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venerdì 18 giugno 2010

Cina e il turismo di lusso: un futuro in continua crescita

Visitando la 4° edizione della Asia Luxury Travel Market (ALTM) che si è svolta a Shanghai in questi giorni, si è avuta la netta percezione delle tendenze del futuro prossimo venturo del turismo cinese ed asiatico.

Se da un lato il turista cinese sicuramente finirà per rappresentare nel futuro quello che fino ad oggi sono stati i Giapponesi, dall'altro, si assisterà ad un radicale mutamento delle necessità connesse.

"Lusso" sembra essere la parola chiave connessa al successo futuro delle destinazioni turistiche che attireranno maggiormente il turista cinese.

E per lusso si intende una offerta caratterizzata soprattutto da una logistica d'altissimo livello e un servizio vip esclusivo, il tutto in maniera decisamente più diffusa di quanto lo sia fino ad ora.

A questo punto occorre fare una precisazione sul tema del "lusso" se visto nella prospettiva cinese.

Mentre per noi occidentali il lusso è per pochi, tanto che le destinazioni sono spesso piccole ed esclusive, per i cinesi sta diventando uno status symbol che si sta diffondendo e quindi rappresenta più una sorta di upgrade alle attuali offerte che devono possedere nuovi e più stringenti parametri e servizi.

Due gli elementi fondamentali su tutti: il livello dell'alloggio che deve essere da vera 5 stelle internazionali e la qualità dei servizi connessi che devono essere di pari livello.

Visti quindi con gli occhi cinesi, questi due parametri se calati nella situazione italiana, spesso "fanno a pugni" con il reale valore della nostra offerta turistica, che se anche circondata da paesaggi da favola o culturalmente rilevanti, spesso dispongono di logistiche e ricettività di medio / basso livello.

A questi due parametri se ne aggiunge un terzo, forse il nostro vero limite attuale: l'esiguità della nostra offerta di lusso.

L'offerta Italiana appare infatti molto esigua per poter beneficiare della sempre crescente necessità cinese di esplorare il mondo da vip in termini quantitativi.

Perchè quando il cinese si muove, sia che sia un vip vero che un semplice turista, pretende servizi analoghi a quelli di cui dispone già in madre patria, soprattutto quando il costo è decisamente superiore a quello pagabile per destinazioni asiatiche comunque di alto livello, quali Thailandia, Australia, Indonesia.

Dai risultati di un questionario preparato da My China B2B, la piattaforma B2B dell'Italian Center di Shanghai, redatto assieme ad un centinaio di operatori turistici cinesi, è emerso come la qualità della residenza / hotel pesi per il 40% nella scelta della destinazione turistica.

Ben il 20% è invece l'incidenza dell'esistenza o meno di una rotta aerea diretta ed addirittura il 10% è connesso al fatto che la destinazione non sia "pericolosa" per la incolumità personale.

Solo il 9% è invece connesso al peso "culturale" dell'offerta che addirittura scende sotto al 5% se si parla di gastronomia e percorsi enogastronomici.

Ben il 10% pesa invece la possibilità di acquistare prodotti del lusso ai prezzi migliore che in madre patria.

Per finire, addirittura il 6% è il peso connesso al poter disporre di servizi in lingua nei luoghi visitati, hotel compreso. Quest’ultimo dato è connesso al fatto che la stragrande maggioranza dei nuovi ricchi cinesi, anche se quarantenni, non parlano inglese.

Come si vede, una connotazione di lusso quindi ben diverso da quello che la parola stessa sembrerebbe evocare se pensata con menti occidentali.

Un approccio in rapida evoluzione e in forte crescita dai paesi che stanno diventando i nuovi centri motore dell'economia mondiale.

Una situazione a cui dovremo velocemente adeguarci, visto l'ormai ed inesorabile riduzione dei flussi storici dagli USA a favore dell'area asiatica, che ad oggi comunque preferisce per ben il 94% le più “sicure” mete del Far- East anche solo per la vicinanza culturale che sono in grado di offrire.

Il rischio è quello di venire esclusi sulle rotte future del lusso, di chi è pronto a pagare profumatamente ma pretende in cambio di ricevere il massimo.

Qualcosa che sul suolo Italico appare spesso ancora una chimera, visto il persistere di una visione del turismo di stampo famigliare, fatta di piccole realtà non in grado di competere con i campioni dei circuiti internazionali che invece sanno "accompagnare" con saggezza i nuovi ricchi a spendere al meglio la propria nuova ricchezza.

giovedì 16 aprile 2009

Il Lusso della Sardegna “sbarca” in Cina

Di questi tempi, per noi Italiani andare ad una fiera sul turismo in Cina, rischia di essere sempre una deludente esperienza.

E’ stato così anche alla WFT di Shanghai, la fiera dell’Outbound turistico cinese che si è appena terminata.

Per capirci, è la fiera dedicata alle destinazioni internazionali da offrire gli operatori professionali cinesi e cercare di intercettare il flusso delle decine di milioni di cinesi che sempre più amano viaggiare oltre frontiera.

Bene, a parte la “solita” Costa Crociere, oramai di casa in Cina, sembrava proprio che ancora una volta la presenza italiana fosse nulla.

Ma quando tutto sembrava perso, all’orizzonte, abbiamo scorto un’altro “capitano coraggioso” italiano, ma a sorpresa, non una nostre ben note destinazioni tradizionali, bensì è apparsa la Sardegna, o meglio lo stand del Comune di Olbia.

Una volta approdati in questo angolo d’Italia, all’Assessore del Turismo del Comune di Olbia, Vanni Sanna, presente a Shanghai, la prima domanda non è potuta che essere, “qual buon vento da queste parti?”, complici anche le splendide immagini del mare della Sardegna.

La risposta non si è fatta attendere “di fronte all’aria di crisi internazionale di questi tempi, è importante, fondamentale attivarsi per aprire nuovi mercati ad un prodotto speciale come quello di Olbia e della Sardegna”.

L’Asia, con le sue crescenti potenzialità in termine finanziari ed economici, “è da tempo una scelta sulla quale, come Comune di Olbia, ci siamo concentrati e creare nuovi consistenti flussi turistici che possano estendere il periodo delle vacanze, oltre a quelle tradizionali attuali”.

La Cina, segue la positiva esperienza dell’anno scorso già fatta a Singapore”, un’autentica sfida dalla quale l’assessore Sanna si aspetta però molto, anche vista la quantità e la qualità dei contatti avuti in questa fiera di Shanghai.

Ma quale “offerta” Olbia ha portato in mostra a Shanghai?

L’assessore Sanna non ha dubbi: “la nostra qualità della vita!!”

Qua a Shanghai i cinesi sono rimasti letteralmente affascinati dalla “purezza” di quest’angolo di paradiso nel centro del mediterraneo, dove la limpidezza del mare e la qualità dell’aria rappresentano per loro, una irresistibilmente attrazione”.

Ma quali armi può avere Olbia e la Sardegna, per intercettare i flussi ad altre mete già note ai cinesi, quali la Grecia e la Turchia?

L’assessore Sanna anche in questo caso non ha dubbi: “Offrendo loro la possibilità di vivere un’esperienza unica di Lusso e Stile italiano, circondati dalla nostra incredibile natura”.

Una SPA a cielo aperto, dove i cinesi possano sentirsi cullati e coccolati con emozioni a 360° e dove i sogni dei cinesi, possano diventare realtà.

Quale è il target di turista cinese cui si rivolge l’offerta di Olbia?

Sicuramente quello medio-alta ed altissimo, quel turismo d’elite che già ora vede nella Sardegna e le sue coste, il proprio luogo privilegiato per avere momenti d’autentico relax unici al mondo”.

Quali i numeri che vi attendete dai flussi turistici cinesi?

Beh, va considerato che ad oggi partiamo da zero, ma dagli incontri con le nostre controparti cinesi di queste ore, appaiono evidenti le potenzialità del mercato cinese. Ci auguriamo che nei prossimi anni 20 / 30 mila cinesi decidano di fare le proprie vacanze in Sardegna, sperando poi che ne divengano degli habituè.

Quale è la strategia che avete in mente per “conquistare” i cinesi?

Una strategia mista, dove agli scenari e all’indubbia ospitalità a 6 stelle che possono trovare da noi, si aggiungano i gusti, i sapori e gli odori tipici della nostra terra. In linea con questo approccoi,  sarà la prossima azione promozionale alla FHC 2009 di Shanghai ad ottobre, proprio dedicata al food ed alla ospitalità.

Per finire, una parola sulla Sardegna del post Soru.

“Finalmente la regione potrà tornerà a volare presto, avendo dopo le nuove elezioni, ritrovato una dimensione unitaria e nuovi entusiasmi, dopo i “troppi personalismi” dell’era Soru che aveva illuso la maggioranza dei Sardi ma che è miseramente franato davanti alla verifica dei fatti successivi.”

“Ora ci si augura che sempre più cinesi scoprano la Sardegna, sarebbe un modo per internazionalizzare la nostra splendida terra, valorizzandone l’attuale proposta turistica e contribuire alla crescita economica complessiva dell’Isola.”

Aria nuova, aria fresca, aria di mare a Shanghai dalla Sardegna, una risposta concreta alla “immobilità” attuale delle nostre organizzazioni nazionali preposte a valorizzare l’Italia agli occhi dei potenziali turisti cinesi, un’azione di sistema che si spera presto ci sarà ma che sicuramente potrà trovare molti spunti e stimoli da questa genuina “voglia di mettersi in gioco”, come dimostrato qua a Shanghai dalla comunità di Olbia.

Magari non un campione del turismo odierno dalla Cina, ma con questa voglia di fare, sulla buona strada per imporsi all’attenzione del mercato turistico più grande al mondo.

martedì 25 novembre 2008

Fiera del Turismo dei record a Shanghai: assente l’Italia!

In Italia, in questi mesi si fa un gran parlare su quanto sia o meno strategico il turismo per l’economia ed il futuro del “Bel Paese” ma soprattutto, si è più volte sottolineato quanti punti di PIL rappresenti per la barcollante economia del paese.

Di tutte queste parole ed italici buoni propositi, però a Shanghai, alla fiera del Turismo, chiusasi con successo domenica scorsa, nemmeno l’ombra.
Più di 106 i paesi rappresentati, un record, sul quale però spicca l’assenza totale dell’Italia, senza alcuna presenza istituzionale, in quella che rappresenta la fiera di punta del turismo cinese.

Peccato, visto che quella appena terminata è stata una fiera dei records, con oltre 4 mila espositori e oltre 1300 Buyers, per quanto riguarda la parte professionale dell’evento.

Ma soprattutto, si è persa l’occasione di mettere direttamente in contatto il cinese medio con la nostra offerta turistica. Una scelta che lascia un poco l’amaro in bocca, un’inspiegabile assenza di quello che viene considerato da tutti i cinese, la propria meta preferita per l’Europa.

Alla delusione è poi subentrata la rabbia, quando l’Italianità rappresentata dai cantanti vestiti da gondolieri che cantano canzoni napoletane o maschere della nostra commedia dell’arte, erano invece i piacevoli protagonisti dello stand dell’Hotel – Casinò di Macao che si chiama appunto Venezia!.

Ma la sorpresa è stata ancora maggiore quando, girando attraverso i grandiosi stands americani, tedeschi e di tutte le altre nazioni europee presenti, fortemente motivate a dare un senso alla propria vocazione turistica dalla Cina, ci si è imbattuti nello stand di San Marino.

Miseri e da terza fila, quasi nascosti invece gli unici due stands che cercavano di rappresentare l’offerta Italia. Tristi e ben lontani dallo stile che ci contraddistingue, con appese, alle bene meglio e con scarso rispetto, le immagini che una volta facevano illuminare gli occhi del mondo, ma che a Shanghai sono sembrate la sintesi del declino del sistema paese.

A questo punto, non rimane che chiedersi quale sia la “segreta strategia” che a Roma, i vertici dei nostri uffici preposti, hanno in serbo per convincere i cinesi a scegliere l’Italia come prossima meta turistica.

Ci auguriamo, che l’assenza alla fiera di Shanghai, non faccia parte di questa sconosciuta strategia che invece ha sicuramente regalato agli altri paesi, ampi spazi e visibilità, altrimenti destinata all’Italia.

Oppure semplicemente, si è preferito “tagliare” i costi, pensando di fare economia, aspettando nel frattempo, di avere qualche strategia credibile da offrire sul mercato cinese.

In attesa che qualcosa cambi veramente, almeno l’accortezza nel prossimo futuro, di non fare proclami “grandiosi” come quelli recenti alle Olimpiadi di Beijing che alla prima verifica nei fatti, poi vengono in questa maniera, totalmente disattesi.

mercoledì 24 gennaio 2007

Made in Italy: giocare la partita dei fatti

(pubblicato su AffariItaliani - 22 Gennaio 2007 e su CorriereAsia - 25 Gennaio 2007)

Egregio De Battisti, ho letto con attenzione quanto da lei pubblicato su Affari Italiani il 20 gennaio u.s.

Non posso che essere d’accordo con lei, come del resto avrà avuto modo di leggere nei miei contributi sul tema pubblicati negli stessi spazi, nei giorni scorsi.

Detto questo, le faccio una proposta: visto che noi italiani siamo bravi a parole, ma poi nei fatti siamo “guelfi e ghibellini” o peggio scaricabarile, le propongo, visto che condividiamo le basi e i possibili rimedi, di dare inizio ad un primo limpido, concreto esempio di cooperazione, che vada oltre le semplici opinioni e suggerimenti, belli ma spesso sterili o fine a se stessi.

In particolare ho apprezzato l’invito alla azione che qua in Cina, da dove le scrivo, appare quanto mai urgente e all’ordine del giorno.

La Cina è possibile vederla come una “palestra” nella quale fare gli esercizi e le sperimentazioni necessarie (laboratorio), per poi applicare i risultati ottenuti in tutte le altre presenze internazionali: creare qua un modello di azione da esportare, lontano dal “chiacchiericcio” italiano.

Vedo che fa parte di un gruppo di studio e formazione che fa esplicito riferimento all’attuale Ministro dei Beni Culturali e Turismo.

Per quanto mi riguarda, personalmente faccio invece esplicito riferimento al Palazzo Lombardia di Shanghai, per il quale mi occupo di Innovazione e Sviluppo.

Ma prima di tutto sono un imprenditore italiano in Cina.

Per dare concretezza alle nostre parole, le propongo quindi di dare inizio alla sana “politica del fare”, dando esempi concreti, molto contagiosi per poter cambiare le cose, ai quali magari seguiranno realmente altri e i personaggi da lei citati.

Le chiedo pertanto di cooperare affinché il Ministero Beni Culturali, il Governo Italiano e l’ICE diano in tempi rapidi inizio ad una serie di concrete cooperazioni con il Palazzo Lombardia, ad oggi la più grande presenza italiana in tutta la Cina (6 piani e 10.000 metri quadri, tutto rigorosamente di proprietà italiana).

Suggerisca al Ministro, di attivare rapidamente una presenza (Desk) al Palazzo sul tema Turismo e Beni Culturali. Mi rendo fin d’ora disponibile personalmente anche per ridurre al minimo gli impatti connessi ed evitare le sterili discussioni frequenti su queste tematiche, quali quella dei funzionari, i costi di trasferta etc.. visto che in questo caso (in gioco ci sono i valori nazionali) i costi non sono e non possono essere il problema.

Palazzo Lombardia esiste da 10 anni ed è stato ristrutturato di recente, creando una bellissima hall per eventi e manifestazioni (ultimo evento realizzato il 18 e 19 Gennaio u.s.).

Il personale lo abbiamo già e i contatti con gli apparati governativi nazionali e locali cinesi sono già attivati da tempo, oltre che essere già riconosciuti dal governo cinese in maniera esplicita, come spazio ove realizzare concrete cooperazioni tra i due paesi.

Serve solo la volontà italiana, tra gli italiani, di voler cooperare in questi spazi italiani, applicando il suo “tutti per uno”, slogan che vado ripetendo quotidianamente nelle mie relazioni ed incontri qua in Cina (“Together is Better”).

Questa nostra azione potrebbe ad esempio da subito aiutare ad incrementare le sinergie e le cooperazioni con i Tour Operators cinesi, con i quali abbiamo GIA’ attivato partnership per attività azioni di Outgoing verso l’Italia.

Dirò di più, i Tour Operators cinesi si sono resi anche disponibili per mettere una propria presenza all’interno del palazzo stesso e cooperare quotidianamente nel realizzare attività di promozione, producendole assieme, del Made in Italy italiano.

La cosa appare fondamentale e strategica, visto che ad oggi il mercato turistico cinese è interdetto (chiuso) alla aziende italiane dalle attuali regolamentazioni cinesi. Per cui solo un tour operator cinese può offrire direttamente ad un cinese una qualsiasi destinazione italiana (tralascio poi i noti problemi relativamente al rilascio dei visti e alla deprecabile situazione in cui versa attualmente il consolato italiano a Shanghai….).

Mi fermerei qua, ma le anticipo che sono da subito attivabili anche altre iniziative e di promozione del Made in Italy (Agroalimentare, Fashion, Trasferimento tecnologico …), che possano beneficiare degli spazi che il Palazzo Lombardia in Cina può rendere disponibili DA SUBITO (Fiere e B2B organizzabili quotidianamente!!).

Chiudo con una provocazione: perché non cooperare affinché si rinomini il Palazzo Lombardia in Palazzo Italia e vedere finalmente le regioni italiane cooperare assieme, marcando stretto (con metafora calcistica) il palazzo Germania a soli pochi chilometri di distanza, nel quotidiano derby Europeo??

Costa poco, è fattibile e soprattutto si può fare subito.

“Ci vuol poco, che c’è vò??”.

Nel ringraziarla della attenzione, le auguro da Shanghai. il meglio da questo anno appena iniziato e mi rendo disponibile per qualsiasi ulteriore cooperazione che sia in grado di realizzare quello che in tanti, in Italia e all’estero, si auspicano da tempo: recuperare l’orgoglio di essere italiani!!!

Prima di salutarla le invio il “segreto” della Cina delle meraviglie (la crescita attuale) che inspiro quotidianamente:
“Non importa pensare i grandi cambiamenti, ma ricordarsi sempre che anche i piccoli passi, tutti nella stessa direzione, portano sempre da qualche parte. Solo dopo, si scopre di avere realizzato un grande cambiamento.”

Tradotto per la situazione italiana: forse in Italia stiamo pensano troppo senza fare realmente nulla.

Memori della nostra storia passata, mentre Roma discute (le questioni dei “bilancini” politici locali italiani cui fa cenno), Sagunto (il nostro Made in Italy in giro per il mondo) viene espugnata!!

Cordialmente
Alberto Fattori

mercoledì 10 gennaio 2007

2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia…..Parte seconda:

Cacciatori d'Oro
(pubblicato su affaritaliani - 9 gennaio 2007)

Gli italiani presenti in Cina sembrano più cacciatori d'oro, alla ricerca del filone fortunato, come ai tempi dell'Eldorado americano, piuttosto che soggetti facenti parte di un Sistema industriale e nazionale, quale dovrebbe essere quello Italiano. Proprio come all’epoca dei “cacciatori d'oro” ben presto si rendono però conto che l'oro non c'è, ritrovandosi così a dover sbarcare il lunario, nel tentativo di sopravvivere.

Ecco allora spiegata la totale assenza di circolazione di informazioni di qualsiasi tipo. E’ infatti quindi frequente vedere degli imprenditori “vagare”alla ricerca di questa o quella informazione, in un triste “porta a porta” ben poco edificante. Poi ci si stupisce che tornino in Italia, convinti che la Cina sia un territorio ostile, oscuro e pericoloso!!.

La situazione Cinese, vista da questa parte, è fatta infatti di ragazzi troppo giovani e senza alcuna esperienza e reale competenza (i nostri managers!!), mandati dall'Italia allo sbaraglio in prima linea, con stipendi da fame. Cosa si pretende da loro, che pensino di lavorare per il bene dell'Italia??

Tutt'altro, questi giovani sono proprio i primi a comprendere che qualcosa non funziona nelle promesse fatte loro prima di partire (l’Eldorado). Il risultato è che a persone con il quotidiano problema della sopravvivenza, rimane quindi ben poco tempo (e voglia) per qualsiasi forma di cooperazione che anzi rischia di portare via tempo utile per altre azioni o al puro divertimento, che diventa una sorta di “oppio” in grado di addolcire le difficoltà quotidiane.

L'interesse individuale in Cina, viene quindi prima di quello nazionale e del gruppo (sistema).

Ma soprattutto è assente nella comunità italiana il concetto di Investimento. Siamo probabilmente l’unica nazione al mondo che pretende di realizzare grandi iniziative in Cina a “costo zero”!!!,.

Questo approccio è molto italiano, nel senso che in Italia l’assenza di investimenti è all'ordine del giorno (assenza di investimenti) con il risultato che l'Italia è un paese di Piccole e Microimprese con grandi problemi per continuare a competere. La causa è da ricercarsi proprio nella scarsa attitudine dell'imprenditore italiano a collaborare ed ad investire nella innovazione e nello sviluppo.

Fuori dall'Italia questo approccio provoca risultati a dir poco terrificanti, al punto che la competizione all'interno della comunità italiana è all'ordine del giorno, ma ahimè sembra più una guerra tra “poveri” che una corsa verso una nuova eccellenza!!

Per amor del cielo, ognuno è libero di essere quello che vuole, ma provate a vedere come agiscono gli americani, i francesi o i tedeschi, o i “piccoli” finlandesi quando si parla di interessi nazionali!!!

Sul piano istituzionale le cose vanno anche peggio.

Il nostro paese possiede il suo Eldorado nel turismo. Si auspica con favore un significativo incremento del numero dei turisti cinesi verso l’Italia, stimato in alcune decine di milioni dei nuovi ricchi cinesi.

Poco importa però se:
-> le nostre regole per il rilascio dei visti per venire in Italia sono le più restrittive di tutta la UE, pertanto risulta molto più semplice andare in Francia o Germania;
-> dato che i soldi sono finiti, il consolato italiano subappalterà ad una società asiatica, la gestione di questa fondamentale porta di ingresso verso l’Italia!!!

La prima parte de "2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia" intitolato "Il fai da te .... regionale" è stata pubblicata l' 8 gennaio 2007.

La terza parte de "2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia" intitolato "Palazzo Lombardia di Pudong: il palazzo della discordia italica" è stata pubblicata - 11 gennaio 2007