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venerdì 29 agosto 2008

Mamma “la Russia mi si sta stringendo!”

La Russia è proprio un paese strano.

Passati i deflagranti anni ‘90, ora vuole tornare al centro del palcoscenico mondiale, non per meriti culturali od economici ma grazie ad una rinvigorita “forza fisica”.

Ma la Russia di Putin, per quanto in questi giorni stia mostrando i muscoli al mondo, soffre di un malessere patologico profondo: pur essendo il paese più vasto al mondo, con territori che vanno dall’Europa fino al Nord America, passando per l’Asia, “biologicamente” sta lentamente morendo.

La sistematica riduzione della popolazione, per i sociologi un evidente segno del decadimento di un popolo e quindi del Popolo Russo, è qualcosa di naturale e terribile al tempo stesso.

Le fiammate di questi giorni, a prima vista sorprendono, perché apparentemente la Russia non necessiterebbe di nuovi territori su cui espandere una propria crescita interna.

Al contrario, potrebbe serenamente continuare a ridursi, qualificando il proprio tenore di vita, uscito disintegrato dall’esperienza della Guerra Fredda.

Ma forse, quando detto, visto dalla parte dei Russi è tutto un altro film.

Analizzando infatti i territori “contesi” e quelli contendibili a breve nell’area caucasica, anche minuscoli, si nota come questi non soffrano della stessa “sindrome” biologica riduttiva di cui soffre la Russia.

Tanto più ci si sposta nella parte asiatica dei confini Russi, tanto più questo differenza si accentua.

E’ come dire che al di là dei confini russi la vita trionfi, mentre al di qua, la vita si stia “lentamente spegnendo”.

La sensazione che si trae è quindi che la Russia probabilmente non tema tanto l’isolamento economico o politico, ma al contrario senta la necessità di espandersi per interrompere una spirale che la porterebbe all’estinzione biologica.

Questo fatto probabilmente spiega, più di tante parole, le ragioni profonde alla base di alcune delle “strane” mosse Russe, come ad esempio l’attribuzione “a pioggia” del passaporto Russo ai Georgiani dell’Ossezia del Sud.

Atti che forse hanno ben poco di nazionalistico in senso stretto ma servono per perpetuare la propria razza.

In un mondo in continua crescita demografica, i Russi sembrano accusare il colpo e cominciano a temere questa lenta estinzione.

Ciò può aver fatto scattare la molla di un agire, a questo punto del tutto spiegabile, quasi fosse uno spaventato animale in via di estinzione, braccato nella foresta dal “ticchettio della storia” che scorre troppo velocemente.

Molti commentatori, nell’analizzare quanto accaduto in Georgia, parlano infatti non di una manifestazione di forza ma i segni evidenti di qualche profonda paura che attanagli i Russi e i suoi vertici politici e militari.

Probabilmente le questione economiche, energetiche e di supremazia tout-court contano fino ad un certo punto, non bastano a spiegare il ritorno alla necessità di “conquista” che sembra ispirare la dirigenza russa di questi giorni.

Tolto il velo superficiale, sotto sotto sembra quindi che i Russi abbiano accettato l’azzardo del ritorno ad un approccio “antico”, che consentirebbe loro di crescere e così di perpetuarsi nella storia futura dell’umanità.

Qualcosa di profondo nella storia umana, fatta di cicli e ricicli e di popolo che si estinguevano e lasciavano il posto ad altri.

Cicli naturali, apparentemente irreversibili, al quale i Russi sembra però abbiano deciso di opporsi.

C’è quindi da star certi che lo faranno con tutte le forze di cui dispongono, visto che in gioco c’è la loro sopravvivenza biologica futura.
Ora bisogna comprendere come evitare che le “paure” russe, scatenino una pericolosa escalation di livello mondiale.

Occorre comprendere quali potranno essere i prossimi passi “dell’orso russo”, che sentendo la “morte attorno a sé “, sta ribellandosi e cercare di convincerlo che ormai tutto ciò, in un mondo moderno e globalizzato come quello attuale, appare un approccio superato e retrogrado.

Un inutile tentativo di opposi alla naturale evoluzione della biologia umana che finirà per attenuare e fondere tra loro, molte delle differenze attuali e dove gli occhi a mandorla, la pelle più scura e i capelli neri, saranno un comune patrimonio di tutti noi, unica razza umana, su questa unica terra.

mercoledì 13 agosto 2008

Putin Vincitore. Occidente alle corde

Quanto accaduto in questi giorni, visto in un laboratorio di Politica Internazionale, sembra essere un preciso monito per il futuro.

Andiamo con ordine. Dopo lo sfaldamento dell’URSS, ci fu il lento ma inesorabile ritiro dell’impero Russo all’interno dei confini dell’attuale Federazione.

Questa fase, con l’avvento di Putin, sembra essere terminata.

Ormai la Russia sta lavorando ed investendo, per ricominciare a marciare e riprendersi il ruolo perduto di superpotenza.

Due le leve a favore della Russia di Putin che le possono consentire di tornare al centro dello scenario Geopolitico mondiale: la prima sono gli armamenti e l’essere il primo produttore mondiale in un mercato dai grandi guadagni economici e relazionali.

La seconda sono le immense riserve di gas e petrolio che di fatto sono la principale fonte energetica dello “zoccolo duro” dei paesi costituenti la Nato e così fondamentali per chiunque in futuro (Cina compresa).

Ma decisivo è un altro elemento di cui occorre tenere conto.

La strapotenza militare Americana, consente di gestire solo due scenari di guerra in contemporanea e Afghanistan ed Iraq quindi saturano già le attuali potenzialità belliche Americane.

Questo aspetto è ben noto a tutte le altre potenze mondiali, che sanno come l’apertura di un terzo scenario di guerra per gli americani risulti impossibile, senza l’attivo supporto di un folto gruppo di alleati.

Ecco perché fondamentale è il ruolo d’Israele nel caso dell’Iran e quello della EU, nella recente crisi Georgiana.

Quindi le “pretese” di Putin, le sfide dell’Iran o chiunque altro, qua o là nel mondo, sanno di poter beneficiare del periodo di grande criticità dello “sceriffo del mondo”, impantanato come è attualmente, alla caccia del terrorismo mondiale.

Sun Zu, nel suo “Arte della Guerra”, quale regola aurea per vincere un conflitto, suggerisce che: “prima di muoversi, bisogna essere sicuro di aver già vinto”.

Da ciò appare evidente che Saakashvili non sia stato semplicemente uno sprovveduto, ma credendo di applicare alla lettera gli insegnamenti di Sun Zu, si è ritrovato, suo malgrado, a scoprire il Bluff dei suoi “nuovi alleati” occidentali.

Infatti, una volta attaccata la Ossezia del sud, ha dovuto fare i conti con la regole del “terzo scenario”, che ha autorizzato i Russi a muoversi con una determinazione mai vista, in virtù della impossibilità di una qualsiasi reazione da parte della Nato.

Il presidente Georgiano sta vedendo, con orrore, che i Russi sono entrati nel paese ma soprattutto ha compreso che ora spetta solo a loro decidere quanto affondare il proprio coltello, o meglio continuare a testare quanto sia vera la suddetta teoria del “terzo scenario”, tallone d’Achille Americano e del mondo occidentale.

A questo si è evidenziata l’ormai cronica debolezza dimostrata dagli occidentali, fatta di tante parole e qualche telefonata a Putin, sfociata nella farsesca proposta di escludere la Russia dal G8, ritenuta da qualche analista, un buon deterrente a fermare i Russi.

Questo è però quanto di più assurdo si possa immaginare, in un momento dove Russia, Cina, India e Brasile, sarebbero solo contenti di smantellare l’attuale G8, ritenuto, a ragione, obsoleto e specchio di un passato, totalmente scollato dallo stato attuale e futuro degli equilibri mondiali.

Bene, la lezione Caucasica dovrebbe essere presa sul serio, quale segno del futuro che avanza e dove le alleanze militari attuali poco possono per sostenere le necessità primarie dei paesi occidentali.

Cosa penseremo infatti di fare quando Putin, smessa la presunta amicizia con Berlusconi, staccasse il collegamento di Gas dal quale dipendono le nostre caldaie e fornelli?

Difficilmente potranno “arrivare i nostri”, come accaduto nel caso della Georgia, occorrerà quindi fare in modo che le ragioni alla base delle diverse rivendicazioni, vengano sminate, prima che sia troppo tardi.

Quindi evitando di fare gesti avventati, occorre che anche noi ci si ricordi dei suggerimenti millenari di Sun Zu e si valuti nella partita a scacchi in corso, le reali consistenze in gioco.

Allo stato attuale appare infatti evidente che troppi sono gli elementi a favore dei nostri potenziali “nemici”, troppi per non pensare che in futuro anche noi si possa fare la fine del povero Saakashvili Georgiano.