Libertà d'Ignoranza!
La libertà di stampa è un diritto sacrosanto, ma un giornalista, un inviato e un corrispondente prima di tutto, dovrebbe ricordarsi che il suo è un servizio al servizio dei propri lettori e non uno spazio personale, dove poter dare sfogo alle proprie supponenze ed ignoranze (colui che ignora!)
Detto questo, oggi aprendo il Corriere della sera e leggendo le corrispondenze di Aldo Cazzullo, sulla cerimonia di apertura, non posso che sottolineare che nulla di più spregevole poteva essere scritto, in nome della “sventolata” Libertà di Stampa occidentale.
Un articolo penosamente offensivo, di parte, scritto evidentemente ben prima qualsiasi evento, qualsiasi emozione e contenente non una cronaca dei fatti ma solo il livore di uno “scorretto” professionista della carta stampata.
Che qualcosa non torni, è dimostrato dal fatto che addirittura sul proprio blog, il corrispondente ufficiale del Corriere della Sera, Fabio Cavalera, persona che conosco e che apprezzo, perché da 3 anni sta cercando di capire e non spara sentenze gratuite, si è “dissociato” dai propri colleghi, che hanno avuto però il merito di essersi conquistati colonne intere del primo quotidiano nazionale.
Se le stesse cose Cazzullo le avesse scritte sul proprio blog personale, beh nulla da obbiettare. Ma che il primo giornale nazionale apra con un “non articolo”, pieno di inesattezze e preconcetti, rilanciandole con un altro di spalla ancora peggiore, a firma della Rodotà, non può che amareggiare.
Diciamo che sarebbe stato più onesto rappresentare quanto accaduto, mostrando almeno diversi punti di vista tra loro contrapposti e non invece questa mono direzionalità di tutte le corrispondenze.
Ma soprattutto, dispiace la supponenza e l’ignoranza senza contraddittorio che i giornalisti si sono arrogati di voler far passare come fatti accaduti.
Dispiace la strumentalizzazione di questo spazio di cronaca, dove si fecero onore personaggi di ben altra levatura, quali il mitico Luigi Barzini e la sua esperienza con la mitica Itala, ancora oggi inarrivabili pezzi di storia, fotografati in parole.
Dispiace per la cattiveria espressa in ogni termine ed aggettivo, evidentemente accuratamente pesati e selezionati, il lato peggiore di una professione che dovrebbe essere gli occhi della gente e non il pensiero e l’anima di chi scrive.
Ha poi dell’incredibile l’articolo di spalla della Rodotà che quale “turista per caso”, cerca di far passere per vero l’alquanto inverosimile idea, che in uno spazio come quello di uno degli stadi più grandi al mondo, l’odore prevalente potesse essere quello dell’aglio.
L’abile uso delle parole, nasconde invece il senso di colonialistico disprezzo di chi, forse non contento di essere stata inviata da quelle parti (poteva anche starsene a casa), cerca così di sfogare la propria “rabbia”.
Entrambi gli articoli contengono parole ed osservazioni del tutto fuori luogo, che sciorinano il “rosario” degli ormai datati pregiudizi createsi proprio perché nel passato, troppi “disonesti” giornalisti, confidando sulla lontananza dei luoghi raccontati, hanno finito per essere presi come buoni.
Peccato per loro che i tempi siano cambiati e anche grazie alle nuove tecnologie, stavolta queste vergognose corrispondenze possano essere segnalate tra quelle cestinabili.
Delle inguardabili provocazioni di chi, nell’esercizio del diritto di dire quello che pensa, dovrebbe però avere un più alto senso della propria missione e non offendere gratuitamente i propri lettori, utilizzando nel peggiore dei modi la libertà di cui godiamo, un bene prezioso da preservare dalle ipocrite strumentalizzazioni.
Detto questo, oggi aprendo il Corriere della sera e leggendo le corrispondenze di Aldo Cazzullo, sulla cerimonia di apertura, non posso che sottolineare che nulla di più spregevole poteva essere scritto, in nome della “sventolata” Libertà di Stampa occidentale.
Un articolo penosamente offensivo, di parte, scritto evidentemente ben prima qualsiasi evento, qualsiasi emozione e contenente non una cronaca dei fatti ma solo il livore di uno “scorretto” professionista della carta stampata.
Che qualcosa non torni, è dimostrato dal fatto che addirittura sul proprio blog, il corrispondente ufficiale del Corriere della Sera, Fabio Cavalera, persona che conosco e che apprezzo, perché da 3 anni sta cercando di capire e non spara sentenze gratuite, si è “dissociato” dai propri colleghi, che hanno avuto però il merito di essersi conquistati colonne intere del primo quotidiano nazionale.
Se le stesse cose Cazzullo le avesse scritte sul proprio blog personale, beh nulla da obbiettare. Ma che il primo giornale nazionale apra con un “non articolo”, pieno di inesattezze e preconcetti, rilanciandole con un altro di spalla ancora peggiore, a firma della Rodotà, non può che amareggiare.
Diciamo che sarebbe stato più onesto rappresentare quanto accaduto, mostrando almeno diversi punti di vista tra loro contrapposti e non invece questa mono direzionalità di tutte le corrispondenze.
Ma soprattutto, dispiace la supponenza e l’ignoranza senza contraddittorio che i giornalisti si sono arrogati di voler far passare come fatti accaduti.
Dispiace la strumentalizzazione di questo spazio di cronaca, dove si fecero onore personaggi di ben altra levatura, quali il mitico Luigi Barzini e la sua esperienza con la mitica Itala, ancora oggi inarrivabili pezzi di storia, fotografati in parole.
Dispiace per la cattiveria espressa in ogni termine ed aggettivo, evidentemente accuratamente pesati e selezionati, il lato peggiore di una professione che dovrebbe essere gli occhi della gente e non il pensiero e l’anima di chi scrive.
Ha poi dell’incredibile l’articolo di spalla della Rodotà che quale “turista per caso”, cerca di far passere per vero l’alquanto inverosimile idea, che in uno spazio come quello di uno degli stadi più grandi al mondo, l’odore prevalente potesse essere quello dell’aglio.
L’abile uso delle parole, nasconde invece il senso di colonialistico disprezzo di chi, forse non contento di essere stata inviata da quelle parti (poteva anche starsene a casa), cerca così di sfogare la propria “rabbia”.
Entrambi gli articoli contengono parole ed osservazioni del tutto fuori luogo, che sciorinano il “rosario” degli ormai datati pregiudizi createsi proprio perché nel passato, troppi “disonesti” giornalisti, confidando sulla lontananza dei luoghi raccontati, hanno finito per essere presi come buoni.
Peccato per loro che i tempi siano cambiati e anche grazie alle nuove tecnologie, stavolta queste vergognose corrispondenze possano essere segnalate tra quelle cestinabili.
Delle inguardabili provocazioni di chi, nell’esercizio del diritto di dire quello che pensa, dovrebbe però avere un più alto senso della propria missione e non offendere gratuitamente i propri lettori, utilizzando nel peggiore dei modi la libertà di cui godiamo, un bene prezioso da preservare dalle ipocrite strumentalizzazioni.