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giovedì 12 marzo 2009

(Il vero) Obama pensiero

Il blog quale futuro del giornalismo?? No, sono fuorvianti e semplicistici. Li leggo raramente!

Quiz del giorno, chi ha sentenziato così duramente sul futuro dei Blog?

Un politico Italiano che pensa che il digitale sia male? Un giornalista di carta stampata che sta perdendo il posto? Un incallito intellettuale che crede che il vero “scrivere” sia possibile solo con la penna, tanto da invitare a non abusare di Internet? 

Sorpresa, questo giudizio lapidario, rivela ciò che in molti sospettavano da tempo, ma che ora appare una realtà: Obama ha solo “usato” i blogger e la rete ma non crede possa rappresentare un valido interlocutore per discutere, argomentare e quindi decidere.

Uno “schiaffo” a tutta una campagna che ha fatto di Obama il “paladino” dello sdoganamento della rete quale spazio d’ascolto strategico e di confronto costante e concreto, la base stessa di una democrazia venuta dal basso, proprio l’altro giorno sbandierato da Grillo nella sua presentazione delle sue Liste Civiche.

Invece è una frase che rivela come dietro la facciata, ci sia stato per tutto questo tempo, solo un cinico calcolo elettorale che ora a successo avvenuto, “rimette” le cose al proprio posto, senza troppe remore.

Obama, da abile politico ha saputo interecettare meglio dei suoi competitori, l’onda che dalla rete stava cercando di creare un varco, un’alternativa.

Come uomo, Obama si è dimostrato invece un insensibile “voltagabbana” nei confronti dei suoi stessi elettori, che attraverso questo canale interattivo, per la prima volta, avevano creduto proprio di avere eletto il proprio “Presidente”.

Questa frase ha messo anche a nudo il “re senza un trono”: Internet.

Usato, adulato, strumentalizzato, markettizzato ed illuso di avere finalmente raggiunta una maturità ed una autorevolezza, tanto da decidere il Presidente più potente della terra che invece, senza mezzi termini, il suo “presunto estimatore” non ha avuto problemi a riportare subito nei ranghi di una subalternarietà che rimette, o meglio riporta indietro le lancette del tempo.

Il “Tempo delle mele” di un innamoramento che sembra ormai essere sfociato in una chiara separazione di vedute e d’intenti e su cui anche dalle nostre parti, visto il crescente infiltrarsi di molti dei nostri politici nelle “pieghe” dei vari Facebook e Youtube, dovrebbe aprire gli occhi a chi ancora crede che basti usare una di queste “vetrine” affinché il “miracolo si ripeta”.

Obama, con queste parole ha voluto dire che, da giovane aspirante Presidente, tutto “faceva brodo”, ma ora da “attempato” Presidente in carica, ha svelato al mondo come tutto ciò era una grande bufala, di un cambiamento che sulla rete era “solo specchio per le allodole”.

Ma ciò che lascia più interdetti è che a dirlo sia l’uomo che dovrebbe, o meglio, vorrebbe guidare il mondo verso una nuova visione e una profonda innovazione dei metodi e dei mezzi, per cambiare dalle fondamenta il passato e costruire un nuovo scenario futuro.

Una bella caduta di tono, non l’ultima, di un Presidente che doveva essere il “Presidente Perfetto” e che ora sembra rivelarsi sempre più “solo” l’ennesima furba volpe politica!

Ma ad Obama qualcuno dovrebbe ricordare che i Presidenti passano, mentre i Blog (e le sue affermazioni) restano!!

Buon blog a tutti!

domenica 21 settembre 2008

Blogsfera Italiana: il “vecchio” che avanza

Sono tornato recentemente in Italia dopo circa 2 anni e mezzo di Cina. Cosa più lontana dalla quotidianità italiana non potevo fare.

Appena tornato, sono stato però assalito da una strana sensazione: tutto uguale!.

Tutte le stesse problematiche politiche (e politici), stessi o peggiorati problemi sociali, stesse facce in tutti i diversi posti e poltrone, tutti che si lamentano di questo o quello, tutto incredibilmente “frizzato”.

Ma quello che mi ha più lasciato di stucco è stata l’Immobilità della “rete”.

Dall’altra parte del globo le cose avanzano alla velocità della luce e ogni cosa oggi è nuova, un mese dopo è storia.

La rete è lo spazio che “anticipa” ciò che sta arrivando, lo profetizza, lo descrive, anche nella “censurata” Cina, dove i Blog riescono a raccontare spaccati di vita, di sfide, di conquiste incredibili, utilizzando la rete per sincronizzarsi nell’agire.
Quindi nei blog cinesi si parla di lavoro, di novità, di soluzioni, di ricerca, di cooperazioni … di soldi, di nuova ricchezza, di come aiutare questa o quella situazione ( vedi terremoti, tifoni) !

Il blog cinese è un sistema di persone interconnesse che come un’onda sincronizzata sui fatti, reagisce decidendo “azioni concrete”.

Qua invece leggo interminabili discussioni su cose che si dovrebbero fare, che nel resto del mondo sono GIA’ state fatte e rimango esterrefatto o si parla di gossip e classifiche di “bassa lega”: sembrano tanti “vecchi bacucchi” che se la raccontano al bar della bocciofila.

Passi la politica, passi la grande impresa, ma nei luoghi dove l’innovazione dovrebbe essere la regola, lo stantio che ho “ritrovato”, rafforza l’idea che l’intero sistema è ingessato, spiralizzato su se stesso.

Ci sono cari amici che stimo moltissimo, che però finiscono troppo spesso per citare propri vecchi riferimenti di cose dette a suo tempo, datate anni indietro, la prova che ormai da tempo abbiamo “abdicato”, perso il coraggio di fronte alla richiesta di un cambiamento vero, reale, come negli altri paesi.

Nel “meta mondo” dei blog Italiani le discussioni sono terribilmente provinciali, prive di reali concrete provocazioni o peggio proposte, solo una interminabile “passa parola” e scambio di opinioni provenienti da questo o quel giornale on line, video. (O cattiverie su questo o quello!)

La sindrome del “guardone” sembra essersi appropriata della Blogsfera italiana, più attenta a “marcarsi” a vicenda, piuttosto che collaborare per definire proposte, divenire spazi d’azione e reazione, in grado di fare cambiare le cose.

In altri paesi i blogger (e giornalisti) finiscono in galera perché non solo hanno cercato di dire cose fuori dal coro, ma perché queste cose possono incidere in qualche maniera, provocare cambiamenti reali e quindi sono percepite come “pericolose”.

Da queste parti invece si sente il timore di dire qualcosa fuori dal coro, visto che il “circolo” è ristretto, controllato, copia perfetta del mondo politico e sociale che si vorrebbe abbattere.

Per molti scrivere sembra più un esercizio per “contare” ( anche nel senso numerico) piuttosto che cercare di offrire vere riflessioni, spunti agli altri o raccontarsela nel ristretto gruppo di amici che si legge e commenta senza pausa.

Non solo, molti blog sono spesso più attività promozionali, commercializzazioni della propria professionalità, dove le “perle offerte” sono solo estratti dalle brochure o preview d’aggancio dei potenziali clienti.

Una bella differenza con i blog americani e cinesi, dove questi si sono ritagliati uno spazio, una economia, un nuovo ruolo determinante nella società, tanto che nelle elezioni presidenziali americane sono spazi di lotta politica all’ultimo sangue, dove le bugie sono sbugiardate, dove chi scrive non fa sconti a nessuno e la Tv segue a ruota!

Ma soprattutto i blog sono passa parola culturali, momenti di discussione per cercare di trasmettere sogni, pensieri proiettati al futuro, costruttivi.

Il politichese o le banalità dei diari italiani (faccio, vado, torno …), l’idea che rendere pubblici anche gli “sbadigli” siano stati confusi quale segno d’innovazione e modernità, quando invece nascondono il fatto che non si ha il coraggio di esprimere veramente le proprie idee, quelle vere, cercando invece di propinare un “identità costruita”, quale strumento di PR, mostrando agli altri solo ciò che vogliamo che gli altri devono vedere.

In Italia il vecchio avanza, puzza, tanto che in un paese come il nostro, non esiste una seria opposizione al governo in carica, un serio confronto sulle priorità del paese, un serio piano che descriva il futuro di tutti noi, quasi avessimo abdicato all’idea di un’identità nazionale.

Si aspetta che l’Europa, gli USA, il mondo decida per noi!

Non è quindi casuale la continua crescita di movimenti politici quali quello della Lega Nord, che esprimono in maniera diretta pensieri, azioni e fatti concreti.

La Cina e la Lega sono paradossalmente vicini: voglio i fatti e vivono di fatti. Non accettano discussioni attorno ai fatti!

Se solo la Blogosfera “Made in Italy” si svegliasse smentendo il detto “paese che vai blogosfera che trovi”!

giovedì 18 settembre 2008

No alla “Blogger Casta”

Il mondo è fatto di dentro e fuori, amici e parenti….
Appartenere, sentirsi parte di qualcosa è importante, gratificante, da l’energia e il senso a molte cose, azioni, pensieri.

La rete ha il pregio di connettere in “tempo zero” tutti coloro che sono online, dando il senso di uno spazio, idee, azioni condivise praticamente infinito.

Molte amicizie sulla rete diventano matrimoni e fanno figli. Quindi sono sempre una cosa seria.

Ma recentemente seguendo varie discussioni ed eventi connessi alla rete, mi accorgo che il vecchio essere utenti o meno sta diventando il nuovo muro di Berlino da abbattere (o alzare) per tenere a dovuta distanza qualcun altro.

Lo stesso accadde quando agli albori della rete, “gli altri”, guardavano “questi ragazzi” con sospetto, timorosi da una parte di fare la figura dei fessi, ma soprattutto temendo il cambiamento che intuivano si portavano dietro.

Dopo anni e anni di comune proselitismo, in molti per fortuna hanno fatto il “salto della quaglia” e si professano “fedeli innovatori ed utilizzatori”, ma ora il contrasto si è spostato da un piano tecnologico della prima fase (cosa è?) a quello dei contenuti (come lo uso e cosa metto dentro?) .

Metafora del mondo reale, la rete è complessa quanto la vita che conosciamo, solo che è alla centesima potenza, visto che è capace di connettere, quasi fosse contemporaneamente una macchina del tempo e di trasporto, ogni dove con ogni dove, una mente con un’altra mente a migliaia di chilometri di distanza, in tempo zero.

Dalla linea basica iniziale, adesso stanno emergendo una marea di declinazioni (d’usi).

C’è ancora tanto da fare, ma se oggi le telecomunicazioni (45 mld) rappresentano solo in Italia già 5, 6 volte il mercato della Televisione (8 Miliardi), questo risultato spiega più di tante parole, quanto la rete sia già qualcosa di profondo, visto che l’assioma Telefonia – Internet - Tv è destinato a sparire in un unico TIT di uso immediato, fruibile come accendere un odierno forno a micronde.

Ma se sul piano ambientale l’entusiasmo è palpabile, altro sta prendendo una piega poco edificante.

Dopo tutto il lavoro fatto e le basi stesse della rete, molti dei nuovi internauti stanno troppe volte classificando (cercando) i diversi usi, sottolineando il senso di appartenenza a questo a quello, come fu la diatriba tra Mac e Windows che ha popolato le nottate di tutti noi negli anni ’90 ( mai finita e spostatasi ora sugli IPOD e i fratelli minori).

Essere Blogger è un “no sense”, visto che assomiglia alla classificazione data ai siti aziendali divisi per settori merceologici ed industriali.

Quindi nessuno è blogger, tutti sono blogger, senza escludere o includere nessuno.

Altrimenti molte discussioni recenti che vedo popolare la rete, finiscono ad assomigliare a discussioni “condominiali” che hanno solo uno scopo, quello di continuare a tirare una linea tra chi è dentro da chi è fuori, creando una sorta di “branco”.

Tutto ciò è un “no sense” in quanto la rete per definizione è anarchica così come lo sono i suoi ospiti, quindi non accetta alcuna classificazione che la incanali.

Essere Blogger sembra, oltre ad una moda del momento, più utile a qualcuno per essere accettato che una reale posizione in uno spazio del tutto inesistente, se non nella mente di chi crede esista.

Giornalismo, media, blog, siti web, si muovono come il Blob (non Blog) e importante è solo il contenuto, le emozioni che il singolo, gruppi di singoli o l’impresa o i gruppi di imprese, le associazioni di imprese e persone intendono condividere.

I modi per farlo si sono moltiplicati, stratificandosi attraverso connessioni di sinapsi ora Web, ora telefonica (SMS), ora in periodici incontri tra persone reali.

Lo stare bene con gli altri è la ragione che motiva una cena, un incontro, una discussione.

Farlo diventare un senso di appartenenza a qualcosa di astratto, pensando così di innovare la società esistente è alquanto fuori luogo, in quanto qualcosa di innovativo oggi diventa d’uso comune domani.

Oggi siamo in una fase di cambiamento ed abilitante di nuove forme di comunicazione. Domani sempre più persone finiranno per usarle senza per questo classificarsi o distinguersi per l’uso o meno di quelle che sono semplicemente tecnologie di comunicazione.

L’emersione invece di un uso “improprio” o di appartenenza a quelle cominciano ad assomigliare a delle vere e proprie “caste di eletti”, mi pare personalmente del tutto fuori luogo, visto che proprio per allargare la base di utenti e “cittadini” di questa “Società dell’Informazione”, occorre che ciascun nuovo “abitante” debba sentirsi come a casa propria.

Un dubbio: non è che tutto ciò sia funzionale ad un’economia degli eventi che cerca di trarre ritorni commerciali da questa “artificiosa classificazione”?