L’apertura: Emozioni a “tambur battente”.
Per chi ha vissuto quotidianamente in Cina le giornate preparatorie, la cerimonia di oggi ha rappresentato un punto d’arrivo atteso, auspicato da tempo.
Anche se vissuta da un altro continente, sotto il sole, situazione climatica ben diversa dall’afosa notte di Beijing, la cerimonia di oggi ha toccato nel profondo le “corde” della mia storia personale, un richiamo alle mie origini.
Impressionante ed emozionante lo scandire del conto alla rovescia dell’inizio, gli ultimi secondi di un countdown che in ogni strada cinese e programma televisivo, da più di 3 anni, regolava le nostre vite.
Impressionante, perché usando i tamburi, che nella nostra cultura tradizionale sono usati sia per allontanare, spaventare i nostri nemici, ma anche come segno di benvenuto per i nostri migliori ospiti, in quegli ultimi intensi secondi, tutto il mondo ha contato assieme a noi.
Peccato quindi, prima, durante e dopo, soprattutto alla Televisione Italiana, avere la netta sensazione che i commentatori sembrassero più nella trepidante attesa che qualcosa di clamoroso potesse “rovinare” la festa che oltre un miliardo di cinesi stavano aspettando e preparando da 7 anni.
Anzi, da più di cento anni! Si perché da padre in figlio, questo desiderio di ospitare le olimpiadi è stato sempre presente in tutti i cinesi.
Andando poi oltre al grande effetto scenico ed artistico che ha avuto per voi l’ultimo tedoforo, con la sua lunga corsa sul tetto dello stadio, per noi è stato il momento ha sintetizzato vite intere e dove lo sport e la vita reale si sono intrecciate, visto che Lin Ning oltre ad essere un super atleta che ha vinto 3 medaglie nel 1984, per noi è soprattutto il miliardario che, con il suo nome, ha aperto centinaia di negozi in tutta la Cina.
E’ il simbolo vivente, la dimostrazione che la Cina è già cambiata, ben diversa dalla Cina di mio nonno e di mio padre, il punto di partenza della Cina del futuro e la speranza per i miei figli.
La Cina non si è fatta e non si farà in un giorno, migliaia di anni di storia, ma soprattutto di invenzioni, lotte e dolori, sono dentro ciascuno di noi.
Nulla è comunque perfetto, tutto è migliorabile, vi si chiede solo di fare lo “sforzo” di provare, per un momento, a pensare a quanta strada sia già stata fatta e come solo 30 anni fa, un evento analogo fosse impossibile, irrealizzabile, un sogno appunto.
Comprendereste e prendereste più seriamente il motto “One World, One Dream”, che ho visto da queste parti fa sorridere molti di voi, ma che invece sintetizza bene le speranze e l’auspicio reale, concreto per il futuro di noi cinesi e di tutto il mondo.
Per comprenderlo a fondo dovrete però lasciare da parte qualunque allusione politica, lasciandovi trascinare dalle emozioni interiori che vanno oltre qualsiasi schematismo creabile a tavolino e che appartengono a ciascuno di noi, fin dalla notte dei tempi.
Qualcosa che ci unisce e così ben interpretato dal linguaggio universale dei tamburi di oggi che sono stati in grado di sincronizzare, almeno per un istante, tutti noi.
Buone Olimpiadi a tutti.
Anche se vissuta da un altro continente, sotto il sole, situazione climatica ben diversa dall’afosa notte di Beijing, la cerimonia di oggi ha toccato nel profondo le “corde” della mia storia personale, un richiamo alle mie origini.
Impressionante ed emozionante lo scandire del conto alla rovescia dell’inizio, gli ultimi secondi di un countdown che in ogni strada cinese e programma televisivo, da più di 3 anni, regolava le nostre vite.
Impressionante, perché usando i tamburi, che nella nostra cultura tradizionale sono usati sia per allontanare, spaventare i nostri nemici, ma anche come segno di benvenuto per i nostri migliori ospiti, in quegli ultimi intensi secondi, tutto il mondo ha contato assieme a noi.
Peccato quindi, prima, durante e dopo, soprattutto alla Televisione Italiana, avere la netta sensazione che i commentatori sembrassero più nella trepidante attesa che qualcosa di clamoroso potesse “rovinare” la festa che oltre un miliardo di cinesi stavano aspettando e preparando da 7 anni.
Anzi, da più di cento anni! Si perché da padre in figlio, questo desiderio di ospitare le olimpiadi è stato sempre presente in tutti i cinesi.
Andando poi oltre al grande effetto scenico ed artistico che ha avuto per voi l’ultimo tedoforo, con la sua lunga corsa sul tetto dello stadio, per noi è stato il momento ha sintetizzato vite intere e dove lo sport e la vita reale si sono intrecciate, visto che Lin Ning oltre ad essere un super atleta che ha vinto 3 medaglie nel 1984, per noi è soprattutto il miliardario che, con il suo nome, ha aperto centinaia di negozi in tutta la Cina.
E’ il simbolo vivente, la dimostrazione che la Cina è già cambiata, ben diversa dalla Cina di mio nonno e di mio padre, il punto di partenza della Cina del futuro e la speranza per i miei figli.
La Cina non si è fatta e non si farà in un giorno, migliaia di anni di storia, ma soprattutto di invenzioni, lotte e dolori, sono dentro ciascuno di noi.
Nulla è comunque perfetto, tutto è migliorabile, vi si chiede solo di fare lo “sforzo” di provare, per un momento, a pensare a quanta strada sia già stata fatta e come solo 30 anni fa, un evento analogo fosse impossibile, irrealizzabile, un sogno appunto.
Comprendereste e prendereste più seriamente il motto “One World, One Dream”, che ho visto da queste parti fa sorridere molti di voi, ma che invece sintetizza bene le speranze e l’auspicio reale, concreto per il futuro di noi cinesi e di tutto il mondo.
Per comprenderlo a fondo dovrete però lasciare da parte qualunque allusione politica, lasciandovi trascinare dalle emozioni interiori che vanno oltre qualsiasi schematismo creabile a tavolino e che appartengono a ciascuno di noi, fin dalla notte dei tempi.
Qualcosa che ci unisce e così ben interpretato dal linguaggio universale dei tamburi di oggi che sono stati in grado di sincronizzare, almeno per un istante, tutti noi.
Buone Olimpiadi a tutti.