sabato 13 novembre 2010
sabato 25 settembre 2010
venerdì 9 aprile 2010
Perchè la Cina NON rivaluterà lo Yuan
Ormai tutti i commentatori e gli economisti occidentali sono alla caccia del perché i Cinesi non rivalutano lo Yuan, come se lo facessero apposta per danneggiare le economie Occidentali, Usa in testa.
Le ragioni cinesi sono evidenti e "sotto gli occhi di tutti", ma difficilmente saranno comprese nelle asettiche sale delle borse, dei giornalisti finanziari e dei guru delle economie occidentali.
Il problema vero è che la prospettiva con la quale osservano il problema, valutano, giudicano è di stampo occidentale, favorevole ad un "bilanciamento" della situazione americana attraverso questa rivalutazione.
Ma invece di affannarsi ad accusare la Cina di presunte manipolazioni della propria valuta, per comprendere le ragioni di questa sorta di dissociazione cinese dalle problematiche mondiali di questi anni, basterebbe che questi commentatori venissero in Cina e andassero fuori dalle scintillanti Shanghai e Beijing.
Il paese NON è pronto, per quanto sia ormai la seconda economia al mondo, a competere con le economie reali dei paesi sviluppati e necessita ancora di tempo e di un ambiente favorevole dove "consolidare" la propria struttura e il proprio sviluppo.
Rivalutando lo Yuan sicuramente l'America ne trarrebbe giovamento, sopratutto sul piano commerciale, visto che ora la barriera del prezzo frena le esportazioni in Cina.
Ma la priorità del governo cinese non è di salvare il "Soldato Usa", bensì di garantirsi tassi di sviluppo interni stabili per i prossimi decenni, perchè continui il processo in corso che può continuare solo se le condizioni rimangono quelle attuali.
E se la competitività sui mercati esteri si acquisisce anche attraverso un mantenimento del controllo delle oscillazioni della propria valuta, gli investimenti in titoli di stato americani sono stati il loro modo di "restituire" questo vantaggio in maniera concreta, tangibile.
Ma esiste anche un secondo aspetto che guida le decisioni cinesi: stare lontani dalla speculazione.
Ai cinesi, fino ad ora sostanzialmente rimasti fuori dai giochi che hanno guidato parecchie crisi dei decenni passati, causate spesso da speculatori senza scrupoli, tutti intenti a guadagnare spesso nel crollo del valore più che nel suo apprezzamento di una valuta nazionale, temono di essere oggetto di azioni massicce che possono minare le basi stessa della propria economia.
Per cui il rimanere di fatto "sganciati" dalle regole di mercato che stanno dando parecchi grattacapi a quasi tutto il fronte occidentale, non è una scelta di chiusura, ma di tutela per garantirsi un futuro stabile.
Quindi difficilmente il Governo Cinese accetterà di portare a termine alcuna profonda modifica dello stato attuale di cose, che di fatto prima di tutto tutela i poveri del paese e che consente al paese di non trovarsi a dovere fare i conti di uno scenario ancora molto lontano dal suo realizzarsi.
Per comprendere la cosa, basti ricordarsi cosa è successo da noi con l'introduzione dell'Euro che se da un lato ha dato al paese una moneta forte ( forse troppo) e che ha reso molto convenienti gli acquisti fuori dall'area euro, per contro ha portato alla crescita di una povertà reale interna ed un raddoppio del costo della vita reale di cui ora sono in tanti a pentirsene.
I cinesi, che hanno studiato tutte le situazioni e gli accadimenti occidentali, sanno che il rafforzamento della propria valuta rischia di trascinare nel baratro quasi un miliardo di cinesi, non ancora in grado di competere con il resto del mondo sviluppato.
Per questo e solo per questa ragione, i cinesi NON toccheranno, se non solo di facciata, il valore dello Yuan nei prossimi decenni.
Ovviamente qualche apertura agli Usa sarà anche data, sicuramente in cambio di aperture su molti dei prodotti di fatto bannati sul mercato americano, ma non seguiranno il desiderio degli Usa di equilibrare le due economie e le due valute, considerando i Cinesi una economia già sviluppata e alla pari.
Una trappola ed una sirena che i cinesi non hanno intenzione di ascoltare. La loro visione guarda molto più lontano, tanto che oggi, nonostante gli impetuosi successi economici e finanziari, ancora si definiscono "un paese in via di sviluppo".
E se gli americani saranno costretti per colpa di questo loro agire a “tirare la cinghia”, beh da queste parti, pensano che non se la passeranno troppo male lo stesso.
Per questo lo Yuan non verrà toccato!!.
venerdì 19 febbraio 2010
Detto - fatto: ora i cinesi NON sono più i primi creditori degli USA
venerdì 3 aprile 2009
La "rivoluzione" cinese che fa paura a Obama
faccia a faccia Hu Jintao e Obama a Londra. L’inizio di un dialogo che può aiutare gli equilibri mondiali e premessa per il discorso che Hu farà al G20, dove proporrà la “ricetta” Cinese per cercare di cambiare il corso degli eventi mondiali. La Cina si augura nel successo del G20 in corso, attribuendo grande importanza al fatto che sia giunto il momento che le grandi potenze mondiali inizino ad ascoltare veramente e comprendano a fondo i punti di vista allargati di tutta la comunità mondiale, smettendo di decidere e deliberare su particolarismi, ormai del tutto inapplicabili, vista l’interconnessione in tempo reale dell’intero sistema economico sociale. Parafrasando il famoso principio fisico, “un battere d’ali di farfalla nei paesi sviluppati, può scatenare la tempesta dall’altra parte del mondo”! E ora l’altra parte del mondo è preoccupata, perché la tempesta è nei paesi sviluppati!! (Leggi)
giovedì 2 aprile 2009
Hu Jintao- Obama: l'incontro!!
mercoledì 1 aprile 2009
La Cina avrà il suo Nasdaq
- un capitale sociale superiore ai 30 Milioni di Yuan (oltre 3 Milioni di Euro)
- avere avuto utili per due anni consecutivi e redditività combinata di almeno 10 Milioni di Yuan (oltre 1 Milione di Euro),
- fatturato di almeno 50 Milioni di Yuan (oltre 5 milioni di Euro);
- utili di almeno 5 milioni di Yuan (oltre 500.000 Euro) nell’ultimo anno fiscale,
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Alberto Fattori
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19:43
Contesti: Borsa, Cina, Crisi Finanziaria, Economia, Finanza, GEM, Growth Enterprise Market, Made in China, Made in Italy, Mercati Finanziari, NASDAQ, PMI, SME, Usa
lunedì 2 marzo 2009
Obama Robin Hoodf o Sceriffo di Nottingham??
martedì 28 ottobre 2008
Il Ritorno del Dragone d’oro!
Premessa: "Il significato cinese di Cina è “paese di mezzo” appunto, Zhong Guo -中国."

Un interessante paradosso di questi tempi.
Comunque sia, dopo quanto sta accadendo in tutto il mondo e i rovinosi effetti causati soprattutto dal crollo del mercato immobiliare USA, i cinesi sono corsi subito ai ripari per arginare eventuali “contaminazioni”.
Mercato cresciuto nell’ultimo decennio in maniera esponenziale, negli ultimi periodi il mercato immobiliare cinese aveva iniziato a manifestare comunque pericolosi rallentamenti.
Da qui l’intervento di queste ore del governo cinese, con una serie di misure che entreranno in vigore dal 1° Novembre e che intendono favorire la stabilità del mercato della casa in Cina, che dopo il commercio estero, rappresenta il maggiore driver della crescita economica del paese.
In particolare le nuove misure introdotte interessano l’imposta di bollo sulla proprietà, passata dal 3-5 percento all’1% per le case più piccole di 90 metri quadri e il minimo da versare per l’acquisto della prima casa, che indipendentemente dalla dimensioni, scenderà al 20% dall’attuale 30%.
Quest’ultima misura autorizza quindi le banche a fornire prestiti garantiti fino all’80% sul valore dell’immobile da comprare.
Ma non solo, nel decreto governativo è stata rimossa anche l’imposta di bollo che era del 0,05% e la tassa sul valore aggiunto dei terreni, limando ulteriormente gli svantaggi fiscali per i proprietari di casa.
A queste misure si sono però aggiunti anche consistenti investimenti (1 trilione di Yuan) per sostenere la costruzioni di case a prezzi più accessibili, in grado quindi di favorire l’accesso alla prima casa anche alle fasce meno abbienti del paese.
La ragione di questo agire è evidente: 2 /3 della popolazione cinese si trova in questo periodo a dover effettuare il proprio “salto di qualità”, favorito dalla continua crescita economica del paese e la casa è il bene fondamentale a cui ogni famiglia cinese aspira.
La leva delle ricchezza dei cinesi sta proprio in questo bene primario e un mercato stabile in grado di favorire un concreto consolidamento per tutte le famiglie cinesi è, in questa fase, strategico per la Cina proiettata nel proprio futuro di potenza economica.
Le manovre di questi giorni sono comunque senza precedenti, di portata simile a quelle introdotte dall’ex primo ministro Zhou Rongji e che diede il via politica della privatizzazione delle case e la riduzione delle imposte per la edilizia abitativa.
Nel contempo, a Shanghai è stata elevata ad un quinto la quota di ipoteca massimale a carico del fondo per gli alloggi, fondo nel quale, impiegati e datori di lavoro, mensilmente versano denaro in cambio di tassi di interesse più bassi.
Questa mossa di Shanghai, intende contribuire l’accesso garantito a prestiti più grandi di quelli attuali.
Se nelle città la leva della casa è quella che ha creato le basi dell’attuale classe media cinese, ora tutto ciò si potrà ripetere anche nelle campagne, alla luce della nuova “riforma nelle campagne” che consentirà anche ai contadini di divenire proprietari dei propri appezzamenti e cedere l’uso dei terreni.
Questo aspetto produrrà un doppio beneficio: da una parte consentirà ai contadini di ottenere un profitto dalla compravendita di suddetti diritti, con il quale potersi trasferire nelle Città, dall’altra i terreni potranno venire acquistati da imprese per essere lavorate su larga scale, così da aumentarne l’attuale produttività.
Ma non solo, di contorno sono stati abbassati i tassi di interesse sui prestiti, in modo da favorire le imprese in un momento difficile come questo e nel contempo sono cresciute le detrazioni fiscali per gli esportatori su 3486 prodotti, per ridurre gli impatti della crisi commerciale nei paesi occidentali.
L’impressione finale che se ne trae è che, mentre i paesi occidentali stanno facendo i conti con il proprio “artificioso” sovradimensionato economico, la Cina abbia invece ampi margini di manovra non solo per continuare a crescere, ma per consolidare la propria attuale crescita, potendo fare da traino e salvagente alle “scoppiate” economie “ occidentali.
E’ la storia che ritorna, di quando 150 anni fa la Cina era la prima potenza economica al mondo.
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Alberto Fattori
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10:07
Contesti: Cina, Economia, Finanza, Riforma nelle campagne
giovedì 23 ottobre 2008
Berlusconi finalmente a Beijing!
Assenti gli Stati Uniti, paese da cui è iniziata l’attuale crisi finanziaria mondiale, 27 leaders europei. Cina, Giappone, India e altri 13 paesi asiatici, stanno discutendo su come cercare di farne fronte.
La parola d’ordine sembra essere una sola: Cooperazione.
Che si sia in una fase molto delicata degli stessi equilibri mondiali, appare evidente dal fatto che la crisi finanziaria, di una gravità senza precedenti, rischia anche di aggravare e complicare ulteriormente la soluzione dell’altra priorità mondiale che mette a repentaglio l’intera umanità: il Cambiamento climatico.
La sensazione che infatti si trae è che, di fronte al malato Usa che rischia di contagiare tutti, la priorità dei paesi asiatici, sia ora solo quella di evitare che la pandemia finanziaria possa diffondersi oltre in tutto il pianeta.
Ma non solo, nella costruzione del futuro mondiale, i paesi asiatici sembrano volere dire la propria e pretendono ora di essere co-protagonisti nella necessaria ridefinizione delle nuove regole per i mercati finanziari.
A prescindere quindi dalle frasi di circostanza che precedono i prossimi lavori dell’ASEM di Beijing, questa appare essere la vera ed unica questione centrale che sta realmente a cuore di tutti i paesi asiatici presenti a questo meeting di Beijing.
Il richiamo ad una “pragmatica collaborazione per assicurare il ritorno all’ordine sui mercati internazionali” fatto ai paesi EU da parte dal Vice Premier Cinese Xi Jiaping alla cerimonia di apertura dell’11° Asia – Europa Business Forum che anticipa l’ASEM, appare quanto mai significativo e un chiaro distinguo tra cause e causatori.
Nessuna delega in bianco sarà quindi data in futuro ai paesi occidentali che dai paesi asiatici sono considerati, direttamente o indirettamente, tutti “corresponsabili” di quanto sta succedendo a livello mondiale.

Un netto ribaltamento dell’atteggiamento Europeo di questi giorni, la sintesi del diverso approccio sulle cose tra Ovest ed Est, la fotografia degli attuali equilibri (squilibri) mondiali e dei potenziali contrasti futuri tra paesi sviluppati e in via di sviluppo.
In una battuta è come se gli asiatici, oltre a sentirsi ingiustamente addittati quali inquinatori del mondo, con le fabbriche frutto della selvaggia delocalizzazione dei paesi sviluppati che ha creato rilevanti vantaggi finanziari ad occidente, ora sentano di rischiare gli sforzi e i sacrifici fatti fino ad ora, dall’irresponsabile approccio sociale e finanziario, attuato dai paesi sviluppati negli ultimi decenni.
Detto ciò, appare quindi evidente come Berlusconi, lo stesso che ha posto in queste ore un “freno” all’atteggiamento Europeo di risolvere prima la questione ambientale e poi “incrociare le dita” su quella finanziaria, troverà a Beijing una buona sponda proprio nei paesi asiatici e la Cina in primis, per poter continuare in Europa, nella propria pragmatica azione in risposta alle emergenze mondiali di questi giorni.
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Alberto Fattori
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22:26
Contesti: ASEM, Berlusconi, Cina, Economia, Finanza, Hu Jintao, Wen Jiabao
mercoledì 1 ottobre 2008
Mercati,Fiducia Sfiduciata!
Ma la vera ed unica protagonista che ha consentito ai diversi mercati di crescere in questi decenni di capitalismo, è la fiducia.
E’ stata la leva per cui si è finito per barattare tutto con tutto e qualsiasi cosa: semplici pezzi di carta, le intenzioni future, le prospettive future, le speranze future.
La “brochure della fiducia” ha così condiviso a livello planetario, l’idea che il mondo potesse essere proiettato verso una irresistibile continua “crescita”: dei PIL dei paesi, dei consumi interni, del mercato immobiliare, dei mercati finanziari, della ricchezza delle persone che si sono così trovate i portafoglio pieni di “fiducia”.
Ma in questa catena di Sant’Antonio, basata tutta sulla “fiducia”, alla fine si è arrivati a dover fare i conti con una realtà ben diversa: il payback (il saldo) .
In quel preciso momento, il valore del barattato, monetizzato, prestato, rateizzato, si è come “volatilizzato”, non essendo mai realmente esistito, sparito come la nebbia all’arrivo della prima brezza.
Tutto ciò ha scoperchiato e mostrato come aziende, banche, finanziari, imprenditori, realmente finanziassero la propria crescita, vendendo solo vuota “fiducia”, travestita d’affari e finanza: la “Crazy Economy”.
La leva della fiducia, che per molti economisti ed operatori finanziari si è trasformata in vera e propria fede, ha portato quasi tutti a confondere la realtà con un sogno, allontanandosi così definitivamente dal vecchio modo di creare valore, attraverso il baratto di beni primari con altrettanti beni primari.
La finanza ha così finito per condizionare l’economia, trasformando il debito, figlio della fiducia, in uno strumento finanziario fondamentale che ha permesso di acquisire beni basati essi stessi sulla fiducia, in un circolo vizioso che ora si scopre senza fine.
Comunque sia, la trasformazione del ruolo strategico della fiducia nelle economia è databile al 1974, il momento dello scollegamento tra valore del dollaro con quello dell’oro ed argento.
Recentemente poi la rete e la “Moneta elettronica”, dalla fine del ’90 ha dato alla “fiducia” l’infrastruttura necessaria per globalizzarsi e trasformarsi in moneta vera.
Ma ora l’economia si è accorta che di sola ”fiducia” non si mangia e quindi ha chiesto in cambio il controvalore reale, necessario per sostenere questa fase congiunturale.
Il problema è che la fiducia non ha alcun “concambio reale”, per cui ora occorre iniettare alla fonte valuta vera, per cercare di pagare il “castello di fiducia” che ora si scopre con orrore, non ha più alcun valore, essendo ora sfiduciata.
Gli USA stanno cercando di iniettare 700 Miliardi a copertura dell’eccessiva fiducia venduta fino ad ora, così come le banche mondiali continuano ad iniettare miliardi ogni giorno sui mercati finanziari.
Ma il vero problema è che ora si scopre che nessuno sappia realmente quanta “fiducia” sia stata usata nello sviluppo di molte economie occidentali.
E questo è il vero dramma, la consapevolezza di scoprire che tutta questa “economia” sia solo un “disegno finanziario”, una illusione a cui tutti hanno creduto ciecamente, abbagliati come erano da tanta circolante fiducia.
Lo stesso Bush, l’uomo più potente della terra, ha capito solo ora quanta sfiducia lo circonda, dopo aver contribuito a vendere al mondo intero vagonate di “fiducia” per un futuro migliore per tutti.
That’s reality!
martedì 23 settembre 2008
Crac Lehman Brothers: 40.000 investitori a rischio

«...A preoccupare non è solo l'esposizione diretta di banche e assicurazioni italiane che hanno acquistato azioni e obbligazioni del colosso americano - spiega l'associazione dei consumatori -, ma è soprattutto il numero dei clienti che hanno nei portafogli bond, prodotti strutturati e polizze index linked legati alla banca americana. Quarantamila cittadini che rischiano di veder bruciati oltre 1 miliardo di euro investiti...».
Ben diverso scenario dalle precedenti valutazioni di molti banchieri sul "basso (quasi nullo) impatto di questo Crac anche in Italia"....
E l'onda lunga ancora non è finita .... "fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!"
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Alberto Fattori
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23:35
Contesti: Economia, Finanza, lehman Brothers, Usa