Mamma “la Russia mi si sta stringendo!”
La Russia è proprio un paese strano.
Passati i deflagranti anni ‘90, ora vuole tornare al centro del palcoscenico mondiale, non per meriti culturali od economici ma grazie ad una rinvigorita “forza fisica”.
Ma la Russia di Putin, per quanto in questi giorni stia mostrando i muscoli al mondo, soffre di un malessere patologico profondo: pur essendo il paese più vasto al mondo, con territori che vanno dall’Europa fino al Nord America, passando per l’Asia, “biologicamente” sta lentamente morendo.
La sistematica riduzione della popolazione, per i sociologi un evidente segno del decadimento di un popolo e quindi del Popolo Russo, è qualcosa di naturale e terribile al tempo stesso.
Le fiammate di questi giorni, a prima vista sorprendono, perché apparentemente la Russia non necessiterebbe di nuovi territori su cui espandere una propria crescita interna.
Al contrario, potrebbe serenamente continuare a ridursi, qualificando il proprio tenore di vita, uscito disintegrato dall’esperienza della Guerra Fredda.
Ma forse, quando detto, visto dalla parte dei Russi è tutto un altro film.
Analizzando infatti i territori “contesi” e quelli contendibili a breve nell’area caucasica, anche minuscoli, si nota come questi non soffrano della stessa “sindrome” biologica riduttiva di cui soffre la Russia.
Tanto più ci si sposta nella parte asiatica dei confini Russi, tanto più questo differenza si accentua.
E’ come dire che al di là dei confini russi la vita trionfi, mentre al di qua, la vita si stia “lentamente spegnendo”.
La sensazione che si trae è quindi che la Russia probabilmente non tema tanto l’isolamento economico o politico, ma al contrario senta la necessità di espandersi per interrompere una spirale che la porterebbe all’estinzione biologica.
Questo fatto probabilmente spiega, più di tante parole, le ragioni profonde alla base di alcune delle “strane” mosse Russe, come ad esempio l’attribuzione “a pioggia” del passaporto Russo ai Georgiani dell’Ossezia del Sud.
Atti che forse hanno ben poco di nazionalistico in senso stretto ma servono per perpetuare la propria razza.
In un mondo in continua crescita demografica, i Russi sembrano accusare il colpo e cominciano a temere questa lenta estinzione.
Ciò può aver fatto scattare la molla di un agire, a questo punto del tutto spiegabile, quasi fosse uno spaventato animale in via di estinzione, braccato nella foresta dal “ticchettio della storia” che scorre troppo velocemente.
Molti commentatori, nell’analizzare quanto accaduto in Georgia, parlano infatti non di una manifestazione di forza ma i segni evidenti di qualche profonda paura che attanagli i Russi e i suoi vertici politici e militari.
Probabilmente le questione economiche, energetiche e di supremazia tout-court contano fino ad un certo punto, non bastano a spiegare il ritorno alla necessità di “conquista” che sembra ispirare la dirigenza russa di questi giorni.
Tolto il velo superficiale, sotto sotto sembra quindi che i Russi abbiano accettato l’azzardo del ritorno ad un approccio “antico”, che consentirebbe loro di crescere e così di perpetuarsi nella storia futura dell’umanità.
Qualcosa di profondo nella storia umana, fatta di cicli e ricicli e di popolo che si estinguevano e lasciavano il posto ad altri.
Cicli naturali, apparentemente irreversibili, al quale i Russi sembra però abbiano deciso di opporsi.
C’è quindi da star certi che lo faranno con tutte le forze di cui dispongono, visto che in gioco c’è la loro sopravvivenza biologica futura.
Ora bisogna comprendere come evitare che le “paure” russe, scatenino una pericolosa escalation di livello mondiale.
Occorre comprendere quali potranno essere i prossimi passi “dell’orso russo”, che sentendo la “morte attorno a sé “, sta ribellandosi e cercare di convincerlo che ormai tutto ciò, in un mondo moderno e globalizzato come quello attuale, appare un approccio superato e retrogrado.
Un inutile tentativo di opposi alla naturale evoluzione della biologia umana che finirà per attenuare e fondere tra loro, molte delle differenze attuali e dove gli occhi a mandorla, la pelle più scura e i capelli neri, saranno un comune patrimonio di tutti noi, unica razza umana, su questa unica terra.
Passati i deflagranti anni ‘90, ora vuole tornare al centro del palcoscenico mondiale, non per meriti culturali od economici ma grazie ad una rinvigorita “forza fisica”.
Ma la Russia di Putin, per quanto in questi giorni stia mostrando i muscoli al mondo, soffre di un malessere patologico profondo: pur essendo il paese più vasto al mondo, con territori che vanno dall’Europa fino al Nord America, passando per l’Asia, “biologicamente” sta lentamente morendo.
La sistematica riduzione della popolazione, per i sociologi un evidente segno del decadimento di un popolo e quindi del Popolo Russo, è qualcosa di naturale e terribile al tempo stesso.
Le fiammate di questi giorni, a prima vista sorprendono, perché apparentemente la Russia non necessiterebbe di nuovi territori su cui espandere una propria crescita interna.
Al contrario, potrebbe serenamente continuare a ridursi, qualificando il proprio tenore di vita, uscito disintegrato dall’esperienza della Guerra Fredda.
Ma forse, quando detto, visto dalla parte dei Russi è tutto un altro film.
Analizzando infatti i territori “contesi” e quelli contendibili a breve nell’area caucasica, anche minuscoli, si nota come questi non soffrano della stessa “sindrome” biologica riduttiva di cui soffre la Russia.
Tanto più ci si sposta nella parte asiatica dei confini Russi, tanto più questo differenza si accentua.
E’ come dire che al di là dei confini russi la vita trionfi, mentre al di qua, la vita si stia “lentamente spegnendo”.
La sensazione che si trae è quindi che la Russia probabilmente non tema tanto l’isolamento economico o politico, ma al contrario senta la necessità di espandersi per interrompere una spirale che la porterebbe all’estinzione biologica.
Questo fatto probabilmente spiega, più di tante parole, le ragioni profonde alla base di alcune delle “strane” mosse Russe, come ad esempio l’attribuzione “a pioggia” del passaporto Russo ai Georgiani dell’Ossezia del Sud.
Atti che forse hanno ben poco di nazionalistico in senso stretto ma servono per perpetuare la propria razza.
In un mondo in continua crescita demografica, i Russi sembrano accusare il colpo e cominciano a temere questa lenta estinzione.
Ciò può aver fatto scattare la molla di un agire, a questo punto del tutto spiegabile, quasi fosse uno spaventato animale in via di estinzione, braccato nella foresta dal “ticchettio della storia” che scorre troppo velocemente.
Molti commentatori, nell’analizzare quanto accaduto in Georgia, parlano infatti non di una manifestazione di forza ma i segni evidenti di qualche profonda paura che attanagli i Russi e i suoi vertici politici e militari.
Probabilmente le questione economiche, energetiche e di supremazia tout-court contano fino ad un certo punto, non bastano a spiegare il ritorno alla necessità di “conquista” che sembra ispirare la dirigenza russa di questi giorni.
Tolto il velo superficiale, sotto sotto sembra quindi che i Russi abbiano accettato l’azzardo del ritorno ad un approccio “antico”, che consentirebbe loro di crescere e così di perpetuarsi nella storia futura dell’umanità.
Qualcosa di profondo nella storia umana, fatta di cicli e ricicli e di popolo che si estinguevano e lasciavano il posto ad altri.
Cicli naturali, apparentemente irreversibili, al quale i Russi sembra però abbiano deciso di opporsi.
C’è quindi da star certi che lo faranno con tutte le forze di cui dispongono, visto che in gioco c’è la loro sopravvivenza biologica futura.
Ora bisogna comprendere come evitare che le “paure” russe, scatenino una pericolosa escalation di livello mondiale.
Occorre comprendere quali potranno essere i prossimi passi “dell’orso russo”, che sentendo la “morte attorno a sé “, sta ribellandosi e cercare di convincerlo che ormai tutto ciò, in un mondo moderno e globalizzato come quello attuale, appare un approccio superato e retrogrado.
Un inutile tentativo di opposi alla naturale evoluzione della biologia umana che finirà per attenuare e fondere tra loro, molte delle differenze attuali e dove gli occhi a mandorla, la pelle più scura e i capelli neri, saranno un comune patrimonio di tutti noi, unica razza umana, su questa unica terra.