sabato 25 agosto 2007

Non sparate sulla Cina ....non giudichiamoli!!

Nei giorni scorsi ho commentato l'articolo sul Blog del Corriere di Fabio Cavalera con questo post che riporto:
Prima però il commento di Fabio Cavalera che apriva la pubblicazione al mio post :"Concordo con questo post pacato e intelligente. Ma voglio dire che denunciare qualcosa non significa umiliare o mettere alla gogna. Al contrario. Credo che si debba seguire sempre il criterio della misura e dell'equilibrio. Mai della arrogante pressione e presunzione. Specie quando si parla di Cina e di cinesi che hanno un loro interessantissimo modo di ragionare e affrontare le questioni."
Il mio Post:
"Caro Fabio, non credo che la politica della “contrapposizione” porterà ad alcun risultato.Da queste parti, in Cina, il modo con cui risolvono le questioni, è profondamente diverso dal nostro. E’ nel loro DNA della millenaria cultura filosofica, basta leggere il sempre attuale Sun Zi (Sun Tzu).

Loro non cercano MAI lo scontro diretto ma un lento, graduale cambiamento, spesso in maniera sotterranea. Apparentemente le cose appaiono quindi ferme, ma invece sono in un costante, spesso radicale, cambiamento.

Da queste parti occorre anche tenere conto che stanno facendo i conti con i risultati del fallimentare e terribile periodo della lunga epoca Maoista, come ammesso formalmente e pubblicamente ai massimi livelli, in varie occasioni. Tale contraddittoria epoca ha lasciato in dote incredibili scompensi strutturali. Quindi oggi convivono, in una nazione di 1 miliardo e 300 milioni sia la modernità del futuro delle grandi città che l’età ancora medioevale di molte aree cinesi.

I metodi per risolvere i problemi spesso quindi, seguono di conseguenza.

Importante sottolineare come in questo contesto, la “denuncia pubblica”, strumento utilizzato comunemente dalle nostre parti per fare opinione pubblica, qua, come sai, è ancora associato ad una funzione ben diversa: serve per umiliare ed educare.

Continuare quindi con queste “pubbliche” accuse, equivale, vista con i loro occhi, a cercare di “umiliare”, “mettere alla gogna”, la Cina e i Cinesi.
La risposta “orgogliosa” non deve quindi sorprenderci.
Non è dovuta ad una “offuscata” risposta, come hai fatto intendere, ma un sincero nazionalismo radicato a tutti i livelli sociali che credo meriti maggiore rispetto da parte nostra, quel senso della nazione di cui invece non sembra brillare la nostra classe politica, cosa che vista da qua, ci ferisce quotidianamente nel nostro “essere italiani”.

Anche se i cinesi sanno che debbono cambiare, migliorare e diventare una nazione migliore e che i loro prodotti devono rispettare regole sempre più restrittive sul piano della qualità, di fronte a queste, che loro considerano aggressioni, rispondono di conseguenza, senza esitazioni.

Mi spiace continuare a vedere che la “questione cinese”, noi occidentali intendiamo risolverla alla nostra maniera, con “quell’arte della guerra” fatta di scontri frontali, sconosciuta e aborrita in Cina.

Dopo le loro passate vicissitudini e le centinaia di milioni di morti che ha prodotto, ora tutto vogliono, tranne che un altro momento di confusione e di “protagonisti”, come quello passato nei decenni scorsi che ha lasciato laceranti ferite nella società cinese.

Stanno cercando un nuovo equilibrio, dopo che gli anni precedenti li aveva, letteralmente, eliminati tutti. Occorre lasciare che questi equilibri vengono trovati, senza troppe pressioni esterne da parte nostra.

Come detto, vivo a Shanghai e onestamente il miglior lavoro che possiamo fare non è quello di “attacare” cercando un cambiamento in tempi rapidi, ma cercare di fornire gli “spunti”, aiutare, contribuire per quel cambiamento che sicuramente ci sarà.

Occorre pensare con i “loro occhi”, come ho scritto sul mio blog (http://yibuyibu.blogspot.com), proprio per cercare di “capire” veramente e non proseguire a fare sempre gli stessi, pericolosi, errori."