giovedì 14 giugno 2012
venerdì 8 agosto 2008
Le “Nostre” Olimpiadi

Bene nelle “Nostre Olimpiadi” accade proprio questo. A differenza della normale cronaca dei fatti dalla Cina, di uno dei tanti commentatori inviati da tutti i media occidentali, in questa sezione, saranno raccolte le emozioni vissute da una Cinese che ha scelto di vivere ben lontano da Beijing, come un italiano qualsiasi, il periodo Olimpico, probabilmente le giornate più importanti per il proprio paese.
Confrontare il punto di vista che i media occidentali offriranno sull’evento, visti però con gli occhi di una cinese in “trasferta”, può aiutare a capire tante cose, oltre ad aiutare a capirci, nella speranza condivisa, che le Olimpiadi siano un punto di partenza che unisca e non un un’alibi per dividere.
Ma “la Nostra Olimpiade” non sarà solo questo. In una sorta di “redazione 2.0”, gli amici e parenti cinesi di questa esploratrice cinese in occidente, potranno quotidianamente offrire in continua presa diretta, il loro punto di vista cinese, sui fatti più o meno importanti di queste giornate.
L’obiettivo è di andare “all’essenza dell’informazione”, vista dai diversi punti di vista che finiscono inevitabilmente per interpretarla, cercando di comprendere le profonde differenze che possano esistere tra le diverse culture, persone ed evidenziare un aspetto fondamentale necessario per capire la Cina: le differenze generazionali .
Molti commentatori cercano infatti di riassumere la Cina in poche parole.
Ma la Cina è fatta di tante Cina, di tante storie, epoche che convivono in tempo reale. Sarà quindi interessante vedere come le diverse generazioni cinesi vivono le proprie Olimpiadi, sia in patria che “osservandosi” dall’estero.
In particolare, in quella che chiameremo “Mr Zhou Moment”, verranno raccolti i punti di vista della generazione dei settantenni, una generazione che ha fatto la Repubblica Popolare, la Rivoluzione Culturale ed ora vive questo nuovo “balzo in avanti” con particolare emozione ed orgoglio, uno spaccato ancora “invisibile” nei dispacci dei moderni giornalisti occidentali, tutti affascinati dal “bene e dal male”, ma ancora lontani dall’essenza che li circonda: la storia millenaria di un popolo che già conosce, è ha già vissuto il succedersi del “bene e del male”, ritenuti però fatti naturali di una vita in continua trasformazione.
Ora iniziamo questo viaggio partendo da:
La nostra “Freddezza” Olimpica
Tra poco ci sarà la tanto attesa cerimonia di apertura dei giochi. 奥运会开幕式
La prima emozione che la nostra cinese in “trasferta” sente fortissima non appena arrivata in Italia, è la nostra sostanziale freddezza attorno ad un evento che in Cina è invece ovunque.
Nonostante tutti gli speciali televisivi, la sensazione che ne trae è l’assenza dello “Spirito Olimpico”, un contrasto stridente con una quotidianità cinese, che ruota da almeno 3 anni, a tutti i livelli, attorno alle Olimpiadi.
Ormai ogni cosa od azione fatta in Cina è “Olimpica”. Bevi, mangi, dormi, passeggi, ridi, scherzi, compri, vedi la televisione, giochi, vendi, viaggi, lavori, insomma qualsiasi cosa si colora di Olimpico.
Lo Spirito, ancora prima di entrare nel modernissimo Villaggio Olimpico, ha già coinvolto profondamente tutti i cinesi che si sentono Olimpici. Da questo senso profondo di un’emozione che vede coinvolti quotidianamente tutti i cinesi, il ritrovarsi soli nel “sentire” tutto ciò, disorienta non poco.
Da qua la freddezza provata, un sentimento, un’emozione, che travalica le azioni e gli atti, ma che prima di iniziare qualsiasi evento sportivo, sembra appartenere solo ai cinesi.
In una sorta di “notte prima degli esami”ora, con ansia ed apprensione, l’intera nazione attende il momento e l’istante per potersi “svelare” finalmente al mondo, condividendo con tutti gli altri popoli, un’emozione ormai incontenibile in tutti i cinesi.
La Cerimonia di apertura di oggi è il biglietto da visita ma prima di tutto un trasferimento emotivo ed emozionale di un intero popolo.
Ora sta a noi aprire le menti ed accettare il “passaggio” sul pianeta Cina che ci sarà offerto stasera.
Evitiamo quindi la freddezza fino ad ora dimostrata, lasciando da parte qualsiasi altra “valutazione”, apriamo gli occhi e la mente e anche se a distanza, cerchiamo di catturare lo “spirito” che i cinesi ci invieranno sotto forma di immagini e suoni, per poter rispondere onestamente alla domanda che il miliardo e 300 milioni di cinesi farà al mondo intero dopo la cerimonia: “ vi è piaciuta?”
Pubblicato da
Alberto Fattori
alle
18:48
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mercoledì 22 agosto 2007
Sicurezza dei giochi made in cina. Una ipocrita conseguenza!
In questi giorni si è scatenata la polemica attorno alla qualità dei giochi “made in china”.
Visto dalla Cina, quanto accaduto rientra nel necessario salto di qualità delle produzioni cinesi, invocata dallo stesso governo cinese, che nei mesi precedenti i fatti attuali, aveva lanciato una campagna sulla sicurezza dei giochi per i bambini e un nuovo marchio di certificazione specifico.
La campagna nazionale cinese, capillare e fatta utilizzando tutti i media, è stata sviluppata anche attraverso eventi e manifestazioni sul territorio, proprio per sensibilizzare la popolazione ad acquistare giochi certificati dagli enti cinesi, appositamente creati.
L’impressione è che quanto accaduto sia connesso all’essere arrivata la “resa dei conti” con un altro elemento fondamentale della vicenda: lo scarso controllo delle aziende importatrici occidentali.
Appare chiaro che la richiesta delle aziende occidentali, di avere sempre più prodotti a prezzi sempre inferiori sia direttamente connessa con quanto poi accaduto.
La qualità ha un suo prezzo e questo elemento è stato del tutto trascurato dalle imprese occidentali, solo interessate al profitto e alla luce di quanto accaduto, scarsamente interessate alla salute dei propri consumatori.
E’ vero che i cinesi debbono vigilare, ma è altrettanto vero che la prima regola per fare una qualsiasi importazione sia quella di controllare accuratamente quanto si sta distribuendo sui propri mercati, certificandone la qualità.
Che adesso poi venga reso noto dai cinesi, che erano a conoscenza da mesi dei problemi denunciati, rischia di essere la “prova” che qualcosa non abbia funzionato, nella catena di controllo della Mattel, visto che contemporaneamente alle campagne cinesi, anche il presidente della società americana pubblicizzava che la qualità dei prodotti è un elemento fondamentale di garanzia.
Tale azione appare come, sapendo quanto stesse per accadare, la Mattel abbia proceduto giocando di anticipo nel cercare di gestire la successiva crisi di credibilità che inevitabimente si sarebbe scatenata.
Lo scarico di responsabilità di questi giorni, è quindi palesemente fuori luogo, in quanto i cinesi, che lo dicono spesso agli occidentali, poco possono verso una indisciminata corsa al ribasso, scatenata proprio dalle aziende occidentali.
Ora i cinesi hanno provveduto a togliere la licenza di esportazione alle imprese coinvolte e hanno iniziato un giro di vite connesse alla vicenda.
Ma ora spetta agli occidentali dimostrare che i controlli e le certificazioni hanno una ragione vera di essere, evitando un “razzismo” commerciale, del tutto fuori luogo, cercando di non continuare ad alimentare la ormai periodica caccia alle “streghe” e scaricare sui cinesi, in maniera irresponsabile, tutte le responsabilità di quanto accaduto.
Pubblicato da
Alberto Fattori
alle
13:33
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