo.

La cosa non può che colpire, anche per l’entità del reato contestato: mazzette per circa 6 Milioni di euro.

Se fosse accaduto in Cina, ora si potrebbe scommettere per una bella condanna all’ergastolo, vista l’entità rilevante dell’atto estorsivo, per giunta in settore così delicato come quello sanitario.

Che senso ha fare questo parallelo?

Tutto il mondo è paese, ma dalle nostre parti si tende subito a dimenticare i reati, preferendo pensare che tutto sia frutto di una fantomatica “resa dei conti politica”, finendo per minare ancora di più, la già fragile fiducia nelle istituzioni, nella mente del cittadino medio italiano.
E’ evidente, che in una situazione ambientale del genere, la situazione politica italiana rischia di incattivirsi ancora di più di quello che è già ora.

Analizzando quanto accaduto in Abruzzo e il recente precedente Milanese, si nota come sulla Sanità, la voce di bilancio principale per tutte le Regioni Italiane, si rischi di scatenare una “Cliniche Pulite” di livello nazionale.

Quello che però sorprende sono i primi commenti politici, che addirittura prima di sapere quali sono i fatti, continuano la litania dei “giudici politicizzati” che colpiscono in maniera indiscriminata il potere politico.

Alt, un momento: ma Del Turco non è del Partito del Presidente, Berlusconi, anzi appartiene a quella che dovrebbe essere la sua opposizione.

A questo punto una domanda è d’obbligo: a quale scenario si rifarebbero questi “giudici”, per colpire questo o quel politico? Quale potere starebbero rappresentando? Ma soprattutto, quale giustificazione avrebbe il Governatore della Regione Abruzzo, se fossero provate le accuse?

Quella di essere stato solo sfortunato?

Ecco quale è la questione che fa davvero arrabbiare tanto gli italiani.

Di fronte anche all’evidenza, in questo caso ancora da dimostrare, ma già accaduto in altre situazioni, la politica italiana cerca subito di trovare un modo per “giustificarsi” e non affrontare le ragioni per cui i fatti sono potuti accadere, cercando di ammorbidirne le conseguenze.

In America, così come la Cina, su reati del genere ormai si rischiano pene così pesanti, che chi viene accusato di reati del genere, in alcuni casi preferisce il suicidio, piuttosto che affrontare quella che, potrebbe essere definita, una Dantesca pena del contrappasso eterno, senza l’opportunità di alcuna compassione futura da parte della società.

Questo perché?

Non c’è niente di più aberrante di colui, al quale è affidata la qualità e la vita stessa dei propri cittadini, che usa questo autentico “dono”, per perseguire fini personali.

Diventare Amministratore Pubblico è una scelta di vita, non obbligata dai fatti, né dalle difficoltà della vita, è una missione che non ammette deroghe.

Solo che sembra che molti dei nostri Pubblici Amministratori. abbiano scelto questa strada, per accelerare le probabilità di un successo personale, che dovrebbe essere sempre secondo solo al servizio dei propri concittadini.

Nonostante tutto, tanti sconosciuti Pubblici Amministratori, fanno il proprio lavoro con passione ed abnegazione. Finito l’incarico, tornano alla propria vita di prima, senza troppi “grilli” per la testa, felici di aver fatto il proprio dovere.

Per questa ragione, occorre che le pene, soprattutto se Pubblici Amministratori al vertice, siano dure ed esemplari, non per vendicare qualcuno, ma dare un senso al “disinteressato sacrificio” dei tanti altri che, finirebbero per credere, di essere stati solo degli stupidi illusi.

Occorre preservare ad ogni costo, l’unico valore con il quale una società può essere migliore e che deve accomunarci tutti senza se, senza ma: il senso civico.

Chi dimostra di non possederlo, va isolato per sempre, senza giustificazioni, ne pesando o misurando con il bilancino sulla gravità di un reato che esiste o non esiste, per quanto piccolo possa essere stato.

Dobbiamo ricordarci che la corruzione dei Pubblici Amministratori è un cancro profondo a livello mondiale, inserito dall’ONU nella lista dei peggiori reati dell’umanità, perché impedisce ad un paese di crescere e svilupparsi.

Un cancro da estirpare dalla nostra società senza esitazioni, prima che porti alla morte tutto il paese, mentre si continua ad invocare il santo di turno.

martedì 29 maggio 2007

News del giorno: Vi ricorda qualcosa?

Segnalo semplicemente questa notizia, apparsa oggi su Shanghai Daily. Credo che il contesto sia lo stesso di fatti accaduti anche in Italia alcuni anni fa e di un male che anche in Italia è molto diffuso ancora oggi: la corruzione.

Qua di seguito il finale di come in Cina hanno risolto la vicenda, all'epoca uno scandalo nazionale.

lunedì 18 dicembre 2006

Cina, guerra alla corruzione

(pubblicato su Affari Italini il 3 Novembre 2006)
Quando si parla di Cina, il primo e più diffuso luogo comune è che sia un paese dove la corruzione imperi ovunque.

Arrivi e pensi di doverti preparare al peggio, gabelle e dazi fin dal tuo ingresso in aeroporto e rassegnarti a qualunque tipo di sovratassa compiacente per qualsiasi operazione.

Quindi non ci si stupisce, quando entrando per la prima volta in un ufficio governativo, si attenda l’arrivo della fatidica richiesta in grado di “aiutare” la procedura in corso.

Sorpresa!! Entrare in un ufficio statale in Cina, a Shanghai, è come entrare in una banca.

Tutte le procedure, sono corredate da una chiara lista dei documenti necessari, di un listino prezzi chiaro ed univoco, professionalità stile banca.

Sicuramente Shanghai non è tutta la Cina, ma è evidente fin nei dettagli delle singole procedure, lo sforzo governativo affinché questa piaga venga sanata al più presto.

Un esempio? In tutte le procedure e per ogni singolo passaggio, sono stabiliti l’ufficio responsabile e i tempi entro cui la pratica presentata sarà evasa o otterrà una risposta. Il rispetto dei tempi risulta essere elemento tassativo per l’ufficio governativo, oltre ad essere un evidente metodo di auto-verifica dell’operato dei funzionari coinvolti.

Un altro esempio? In tutti gli uffici in Cina, (compresi i guidatori d’autobus!!), hai sempre chiaro con chi stai parlando, in quanto è presente una targhetta di identificazione personale, con tanto di foto.

Quindi, nel caso qualcosa non vada per il verso giusto, tu puoi sempre fare nome e cognome del funzionario con il quale sei entrato in contatto, senza alcun problema o reticenza.

La lotta alla corruzione in Cina è quindi diventata una emergenza nazionale, tanto che leggendo i giornali e guardando la televisione, ogni giorno viene dato conto dei funzionari governativi finiti in prigione accusati di atti di corruzione.

L’ultimo evento rilevante è stato quello che ha riguardato proprio Shanghai, dove senza pensarci due volte, è stata rimossa la massima carica della città e adesso anche altri funzionari sono sotto inchiesta.

Dati alla mano dal 2003 ad oggi, in Cina 67.500 ufficiali governativi sono stati giudicati per atti di corruzione, così come annunciato da Wang Zhenchau, procuratore generale della Suprema Procura del Popolo. In Cina per reati del genere si rischia di passare il resto della vita in prigione.

Interessante è osservare inoltre che la polizia stima che i reati economici più gravi commessi da soli 500 di questi funzionari, hanno contribuito a sottrarre qualcosa come 70 Miliardi di Yuan (8,75 Miliardi di Dollari).

La cosa per quanto stupefacente, sembra confermare la premessa: la Cina è la patria della corruzione a livello mondiale.

Poi si riflette un attimo sui recenti casi di corruzione accaduti in Ungheria, Taiwan e Thailandia dove hanno fatto seguito manifestazioni di piazza e un colpo di stato.

Si legge delle recenti condanne ai manager Enron in USA, di quello che sta accadendo in Russia e le accuse al premier Putin fatte dalla giornalista finita ammazzata, per finire a fare mente locale su un passato che ci riguarda; la questione connessa all’omicidio di Ilaria Alpi e della nostra cooperazione in Somalia.

Da questi e altri casi, si capisce che il problema della corruzione è un problema non circoscrivibile a zone specifiche ma risulta un problema su scala planetaria, ora confermato dalla nascita di un organismo internazionale preposto a combatterla, l’Associazione Internazionale delle Autorità anti-corruzione (IAACA) che raccoglie 137 paesi e 12 organizzazioni internazionali.

La IAACA è nata come strumento operativo nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (UNCAC) che dovrebbe trovare la sua attuazione dal prossimo 14 dicembre, proprio per combattere la corruzione nel mondo.

A questo punto una paio di domande. Dove si è riunita la prima sessione di questa associazione mondiale contro la corruzione? Manco a farlo apposta a XIANGHE, HEBEI (Cina) il 23 Ottobre u.s.

A chi è stata affidata la presidenza di questa associazione da parte di tutti e 137 gli stati aderenti? Sarà una coincidenza ma proprio alla Cina, nella persona di Jia Chunwang Capo della Suprema Procura del Popolo.

Cosa significa tutto ciò? Semplicemente che mentre gli Americani pubblicizzano ogni giorno che il male del mondo si annida nelle pieghe del terrorismo, i cinesi affermano invece che per vedere un crescente benessere generalizzato, occorre sconfiggere la corruzione in ogni dove essa si annidi.

Questo approccio appare molto credibile quando si provano ad analizzare le cause principali che mantengono all’attuale livello di povertà ad esempio le popolazioni dell’Africa e del Sud America.

La corruzione governativa in quei paesi impedisce che la ricchezza presente, spesso sotto forma di materie prime e risorse naturali, rappresenti realmente un bene comune.

Detto questo, la corruzione ha quindi sicuramente un impatto quotidiano ben superiore a quello legato al terrorismo mondiale, quando ogni 5 secondi una persona muore di fame e quando più di 1 miliardo di persone non hanno accesso diretto all’acqua.

Quindi forse è giunto il momento di soffermarsi a riflettere sulla pragmatica proposta contenuta nel messaggio cinese di lotta alla corruzione senza oltranza.

Evidentemente nasce dalla esperienza che ha consentito alla Cina (ricordiamoci di 1 miliardo e 300 milioni di persone!!) di passare da una situazione di indigenza alla ben diversa situazione attuale, dove ad ogni cinese è garantito acqua e cibo.

Inoltre il governo cinese da questa azione pensa di risparmiare qualcosa come 9 Miliardi di dollari.

E noi, quanti Miliardi di Euro risparmieremmo se affrontassimo seriamente la questione della corruzione, trasformandola in una vera e propria emergenza nazionale con la stessa determinazione dimostrata fin qui dai Cinesi?

Sicuramente un diverso approccio sulla questione sarebbe un forte segnale, in grado di dare al paese quella scossa di cui ha tanto bisogno, per tornare a competere sui mercati internazionali.

A conferma della necessità di una azione, basti ricordare che la Cina è il paese che raccoglie il più grande volume di investimenti stranieri, mentre noi sul tema degli investimenti internazionali in Italia siamo tra gli ultimi, vista la sostanziale sfiducia degli investitori stranieri verso le nostre procedure interne.

La lezione e il monito cinese è sotto gli occhi di tutti, per comprenderla basterebbe smettere di indossare gli occhiali da sole dei pregiudizi e dei luoghi comuni, visto che per prima cosa dobbiamo sfatare i nostri, senza se e senza ma, prima che la confusione attuale diventi ingovernabile.