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giovedì 10 marzo 2011

Gary Locke “torna in Cina” quale nuovo ambasciatore USA.


La notizia è di quelle che colpiscono l’immaginario ed emozionano: Gary Locke attuale Ministro per il Commercio del Governo Obama, a 100 anni dalla partenza di suo nonno dalla Cina in barca, torna nella sua terra d’origine quale Ambasciatore degli USA.

Una nomina non casuale, un chiaro segnale di come gli USA intendano offrire al Governo Cinese una controparte in grado di “comprendere” le sfide attuali e soprattutto possieda le basi culturali per trattare da pari, con il chiaro obbiettivo da un lato, di consolidare le relazioni commerciali e dall’altro, portare sempre più la Cina a credere negli USA quale terreno di crescita ed investimento futuro.

Un atto coerente con gli obbiettivi dichiarati da Obama: raddoppiare l’attuale interscambio commerciale, con un incremento delle esportazioni dei prodotti Americani, per cercare di rilanciare l’economia Americana ed uscire dalla profonda crisi che la sta attanagliando.

Ma torniamo alla storia umana che caratterizza questa nomina “molto particolare”.

Durante la conferenza stampa, è lo stesso Gary Locke che ricorda di come il nonno appena arrivato negli USA, per pagarsi le lezioni d’inglese, abbia lavorato come uomo “tutto fare” in una casa di Washington.

Così come cita con grande emozione il padre, scomparso in gennaio, anch’esso nato in Cina, per il quale oggi sarebbe stato sicuramente "uno dei suoi momenti di maggiore orgoglio nel vedere il figlio chiamato ad essere l'Ambasciatore degli Stati Uniti nella sua patria ancestrale."

Una nomina quindi importante ma anche un segnale d’apertura fondamentale, attraverso una delle figure più importanti dell’Amministrazione Obama, che va a sostituire il repubblicano Jon Huntsman che tutti danno come potenziale sfidante di Obama alle prossime presidenziali del 2012.

I cinesi non possono che essere soddisfatti di questo “cambio”, anche perché Locke rappresenta il segno concreto di una continuità tra passato e futuro, di un’unione tra popoli che per quanto vivano sotto bandiere diverse, condividono spesso origini, famiglie, geni, ma soprattutto è il ritorno in patria di una storia di fuga dalla povertà del passato che trasformatasi in successo negli USA, ora può contribuire ad aiutare la “madre patria” a trovare una strada coerente ad uno sviluppo futuro duraturo.

Qualcosa che può sicuramente aiutare Cina ed Usa, ma in grado di influenzare in maniera rilevante anche gli equilibri commerciali e diplomatici di tutto il mondo, da tempo alla continua ricerca di nuovi equilibri e ritrovata stabilità, in grado di aiutarlo ad uscire dalla pericolose “secche” di questi anni di recessione.

mercoledì 10 novembre 2010

Micropost ad Obama (prima del G20 di Seoul)

Occhio alla "sportellata in faccia!!" (dopo che alle dichiarazioni di Obama "una economia americana forte è un bene per il mondo" e relativi metodi per raggiungere questo obbiettivo, Cina, Germania e altri paesi in via di sviluppo, hanno GIA' risposto "picche" alle proposte che Obama si accingerebbe a portare al tavolo"

martedì 9 novembre 2010

Micropost alla mia generazione (quella dei 40 enni)

Vedo arrivare Cameron (Premier UK 44 anni) in Cina e Obama (Presidente USA 49 anni) in India e sorge spontanea la domanda:" ma cosa ha fatto di male la mia generazione per essere in Italia, nella migliore delle ipotesi, la terza scelta?"

domenica 10 ottobre 2010

Micropost per Obama

Problemi in Nord Corea (Nucleare)? Mostrare i muscoli non serve!!! Esiste SOLO la via diplomatica (parola della dirigenza cinese presente di fianco a Kim Jong Il e al prossimo leader Kim Jong Un, alla parata per il 65° del Workers' Party of Korea (WPK) il partito alla guida del paese)

martedì 13 aprile 2010

Hu presenta il conto ad Obama

Ieri a Washington, a margine del Nuclear Security Summit, si è tenuto l'atteso incontro tra il presidente cinese Hu Jintao e quello Statunitense Barack Obama.

Come previsto, il Presidente Hu ha presentato il "conto" a Barak Obama, sotto forma di una proposta in cinque punti per il miglioramento dei rapporti bilaterali Cina-USA, quale premessa per tutte le questioni aperte, quali la questione nucleare iraniana, il tasso di cambio del Renminbi (RMB) e le altre di comune interesse.

Ma vediamo nel dettaglio questi cinque punti sottoposti da Hu ad Obama.

In primo luogo, Hu ha sottolineato come le due parti "dovranno attenersi costantemente ad una rispetto dei rispettivi rapporti bilaterali e prendere iniziative concrete per affrontare congiuntamente le diverse sfide comuni".

In secondo luogo, ha sottolineato Hu, "la Cina e gli Stati Uniti devono rispettare i rispettivi interessi fondamentali. Questa è la chiave per uno sviluppo sano e stabile dei futuri rapporti bilaterali".

In terzo luogo, "le due parti dovranno incrementare gli scambi diplomatici ai vari livelli", ha detto Hu che si reso disponibile al fine di mantenere uno stretto contatto con Obama, così da evitare in futuro, ulteriori “scivolate” come quelle di questi ultimi mesi.

In quarto luogo, "i due paesi dovranno approfondire una sempre maggiore e pratica cooperazione. La Cina desidera rafforzare gli scambi e la cooperazione con gli Stati Uniti in economia e commercio, lotta al terrorismo, energia, ambiente, così come in materia di applicazione del diritto".

Ultimo punto, "la Cina e gli Stati Uniti devono rafforzare la comunicazione e il coordinamento sulle grandi questioni internazionali e regionali".

Dopo questa "premessa" chiarificatrice, Hu è entrato anche nel merito di alcune delle questioni di questi giorni.

Per quanto riguarda la questione del cambio RMB - USD, Hu ha detto che "la Cina intende seguire un chiaro percorso di riforma del meccanismo che ne determina il tasso di cambio, sulla base delle proprie esigenze di sviluppo economico e sociale".

Il Presidente cinese ha anche aggiunto come “le misure dettagliate di questa riforma dovranno considerare sia il contesto della situazione economica mondiale, il suo sviluppo ed i cambiamenti in corso, così come le condizioni economiche della Cina”.

Connesso a questo, Hu ha anche detto che "la Cina e gli Stati Uniti dovranno risolvere le reciproche divisioni economiche e commerciali attraverso sempre maggiori consultazioni, su un piano di parità a tutela del comune interesse di una sempre e migliore cooperazione economica e commerciale Cina-USA."

Lo sviluppo sano e stabile dei legami economici e commerciali Cina-USA è un bene per la Cina, per gli Stati Uniti e per lo sviluppo economico mondiale".

Entrando poi nel merito sulla questione nucleare iraniana, Hu ha dichiarato che "la Cina spera che le varie parti continueranno ad intensificare gli sforzi diplomatici per risolvere la situazione attraverso il dialogo e i negoziati".

"Cina e Stati Uniti hanno lo stesso obiettivo globale sulla questione nucleare iraniana", ha dichiarato Hu che ha continuato dicendo come “la Cina è quindi pronta nell'ambito delle Nazioni Unite a mantenere la consultazione e il coordinamento con gli Stati Uniti e le altre parti all'interno del 5-più-1 ed attraverso qualunque altro canale negoziale disponibile".

Va ricordato che quando si parla di 5-più-1, questo prevede il coinvolgimento del Consiglio Permanente di Sicurezza delle Nazioni Unite, composto da Gran Bretagna, Cina, Francia, Russia e Stati Uniti - più la Germania.

Hu ha poi dichiarato la posizione di principio della Cina sulla questione del nucleare iraniano: "la Cina è da sempre impegnata a sostenere il regime internazionale di non proliferazione nucleare, così come la pace e la stabilità in Medio Oriente".

Da parte sua, il presidente Obama nell'incontro con Hu ha dichiarato come "il suo paese rispetti la sovranità della Cina, in particolare per quanto riguarda il tasso di cambio del RMB" e si è auspicato che "Cina e Usa potranno trovare una soluzione attraverso il dialogo e la cooperazione".

A questo ha aggiunto come Washington sia pronta a lavorare con la Cina per costruire legami ancora più forti, grazie a dialoghi bilaterali e multilaterali e l’attiva cooperazione nei diversi consessi quale lo Strategic and Economic Forum e nel Gruppo dei 20 (G20).

Obama ha anche ribadito in forma ufficiale, la posizione di Washington rispetto all'esistenza di una sola Cina, sottolineando come il suo paese rispetterà la sovranità della Cina e la sua integrità territoriale, così come i suoi interessi principali, sottolineando come sarà sua intenzione affrontare le future questioni con la dovuta attenzione.

Come si vede, tra Hu ed Obama vi è stato prima di tutto "un chiarimento" a 360°, nel quale il presidente Cinese ha voluto, prima di prendere qualsiasi posizione rispetto la questione Iraniana, vedere affermato in forma ufficiale dal presidente di Obama, una sorta di decalogo guida che dovrà fare da sistema di riferimento delle relazioni prossime e future tra Cina ed Usa, senza più le ambiguità degli ultimi tempi sul lato americano che ne avevano minato la necessaria reciproca serenità.

La “prova del nove” da parte Cinese, per valutare la serietà delle intenzioni dell'amministrazione Obama e cercare di evitare in futuro ulteriori pericolosi attriti.

sabato 27 febbraio 2010

Lettera aperta a Berluconi: Wen Jiabao oggi in Chat! A quando Berlusconi??

Oggi dalle 3 del pomeriggio ora locale (le vostre 8 di mattina), il premier cinese Wen Jiabao è in Chat e risponde alle migliaia di domande che stanno arrivando in via telematica.

A quando un Berlusconi in Chat anche in Italia??

Sarebbe un bel gesto, un segno per riconoscere l’importanza dei Social Media quale asset del futuro sociale che avanza e l’apertura di un contatto “digitale” reale e poter rispondere, alle crescenti critiche e ai “pruriti mediatici” per ben altri “contatti” portati poi dritti a ricoprire alte cariche politiche, senza passare dal via. (veline ed affini).

Caro Presidente: la “politica della televisione” se analizzata a fondo e senza pregiudizi (od interessi), sembra stia contribuendo in maniera determinante allo scollamento crescente tra cittadino ed eletto, visto che i programmi di opinione, così come i giornali di riferimento, sono visti e seguiti solo da una esigua minoranza di cittadini, una sorta di elitè.

Penso sappia come il Corriere della Sera sia di fatto letto solo dal 2% della popolazione, mentre il sistema dei quotidiani su cui si fanno le quotidiane guerre mediatiche di questi tempi, lo sia solo dal 10%??

E i talk show alla Vespa? Solo il 3 – 4% della popolazione!. Un’inezia

La questione che sembra emergere chiaramente è come, più si continui con questa politica mediatica quale veicolo dell’azione politica nazionale e locale, più lo scollamento cresca. Non è quindi casuale il successo crescente della Lega che guarda caso fa esattamente il contrario ed agisce sul terreno del rapporto diretto tra persone, indirizzando le relazioni e gli sforzi a salvaguardare ben precise problematiche e non generiche dichiarazioni d’intenti.

Quindi il pragmatismo reale delle Lega sta lentamente intaccando il mediatico- apparire del PDL che sempre più lontano dai propri elettori ed incollato SOLO grazie alla sua figura carismatica, sta di fatto “squagliandosi al sole”.

Le opposizioni poi sono sparite, perché tutte prese a cercare di competerle sul piano mediatico, dove oggettivamente appiano nettamente inferiori sia per competenze che per mezzi, nel contempo si sono dimenticate delle proprie origini e delle proprie identità, più pensate per un talk – show od una pubblicità di prodotto, che per una reale e convinta azione nel sociale e quale alternativa politica per il paese.

Per cui partire dalla Rete, dove non esiste il paracadute e dove il contatto è diretto, vero, non intermediato da nessuno e dove si è “nudi” di fronte alla tastiera, unito ad un contemporaneo ritorno dei partiti a fare politica per le strade, in un rapporto diretto tra eletti ed elettori e non più negli studi televisivi come ora ed una legge elettorale che rispecchi questa dinamica e non quella da Talent Tv Show attuale, potrà sicuramente aiutare l’Italia a travasare il meglio che comunque esiste, verso la costruzione di un futuro migliore di quello attuale, fatto solo di scontri mediatici e dei “furbetti della politica” che sguazzano e proliferano in questo mondo politico disconnesso ormai dalla realtà e che vive solo nella propria “bolla mediatica”.

Bene, detto questo, la Cina, sempre citata quale esempio negativo con tanto di accuse dai campioni della rete, Google in testa, oggi ha dato sicuramente una pesante lezione ai paesi occidentali e lanciato una sfida che sarebbe il caso di accettare, magari istituzionalizzando un incontro periodico, stile il discorso del Presidente alla radio negli USA, un “question time” fatto tutto sulla rete, evitando così il teatrino delle accuse dell’“uso improprio” dello spazio pubblico e dell’assenza di contraddittorio, come invece le accade sempre quando usa i media televisivi per i suoi interventi.

Di sicuro l’italia all’ascolto sarà diversa da quella televisiva o giornalistica a cui è abituato. Ma la generazione del futuro e i “nati digitali” del paese sono tutti li e quale asset vero del paese, una visione lungimirante dovrebbe suggerire la necessità di creare con un contatto diretto e costante, otre ad essere anche un bel esempio di dialogo tra generazioni che manca nella vita politica italiana.

Sperando di vederla presto in Chat.

Cordiali saluti da Shanghai.

Di seguito i contenuti della Chattata di Web Jiabao

Premier Wen vows to prevent possible inflation 2010-02-27 16:28:31

China-U.S. trade disputes must be settled through negotiations: Wen 2010-02-27 16:45:02

Premier Wen says to help foreign firms in China enjoy "national treatment" 2010-02-27 16:43:49

Chinese Premer hopes to maintain good trade relation with U.S. 2010-02-27 16:34:04

Premier vows to tame "wild horse" of skyrocketing housing prices 2010-02-27 16:09:33


Premier Wen stresses fair distribution of social wealth 2010-02-27 15:57:38

China still faces serious employment pressure, says Premier Wen 2010-02-27 15:30:14

Chinese premier encourages university graduates to start own businesses 2010-02-27 16:04:12

Chinese Premier urges people to read more 2010-02-27 16:20:46

Premier Wen says to advance reform of household registration system 2010-02-27 16:08:23


Wen confident in economy 2010-02-27 15:37:16

Premier: China's massive stimulus plan proved effective 2010-02-27 15:38:15

Premier: "dignity" of people lies in protection of Constitutional rights, freedom 2010-02-27 15:33:29

Wen starts online chat 2010-02-27 15:05:11

Wen to face massive queries 2010-02-27 12:39:32


Chinese Premier Wen Jiabao arrives for online talk with netizens 2010-02-27 15:03:54

Biographical sketch of Wen Jiabao 2010-02-27 11:21:38

Premier Wen spends Lunar New Year with ethnic villagers 2010-02-26 16:04:24

Premier visits drought-hit southwest China ahead of Spring Festival 2010-02-26 16:10:37

Premier visits blizzard-hit Xinjiang, promising relief measures 2010-02-20 16:58:49


Chinese Premier stresses development of social undertakings 2010-02-20 17:14:40

Chinese Premier calls for faster economic adjustment 2010-02-20 16:35:14

Premier Wen says China-Japan ties at crucial stage, urges mutual trust 2010-02-20 16:51:59

Chinese Premier seeks opinions on draft of education reform plan 2010-02-20 16:31:08

Premier visits drought-hit southwest China ahead of Spring Festival 2010-02-20 16:30:06


Premier Wen welcomes more foreign experts to work in China 2010-02-20 16:37:50

Premier Wen spends Lunar New Year with ethnic villagers 2010-02-20 16:28:55

mercoledì 24 febbraio 2010

Pericolosi scenari di guerra nel medio oriente. Una mediazione Cinese?

Il problema sembra essere non se, ma solo quando.

Gli Israeliani con una missione diplomatica ad altissimo livello, arrivano per la fine del mese in Cina. 

Una missione molto delicata, un'azione diretta che potrebbe essere il preludio di un "cambiamento di strategia" nei confronti delle continue provocazioni iraniane e lo spettro della possibilità che a breve anche l'Iran possa entrare nel ristretto giro dei paesi con la propria bomba atomica.

La missione in terra cinese è fondamentale, visto che ufficialmente cercherà di ottenere un supporto concreto cinese  per nuove sanzioni contro l'Iran. Ma c'è un ma.

Non è un mistero che gli Israeliani non credano alla soluzione diplomatica e al contrario, siano favorevoli ad un attacco preventivo contro le installazioni Iraniane, come del resto fecero nell'81 con Iraq dove distrussero il reattore nucleare di Saddam Hussein o molto più recentemente, contro alcune installazioni in Syria, azione che rischiò di portare i due paesi ad un conflitto armato.

Con l'Iran, Israele sembra ora voler giocare d'anticipo, visto che Mahmoud Ahmadinejad ha dichiarato più volte che intende "distruggere Israele", una minaccia che a Gerusalemme prendono molto seriamente.
A complicare tutto la posizione Americana, impantanata sui due fronti  militari in Iraq e in Afghanistan, situazione che impedisce agli Usa di poter giocare il "peso deterrente" della minaccia di un proprio intervento diretto, perchè non sarebbe sostenibile sul piano miliatare, visto che l'esercito americano può essere presente solo su due fronti contemporaneamente.
Da qui le crescenti "libertà" e minaccie Iraniane, che sanno di non correre rischi su quel fronte e la contemporanea consapevolezza di Israele di "dover fare da soli".

Ed ecco il "succo" della della missione Israeliana in Cina, cercare di creare un canale d'intesa con il quale poter poi mettere in pratica ciò che ormai appare inevitatabile: l'attacco di Israele all'Iran.
Israele è pronta a ciò, così come sono pronti anche sul piano delle inevitabili ritorsioni, visto che anche gli ultimi rifugi anti-atomici sono stati approntati. 

L'appoggio e il dialogo con la Cina, serve più che "disinnescare il problema Iraniano"; ad evitare che questa azione possa aggravare la già tesa situazione tra Usa e Cina possa e si possa così precipitare in guerra aperta, visto lo stretto rapporto che lega Usa ed Israele e che potrebbe far pensare ad un  qualche "suggerimento" americano nell'azione programmata.

Da qui le pubbliche dichiarazioni Americane che sottolineano come non intendono attaccare l'Iran, dichiarazioni che invece di "tranquillizzare", sembrano essere il segnale che l'azioni da tempo pensata in Israele, stia entrando nella sua fase operativa.
E che qualcosa, dopo la visita degli emissari Israeliani in Cina, possa accadere, sembra ahimè ormai inevitabile.
Come le recenti tensioni interne all'Iran e l'instabilità che lo stanno caratterizzando, qualcosa che sembra essere tutt'altro che "solo" interno, visto che una eventuale "contro rivoluzione", potrebbe essere l'ultima speranza per evitare che gli Israeliani si sentano in dovere di agire direttamente.

Ora si tratta di vedere se e cosa la Cina potrà dire agli Israeliani, affinchè possa dissuaderli ad usare la forza, lasciando da parte antichi timori e cercando invece, di continuare a collaborare con le organizzazioni internazionali per una soluzione pacifica.

La speranza è l'ultima a morire, ma il filo Israeliano è da tempo troppo teso, al limite della rottura.

venerdì 19 febbraio 2010

Usa - Cina: Violati gli accordi sul Tibet (ma non solo!!)

Ieri c'è stata la visita del Dalai Lama ad Obama.

Fin qui apparentemente nulla di nuovo.

Ma non è invece così in questo caso, visto che gli USA durante la visita di Obama a Beijing, avevano firmato un accordo quadro (vedi precedente post) che di fatto metteva una "pietra tombale" sul tema di un Tibet indipendente, tanto che Obama (e gli USA con lui) riconosceva formalmente essere "solo una questione cinese".

Per non parlare del capitolo riguardante Taiwan (leggere il post).

Bene, dall'inizio del 2010 prima la vendita delle armi a Taiwan e ora la visita del Dalai Lama. 

L'impressione che i Cinesi ne stanno traendo è che l'amministrazione Obama si sta comportando da Voltagabbana e comincia a serpeggiare il dubbio che sia tra le più "deboli" amministrazioni americane di sempre, nel senso che le altre i patti e le contrapposizioni li avevano hanno sempre coerentemente rispettate.

Invece Obama scende a Beijing e fa l'amico dei cinesi e promette, sottoscrive nero su bianco, che sulle principali questioni c'è un accordo completo. Poi riparte e dice e fa cose che vanno contro le parole sottoscritte poche ore prima.

Questo è un atteggiamento che preoccupa molto i cinesi, più delle questioni stesse, visto che il Dalai Lama nella sostanza non è un rischio reale, ma lo è una amministrazione americana senza una chiara rotta. Su tutto!!

Così dopo anni di investimenti convinti nella locomotiva americana, ora i cinesi stanno tirando i "remi in barca" perchè cominiciano ad essere convinti che come Obama mente e disattende gli accordi con loro, nulla vieta che stia accadendo anche in madre patria, per esempio per quanto rigaurda la gestione del debito e le riforme necessarie e promesse per salvare gli USA dalla bancarotta.

I cinesi non vogliono ritrovarsi miliardi di "cambiali americane" che non saranno mai pagate. E quindi ora chiedono ufficialmente agli americani, a partire dalla questione Dalai Lama, un serio modo di agire per il futuro.

Di seguito il richiamo ufficiale cinese alla amministrazione americana (Link)

Detto - fatto: ora i cinesi NON sono più i primi creditori degli USA

Nelle scorse settimane si è assistito ad un "botta e risposta" tra Usa e Cina che in qualche maniera ha intaccato lo spirito di grande sinergia ( e fiducia) che esisteva tra i due paesi e che aveva portato la Cina a divenire il primo creditore dei Titoli di Stato Usa.

Dopo quelle che i cinesi hanno ritenuto essere state autentiche "provocazioni" gratuite, come la fornitura di armi a Taiwan o il prossimo incontro tra Obama e il Dalai Lama ma soprattutto dopo non aver ricevuto le richieste garanzie a tutela del proprio imponente credito con gli Usa, sembra ora essere prevalsa a Beijing l'idea che l'America possa divenire un potenziale futuro problema, prima di tutto finanziario.

Per cui, detto - fatto, i cinesi nel dicembre 2009, hanno tagliato ben 34,2 Miliardi delle proprie partecipazioni sul debito Usa, lasciandosi così "superare" dal Giappone, che ora è diventato ufficialmente il primo creditore assoluto degli Stati Uniti.

Infatti nello stesso periodo, il Giappone ha aumentato la propria partecipazione di titoli del tesoro Usa di 11,5 Miliardi, arrivando alla quota di 768,8 Miliardi di dollari, superando la Cina ora attestata a 755,4 Miliardi di dollari. 

Una sorta di compensazione all'alleggerimento Cinese sembrano poi essere state le azioni di copertura della Gran Bretagna, che ha incrementato la propria quota di titoli Usa da 277,6 Miliardi di dollari di Novembre, a 302.5 Miliardi di dollari a Dicembre e del Brasile che ha aumentato da 157,1 a 160.6 miliardi di dollari la propria partecipazione al debito Usa.

Tra l'altro va segnalato come il Giappone, ora primo creditore degli Usa, esso stesso stia attraversando una fase di profonda crisi strutturale che potrebbe in futuro aggravarsi, tanto da rischiare un possibile Default paese.

Attorno al debito Usa si stanno giocando in queste settimane alcune partite prima di tutto di politica – internazionale, piuttosto che azioni puramente finanziarie ed economiche.

La prova sta nel fatto che mentre alcuni governi nazionali “amici degli Usa”, hanno aumentato la propria quota, nel frattempo gli investitori privati abbiano iniziato a ridurre la propria partecipazione al debito Usa (700 Milioni di dollari).

Va ricordato come nel 2008 gli investitori stranieri aumentarono le proprie partecipazioni sul debito americano di ben 456 Miliardi di dollari. 

Poi arrivò la crisi finanziaria e dopo una prima stagnazione, ora si sta profilando una "ritirata" di massa degli investitori stranieri, molto preoccupati anche dal fatto che il Governo Usa rischia ora di dover alzare i tassi di interesse per evitare l'emorragia dei propri investitori, a partire dalla Cina, ma questo però finirebbe per pesare in maniera significativa sul deficit federale,

Tra l'altro le ultime mosse del governo americano non tranquillizzano, visto che il primo febbraio è stato annunciato un deficit per l'anno 2010 che toccherà i 1,56 trilioni di dollari.

L'analisi cinese che sta dietro l'alleggerimento di dicembre, posizione del resto condivisa da molti analisti, sembra quindi essere di una generale sfiducia in questo piano che invece di risolvere, rischia di rinnescare una spirale simile a quella che portò alla precedente crisi finanziaria.

Per cui, di fronte alle "sterili" promesse di Obama che intende iniziare a risolvere il problema dell'enorme disavanzo attraverso la costituzione di una commissione che dovrà definirne le modalità di taglio, i cinesi, quale atto di sfiducia anche all’azione proposta da Obama, hanno preferito portarsi avanti, iniziando una sorta di disimpegno che potrebbe continuare nei prossimi mesi.

Qualcosa che potrebbe anche subire un’accelerata se le iniziative del governo americano, invece di attaccare il problema finanziario di cui soffrono e che potrebbe contagiare il mondo intero, continueranno a metter al centro della propria agenda "litigiosità" del tutto fuori luogo, in momenti delicati come quelli odierni e la non remota possibilità dell'aprirsi di nuovi fronti internazionali, quale per esempio quello medio orientale, che potrebbero portare gli Usa diritti alla bancarotta.

Qualcosa che preoccupa i Cinesi, per cui il disimpegno sul debito è stato sicuramente anche un "forte" messaggio inviato a Washington affinché si torni a discutere presto sulle priorità reali.

I cinesi infatti non sono più così sicuri che a Washington abbiano le idee chiare su come uscire dalla situazione attuale.

domenica 31 gennaio 2010

17:30 Ora è chiara la stategia USA.: la Cina come l'URSS

Dopo qualche esitazione finalmente le carte del gioco americano si sono scoperte. 

Nelle dichiarazioni di oggi del Dipartimento di Stato americano è stato testualmente detto: "la nuova vendita di armi a Taiwan, contribuirà a "mantenere la sicurezza e la stabilità" tra l'isola e la Cina."

Bene, fin qua nessuna novità rispetto alle posizioni di qualche anno fa. Ma esiste un ma grosso come una casa.

Quando Obama è arrivato in Cina lo scorso novemnbre ha firmato un accordo che stabilisce esattamente il contrario e che dice testualmente "gli Usa riconoscono il diritto della Cina di arrivare ad una riunificazione pacifica con Taiwan”, così come “la questione faccia parte della sovranità e territorialita' cinese”. Nel contempo “la Cina ha espresso la speranza che la parte americana onorerà i suoi impegni ad apprezzare e sostenere la posizione della parte cinese su questo tema”.

In particolare Cina e Usa sono d’accordo che “in linea di principio, non supporteranno alcun tentativo per risolvere la questione con la forza.”

Un impegno sottoscritto dal Presidente Obama ed ora di fatto non rispettato dal suo Dipartimento di Stato e dal suo Segretario di Stato Clinton.

Da qua la dura reazione della Cina che ora "vede" un pericoloso doppio gioco del suo più grande debitore, che da una parte rassicura e dall'altra lede gli interessi della Cina.
Ma a preoccupare sono proprio le ultime dichiarazioni da "guerra fredda", di uno schema che vuole congelare la questione di Taiwan, cosa che invece nelle menti cinesi deve trovare, nei giusti tempi, una soluzione nella riunificazione.

Per cui l'atto della vendita delle armi a Taiwan è considerato un atto che minaccia il territorio cinese e quindi ha fatto automaticamente attivare una reazione difensiva da parte cinese.

Gli USA sembra evidentge che con Internet da una parte e Taiwan dall'altra, vogliano ripercorrere la strada che portà alla implosione della Russia. 

I cinesi la storia l'hanno studiata a fondo e quindi ora prenderanno le dovute contromosse, ma soprattutto gli Usa sembra stiano peccando di una incredibile miopia. 

Gli URSS di allora e la Cina di oggi non sono minimamente paragonabili e tentare di "sfasciarla" sarà un pericoloso Boomerang che potrebbe al contrario stavolta portare sulle "tavole degli americani" i costi di una scelta senza ritorno.

Perchè se il creditore chiude i rubinetti,gli americani si trovano all'istante poveri come mai nella propria storia, ed un sacco di nemici in giro per il mondo!.

In Cina invece ci sono ampi margini per accettare anche l'eventuale perdita delle esportazioni verso quello che sarà considerato solo "un ingrato ex amico".

Così come il mondo in via di sviluppo già ora non è schierato con gli USA che giorno dopo giorno stanno smettendo i panni del "padre della libertà" per quelli di un triste, invecchiato, risentito ed inascoltato Imperatore.

O forse queste sono anche le prime crepe del potere di Obama, che siorno dopo giorno sembra stia sfaldandosi come neve al sole (vedi anche le scuse pubbliche nel discorso sull'Unione), davanti alle "reali" priorità del paese??

La domanda anche dopo le ultime dichiarazioni sorge quindi spontanea: chi comanda realmente a Washington?? Obama o la Clinton??

mercoledì 18 novembre 2009

Obama in Cina: Firmato Accordo Quadro tra Cina e USA per il 21° secolo

Obama nella sua visita in Cina ha raggiunto parecchi obbiettivi pratici.

Il primo, quello di tranquillizzare il proprio maggiore creditore, la Cina appunto, che con i suoi oltre 800 miliardi di dollari in buoni del tesoro americano, è di fatto il finanziatore della coraggiosa politica economica che Obama intende attuare in madre patria.

Il secondo, quello di aver “recuperato” una intesa che possa cercare di salvare il prossimo vertice di Copenhagen sull’ambiente, vertice che era stato considerato virtualmente fallito fino a ieri sera.

Il terzo, di uscire dalla “nebulosità precedente” della posizione americana, esprimendo in maniera strutturata e soprattutto scritta, i punti programmatici di una alleanza alla pari con la Cina.

Gli sherpa del Presidente Americano devono avergli suggerito che la Cina,dopo le tante promesse degli ultimi mesi, con la visita di questi giorni, intendessero vedere messe “nero su bianco” le intenzioni e le aperture che negli ultimi mesi avevano caratterizzato, non solo i discorsi di Obama, ma anche quelli del Segretario di Stato Hillary Clinton.

Da qui l'accordo quadro sottoscritto oggi tra i due Presidenti che di fatto li raccoglie tutti.

Questione di Taiwan

Nell’accordo sottoscritto oggi, “gli Usa riconoscono il diritto della Cina di arrivare ad una riunificazione pacifica con Taiwan”, così come “la questione faccia parte della sovranità e territorialita' cinese”. Nel contempo “la Cina ha espresso la speranza che la parte americana onorerà i suoi impegni ad apprezzare e sostenere la posizione della parte cinese su questo tema”.

In particolare Cina e Usa sono d’accordo che “in linea di principio, non supporteranno alcun tentativo per risolvere la questione con la forza.”

Dualismo Cina - Usa

L’accordo di oggi, per quanto riguarda le questioni strategiche, sancisce di fatto il dualismo tra Usa e Cina in tema di equilibri e cooperazione per la tutela della pace, della stabilità e prosperità mondiale.

Non solo, Cina ed Usa mettono “nero su bianco” anche le affermazioni fatte da Obama nel recente vertice APEC secondo cui “gli Stati Uniti accolgono con favore un prospero e forte successo della Cina, così che possa giocare un ruolo sempre maggiore negli affari mondiali”.

Un accordo di programma Sino-Americano

Che sia un accordo di programma, lo si deduce dal fatto che nell’accordo si legge come “Cina ed Usa, per il 21 secolo, intendono prendere misure concrete per costruire una costante partnership per affrontare le sfide comuni”.

Nel contempo,“la Cina accoglie con favore gli Stati Uniti come una nazione dell’area Asia-Pacifico che contribuisce alla pace, stabilità e prosperità della regione”, un atto formale che sancisce il punto chiave che stava molto a cuore ad Obama e che ora gli consente di cercare di ridare una maggiore
centralita' agli affari americani nell’area Asia-Pacifico, una posizione “scossa” dal crescente nervosismo Giapponese, il principale alleato americano nell'area.

Questione Nord Coreana

In questo contesto sono quindi anche le affermazioni fatte nella dichiarazione congiunta rispetto al problema Nord Coreano, “con l’auspicio che il meccanismo multilaterale dei Six Party Talks possa ripartire per proseguire nel percorso di denuclearizzazione della penisola coreana”.

Uso pacifico dello Spazio

Lo spazio come “prossima frontiera” trova d’accordo Cina e Usa affinché se ne faccia un uso pacifico, con l’impegno congiunto di rafforzare la sicurezza dello spazio esterno. Tra l’altro Cina e Usa hanno confermato l’impegno sottoscritto il 27 giugno del 1998, quello che stabilisce di non tenere sotto tiro i reciprochi siti nucleari, favorendo ed anteponendo le cooperazioni attraverso i canali di consultazione già esistenti.

Collaborazione Scientifica e salute pubblica globale

Grande enfasi l’accordo lo pone anche sulla collaborazione tra Cina e Usa in materia di ricerca scientifica e trasferimento tecnologico, a cui si aggiunge l'ulteriore collaborazione congiunta sulla ricerca nel settore sanitario e nel controllo delle malattie, in particolare le pandemie.

Nell’accordo si sottolinea anche come “la ricerca comune comprenderà anche le ricerche sulle cellule staminali”.

Entrambe le parti “approfondiranno anche la cooperazione su questioni di salute pubblica globale, compresa la prevenzione, la sorveglianza, la notifica e il controllo della influenza A/H1N1, l'influenza aviaria, HIV / AIDS, la tubercolosi e la malaria”.

Diritti Umani

Per quanto riguarda i diritti umani, nell’accordo, Cina e Stati Uniti sottolineano come “ogni paese e il suo popolo abbiano il diritto di scegliere la propria via e che entrambe le parti abbiano riconosciuto come tra Cina e Stati Uniti esistano divergenze sulla questione dei diritti umani.

Proprio per affrontare queste differenze, nello spirito d’uguaglianza e rispetto reciproco, nonché la promozione e la tutela dei diritti umani in linea con le organizzazioni internazionali dei diritti umani gli strumenti, le due parti hanno convenuto di tenere a Washington DC, entro la fine di febbraio 2010, il prossimo ciclo funzionale al dialogo sui diritti umani".

Lotta al terrorismo e collaborazione investigativa

Per quanto riguarda la lotta al terrorismo, l’accordo prevede “che siano approfondite la lotta al terrorismo, la consultazione e la cooperazione tra i due paesi su un piano di parità e di reciproco beneficio, con l’impegno comune per combattere la criminalità transnazionale e le organizzazioni criminali, nonché il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo, la contraffazione e il recupero di fondi illeciti.

L’intesa tra i due paesi si allarga anche per quanto riguarda “la cooperazione sulle indagini penali ed una crescente collaborazione nella lotta contro l'appropriazione indebita, così come una maggiore attenzione anche alla lotta al narcotraffico, il controllo delle sostanze chimiche, la lotta contro l'immigrazione illegale, contrabbando e il traffico di esseri umani”.

Su questo aspetto appare molto innovativa l’intesa sottoscritta oggi, secondo cui “i due Paesi hanno concordato di scambiarsi dati e informazioni di carattere legale, in maniera tempestiva e reciproca, così come possano essere intraprese indagini congiunte, nonché venga fornita assistenza alle indagini sui casi di reciproco interesse”.

Ambiente ed Energia

Sulla questione ambientale “Cina e Usa sono d’accordo sulla transazione verso un’economia verde a basse emissioni di carbonio, come fatto essenziale per il futuro del pianeta.

Attraverso un nuovo piano Cina-Usa per l'efficienza energetica, entrambi i paesi "lavoreranno assieme per realizzare miglioramenti dell'efficienza e del costo-efficacia energetica nell'industria, edifici e prodotti di consumo, tutto ciò mediante la cooperazione tecnica, casi concreti e dimostrativi e gli scambi politici".

Rilevando i significativi investimenti di entrambi i paesi in materia di efficienza energetica, l’accordo sottolinea “l’enorme opportunità per creare posti di lavoro e rafforzare la crescita economica attraverso una seria politica di risparmio energetico”.

L’accordo prevede inoltre di creare un centro di ricerca comune (Clean Energy Research Center) con il quale “facilitare la ricerca congiunta e lo sviluppo delle competenze in materia di energia pulita, attraverso la cooperazione di scienziati ed ingegneri provenienti da entrambi i paesi. Tale centro avrà una sede unica in ogni paese, con finanziamenti pubblici e privati per un importo di almeno 150 milioni di dollari nell'arco dei prossimi cinque anni, finanziamenti equamente divisi tra i due paesi.

Le priorità sulle quali queste ricerche si concentreranno saranno l'efficienza energetica negli edifici, il carbone pulito (inclusa la cattura e il sequestro del carbonio), e i veicoli "puliti".

L’accordo continua citando l’intesa raggiunta tra Cina e Usa al fine di potenziare le iniziative per la diffusione dei veicoli elettrici, con le quali mettere milioni di veicoli elettrici sulle strade dei due paesi nei prossimi anni.

Tra le prime iniziative verrà attivato un programma che prevede una serie di progetti congiunti e dimostrativi in più di una dozzina di città, azioni che saranno svolte parallelamente ad un’attività per sviluppare le comuni norme tecniche che possano contribuire a facilitare la rapida crescita del settore.

Cambiamenti Climatici

Per quanto riguarda gli sforzi comuni per affrontare i cambiamenti climatici, le due parti hanno accolto con favore il lancio di una Cina-USA Renewable Energy Partnership, attraverso la quale i due paesi possano tracciare un percorso di diffusione su ampia scala di energia eolica, solare, bio-combustibili avanzati e una moderna rete di energia elettrica in entrambi i paesi e collaborare nella progettazione e all'attuazione della politica e gli strumenti tecnici necessari a supporto

Energia nucleare e suo uso pacifico

Per quanto riguarda poi la promozione dell'uso pacifico dell'energia nucleare, l’accordo prevede “una reciproca consultazione al fine di esplorare approcci a garanzia degli approvvigionamento di combustibile e di gestione del combustibile nucleare, in modo che i paesi possano accedere pacificamente all'energia nucleare riducendo al minimo i rischi di proliferazione”.

Crisi e finanza mondiale

Per quanto riguarda l’economia e la finanza, Cina e Usa si sono accordati per “un riequilibrio economico e una pianificazione lungimirante che, attraverso un’azione combinata e in tandem tra i due paesi, possa riequilibrare le rispettive economie e attraverso adeguate politiche monetarie si possa promuovere una forte e duratura ripresa economica mondiale.

In particolare "la Cina continuerà ad applicare le politiche tese a modificare la propria struttura economica, attraverso un aumento dei redditi delle famiglie, l’espansione della domanda interna e l’aumento del contributo dei consumi alla crescita del PIL, alle quali si aggiungerà la riforma del suo sistema di sicurezza sociale".

In cambio, gli Stati Uniti dovranno adottare misure per aumentare il risparmio nazionale e promuovere la crescita sostenibile e non inflazionistica.

"Per raggiungere questo obiettivo, gli Stati Uniti si sono impegnati a ridurre il disavanzo del bilancio federale attraverso un percorso sostenibile e attraverso misure specifiche che possano favorire il risparmio privato".

A questo si aggiunge il fatto che “Cina e Usa hanno inoltre convenuto di accelerare i negoziati su un trattato bilaterale per gli investimenti e di lavorare attivamente per risolvere le controversie commerciali bilaterali e gli investimenti in modo costruttivo, cooperativo e reciprocamente vantaggiosa”.

No al Protezionismo commerciale

Entrambi i paesi ritengono fondamentale per i prossimi sviluppi, il proprio no al protezionismo nel commercio internazionale dove “riconoscendo l'importanza del libero commercio e degli investimenti al loro interno e le economie a livello mondiale, Cina e Usa si sono impegnati a combattere congiuntamente il protezionismo in tutte le sue manifestazioni.

G20 quale consesso decisionale per le politiche macro-economiche

L’accordo sottoscritto oggi tra Cina e Usa riscrive e sancisce l’ordine mondiale per quanto riguarda anche i luoghi decisionali in materia delle politiche macro-economiche in quanto “Cina e Usa si impegnano ad onorare tutti gli impegni assunti al primo turno del Dialogo strategico ed economico Sino-USA nel luglio scorso, lo scorso G20 e il recente APEC di Singapore”.

Ma Cina e Usa hanno deciso che sia il G20 l’assise fondamentale dove prendere le decisioni fondamentali, in quanto “entrambe le parti hanno elogiato il ruolo importante dei tre vertici per affrontare la crisi finanziaria globale e si impegneranno a lavorare con gli altri membri del G20 per migliorare l'efficacia del G20, come il più importante forum per la cooperazione economica internazionale.

Ristrutturazione dell’IFI

Tra l’altro “entrambe le parti hanno accolto con favore i recenti accordi durante il G20 per garantire che le istituzioni finanziarie internazionali (IFI) dispongano di risorse sufficienti e per riformare le loro strutture di governo”.

Ora occorre che vengano sostenuti fino in fondo gli obiettivi e si attui una riforma delle quote e dei diritti di voto nell’interno dell’IFI nel più breve tempo possibile, aumentando così la voce e la rappresentanza dei mercati emergenti e dei paesi in via di sviluppo in queste istituzioni, coerentemente con gli accordi di Pittsburgh ".

Cooperazione Militare

Per quanto riguarda le cooperazioni Militari, l’accordo prevede che i due paesi "adottino misure concrete" per promuovere " lo scambio di vari programmi di cooperazione e di accordi tra le due forze armate, anche aumentando il livello e la frequenza degli scambi".

L'obiettivo di questi sforzi, è quello di migliorare le capacità militari dei Cinesi e degli Stati Uniti per una sempre maggiore concreta cooperazione e favorire una maggiore comprensione delle reciproche intenzioni nel contesto della sicurezza internazionale.

Incentivare la Cooperazione e lo scambio culturale

Cina e Usa hanno anche sottoscritto un accordo per un sempre maggiore interscambio e promozione culturale tra le due nazioni, che prevederà tra l’altro l’invio di un maggiore numero di studenti a studiare nei rispettivi paesi.

Attualmente ci sono circa 100.000 studenti cinesi che studiano negli Stati Uniti. Comunque saranno ulteriormente favorite le procedure per l’emissioni dei visti per poterne incrementare il numero.

Per contro, in Cina ci sono circa solo 20.000 studenti americani. “Gli Usa lanceranno una nuova iniziativa per favorire l’arrivo di un numero maggiore di studenti americani, così che nei prossimi quattro anni si possa arrivare a 100.000 studenti americani in Cina

Questione Iraniana

Per quanto riguarda l'Iran, Cina e Usa sono d’accordo di richiedergli di "impegnarsi in modo costruttivo" con il P5 +1 e di "cooperare pienamente" con l'AIEA per facilitare un esito soddisfacente”.

In particolare, "le due parti hanno convenuto che l'Iran ha il diritto all’uso pacifico dell'energia nucleare nel quadro del Trattato di non proliferazione (TNP) e dovrebbe adempiere ai suoi obblighi internazionali dovuti in forza di tale Trattato".

Le due parti hanno accolto con favore i colloqui a Ginevra lo scorso 1 ottobre tra la P5 +1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania) e l'Iran, quale "inizio promettente" ad affrontare le preoccupazioni della comunità internazionale sul programma nucleare dell'Iran.Ma occorre siano fatti tutti gli sforzi affinché l'Iran risponda positivamente alla proposta del direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA)”.

Denuclearizzazione mondiale

Collegato a questo argomento c’è anche l’accordo tra Cina e USA sul loro impegno per “la realizzazione finale di un mondo libero dalle armi nucleari”.

Ribadendo la propria opposizione alla proliferazione delle armi di distruzione di massa “le due parti congiuntamente intendono sostenere le organizzazioni internazionali per la non-proliferazione nucleare”.

Cina e Usa si sono anche impegnati “a lavorare congiuntamente per il successo della conferenza di revisione del trattato di non-proliferazione delle armi nucleari nel 2010 (Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty (CTBT))e
perseguirne la ratifica al più presto possibile
”.

Sicurezza e Terrorismo Nucleare

I due paesi sono pronti a rafforzare la comunicazione e la cooperazione in materia di sicurezza nucleare e nella lotta al terrorismo nucleare”.

A tal fine “la Cina attribuisce grande importanza all'iniziativa degli Stati Uniti di organizzare un vertice per la sicurezza nucleare fissato per l’aprile 2010 e al quale parteciperà attivamente ai preparativi”.

Pace e stabilità nell’Asia Meridionale

La Cina e Usa hanno anche espresso il comune convincimento al sostegno per la pace e la stabilità nell’Asia meridionale.

In tale contesto “entrambi sostengono l'impegno di Afghanistan e Pakistan per combattere il terrorismo, mantenere la stabilità interna e raggiungere uno sviluppo economico e sociale, così come sarà fatto un ulteriore sforzo per garantire il supporto per il miglioramento e la crescita delle relazioni tra India e Pakistan”.

Vertice di Copenhagen

Cina e gli Stati Uniti “si sono impegnati a lavorare insieme e con altri paesi per un esito positivo in occasione del vertice di Copenaghen del mese prossimo”.

Entrambe le parti riconoscono che la transizione ad una economia a basso consumo di carbonio è un'opportunità per promuovere una crescita economica e lo sviluppo sostenibile in tutti i paesi”.

"Le due parti, conformemente alle loro situazioni nazionali, esprimono la volontà di intraprendere azioni di mitigazione significative, riconoscendo l’importante ruolo svolto dai loro paesi nel promuovere un risultato sostenibile e che rafforzi la capacità del mondo per combattere i cambiamenti climatici".

Nell’accordo “Cina e Usa hanno inoltre convenuto che tra gli obbiettivi di Copenhagen si dovrebbero includere gli obiettivi di riduzione delle emissioni dei paesi sviluppati a livello nazionale e azioni di mitigazione del caso dei paesi in via di sviluppo, tenendo conto anche di prevedere un’assistenza finanziaria ai paesi in via di sviluppo, promuovendo lo sviluppo tecnologico, la diffusione e il trasferimento, con particolare attenzione alle esigenze dei paesi più poveri e più vulnerabili al necessario adattamento ai cambiamenti climatici”.

Insomma come si vede una “piattaforma” programmatica completa, un vero e proprio accordo quadro tra Cina ed Usa che d’ora in avanti sembrano avere le idee decisamente più chiare su quello che intendono fare,ma
soprattutto l’oramai consolidata consapevolezza di doverlo pensare e fare assieme.

lunedì 16 novembre 2009

Obama in Cina: “Change” con un sorriso

Stanotte sotto una pioggia torrenziale, il Presidente degli Stati Uniti Barak Obama è atterrato a Shanghai, tappa iniziale del suo primo viaggio in Cina da quando è stato eletto.

Una visita storica e nello stesso tempo iniziata in un modo del tutto originale ed inusuale.

Infatti, ben diversamente dalle consuetudini e forse per differenziarsi da alcuni illustri predecessori e storici precedenti, non c’è stata nella capitale la classica stretta di mano tra i leader sotto la scaletta dell’aereo e la conseguente parte ufficiale d’incontri che normalmente caratterizzano l’arrivo di un Leader in tutte le visite di Stato in ogni parte del mondo.

Come prima tappa in Cina l’aereo Presidenziale non è infatti atterrato a Beijing la capitale, ma bensì a Shanghai, con una modalità quasi più di un Presidente di ritorno negli Stati Uniti dopo l’intenso vertice APEC, piuttosto che alla sua prima volta in Cina in veste ufficiale.

Oltre a questa differente scelta “logistica”, si è aggiunta anche quella che da queste parti rimarrà un’immagine simbolo di questa visita: la sua ormai mitica discesa dall’aereo presidenziale di questa notte, da solo e con l’ombrello per proteggersi dalla forte pioggia, ma soprattutto sorridente.

Un sorriso che ha colpito i cinesi, ma che ha anche trasferito la netta sensazione che Obama si sentisse realmente a suo agio e sereno nel suo arrivo in Cina, quasi fosse in visita da “vecchi amici”.

Seconda innovazione in questa importante visita di Stato, è stata anche la scaletta del primo giorno di Obama tra i cinesi.

Invece di incontrare subito il Governo Cinese e i suoi Leaders, dopo un incontro con il Governo locale di Shanghai si è spostato al Museo della Scienza e della Tecnica per un incontro con gli studenti universitari della Fudan, Jiaotong e Tongji.

Dopo uno speech di 15 minuti, un question time di circa un ora con gli studenti cinesi, nel quale vi è stato un contatto diretto e senza barriere, così come una discussione franca e diretta sui principali temi del presente e del futuro su politica internazionale, ambientale e futuro dei rapporti tra Cina ed USA.

Anche in questa occasione Obama non ha mancato di fare un’affermazione a suo modo rivoluzionaria e che sembra gettare le basi per una diversa politica internazionale per gli USA.

Elogiando infatti la forza del dialogo tra le diverse culture, ha sottolineato come “per gli Stati Uniti sia importante comprendere come ciò che va bene per noi Americani, non necessariamente debba andare bene anche per gli altri”.

Per dare concretezza a questa affermazione e quale “prova vivente” del valore che deriva da una diversità interconnessa di cui non bisogna aver paura, ma che al contrario può essere una leva per la crescita di un paese, ha citato la propria storia personale, dove il padre proveniva dal Kenya, la madre dal Midwest americano e con una sorella che mezza indonesiana si sposata con un Cinese del Canada.

Per quanto riguarda poi la sicurezza internazionale, Obama ha presentato agli studenti la posizione americana, incentrata sulla “necessaria stabilizzazione dell’Afghanistan, per evitare la diffusione del terrorismo e di gruppi estremisti come Al Qaeda.”

Sull’ambiente Obama ritiene che è dal reciproco scambio delle esperienze e delle tecnologie che è possibile “imparare gli uni dagli altri”.

In un ulteriore riferimento autobiografico, ha anche spronato affinché si attivi quanto prima su queste tematiche, una diretta collaborazione tra Shanghai e Chicago, che oltre ad essere “città gemellate” dal 1985, sono in grado di implementare rapidamente progetti di energia pulita.

Grande enfasi Obama l’ha poi dedica agli scambi culturali, tanto da augurarsi che in Cina nei prossimi anni possano arrivare non meno di 100.000 studenti americani.

Ma tornando al “question time”, gran parte delle domande per Obama sono arrivate dalla rete.

Domande che hanno evidenziato quanto fosse alta la curiosità da parte degli internauti cinesi nel cercare di comprendere e carpire esattamente il punto di vista del Presidente Americano soprattutto su un punto: “cosa pensa realmente della Cina?”

E le puntuali risposte date su tutte le questioni hanno evidenziato quanto sia diverso il suo l’atteggiamento se comparato con i suoi predecessori.

A partire dal Nixon del 1972 che pur passando da Shanghai, in quella occasione si limitò a visitare le maggiori industrie e a fare una sterile conferenza stampa, evitando il confronto con gli studenti, per finire con il Clinton e successivamente Bush che non riuscirono ad entrare in “sintonia” e creare la necessaria empatia con gli studenti presenti, in quelle che sono apparse più delle “lezioni” che un reale confronto.

Quanto accaduto oggi è un momento molto importante, il vero antipasto per l’incontro formale che sta avvenendo a Beijing tra Obama e il Presidente Hu Jintao a partire da questo pomeriggio, il primo vero momento ufficiale nel quale saranno affrontate le diverse questioni che Cina e Stati Uniti si trovano, assieme, a dover fronteggiare.

E il sorriso con il quale Obama ha voluto aprire la propria presenza in Cina, sembra essere un ottimo viatico anche alle ultime affermazioni fatte al recente vertice APEC, dove ha sottolineato come “non sia un problema una Cina forte”, ma che anzi possa essere un “alleato” in grado di aiutare gli Stati Uniti e il mondo intero, a gestire al meglio le diverse problematiche e tensioni presenti ma soprattutto future.

Non sorprenderà quindi se anche durante gli incontri ufficiali, il livello di informalità da “vecchi amici” possa proseguire, in quella che sembra proprio rappresentare una concreta svolta nelle relazioni tra i due paesi.

Un’immagine ben diversa da quella dell’incontro all’aeroporto di Beijing tra Nixon e Chou En-lai che ne ha aperto la strada, una nuova fase delle relazioni tra i due popoli che stanno segnando il presente del pianeta e che intendono, in amicizia, cooperare affinché il futuro dello stesso possa essere preservato.

mercoledì 29 luglio 2009

Obama “Yes you can!” Gli Usa, diano l’esempio!

Ieri, in occasione dell’apertura del 1° vertice Economico Strategico tra Cina e Usa, Obama ha lanciato un messaggio di cooperazione tra Cina ed Usa, affinché siano un “responsabile traino” per l’intera sviluppo mondiale.

Tutto ciò all’apertura del vertice tra il più grande paese in via di sviluppo e il più grande paese già sviluppato, un momento storico per un confronto diretto tra le “due facce del pianeta”, dove non si stanno semplicemente confrontando la 1° e la 3° economia mondiali, ma il passato e il futuro del mondo

Divertente lo scambio di citazioni tra i diversi leader presenti per “sciogliere il ghiaccio”, iniziato da Obama con quello che tutti i media occidentali, hanno subito definito “la diplomazia del Basket”, quando ha citato Yao Ming dal quale avrebbe imparato come “non importa se sei un giocatore esperto o sei agli inizi. Comunque hai bisogno di adattarti al gioco di squadra!”

Ma non solo, Obama, ha citato anche un altro grande della filosofia cinese Mencio, affermando “ Un percorso tra le montagne, se utilizzato, diventa un percorso veloce, ma se non viene utilizzato, verrà bloccato dall’erba in altrettanto breve tempo”.

Obama ha poi aggiunto: "Il nostro compito è quello di creare un percorso per il futuro che vogliamo per i nostri bambini - per evitare che le inevitabili diffidenze o differenze del momento, possano bloccare per sempre il percorso con l’erba, in un consapevole viaggio fatto insieme”.

Ma non solo Obama ha parlato per citazioni, visto che anche Hillary Clinton e Timothy Geithner, il Segretario del Tesoro degli Stati Uniti, si sono esibiti in un altro aforisma cinese "quando ci si trova in una barca comune, è necessario attraversare il fiume pacificamente insieme“. A questo hanno poi aggiunto come “intendiamo unirci alla nostra controparte cinese, afferrando un remo ciascuno ed iniziare a remare".

In risposta a questa “cinesizzazione dei testi ufficiali americani”, il Segretario del Consiglio di Stato Cinese, Dai Bingguo, lo stesso che ha sostituito Hu Jintao al recente G8, ha risposto con un Obamiano : “Yes, We can”!

Ma a parte questo “divertente” gioco di citazioni in apertura dei lavori, appaiono evidenti le distanze tra Usa e Cina, così come le differenze di base. L’esempio è stato il “teatrale” appello di Obama alla Cina, per invitarla ad una collaborazione sul clima, quasi come se l’adesione della Cina sul tema fosse il problema.

Ma evidentemente Obama sembra “dimenticarsi” di come invece gli Usa, non solo non abbiano mai ratificato gli accordi di Kyoto, ma rispetto alla Cina che sta attuando da tempo un piano nazionale per un radicale abbassando del proprio impatto ambientale, gli Usa continuano a mantenersi recordman per emissioni procapite, con valori quasi 4 volte superiori a quelle della Cina o addirittura quasi 9 volte se paragonati all’India o Brasile.

A partire da questo scenario, la Cina si è da tempo fatta portatrice di un messaggio condiviso dai paesi in via di sviluppo, che ritengono ingiusta la politica energetica vista come un “semplice” confronto tra i diversi paesi, tutto ciò per due ordini di motivi.

Il primo demografico, visto che i paesi sviluppati, Usa in testa, con le regole fino ad ora proposte, continuerebbero ad avere il diritto di avere un “potere inquinante” procapite, decisamente superiore a quello dei paesi emergenti, decisamente più popolosi.

Il secondo economico, visto che il cambiamento delle regole del “gioco”, finirebbe per “penalizzare” gli ultimi arrivati, tra cui appunto Cina, India e Brasile, che si trovano in una fase delicata nel proprio sviluppo.

Non solo, l’idea di tassare le emissioni di CO2, così come la possibilità di poter pagare per acquistare i “diritti ad inquinare” da altri paesi meno inquinanti, risulta per i cinesi, un approccio sbagliato per risolvere il problema, perché è evidente che i paesi ricchi potranno avere maggiori benefici, proprio grazie alla maggiore ricchezza di cui già dispongono.

Quindi l’invito di Obama ad un accordo per una crescita sostenibile, finisce per apparire più “fumo negli occhi”, visto che fino ad ora gli Usa si sono guardati bene dal firmare qualsiasi tipo di accordo vincolate.

Tanto che anche quello sottoscritto nel 2006, denominato “Partnership Asia Pacific – Sviluppo Pulito e Clima”, a cui hanno aderito anche Australia, Cina, India, Canada, Giappone, Sud Corea, è stato definito dall’Economist, più la “foglia di fico” per giustificare il rifiuto di Usa ed Australia a non firmare gli accordi di Kyoto, che un reale impegno a trovare una soluzione.

Quindi le parole di Obama, assomigliano più ad una “teatralità delle intenzioni” che la definizione di un concreto percorso in grado di risolvere davvero i problemi del mondo.

Ben vengano le intenzioni, ma per favore lasciamo stare le “lezioni”, servono solo ad irrigidire l’altra parte del mondo che da troppo tempo se l’è sentita raccontare, non vedendo altro che il crescere del divario tra paesi ricchi e quelli poveri.

Paesi ricchi, Usa in testa, che invece di fare “ammenda”, ora intendono definire le nuove regole, le stesse che rischiano solo di “tarpare” le ali allo sviluppo di oltre 2 miliardi e mezzo di persone.

Da tempo, non usando alcun aforismo ma parole dirette e chiare, i Cinesi stanno oltrettutto cercando di ricordare agli Americani come il problema della loro cooperazione sia un falso problema, visto che di fatto sono il primo “azionista” degli Usa e quindi i primi ad essere interessati ad un finale positivo.

Ora ci si augura che le distanze trovino una qualche soluzione, altrimenti al G20 di Pittsburg in programma a settembre, così come la conferenza di Copenhagen sul clima, si assisterà ancora ad un prevedibile fallimento.

Quel giorno non si cerchi la soluzione nelle “citazioni di circostanza” o la solita “romanzina” ai paesi in via di sviluppo, Cina in testa, non comprendendo che è solo l’esempio che può portare a dei risultati concreti.

Esempio che la Cina e i paesi in via di sviluppo, si aspettano da tempo siano proprio gli USA a dare per primi, sintetizzabile dallObamiano: “Yes we Can”!

Ora si passi ai fatti, il mondo sta aspettando!

sabato 11 luglio 2009

G8: Un vertice andato bene, per colpa dell’ONU!

Sarà il benessere o sarà per altro, ma esistono troppe persone che per partito preso, sono contro, sempre.

In una sorta di guerra continua, non facendo alcuna proposta, molti sembrano pensare che partecipare alla vita politica e sociale di questo mondo, si possa realizzare essendo sempre contro.

Questo atteggiamento, tutto occidentale, sta complicando non poco l’evolversi e la crescita di un mondo che, forse questi signori non sembrano ricordare, è sempre sull’orlo dell’esplosione, tante sono le “grane” che quotidianamente esistono e che se affrontate in maniera non accorta, rischiano di portare l’uomo ben indietro al proprio attuale sviluppo.

Quindi di fronte ad ogni problema, questione, meeting, lo sport di “sparare” sul potente, perché fa cool, rappresenta una costante di tutte le faticose tappe ed incontri per cercare un equilibrio mondiale vero.

All’ultimo G8, sarà perché ormai questo “movimento”, gli ex “no-global”, soffre di evidenti segni di stanchezza, o altro, le annunciate proteste, non sono state un reale problema per lo svolgimento degli incontri.

Forse il gesto più originale è venuto proprio da uno dei Leader presenti al vertice, il sempre sorprendente Gheddafi, che nel suo trasferimento da Roma a l’Aquila, ha camminato per 15 minuti sulla autostrada dopo essersi fermato all’autogrill.

Un gesto che visto con occhi attenti, appare addirittura di un ormai perduto romanticismo, che ci riporta al passato, quando l’uomo veniva prima delle macchine, che erano ancora tutte da ideare.

Comunque sia, il vertice dell’Aquila, come definito da Berlusconi, nella formazione G8, G13, G14, G25, usando così una metafora calcistica, è sicuramente andato bene.

In 3 giorni sono state decise cose importanti, come gli aiuti ai paesi africani (20 Miliardi di dollari) ma soprattutto l’abbattimento dei protezionismi nei commerci, fatto che aiuterà non poco i paesi in via di sviluppo a crescere e rendersi autonomi.

Ma, c’è un però. Le decisioni che di volta in volta sono state ratificate a questo G a “formazione variabile”, sono state prese “sopperendo” al grande malato di questi decenni: l’ONU.

I leader riuniti a l’Aquila, hanno cominciato a comprendere che i problemi di un mondo, sempre più complesso come quello globalizzato di oggi, non si possono più risolvere con meeting periodici che stanno diventando sempre più frequenti, a settembre il prossimo G20 di Pittesburg.

Si sono resi conto che non possono più sopperire alle negligenze, debolezze, incapacità dell’ONU.

Anche perché, come dichiarato da Obama in conferenza stampa, “tutti vogliono gruppi di lavoro piccoli, con se stessi compresi”. Come dire, trovare la “formazione ideale” in grado di decidere i destini del mondo, con sufficiente autorevolezza, senza scontentare nessuno, appare quasi un lavoro impossibile.

Per cui non sorprende che Obama e Berlusconi, abbiano finito per indicare nella riforma dell’ONU il prossimo passo per cercare di normalizzare il consesso che deve prendere le decisioni che contano e soprattutto che le applichi e le faccia rispettare.

In questo G “ a formazione variabile”, non a caso, la persona più “isolata” è apparsa proprio il Segretario dell’ONU Ban Ki-Moon che dichiarando come “sul clima si poteva fare dia più”, si è preso i “fischi” dei leader presenti, tanto che ai margini dei lavori, faceva quasi tenerezza vedere il Segretario Onu ripetere con sguardo perso nel vuoto che “è la scienza che dice che si doveva fare più”, come dire, se non credete a me, credete almeno alla Scienza, quella non si può discutere.

Una vera tristezza!!!

Ma che questi mega vertici G “a formazione variabile”, devono tornare a lasciare il posto ad una organizzazione mondiale vera, di un ONU riformato e attualizzato, è stato testimoniato dalla commuovente storia raccontata da Gordon Brown ai presenti e ripresa sia da Berlusconi che da Obama in conferenza stampa.

Brown, giunto in Ruanda, nel visitare una mostra con le immagini dei tanti morti sacrificati all’odio razziale di quel paese e che segnano anche la storia di molti paesi in via di sviluppo, ha trovato una foto di un ragazzo morto tra le braccia della propria madre.

Ormai è una foto che in Occidente non scuote le coscienze più di nessuno, nemmeno dei “sempre contro”, se non fosse, che nel raccontare la storia di questo ragazzo, veniva sottolineato come sognasse di diventare un giocatore di calcio.

La fame fini per uccidere tutti i suoi sogni. Ma nonostante tutto, prima di morire, per rassicurare la madre disperata le disse “non ti preoccupare, mamma, vedrai che presto arriverà l’ONU”.

La cosa ancora più triste è che l’ONU non arrivò mai!!!

Questo episodio che dimostra come nel mondo, anche per persone più umili, che non hanno nulla, anche in punto di morte, sognano comunque un mondo migliore, è sembrato un messaggio chiaro per tutti i leader presenti, di che cosa il mondo ha realmente bisogno.

L’ONU nel quale i popoli possano partecipare a costruire le basi di un mondo diverso, l’ONU nel quale discutere, confrontarsi, l’ONU che possa intervenire in soccorso di chi lo necessita e che non si dispera,perché sa che il mondo sarà comunque migliore.

Ecco quale sembra essere il “vero” messaggio del G “a formazione mista” a l’Aquila.

E’finito il periodo dei gruppi d’elite, sulla basi di classifiche economiche. Si deve tornare all’Assemblea dei popoli della Terra.

Un’intuizione che nel dopo guerra consentì di passare decenni di pace e contribuire non poco al benessere diffuso di cui oggi godiamo, ma che si è un po’ persa per strada e che ora deve trovare una nuova vita, rinascere, per tornare a rappresentare “l’assemblea” dove tutte le voci di tutti i popoli del mondo, a prescindere del proprio reddito pro-capite o nazionale, abbiano il diritto alla parola, senza la necessità di essere invitate.

Deve tornare la “casa comune”, autorevole e credibile dove poter decidere, tutti assieme, i destini del mondo e di ciascuno di noi.

E così anche i “sempre contro”, i professionisti degli Happening del contro, la smetteranno di sprecare energie ( e danneggiare ) in giro per il mondo alla caccia del prossimo G “a formazione variabile”, un rituale che ormai è tutto, tranne che “cool”, tanto è diventato prevedibile ed obsoleto.

Lo dobbiamo a quel ragazzo che sognava di giocare a calcio e che l’egoismo sia di chi era al potere e di chi era contro, glielo ha impedito.

Sono state le sue ultime volontà e che chissà quanti come lui hanno detto, pensato la stessa cosa, prima che il mondo si scordasse di loro e passasse al successivo vertice a “formazione variabile”.

10, 20, 30 , anche 100 Miliardi non basteranno, per ridare il sogno di una reale uguaglianza a chiunque, se ancora esisteranno meeting ad inviti comprati a “peso d’oro”!

martedì 7 luglio 2009

La Cina pensa G13!!

Hu Jintao è arrivato in Italia alla guida di una delegazione politico – commerciale in vista del prossimo G8 a L’Aquila.

Ma cosa è venuto a fare realmente il Presidente Cinese al G8?

Beh, sicuramente qualcosa di molto diverso da quello si aspettano molti Leaders occidentali.

I Cinesi si attendono infatti di essere stati invitati a quello che loro chiamano G8 + 5, un dialogo alla pari tra nazioni sviluppate e la prima linea di quelle che, ancora per poco, si potranno considerare paesi in via di sviluppo, per affrontare i punti cardini ancora scoperti: Finanza, Ambiente, Energia, Cibo.

Sorprendentemente, diversamente da quanto dichiarato nelle scorse settimane, a l’Aquila i Cinesi non chiederanno di abbandonare il dollaro come moneta di riserva, proposta concordata di recente con la Russia e che aveva trovato l’appoggio anche dell’India, ma si concentreranno su un punto focale strategico: abbattere tutte le barriere protezionistiche negli scambi commerciali e nella tutela ambientale.

Il pragmatismo cinese infatti, concedendo agli Americani il “beneficio del dubbio” su una questione spinosa e complessa come quella della nuova valuta di riserva, intende ottenere in cambio un risultato decisamente più concreto sul breve periodo e che di riflesso impatterebbe anche su tutti i paesi in via di sviluppo: la fine dei protezionismi occidentali!

Questo sarà il punto strategico della presenza Cinese a l’Aquila, un “must” con il quale offrire anche agli altri paesi con costi della manodopera inferiori a quelli dei paesi sviluppati, un’occasione di crescita attraverso una seria applicazione dei trattati del WTO, che di fatto non prevedono barriere agli scambi commerciali tra nazioni.

Stesso discorso per quanto riguarda gli interventi in materia ambientale, dove alla richiesta di un “gioco di squadra” tra tutte le nazioni e non solo alcune, seguirà un secco “no” cinese alla carbon tax, una tassa sulla CO2 prodotta, che evidentemente penalizza maggiormente i paesi in via di sviluppo, ancora nella loro prima fase industriale, piuttosto che quelli già sviluppati.

Ecco quindi il senso del +5 di questo Summit: stabilire fin dal principio che i paesi del G8 non possono più pensare di essere i decisori unici del futuro del mondo, gestendo le regole a proprio piacimento per tutelare le proprie certezze e scarso rispetto di quelle altrui.

Soprattutto il +5 intende fare valere il proprio “peso” sulle due questioni più delicate: energia e sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, in particolare per i paesi Africani.

Il “diritto al proprio sviluppo” è la chiave della posizione che a L’Aquila la Cina si augura non venga disattesa, un approccio a suo modo “rivoluzionario”, perché rappresenterebbe un cambiamento fondamentale delle prospettive che fino ad ora hanno guidato l’ultimo secolo industriale e post-industriale.

La Cina intende essere il portavoce di un cambiamento che vada oltre le apparenze e gli ipocriti convenevoli dei paesi occidentali che se da un lato dicono di sostenere lo sviluppo dei paesi più poveri, dall’altro poi definiscono regole o le modificano, affinché ciò risulti sostanzialmente impraticabile, per così mantenere il proprio predominio economico.

La mutua cooperazione tra paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, sintetizzata da questo G8 + 5, appare quindi essere l’unico modo per definire le nuove regole che devono guidare una crescita più equilibrata del mondo, ma che soprattutto mettano al centro “la crescita dei paesi più poveri” e rivedano il sostanziale “egoismo” dei paesi sviluppati, senza ulteriori protezionismi ideologici o commerciali, affinché a tutti, ma proprio tutti, sia data l’opportunità di un futuro migliore.

Quindi anche per il valore scaramantico che in Cina è attribuito al numero 8 (portafortuna), i cinesi, pur continuando a chiamarlo G8 + 5, pensano G13.

Gli altri leaders presenti sono “avvisati”.

lunedì 22 giugno 2009

Crisi in Iran "vista" dalla Cina

I giornali e le televisioni cinesi, in questi giorni, hanno dato parecchio spazio a quanto sta accadendo in Iran, senza alcun trasporto, non evitando di segnalare gli elementi oggettivi a dimostrazione di possibili brogli che sembrano aver inficiato i risultati delle ultime consultazioni elettorali.

Ma non solo, quanto sta accadendo per le strade di Teheran, è sotto l’attenta osservazione della lente delle autorità cinesi, per tutta una serie di motivi strategici.

A prescindere dal “regolamento dei conti interni” in corso, di cui i cinesi alla fine, sembrano fondamentalmente poco interessati, forte è la preoccupazione che l’Iran possa essere la miccia di una esplosiva situazione per tutta l’area.

Non va infatti dimenticato come anche il Pakistan, di questi tempi stia attraversando una profonda crisi interna, con un governo ancora condizionato dalla morte della vera leader del paese, Benazir Bhutto, fantasma che continua ad aleggiare sul marito, salito al governo dopo la sua morte, ma che non sembra avere i numeri e il carisma per gestire una situazione così complessa.

Per poi non parlare della Corea del Nord, dove le notizie si ricorrono di continuo, segnalando una instabilità profonda e di difficile lettura, una situazione che potrebbe anche trasformarsi in guerra aperta, stando alle minacce degli stessi Nord Coreani, nel caso di interferenze o blocchi navali.

Stesso discorso vale per l’Afghanistan, dove la situazione militare sul terreno non evidenzia un reale controllo da parte del governo Afgano che al contrario, sembra ancora in balia delle volontà talebane e necessiti della presenza della coalizione internazionale per non venire sopraffatta.

Bene, tutti questi focolaio di fatto sono ai confini della Cina, che quindi, più di tutti, è preoccupata che un’escalation, anche in solo uno di questi paesi, possa destabilizzare l’intera area e finire per obbligare qualche tipo di intervento diretto dagli imprevedibili risultati.

E’ quindi per questo che i cinesi, nei giorni scorsi, hanno lanciato agli Americani un messaggio chiaro: non “destabilizzare” l’Iran.

Ciò non significa che intendono salvare l’attuale amministrazione Ahmadinejad, ma vogliono evitare che continuando a soffiare sul “fuoco” della rivoluzione di piazza, questa possa non fermarsi solo a Teheran.

I cinesi sono infatti consci che le elezioni sono state falsificate, tanto che da avere ragionevoli informazioni per pensare che Ahmadinejad non sia arrivato nemmeno secondo ma addirittura terzo nella recente tornata elettorale.

A preoccupare i cinesi, è l’essenza stessa della struttura del “Potere” in Iran e la sua forte componente religiosa, base del supporto all’attuale amministrazione.

Questo fatto, porta gli analisti cinesi a non pensare che la situazione si normalizzerebbe anche dopo il ripetersi di una “normale” tornata elettorale, perché non è escludibile che Khameini finanche sconfitto democraticamente, possa poi accettare la situazione, dando così inizio ad una guerra civile che trasformerebbe l’Iran in qualcosa di simile all’attuale situazione Afgana.

Tra l’altro, dopo queste elezioni, i cinesi non ritengono più lo stesso Ahmadinejad un problema come prima, vista la debolezza con cui dovrà fare i conti in futuro, elemento che potrebbe, più di qualsiasi ulteriore pressione esterna, aiutare a ridurre le velleità nucleari Iraniane e le sue posizioni radicali sostenute in passato, aiutando così a trovare una soluzione da tempo auspicata.

Questo sembra quindi essere il punto fondamentale che distingue la posizione Cinese da quella Usa, che al contrario dei cinesi, vorrebbero estromettere Ahmadinejad, senza però avere garanzia che il subentrante, possa rappresentare una vera svolta stabilizzatrice per il paese.

Ma visto l’evolversi delle precedenti crisi in Iraq ed Afghanistan come non dargli torto?

venerdì 3 aprile 2009

La "rivoluzione" cinese che fa paura a Obama

faccia a faccia Hu Jintao e Obama a Londra. L’inizio di un dialogo che può aiutare gli equilibri mondiali e premessa per il discorso che Hu farà al G20, dove proporrà la “ricetta” Cinese per cercare di cambiare il corso degli eventi mondiali.

La Cina si augura nel successo del G20 in corso, attribuendo grande importanza al fatto che sia giunto il momento che le grandi potenze mondiali inizino ad ascoltare veramente e comprendano a fondo i punti di vista allargati di tutta la comunità mondiale, smettendo di decidere e deliberare su particolarismi, ormai del tutto inapplicabili, vista l’interconnessione in tempo reale dell’intero sistema economico sociale.

Parafrasando il famoso principio fisico, “un battere d’ali di farfalla nei paesi sviluppati, può scatenare la tempesta dall’altra parte del mondo”!

E ora l’altra parte del mondo è preoccupata, perché la tempesta è nei paesi sviluppati!! (Leggi)

giovedì 2 aprile 2009

G20: Altro che gaffe, vai con la OLA!!!

In America ( e non solo) chissa in quanti avranno fatto la OLA nel vedere la First Lady americana abbracciare, toccare, mettere sullo stesso piano dei comuni mortali, riportandola sulla terra, niente che meno che la Regina Elisabetta d'Inghilterra.

Un gesto di grande significato che, vista la preparazione che questi personaggi hanno nei momenti che contano, difficile pensare sia stato SOLO casuale.

Una nera che viola i protocolli piramidali da secoli in vigore rappresenta un segno, un messaggio che i tempi sono irremediabilmente cambiati, trasformando la potente Elisabetta nalla più congrua parte di una nonnina che ispira tenerezza.

E in America è partita la OLA e chissa in quanti, sapendo della suscettibilità inglese in materia di protocolli, abbiano interpretato ciò come la prova che il periodo della "Grande Inghilterra" sia da tempo bello che sepolto, prendendosi così una bella rivincita sui mai troppo amati "cugini".

G20:Momento di ricreazione!!