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sabato 11 luglio 2009

G8: Un vertice andato bene, per colpa dell’ONU!

Sarà il benessere o sarà per altro, ma esistono troppe persone che per partito preso, sono contro, sempre.

In una sorta di guerra continua, non facendo alcuna proposta, molti sembrano pensare che partecipare alla vita politica e sociale di questo mondo, si possa realizzare essendo sempre contro.

Questo atteggiamento, tutto occidentale, sta complicando non poco l’evolversi e la crescita di un mondo che, forse questi signori non sembrano ricordare, è sempre sull’orlo dell’esplosione, tante sono le “grane” che quotidianamente esistono e che se affrontate in maniera non accorta, rischiano di portare l’uomo ben indietro al proprio attuale sviluppo.

Quindi di fronte ad ogni problema, questione, meeting, lo sport di “sparare” sul potente, perché fa cool, rappresenta una costante di tutte le faticose tappe ed incontri per cercare un equilibrio mondiale vero.

All’ultimo G8, sarà perché ormai questo “movimento”, gli ex “no-global”, soffre di evidenti segni di stanchezza, o altro, le annunciate proteste, non sono state un reale problema per lo svolgimento degli incontri.

Forse il gesto più originale è venuto proprio da uno dei Leader presenti al vertice, il sempre sorprendente Gheddafi, che nel suo trasferimento da Roma a l’Aquila, ha camminato per 15 minuti sulla autostrada dopo essersi fermato all’autogrill.

Un gesto che visto con occhi attenti, appare addirittura di un ormai perduto romanticismo, che ci riporta al passato, quando l’uomo veniva prima delle macchine, che erano ancora tutte da ideare.

Comunque sia, il vertice dell’Aquila, come definito da Berlusconi, nella formazione G8, G13, G14, G25, usando così una metafora calcistica, è sicuramente andato bene.

In 3 giorni sono state decise cose importanti, come gli aiuti ai paesi africani (20 Miliardi di dollari) ma soprattutto l’abbattimento dei protezionismi nei commerci, fatto che aiuterà non poco i paesi in via di sviluppo a crescere e rendersi autonomi.

Ma, c’è un però. Le decisioni che di volta in volta sono state ratificate a questo G a “formazione variabile”, sono state prese “sopperendo” al grande malato di questi decenni: l’ONU.

I leader riuniti a l’Aquila, hanno cominciato a comprendere che i problemi di un mondo, sempre più complesso come quello globalizzato di oggi, non si possono più risolvere con meeting periodici che stanno diventando sempre più frequenti, a settembre il prossimo G20 di Pittesburg.

Si sono resi conto che non possono più sopperire alle negligenze, debolezze, incapacità dell’ONU.

Anche perché, come dichiarato da Obama in conferenza stampa, “tutti vogliono gruppi di lavoro piccoli, con se stessi compresi”. Come dire, trovare la “formazione ideale” in grado di decidere i destini del mondo, con sufficiente autorevolezza, senza scontentare nessuno, appare quasi un lavoro impossibile.

Per cui non sorprende che Obama e Berlusconi, abbiano finito per indicare nella riforma dell’ONU il prossimo passo per cercare di normalizzare il consesso che deve prendere le decisioni che contano e soprattutto che le applichi e le faccia rispettare.

In questo G “ a formazione variabile”, non a caso, la persona più “isolata” è apparsa proprio il Segretario dell’ONU Ban Ki-Moon che dichiarando come “sul clima si poteva fare dia più”, si è preso i “fischi” dei leader presenti, tanto che ai margini dei lavori, faceva quasi tenerezza vedere il Segretario Onu ripetere con sguardo perso nel vuoto che “è la scienza che dice che si doveva fare più”, come dire, se non credete a me, credete almeno alla Scienza, quella non si può discutere.

Una vera tristezza!!!

Ma che questi mega vertici G “a formazione variabile”, devono tornare a lasciare il posto ad una organizzazione mondiale vera, di un ONU riformato e attualizzato, è stato testimoniato dalla commuovente storia raccontata da Gordon Brown ai presenti e ripresa sia da Berlusconi che da Obama in conferenza stampa.

Brown, giunto in Ruanda, nel visitare una mostra con le immagini dei tanti morti sacrificati all’odio razziale di quel paese e che segnano anche la storia di molti paesi in via di sviluppo, ha trovato una foto di un ragazzo morto tra le braccia della propria madre.

Ormai è una foto che in Occidente non scuote le coscienze più di nessuno, nemmeno dei “sempre contro”, se non fosse, che nel raccontare la storia di questo ragazzo, veniva sottolineato come sognasse di diventare un giocatore di calcio.

La fame fini per uccidere tutti i suoi sogni. Ma nonostante tutto, prima di morire, per rassicurare la madre disperata le disse “non ti preoccupare, mamma, vedrai che presto arriverà l’ONU”.

La cosa ancora più triste è che l’ONU non arrivò mai!!!

Questo episodio che dimostra come nel mondo, anche per persone più umili, che non hanno nulla, anche in punto di morte, sognano comunque un mondo migliore, è sembrato un messaggio chiaro per tutti i leader presenti, di che cosa il mondo ha realmente bisogno.

L’ONU nel quale i popoli possano partecipare a costruire le basi di un mondo diverso, l’ONU nel quale discutere, confrontarsi, l’ONU che possa intervenire in soccorso di chi lo necessita e che non si dispera,perché sa che il mondo sarà comunque migliore.

Ecco quale sembra essere il “vero” messaggio del G “a formazione mista” a l’Aquila.

E’finito il periodo dei gruppi d’elite, sulla basi di classifiche economiche. Si deve tornare all’Assemblea dei popoli della Terra.

Un’intuizione che nel dopo guerra consentì di passare decenni di pace e contribuire non poco al benessere diffuso di cui oggi godiamo, ma che si è un po’ persa per strada e che ora deve trovare una nuova vita, rinascere, per tornare a rappresentare “l’assemblea” dove tutte le voci di tutti i popoli del mondo, a prescindere del proprio reddito pro-capite o nazionale, abbiano il diritto alla parola, senza la necessità di essere invitate.

Deve tornare la “casa comune”, autorevole e credibile dove poter decidere, tutti assieme, i destini del mondo e di ciascuno di noi.

E così anche i “sempre contro”, i professionisti degli Happening del contro, la smetteranno di sprecare energie ( e danneggiare ) in giro per il mondo alla caccia del prossimo G “a formazione variabile”, un rituale che ormai è tutto, tranne che “cool”, tanto è diventato prevedibile ed obsoleto.

Lo dobbiamo a quel ragazzo che sognava di giocare a calcio e che l’egoismo sia di chi era al potere e di chi era contro, glielo ha impedito.

Sono state le sue ultime volontà e che chissà quanti come lui hanno detto, pensato la stessa cosa, prima che il mondo si scordasse di loro e passasse al successivo vertice a “formazione variabile”.

10, 20, 30 , anche 100 Miliardi non basteranno, per ridare il sogno di una reale uguaglianza a chiunque, se ancora esisteranno meeting ad inviti comprati a “peso d’oro”!

mercoledì 8 luglio 2009

G8: Hu Jintao preferisce rientrare in Cina!!

L’avrebbe fatto qualsiasi leader Occidentale in una situazione simile. Lo ha fatto oggi anche Hu Jintao.

Stamattina, il Presidente Cinese Hu Jintao, ha deciso di tornare in Cina, per monitorare in patria gli sviluppi della situazione nella Regione Autonoma dello Xinjiang Uygur.

La Cina sarà comunque presente agli incontri fissati per il G8 e il Presidente Hu Jintao sarà sostituito dal membro del Consiglio di Stato, Dai Bingguo.

E’ stato anche comunicato che verrà rischedulata in seguito, la prevista visita di Stato del Presidente Hu Jintao in Portogallo, programmata dopo il G8 a l’Aquila.

Per quanto riguarda il ritorno in patria del Presidente Cinese, dimostra l’attenzione che i vertici nazionali stanno ponendo sulla questione, anche perchè non appaiono del tutto convinti sul fatto che quanto accaduto, sia nato solo quale scontro etnico in seguito all’omicidio di due Uiguri nel Guandong.

Secondo i cinesi, quanto accaduto nel Guandong è infatti servito come pretesto per una mossa secessionista, preparata da tempo.

Comunque sia, il Governo locale, nei giorni scorsi non aveva mai dichiarato la etnia dei morti dei fatti di domenica scorsa.

Ma inaspettatamente, in queste ore, sarebbe in atto una sorta di contro-ribellione, questa volta della maggioranza di etnia Han, una sorta di risposta “implicita” sulla etnia a cui appartenevano i morti di domenica e che ora, sono scesi in piazza alla caccia degli Uiguri, per vendicare quanto accaduto nei giorni scorsi.

La polizia sta cercando in tutti i modi, di evitare qualsiasi tipo di contatto tra i diversi gruppi etnici e lo svolgersi di qualsiasi sommaria vendetta.

Per cercare di contenere tutto ciò, nella regione sono state quindi decretate dal Governo locale, 11 ore di coprifuoco, per consentire un ritorno alla normalità.

Ma il Governo Cinese, attraverso il portavoce degli Affari Esteri, ha sottolineato in conferenza stampa, come esistono seri elementi secondo cui, quanto accaduto nello Xinjiang, possa avere una “mente ispiratrice ed istigatrice esterna”, indicata in Rebiya Kadeer, una donna d’affari cinese di etnia Uigura, leader del World Uyghur Congress, movimento con aspirazioni separatistiche.

Rebiya Kadeer, arrestata nel 1999, era stata rilasciata nel 2005, per poter avere trattamenti medici in Usa, con la promessa di non agire contro gli interessi nazionali cinesi.

Ma in queste ore, secondo i cinesi, Rebiya Kadeer sta svolgendo un’azione di coordinamento delle attività nella regione dello Xinjiang, utilizzando Internet quale strumento per tenere i contatti sul campo.

Quale prova di questo suo coinvolgimento, il Governo locale possiede delle intercettazioni telefoniche nelle quali la Rebiya, telefonando al fratello a Urumqi, nei giorni precedenti ai fatti di domenica, quale commento a quanto accaduto nello Guangdong, affermerebbe “Qualcosa accadrà in Urumqi. Noi siamo a conoscenza che stanno accadendo molte cose!”.

Per questa ragione, nello Xinjiang, Internet è stato momentaneamente sospeso.

Una decisione che è stata comunicata attraverso una conferenza stampa, nella quale dalle autorità locali hanno spiegato le ragioni di tale azione, chiedendo la comprensione dei cittadini ed augurandosi che possa essere una misura assolutamente temporanea, comunque connessa con l’evolversi della situazione.

Connesso a questa decisione, non sorprende che in molte parti della Cina, da ieri non funzionino anche Twitter e Facebook.

La sensazione è che ai cinesi interessi evitare il perdurare degli scontri etnici, evitando soprattutto l’inizio di un’escalation, di quella che appare ormai una sorta di “occhio per occhio”, ma che viste le implicazioni religiose, connesse al fatto che gli Uiguri sono Mussulmani, possa “esporre” la Cina anche sul fronte del Terrorismo Internazionale di matrice islamica, che fino ad ora era stato abilmente tenuto lontano dai confini del paese, ma sempre temuto.

Tutto ciò sembra quindi aver consigliato il ritorno in patria di Hu Jintao, anche perché si può presumere che quanto prima, possa fare un invito pubblico televisivo, per contribuire a riportare la calma e una civile convivenza nello Xinjiang, ora fortemente compromessa dai fatti di questi giorni e che spiega anche la “durezza” con la quale i cinesi si stanno comportando nei confronti di qualsiasi “suggeritore” all’estero.

Non va infatti dimenticato che l’area dove sono scoppiati gli scontri, è una delle più povere del paese o quantomeno, non è stata del tutto toccata dal crescente benessere di cui invece vivono le aree dell’Est cinese.

Quindi l’esplosione della rabbia della maggioranza di etnia Han di queste ore, una novità, anche rispetto ai fatti accaduti in Tibet, dove la comunità Han non agì, sono una cartina di tornasole di una potenziale situazione esplosiva che va rapidamente riportata alla normalità.

Nel resto della Cina, i fatti dello Xinjiang stanno suscitando “profonda commozione”, visto che non sembra esserci alcun filtro alle notizie, immagini e video diffusi sui diversi media, ma nel contempo, nella stragrande maggioranza dei cinesi, è forte e prevalente la richiesta al Governo di riportare rapidamente l’ordine nella regione.

Una ragione di più per evitare di fornire “alibi”, soprattutto all’estero, per strumentalizzare quanto sta accadendo nello Xinjiang, sentimenti che poi finiscono per ispirare eventi altrettanto pericolosi, come quanto quello accaduto in Olanda, dove è stata presa di mira l’Ambasciata Cinese e che rischiano solo di complicare la ricomposizione della situazione nello Xinjiang o peggio di fomentare atteggiamenti xenofobi nei confronti dei cinesi.

martedì 7 luglio 2009

La Cina pensa G13!!

Hu Jintao è arrivato in Italia alla guida di una delegazione politico – commerciale in vista del prossimo G8 a L’Aquila.

Ma cosa è venuto a fare realmente il Presidente Cinese al G8?

Beh, sicuramente qualcosa di molto diverso da quello si aspettano molti Leaders occidentali.

I Cinesi si attendono infatti di essere stati invitati a quello che loro chiamano G8 + 5, un dialogo alla pari tra nazioni sviluppate e la prima linea di quelle che, ancora per poco, si potranno considerare paesi in via di sviluppo, per affrontare i punti cardini ancora scoperti: Finanza, Ambiente, Energia, Cibo.

Sorprendentemente, diversamente da quanto dichiarato nelle scorse settimane, a l’Aquila i Cinesi non chiederanno di abbandonare il dollaro come moneta di riserva, proposta concordata di recente con la Russia e che aveva trovato l’appoggio anche dell’India, ma si concentreranno su un punto focale strategico: abbattere tutte le barriere protezionistiche negli scambi commerciali e nella tutela ambientale.

Il pragmatismo cinese infatti, concedendo agli Americani il “beneficio del dubbio” su una questione spinosa e complessa come quella della nuova valuta di riserva, intende ottenere in cambio un risultato decisamente più concreto sul breve periodo e che di riflesso impatterebbe anche su tutti i paesi in via di sviluppo: la fine dei protezionismi occidentali!

Questo sarà il punto strategico della presenza Cinese a l’Aquila, un “must” con il quale offrire anche agli altri paesi con costi della manodopera inferiori a quelli dei paesi sviluppati, un’occasione di crescita attraverso una seria applicazione dei trattati del WTO, che di fatto non prevedono barriere agli scambi commerciali tra nazioni.

Stesso discorso per quanto riguarda gli interventi in materia ambientale, dove alla richiesta di un “gioco di squadra” tra tutte le nazioni e non solo alcune, seguirà un secco “no” cinese alla carbon tax, una tassa sulla CO2 prodotta, che evidentemente penalizza maggiormente i paesi in via di sviluppo, ancora nella loro prima fase industriale, piuttosto che quelli già sviluppati.

Ecco quindi il senso del +5 di questo Summit: stabilire fin dal principio che i paesi del G8 non possono più pensare di essere i decisori unici del futuro del mondo, gestendo le regole a proprio piacimento per tutelare le proprie certezze e scarso rispetto di quelle altrui.

Soprattutto il +5 intende fare valere il proprio “peso” sulle due questioni più delicate: energia e sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, in particolare per i paesi Africani.

Il “diritto al proprio sviluppo” è la chiave della posizione che a L’Aquila la Cina si augura non venga disattesa, un approccio a suo modo “rivoluzionario”, perché rappresenterebbe un cambiamento fondamentale delle prospettive che fino ad ora hanno guidato l’ultimo secolo industriale e post-industriale.

La Cina intende essere il portavoce di un cambiamento che vada oltre le apparenze e gli ipocriti convenevoli dei paesi occidentali che se da un lato dicono di sostenere lo sviluppo dei paesi più poveri, dall’altro poi definiscono regole o le modificano, affinché ciò risulti sostanzialmente impraticabile, per così mantenere il proprio predominio economico.

La mutua cooperazione tra paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, sintetizzata da questo G8 + 5, appare quindi essere l’unico modo per definire le nuove regole che devono guidare una crescita più equilibrata del mondo, ma che soprattutto mettano al centro “la crescita dei paesi più poveri” e rivedano il sostanziale “egoismo” dei paesi sviluppati, senza ulteriori protezionismi ideologici o commerciali, affinché a tutti, ma proprio tutti, sia data l’opportunità di un futuro migliore.

Quindi anche per il valore scaramantico che in Cina è attribuito al numero 8 (portafortuna), i cinesi, pur continuando a chiamarlo G8 + 5, pensano G13.

Gli altri leaders presenti sono “avvisati”.