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martedì 26 agosto 2008

Ancora "Spirito Olimpico" ...

Le Olimpiadi non sono ancora terminate!

Tra una settimana infatti si apriranno le ParaOlimpiadi che per i cinesi non sono un'altra olimpiade ma la naturale continuazione delle Olimpiadi, con un approccio ben diverso dal nostro che tende a distinguere, dividere, classificare.

Questa diversa sensibilità l’ho già vissuta a Shanghai, con le Special Olympics del 2007, dove tutta la Città è stata coinvolta in questa manifestazione dei Bolt in carrozzella, del basket e di tutti altri sport, ai quali sono stati riservati onori e spazi media pari agli altri atleti.

Tra le tante le cose non passate in questi giorni sui circuiti internazionali, visto il “taglio” comune dato alle notizie da parte dei media occidentali, c’è stata infatti anche la visita, da parte del Presidente cinese Hu Jintao, agli atleti cinesi in allenamento per le Paraolimpiadi,.

Nel pieno delle Sue Olimpiadi e dei supereroi da tutto il mondo, questo evento ha tolto molto spazio ai campioni cinesi che stavano monopolizzando il medagliere olimpico, per “scaldare” e motivare l’altra parte del cielo Olimpico e della Cina.

Qualcosa che fa riflettere, vista l’intensità e la durata stessa dei servizi su questo evento, che a memoria, non ricordo nessun Presidente occidentale abbia mai fatto!

Ovviamente avrebbe bucato molto di più se magari, invece di dedicarsi a questa parte della società cinese, Hu Jintao avesse visitato le diverse nazionali olimpiche, fatto che avrebbe sicuramente avuto un riscontro sulle prime pagine di tutti i giornali internazionali.

Invece no, in un momento così glorioso per la propria nazione, il suo leader è andato a vivere i momenti preparatori degli ultimi, quelli che con lo sport cercano un riscatto vero della vita, che per malattia od incidenti ha reso terribilmente difficile.

Un messaggio totalmente trascurato, privato dai media alla riflessione di tutti noi, ma che sarebbe stato un’occasione per comprendere che tutto non è esattamente come i media occidentali vogliono fare credere della Cina, della Cina che sta cambiando.

I media hanno costantemente aperto e chiuso i sevizi sulle Olimpiadi, rilanciando i medesimi messaggi negativi, facendo cadere sulla manifestazione in corso l’alone dello sporco, insanguinato, orribile.

In tanti in queste giornate si sono spinti a dichiarare che “le medaglie olimpiche di Beijing sono medaglie insanguinate !!”

L’arroganza di questi media ha toccato l’apice anche dopo che i manifestanti occidentali che hanno tentato di lanciare i loro messaggi sul Tibet Libero, hanno scoperto, non con poco stupore, di venire letteralmente insultati dai comuni cittadini presenti, che li invitavano ad andarsene e tornarsene a casa.

Nonostante la prova filmata che i tempi di Tienanmen sono orami lontani, i media occidentali hanno continuato a fregarsene, finendo per raccontare con grande enfasi le fondamentali espulsioni dei suddetti manifestanti occidentali ai margini della cerimonia di apertura.

Non avendo altro da decantare, hanno fatto il “botto” dando credito alla notizia di un massacro inesistente in Tibet.

Una falsa notizia che però ha attivato una reazione a catena anche di alcuni atleti Italiani, che credendola veritiera, hanno ritenuto doveroso regalare i propri attrezzi sportivi, tanto si sentivano colpiti di questo ulteriore prova della “cattiveria” cinese.

Questa guerra mediatica preordinata, ha avuto il merito di continuare ad alimentare comunque il dubbio che di nascosto, la Cina stesse “pulendo” le strade del Tibet, all’insaputa delle stesse organizzazioni Tibetane evidenziando il lato oscuro della Cina!

E per non farsi mancare nulla, sono state mostrate immagini di azioni della Polizia in Napal, facendo credere che fossero l’ennesimo atto di “tracotanza” della Polizia Cinese sui disarmati Tibetani.

Ma pur essendo in Cina, i giornalisti occidentali si sono ben guardati a chiedere seriamente cosa i cinesi pensassero realmente. Quando lo hanno fatto, finivano con il commentare le risposte o i silenzi, come se fossero sempre prestampati da chissà quale funzionario di partito.

Altro esempio che dimostra lo scollamento esistente, nessuno ha evidenziato come nelle scuole le lezioni e i programmi sono, tutto e per tutto, uguali a quelle che si hanno in ogni parte del mondo e che oltretutto la curiosità delle nuove generazioni è incredibile per tutto quello che li circonda, per i fatti e le mode del mondo.

Che tristezza!

E ora dopo tutto ciò, cosa vogliamo fare? Continuare ad ergerci a giudici, oppure essere partner attivi di questa meravigliosa, unica esperienza che sta cambiando il mondo per sempre e rimarrà nella storia dell’umanità?

Beh questo i media occidentali non lo hanno chiesto ai propri lettori!

Per il momento, “sintonizzatevi” la settimana prossima per le Para-Olimpiadi, ne varrà la pena. Anche questo è un lato “oscuro” della Cina moderna!

venerdì 22 agosto 2008

Dalai Lama un Gandhi mancato.

Proprio il Dalai Lama non lo capisco.

Prima si prodiga a fare di tutto affinché l’opinione pubblica mondiale veda nei Cinesi le “bestie di satana” da colpire, poi in prossimità delle Olimpiadi, invita tutti a far si che nulla possa turbarle.

Ora, in questi giorni nella sua visita in Francia, davanti a migliaia di francesi e sui media internazionali, accusa i Cinesi di torturare, fino alla morte, un eufemismo per dire ammazzano i Tibetani, finendo con lo scoop della notizia delle uccisioni di massa il 18 agosto.

Premesso che le sue ultime affermazioni sono tutte da verificare, visto che al momento non esistono prove a supporto di quanto detto dal Dalai Lama, questo agire, prima dell’incontro con la “Presidentessa” Carla Bruni, non può che preoccupare.

Le accuse di queste ore lanciate al governo cinese, alla faccia dell’incontro religioso che avrebbe dovuto essere in questi giorni in Francia, rappresentano una grave provocazione, la reiterata volontà di voler seminare “zizzania”, un comportamento che non aiuta ad una concreta ricomposizione della questione Tibetana.

Ma soprattutto è grave che dopo la crisi Georgiana, che sta rischiando di portare il mondo sul precipizio di una Guerra Fredda di antica memoria, il Dalai Lama, sembri voler mantenere al centro dell’attenzione mondiale la questione Tibetana, infischiandosene se poi questo possa creare ulteriori scontri, con chissà quali conseguenze, data la chiara posizione cinese sulla questione: il Tibet è parte integrante della Cina.

Oltretutto il suo comportamento non trova alcun supporto del cittadino medio cinese, visto che lo lascia non poco disorientato perchè si voglia fare tornare indietro la storia ai tempi passati, quando il Tibet era uno dei paesi più poveri al mondo, situazione ben diversa dalla quotidiana attualità.

Comunque sia, continuare a legare le questione del Tibet alla sola indipendenza territoriale, appare perdente in partenza.

Recente è la notizia del ritrovamento dell’audio originale del “Messaggio d’amore” di Gandhi.

Le due figure non possono non essere confrontate, perché entrambe predicano la “lotta non violenta”.

Solo che mentre il Gandhi ha sfidato la Gran Bretagna Imperiale, sul terreno di un confronto non violento, direttamente in India e non per “interposta persona”, il Dalai Lama, sta provandole proprio tutte per continuare a non affrontare la questione direttamente.

Gandhi può essere quindi un ottimo esempio anche per il Dalai Lama di queste ore, per l’intelligenza delle parole e dei messaggi mai frantesi che lanciò in momenti difficili come quelli di allora e per come fu in grado di andare oltre la causa stessa, trasformandola in un valore comune e positivo, evitando così di radicare ulteriormente odi e rancori tra le etnie e i popoli.

Di sicuro, quanto accaduto in queste ore non aiuta nessuno, occupando inutilmente le prime pagine dei quotidiani occidentali, contribuendo a continuare a creare un muro di incomprensione che difficilmente potrà consentire di fare alcun reale passo in avanti.

giovedì 13 settembre 2007

Internet la “dorsale” dello sviluppo della nuova Cina borghese

I cinesi sono alle prese con tanti problemi, grandi e piccoli ma uno si sta rivelando pericolosamente comunue a molte famiglie: i bambini stanno ingrassando!!

Che qualcosa di profondo sia cambiato nella società cinese, lo si vede andando in giro e osservando le famiglie cinesi “vivere”il loro nuovo benessere.

Il figlio, unico per legge, accudito, coccolato, viziato da i due genitori e da tutti i membri della famiglia, ha finito per manifestare una sorta di effetto collaterale: è ingrassato.

Si, perchè il benessere sempre più diffuso in Cina, consente ora ai ragazzi cinesi della borghesia del 3° millennio, di accedere a tutti i “vizi di gola” dei coetanei occidentali, potendo nel contempo, essere tendenzialmente più pigro delle generazioni precedenti.

Ma a causare questo “lassismo” in ambito domestico delle giovani generazioni cinesi, sembra non essere più il vituperato televisore, come nell’occidente degli anni 80 e 90, ma niente di meno che il Re-Internet.

Per capire la questione, occorre ricordarci che tutte le nuove famiglie cinesi sono composte SOLO da figli unici, le eccezzioni alla regola sono “costose” rarità .

Questo fatto amplifica la capacità “attrattiva” della rete in quanto, quando il ragazzo deve stare a casa, trova proprio in Internet un ottimo “compagno di giochi”, una porta verso nuove amicizie, il tutto senza dover uscire da casa.

Queste nuove abitudini stanno quindi riducendo la disponibilità e lo spazio per svolgere attività tradizionali e fisiche, ormai sempre più spesso in subordine all’uso della rete per socializzare, giocare e imparare.

Così mentre i ragazzi “corrono sulla rete”, nello stesso momento, sta crescendo l’incidenza di quella che viene indicata proprio come una nuova e vera patologia emergente in Cina: l’overdose da Internet.

La crescente apatia delle nuove generazione a vivere una vita reale, fatta di relazioni fisiche, a favore di quella virtule, ha portato il governo cinese a rendere obbligatorie molte attività scolastiche di tipo ricreativo, prima facolative, proprio per facilitare le socializzazioni tradizionali.

Addirittura, in una recente ricerca pubblicata dai media cinesi, si è addirittura evidenziato come il 96% dei ragazzi tra i 4 e i 14 anni, durante le recenti vacanze estive, avessero preferito giocare a casa (e con internet), piuttosto che all’aperto (con compagni di gioco reali).

Va però evidenziato che nei periodi suddetti, quest’anno in Cina le temperature sono state a dir poco soffocanti e onestamente giocare all’aperto sarebbe stato oggettivamente difficile per non dire pericoloso, visto il livello anche di inquinamento toccato da molte città Cinesi.

Comunque sia, è però vero che la rete è entrata prepotentemente nelle abitudini dei cinesi, a tutti i livelli, non solo giovanili.

Dove questo aspetto appare chiaro e tangibile, sono le migliaia di internet point, sparsi in ogni dove in Cina.

Da noi spesso questi luoghi sono di tipo elitario e a supporto di strutture esistenti, quali bar o ristoranti.

In Cina gli Internet point, sono invece grandi spazi, presenti sia nelle grandi città che nei villaggi, aperti 24 ore su 24, che diventano per molti una sorta di seconda casa, dove non solo si può giocare on line o chattare con altri o navigare in internet, ma anche dormire e mangiare, potendo usufruire dell’aria condizionata, che spesso in molte case, è ancora una pià illusione.

Questa esplosione nell’uso e alcune volte nell’abuso della rete, in tutte le sue forme, appare interessante se comparato con le recenti discussioni in occidente, per quanto riguarda Second Life,

Qua in Cina Second Life è già una realtà quotidiana.

Con la rete, il singolo cerca già di crearsi la sua “Seconda vita”, sia attraverso i giochi di ruolo che con le nuove amicizie, per cercare e sperare di andare oltre il proprio quotidiano attuale.

Molti dei propri sogni e speranze, i cinesi li stanno quindi investendo, riversando proprio sulla e nella rete.

Per capire di quale portata sia il fenomeno, basti dire che il governo cinese, ormai seriamente preoccupato, addirittura classifichi il 13% dei 20 Milioni di utenti internet sotto i 18 anni, come già “internet-dipendenti”.

La “malattia di internet” e la dipendenza dai giochi interattivi, è tanto grave, che in televisione sono già stati mostrati i primi casi di disintossicati, da questa nuova pericolosa patologia moderna.

Attenzione però. Non è internet che fa male ma il suo abuso, come quello che in America ha portato una coppia di coniugi a “dimentircarsi” del proprio figlio, che ha rischiato di morire di fame, tanto erano impegnati a giocare in un gioco di ruolo, per il quale spendevano letteralmente fortune in denaro.

Negli ospedali cinesi comunque non fa più scalpore vedere dei giovani ricoverati, apparentemente fisicamente a posto che però soffrono di questa nuova “sindrome” del 3° millennio.

Ma la Cina su questo tema è a un bivio. La sua crescita sarà strettamente legata proprio alla capacità della popolazione di usare sempre meglio le nuove tecnologie, tanto che l’esercito nei suoi investimenti futuri, punterà sempre di più sulla guerra tecnologica e sui war-game, riducendo drasticamente il numero degli effettivi in armi.

Quindi la società cinese sta giocando sul filo del rasoio il proprio futuro, spingendo da una parte l’acceleratore della alfabetizzazione digitale a tutti i livelli, zone rurali comprese, ma dall’altro dovendo fare i conti con gli effetti, spesso indesiderati, connessi con questa scelta tecnologica.

Da qua i messaggi di questi giorni sui media cinesi, ripresi poi in occidente: un invito alla popolazione affinchè eviti di farsi venire totalmente fagogitata nella “vita parallela” che il mondo tecnologico può creare, usando le tecnologie come una sorta di potente medicina, che però va presa con moderazione perchè crea pericolose assuefazioni.

Quanto sta accadendo qua in Cina dovrebbe farci riflettere su molte delle teorie che ruotano attorno a quello che viene definito Second Life, sui suoi vantaggi, suoi suoi limiti e rischi sociali.

L’invito cinese sulla questione e del quale dovremmo farne tesoro anche noi, estrapolabile dalla loro saggezza millenaria, è il seguente:

“ricordiamoci che siamo fatti di cellule non di bit. Il ritmo della nostra vita dovrà pertanto essere scandito sempre e soltanto dalla nostra parte biologica. Altrementi si rischia il Game-Over!”

mercoledì 29 agosto 2007

Una vita sana? Saper tenere lo Yin e lo Yang in equilibrio. Mangiando le cose giuste.

In questi giorni si parla spesso della qualità dei cibi e dei prodotti cinesi. L’immagine che se ne trae dai resoconti giornalistici è che in Cina i cibi siano sottovalutati o peggio spesso di pessima qualità.

Il problema del cibo in Cina, va affrontato invece sotto una luce totalmente diversa. Per capirci, l’approccio naturalistico dei cinesi li porta ad analizzare a fondo tutto ciò che mangiano, in maniera quasi maniacale, gli “ingredienti” e le causa – effetto che essi possono provocare sul metabolismo umano.

Quindi la qualità del cibo in Cina è un fatto prioritario, storico e insostituibile nella quotidianità dei cinesi. Semmai qualche volta a latitare è l’igiene, dato l’uso di tecniche di conservazione non propriamente dell’ultima generazione, ma in genere, il Cinese medio ci tiene fortemente alla qualità del cibo che mangia.

La salute e il benessere di una persona, infatti, secondo la medicina cinese, sta nel bilanciamento della relazione olistica e dinamica dello Yin (negativo, passivo, scuro) e dello Yang (Positivo, luminoso, attivo e caldo freddo).

Quando le stagioni cambiano e con esse le temperature tendono ad oscillare, tutto ciò causa uno squilibrio tra lo Yin e loYang. Occorre quindi agire continuamente, attraverso l’alimentazione, affinchè l’armonia venga ristabilita.

Il cibo per i cinesi è quindi la medicina in grado di curare o prevenire molte patologie e nel contempo consente di cercare di mantenere bilanciate tra loro le due energie interiori, visto che alcune piante, verdure ed erbe hanno la proprietà di aumentare il flusso delle energie Yin e Yang nel nostro corpo.

Bene, detto questo, l’estate è uno dei periodi dell’anno peggiori per la salute, sia a causa degli sbalzi di calore, da queste parti molto più umido che da noi che dal contemporaneo uso dell’aria condizionata, usata per difendersi dall’arsura.

Durante il periodo estivo caldo vi sentite stanchi e perdete l’appetito? Avete la sensazione di avere della febbre, avete perso peso o avete le urine spesso “rossastre” o lingua di colore bianco?.

Bene, se avete uno di questi sintomi o tutti, siete affetti da quella che i cinesi chiamano “malattia d’estate” o affaticamento estivo e questo non è un modo di dire, visto che molte persone si sentono proprio esauste.

Nella tradizione della medicina cinese, a tutti gli effetti, questa viene considerata una patologia causata dalla presenza nel corpo di tossine che vanno espulse.

Ed ecco intervenire la Medicina Tradizionale Cinese e l’uso dei cibi appropriati. Da queste parti si parla infatti proprio di “cibi medicali”, indicandone un consumo mirato, con fini prettamente medici, come se fossero vere e proprie “Pillole” di farmaci.

Che il problema della fatica estiva da queste parti sia presa sul serio, si evince dalle raccomandazioni di curarla in tempo, altrimenti si rischia di cadere nella “sindrome cronica” che può necessitare anche di andare in ospedale!.
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Non se la passano meglio le molte persone che, per evitare di incorrere nei problemi generati dal calore, preferiscono stare negli uffici o a casa con l’aria condizionata, tutto il giorno. Esiste infatti potenzialmente un secondo problema: la sindrome da aria condizionata.

I cinesi dispensano ulteriori consigli sui rischi di stare in aria condizionata con i soli vestiti estivi, fatto che può creare problemi anche più subdoli, tipo dolori alle articolazioni, rigidità di collo, spalle e polsi.

I consigli degli esperti della medicina tradizionale cinese, per evitare problemi ed evitare la sindrome da aria condizionata? Semplici: mantenere la differenza di temperatura non superiore ai 10 gradi, rinfrescare l’aria ogni due ore e bere acqua spesso e se potete, tenere parzialmente aperta la finestra per consentire di rinfrescare l’aria parzialmente.

Ma ovviamente i soggetti più a rischio, sono quelli che normalmente passano da ambienti con aria condizionata ed ambienti esterni. Questi hanno spesso il raffreddore. Va però precisato che in Cina, sempre su indicazione della medicina tradizionale, butture fuori le tossine è cosa talmente giusta, che presa alla lettera, hanno la “strana” abitudine, di non coprirsi il naso!!!

Risultato è che rischiate di prendervi il virus in uscita o semplicemente l’umido del “benefico atto” esplusivo del vostro vicino di autobus o metro. Ma si direbbe: tutta salute!!

Se poi siete donna: preparatevi, perchè le lunghe esposizioni al calore possono creare anormali cicli mestruali. Questo rischio, aggiunto alla cultura diffusa della “pelle bianca”, spinge le donne all’uso sistematico degli ombrellini, per proteggersi dal sole.

Ma siccome prevenire è meglio che curare, ogni giorno, almeno una volta al giorno, è buona norma utilizzare i cibi suggeriti dalla medicina cinese.

Si seguito esempi pratici di semplici “cibi medicali” della tradizione cinese per difendersi dagli effetti del caldo:

- Fagioli verdi (50g): Stimolano l’appetito, riducono il calore interno, espelle le tossine, riducono il grasso nel sangue, riducono il colesterolo e proteggono il fegato.

- Job’s tears, una pianta grassa tropicale graminaceea (50g) : accresce il metabolismo e riduce il calore interno.

- Radice del giglio: Umidifica i pòlmoni, Allevia la tosse, stimola l’appetito, rilassa i nervi.

Altri rimedi sono i tè alle erbe quali quello al cocomero amaro o melone amaro: riducono il calore interno, aiutano il sistema immunitario e schiariscono la vista sottoposta al troppo lavoro col computer o in ambienti con aria condizionata.

Ma la medicina tradiziona cinese non finisce mai di stupire. Altri esempi? Asparagi, Broccoli, Carote, Cicoria, Cetriolo, Funghi, Olive, Pomodoro, Ravanello, Rapa, Sedano, Zucchini, Verza, Banana, Cachi, Cocomero, Fico, Fragola, Melone, Pera, Pesca, Orzo Soia, Alghe, Tofu...

Di seguito la tabella delle azioni terapeutiche associate (che sono molte), nella Medicina tradizionale Cinese.

Nel frattempo, Buona salute a tutti.

sabato 25 agosto 2007

Non sparate sulla Cina ....non giudichiamoli!!

Nei giorni scorsi ho commentato l'articolo sul Blog del Corriere di Fabio Cavalera con questo post che riporto:
Prima però il commento di Fabio Cavalera che apriva la pubblicazione al mio post :"Concordo con questo post pacato e intelligente. Ma voglio dire che denunciare qualcosa non significa umiliare o mettere alla gogna. Al contrario. Credo che si debba seguire sempre il criterio della misura e dell'equilibrio. Mai della arrogante pressione e presunzione. Specie quando si parla di Cina e di cinesi che hanno un loro interessantissimo modo di ragionare e affrontare le questioni."
Il mio Post:
"Caro Fabio, non credo che la politica della “contrapposizione” porterà ad alcun risultato.Da queste parti, in Cina, il modo con cui risolvono le questioni, è profondamente diverso dal nostro. E’ nel loro DNA della millenaria cultura filosofica, basta leggere il sempre attuale Sun Zi (Sun Tzu).

Loro non cercano MAI lo scontro diretto ma un lento, graduale cambiamento, spesso in maniera sotterranea. Apparentemente le cose appaiono quindi ferme, ma invece sono in un costante, spesso radicale, cambiamento.

Da queste parti occorre anche tenere conto che stanno facendo i conti con i risultati del fallimentare e terribile periodo della lunga epoca Maoista, come ammesso formalmente e pubblicamente ai massimi livelli, in varie occasioni. Tale contraddittoria epoca ha lasciato in dote incredibili scompensi strutturali. Quindi oggi convivono, in una nazione di 1 miliardo e 300 milioni sia la modernità del futuro delle grandi città che l’età ancora medioevale di molte aree cinesi.

I metodi per risolvere i problemi spesso quindi, seguono di conseguenza.

Importante sottolineare come in questo contesto, la “denuncia pubblica”, strumento utilizzato comunemente dalle nostre parti per fare opinione pubblica, qua, come sai, è ancora associato ad una funzione ben diversa: serve per umiliare ed educare.

Continuare quindi con queste “pubbliche” accuse, equivale, vista con i loro occhi, a cercare di “umiliare”, “mettere alla gogna”, la Cina e i Cinesi.
La risposta “orgogliosa” non deve quindi sorprenderci.
Non è dovuta ad una “offuscata” risposta, come hai fatto intendere, ma un sincero nazionalismo radicato a tutti i livelli sociali che credo meriti maggiore rispetto da parte nostra, quel senso della nazione di cui invece non sembra brillare la nostra classe politica, cosa che vista da qua, ci ferisce quotidianamente nel nostro “essere italiani”.

Anche se i cinesi sanno che debbono cambiare, migliorare e diventare una nazione migliore e che i loro prodotti devono rispettare regole sempre più restrittive sul piano della qualità, di fronte a queste, che loro considerano aggressioni, rispondono di conseguenza, senza esitazioni.

Mi spiace continuare a vedere che la “questione cinese”, noi occidentali intendiamo risolverla alla nostra maniera, con “quell’arte della guerra” fatta di scontri frontali, sconosciuta e aborrita in Cina.

Dopo le loro passate vicissitudini e le centinaia di milioni di morti che ha prodotto, ora tutto vogliono, tranne che un altro momento di confusione e di “protagonisti”, come quello passato nei decenni scorsi che ha lasciato laceranti ferite nella società cinese.

Stanno cercando un nuovo equilibrio, dopo che gli anni precedenti li aveva, letteralmente, eliminati tutti. Occorre lasciare che questi equilibri vengono trovati, senza troppe pressioni esterne da parte nostra.

Come detto, vivo a Shanghai e onestamente il miglior lavoro che possiamo fare non è quello di “attacare” cercando un cambiamento in tempi rapidi, ma cercare di fornire gli “spunti”, aiutare, contribuire per quel cambiamento che sicuramente ci sarà.

Occorre pensare con i “loro occhi”, come ho scritto sul mio blog (http://yibuyibu.blogspot.com), proprio per cercare di “capire” veramente e non proseguire a fare sempre gli stessi, pericolosi, errori."

lunedì 30 luglio 2007

L'altra CINA .. vista dai Cinesi!!

W il CIRCO





























































































giovedì 19 luglio 2007

Qualita' (certificata) delle esportazioni cinesi

Recentemente sui media internazionali si e' scatenata una massiccia azione di informazione relativamente alla bassa qualita' dei prodotti importati dalla Cina.

I Cinesi ritengono sia una campagna irresponsabile da parte dei media scatenare questa fobia per i prodotti cinesi che al 99%, testuale, rispettano i parametri internazionali di qualita’ e contrattaccano come descritto su china daily oggi...
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giovedì 5 luglio 2007

Libertà religiosa e politica cristiana.

(Pubblicato su Affari Italiani il 5 Luglio 2007)

Ieri sera a Roma, Magdi Allam ha lanciato una manifestazione sul tema “Salviamo i Cristiani”.

In particolare Berlusconi, presente alla manifestazione, ha sottolineato che quando era al governo, l’azione di “pressione” sulla Cina sul tema, fu fatta su input della stessa Santa Sede.

L’impressione che se ne trae dalla Cina è che ieri, i promotori e i partecipanti alla manifestazione, abbiano fatto un pò di confusione tra “persecuzione religiosa”, quella vera e la situazione cinese.

In Cina i cristiani, in quanto tali, non sono perseguitati proprio da nessuno.

E’ la Chiesa Cattolica che non viene riconosciuta.

A prima vista, sembra essere la stessa cosa, se vista con i principi e le basi stesse della nostra fede. Ma se riflettiamo un attimo con gli occhi e soprattutto la mente cinese, si capisce che fa invece una bella differenza.

I Cinesi e il governo cinese sono Laici, nel senso profondo del termine.

Non hanno quindi nulla contro le diverse e sono molte, religioni attive in Cina.

Il vero problema, lo stesso per quanto riguarda il Tibet e il suo Dalai Lama, lo hanno con quelle organizzazioni umane, la Chiesa appunto, che richiamandosi, ispirandosi ai valori religiosi, organizzano strutture e gerarchie che i cinesi percepiscono come strutture politiche terrene.

Per capirci: per i cinesi la Chiesa non è altro che uno Stato con un proprio sovrano al comando, il Papa.

Occorre sottolineare che i cinesi, per quanto riguarda la politica estera, cercano da sempre di non ingerire negli affari interni degli altri stati sovrani. Nel contempo, sistematicamente, non gradiscono che altri stati possono condizionare in qualche modo gli affari interni cinesi.

La Chiesa, con la propria struttura piramidale che fa riferimento esplicito ad un capo di stato esterno, dai governanti cinesi è quindi percepita come un elemento potenzialmente destabilizzante gli equilibri interni cinesi, quando ad esempio, nella procedura di incarico di un vescovo, oggetto del contendere, di fatto “giura” fedeltà al Papa.

I cinesi quindi non perseguono i contenuti religiosi dei cristiani e il suo praticarsi, tanto che sponsorizzano una rete di chiese cristiane i cui vescovi sono “fedeli” al governo cinese, ma chi, usando i contenuti religiosi, intenda introdurre un primato terreno assoluto, diverso dal governo centrale cinese: quello del Papa.

Quindi, mentre in Medio Oriente, è realmente una lotta tra religioni, in Cina è solamente una questione politica.

Una soluzione non potrà essere quindi che di tipo politico e in questa sede mi azzardo a proporne una.

Parafrasando il caso di successo di Hong Kong, ai cinesi si potrebbe proporre, per un periodo di 50 anni ad esempio, una intesa bilaterale basata sul principio: una chiesa, due sistemi.

I cinesi fino ad ora, si sono sempre irrigiditi, perché temono che la chiesta possa tramare o essere strumento al fine di destabilizzare il potere politico centrale.

Se per un periodo “umano” lungo, 50 anni appunto, ma storicamente ridicolo, si riesce ad iniziare quel percorso, dove la chiesa opera in maniera totalmente autonoma, “tranne che nelle questioni di incarico gerarchico, dando ai cinesi il diritto di veto alla nomina”, accettando concretamente di cooperare su questo tema con il governo cinese, i cinesi non avranno più nulla da temere e non potranno che accettare questo periodo di “transizione”.

La mediazione e la creazione di fatto di una “unica chiesa cinese” che riunisca sia quella attuale ufficiale, che quella attualmente in clandestinità, consentirebbe ai fedeli finalmente di praticare, senza essere più accusati di essere potenzialmente dei fomentatori di chissà quale rivolta e quindi rischiare la propria vita.

Solo quando i cinesi avranno compreso realmente, sul piano pratico e per parecchi anni, quello che il Papa nell’ultima lettera ai cinesi esorta, cioè che la Chiesa non ha altra funzione che quella della pratica religiosa, allora una convivenza tra i due poteri terreni sarà possibile, senza più alcuna restrizione.

Tra il nessun accordo, come ora e una graduale “mediata” pacificazione, sicuramente in Cina, la strada per una coesistenza in pace è paradossalmente più semplice che in altri territori, dove gli estremismi religiosi (Medio oriente ad esempio), quelli si, non danno spazio all’intelligenza della mediazione politica, nella quale oltretutto i cinesi sono dei veri campioni.

Centinaia di milioni di cinesi sono alla ricerca di nuovi valori e sensi della vita, in risposta alla sempre più e troppo frenetica vita attuale. La fede cattolica può aiutarli a trovarli e viverli nella propria quotidianità.

Privarli di questa opportunità è forse ben più grave che voler continuare a ribadire l’assoluto primato della Chiesa cattolica, in quanto struttura umana, portatrice si di quei valori cristiani, gli stessi che i cinesi non fanno fatica ad apprezzare ma che non possono abbracciare, perché politicamente sconveniente.

La Chiesa deve evitare in Cina di essere strumentalizzata o diventare strumento politico come avvenne nel Sud America con la “teologia della liberazione”, la stessa che Benedetto XVI, nel suo recente viaggio in Brasile, ha precisato essere “un periodo chiuso”.

Se però non verrà trovata rapidamente una mediazione, con l’attuale eccezionale crescita economica, in Cina continueranno sempre più a proliferare una predicazione spirituale tradizionale, fatta però in chiave protestante, fenomeno del resto già esplosivo negli USA, fatto che continuerebbe a lacerare, ancora di più, le basi stesse della “unità universale” della chiesa.