mercoledì 24 febbraio 2010

Pericolosi scenari di guerra nel medio oriente. Una mediazione Cinese?

Il problema sembra essere non se, ma solo quando.

Gli Israeliani con una missione diplomatica ad altissimo livello, arrivano per la fine del mese in Cina. 

Una missione molto delicata, un'azione diretta che potrebbe essere il preludio di un "cambiamento di strategia" nei confronti delle continue provocazioni iraniane e lo spettro della possibilità che a breve anche l'Iran possa entrare nel ristretto giro dei paesi con la propria bomba atomica.

La missione in terra cinese è fondamentale, visto che ufficialmente cercherà di ottenere un supporto concreto cinese  per nuove sanzioni contro l'Iran. Ma c'è un ma.

Non è un mistero che gli Israeliani non credano alla soluzione diplomatica e al contrario, siano favorevoli ad un attacco preventivo contro le installazioni Iraniane, come del resto fecero nell'81 con Iraq dove distrussero il reattore nucleare di Saddam Hussein o molto più recentemente, contro alcune installazioni in Syria, azione che rischiò di portare i due paesi ad un conflitto armato.

Con l'Iran, Israele sembra ora voler giocare d'anticipo, visto che Mahmoud Ahmadinejad ha dichiarato più volte che intende "distruggere Israele", una minaccia che a Gerusalemme prendono molto seriamente.
A complicare tutto la posizione Americana, impantanata sui due fronti  militari in Iraq e in Afghanistan, situazione che impedisce agli Usa di poter giocare il "peso deterrente" della minaccia di un proprio intervento diretto, perchè non sarebbe sostenibile sul piano miliatare, visto che l'esercito americano può essere presente solo su due fronti contemporaneamente.
Da qui le crescenti "libertà" e minaccie Iraniane, che sanno di non correre rischi su quel fronte e la contemporanea consapevolezza di Israele di "dover fare da soli".

Ed ecco il "succo" della della missione Israeliana in Cina, cercare di creare un canale d'intesa con il quale poter poi mettere in pratica ciò che ormai appare inevitatabile: l'attacco di Israele all'Iran.
Israele è pronta a ciò, così come sono pronti anche sul piano delle inevitabili ritorsioni, visto che anche gli ultimi rifugi anti-atomici sono stati approntati. 

L'appoggio e il dialogo con la Cina, serve più che "disinnescare il problema Iraniano"; ad evitare che questa azione possa aggravare la già tesa situazione tra Usa e Cina possa e si possa così precipitare in guerra aperta, visto lo stretto rapporto che lega Usa ed Israele e che potrebbe far pensare ad un  qualche "suggerimento" americano nell'azione programmata.

Da qui le pubbliche dichiarazioni Americane che sottolineano come non intendono attaccare l'Iran, dichiarazioni che invece di "tranquillizzare", sembrano essere il segnale che l'azioni da tempo pensata in Israele, stia entrando nella sua fase operativa.
E che qualcosa, dopo la visita degli emissari Israeliani in Cina, possa accadere, sembra ahimè ormai inevitabile.
Come le recenti tensioni interne all'Iran e l'instabilità che lo stanno caratterizzando, qualcosa che sembra essere tutt'altro che "solo" interno, visto che una eventuale "contro rivoluzione", potrebbe essere l'ultima speranza per evitare che gli Israeliani si sentano in dovere di agire direttamente.

Ora si tratta di vedere se e cosa la Cina potrà dire agli Israeliani, affinchè possa dissuaderli ad usare la forza, lasciando da parte antichi timori e cercando invece, di continuare a collaborare con le organizzazioni internazionali per una soluzione pacifica.

La speranza è l'ultima a morire, ma il filo Israeliano è da tempo troppo teso, al limite della rottura.