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domenica 11 settembre 2011

Hu Jintao Presidente Cinese versione Cantante! (Canzone d'Amore Russa)

Anche Hu Jintao Presidente della Repubblica Popolare Cinese, alle prese con una famosa canzone d'amore russa! Berlusconi è avvisato!!

HuJintao Cantante

Link: Hu Jintao versione cantante!

venerdì 30 aprile 2010

EXPO: Una partenza con il “Botto”

E' appena terminata la cerimonia di apertura dell'Expo di Shanghai.

Un evento diviso in due parti. La prima formale che si è svolta all'interno del nuovo gigantesco Performance Hall nell'area dell'EXPO, alla presenza del Presidente Hu Jintao, delle massime autorità del governo cinese e che ha avuto come guest star della serata anche il presidente Francese Sarkozy accompagnato dalla moglie Carla Bruni.

Un simpatico siparietto, quasi uno strappo al cerimoniale, lo si è però avuto quando il Presidente della BIE Jean-Pierre Lafon ha preferito usare nel proprio messaggio ufficiale il Cinese, un gesto ed uno sforzo che è stato molto apprezzato dai cinesi presenti.

Nel suo cinese, forse non impeccabile ma ben "recitato" e sentito, Lafon è stato seguito con trasporto dai cinesi presenti, tanto che quando ha voluto passare al Francese, è partita una spontanea risata, forse poco formale ed anomala per le cerimonie Cinesi, ma molto umanizzante e che ha contribuito non poco a "scaldare" l'ambiente.

Diversi gli show musicali e danzanti che sono poi seguti, così come importante è stata anche la presenza Italiana di Andrea Bocelli, invitato dal Governo Cinese che si è esibito nel famoso "Nessun Dorma" che termina con il "vincerò", ormai talmente famoso  in Cina", da essere dopo il ciao, la pasta e la pizza, una delle parole più conosciute da tutti i cinesi.

Allo spettacolo indoor è poi seguito l'evento outdoor, dove si è assistito al più grande spettacolo pirotecnico, di luci e di fontane d'acqua al mondo.

Infatti su oltre 3 chilometri del fiume Huangpu, si è assistito a qualcosa che mai si era visto, soprattutto perchè per la prima volta, combinava tra loro 3 tipologie di spettacolo normalmente eseguiti in maniera distinta.

Con il supporto del più grande LED Video al mondo (Alto 25 metri e lungo 280 Metri), quale sfondo per tutta l'esibizione, si sono così susseguite, inseguite, sovrapposte tra loro le danze delle fontane d'acqua, i fasci di luce e i fuochi pirotecnici.

Come già accaduto a Sidney per le Olimpiadi, il Lapu Bridge e il Nanpu Bridge sono così' diventati stage attivi dello spettacolo e dai quali si sono viste incredibili fontane di fuochi d'artificio cadere verso l'acqua.

Fuochi pirotecnici impressionanti, che sviluppati per i 20 minuti, sono stati qualcosa di mai visto, unico e pensiamo irripetibili.

Un rombo incredibile dei 20.000 cannoni, tanto che nei giorni scorsi, durante le prove, abbiamo avuto modo di sentirli in maniera distinta anche a chilometri di distanza.

Una curiosità sui fuochi: all'interno di ogni fuoco lanciato vi era un chip per sincronizzarne l'esplosione e poter creare figure ed immagini come desiderato.

Per chiudere l'evento si è poi assistito ad un vero e proprio colpo di teatro: la Pearl Tower, il simbolo della città, ha letteralmente "preso fuoco", decretanto così la fine dei festeggiamenti e l'inizio dei 6 mesi più importanti per la città di Shanghai.

Una cerimonia che rimarrà nella memoria dei Cinesi e degli stranieri presenti, ma soprattutto l'inizio di questo incredibile evento che ancora prima di iniziare è già un successo, visto che ha cambiato la faccia di una città grande come Shanghai, che negli ultimi 8 anni di fatto si è rifatta il vestito e modernizzata come nessun'altra, in quello che sicuramente rimarrà una delle esperienze urbanistiche più importanti della storia umana.

E siamo solo all'inizio. L'EXPO ora è ufficialmente aperto.

martedì 13 aprile 2010

Hu presenta il conto ad Obama

Ieri a Washington, a margine del Nuclear Security Summit, si è tenuto l'atteso incontro tra il presidente cinese Hu Jintao e quello Statunitense Barack Obama.

Come previsto, il Presidente Hu ha presentato il "conto" a Barak Obama, sotto forma di una proposta in cinque punti per il miglioramento dei rapporti bilaterali Cina-USA, quale premessa per tutte le questioni aperte, quali la questione nucleare iraniana, il tasso di cambio del Renminbi (RMB) e le altre di comune interesse.

Ma vediamo nel dettaglio questi cinque punti sottoposti da Hu ad Obama.

In primo luogo, Hu ha sottolineato come le due parti "dovranno attenersi costantemente ad una rispetto dei rispettivi rapporti bilaterali e prendere iniziative concrete per affrontare congiuntamente le diverse sfide comuni".

In secondo luogo, ha sottolineato Hu, "la Cina e gli Stati Uniti devono rispettare i rispettivi interessi fondamentali. Questa è la chiave per uno sviluppo sano e stabile dei futuri rapporti bilaterali".

In terzo luogo, "le due parti dovranno incrementare gli scambi diplomatici ai vari livelli", ha detto Hu che si reso disponibile al fine di mantenere uno stretto contatto con Obama, così da evitare in futuro, ulteriori “scivolate” come quelle di questi ultimi mesi.

In quarto luogo, "i due paesi dovranno approfondire una sempre maggiore e pratica cooperazione. La Cina desidera rafforzare gli scambi e la cooperazione con gli Stati Uniti in economia e commercio, lotta al terrorismo, energia, ambiente, così come in materia di applicazione del diritto".

Ultimo punto, "la Cina e gli Stati Uniti devono rafforzare la comunicazione e il coordinamento sulle grandi questioni internazionali e regionali".

Dopo questa "premessa" chiarificatrice, Hu è entrato anche nel merito di alcune delle questioni di questi giorni.

Per quanto riguarda la questione del cambio RMB - USD, Hu ha detto che "la Cina intende seguire un chiaro percorso di riforma del meccanismo che ne determina il tasso di cambio, sulla base delle proprie esigenze di sviluppo economico e sociale".

Il Presidente cinese ha anche aggiunto come “le misure dettagliate di questa riforma dovranno considerare sia il contesto della situazione economica mondiale, il suo sviluppo ed i cambiamenti in corso, così come le condizioni economiche della Cina”.

Connesso a questo, Hu ha anche detto che "la Cina e gli Stati Uniti dovranno risolvere le reciproche divisioni economiche e commerciali attraverso sempre maggiori consultazioni, su un piano di parità a tutela del comune interesse di una sempre e migliore cooperazione economica e commerciale Cina-USA."

Lo sviluppo sano e stabile dei legami economici e commerciali Cina-USA è un bene per la Cina, per gli Stati Uniti e per lo sviluppo economico mondiale".

Entrando poi nel merito sulla questione nucleare iraniana, Hu ha dichiarato che "la Cina spera che le varie parti continueranno ad intensificare gli sforzi diplomatici per risolvere la situazione attraverso il dialogo e i negoziati".

"Cina e Stati Uniti hanno lo stesso obiettivo globale sulla questione nucleare iraniana", ha dichiarato Hu che ha continuato dicendo come “la Cina è quindi pronta nell'ambito delle Nazioni Unite a mantenere la consultazione e il coordinamento con gli Stati Uniti e le altre parti all'interno del 5-più-1 ed attraverso qualunque altro canale negoziale disponibile".

Va ricordato che quando si parla di 5-più-1, questo prevede il coinvolgimento del Consiglio Permanente di Sicurezza delle Nazioni Unite, composto da Gran Bretagna, Cina, Francia, Russia e Stati Uniti - più la Germania.

Hu ha poi dichiarato la posizione di principio della Cina sulla questione del nucleare iraniano: "la Cina è da sempre impegnata a sostenere il regime internazionale di non proliferazione nucleare, così come la pace e la stabilità in Medio Oriente".

Da parte sua, il presidente Obama nell'incontro con Hu ha dichiarato come "il suo paese rispetti la sovranità della Cina, in particolare per quanto riguarda il tasso di cambio del RMB" e si è auspicato che "Cina e Usa potranno trovare una soluzione attraverso il dialogo e la cooperazione".

A questo ha aggiunto come Washington sia pronta a lavorare con la Cina per costruire legami ancora più forti, grazie a dialoghi bilaterali e multilaterali e l’attiva cooperazione nei diversi consessi quale lo Strategic and Economic Forum e nel Gruppo dei 20 (G20).

Obama ha anche ribadito in forma ufficiale, la posizione di Washington rispetto all'esistenza di una sola Cina, sottolineando come il suo paese rispetterà la sovranità della Cina e la sua integrità territoriale, così come i suoi interessi principali, sottolineando come sarà sua intenzione affrontare le future questioni con la dovuta attenzione.

Come si vede, tra Hu ed Obama vi è stato prima di tutto "un chiarimento" a 360°, nel quale il presidente Cinese ha voluto, prima di prendere qualsiasi posizione rispetto la questione Iraniana, vedere affermato in forma ufficiale dal presidente di Obama, una sorta di decalogo guida che dovrà fare da sistema di riferimento delle relazioni prossime e future tra Cina ed Usa, senza più le ambiguità degli ultimi tempi sul lato americano che ne avevano minato la necessaria reciproca serenità.

La “prova del nove” da parte Cinese, per valutare la serietà delle intenzioni dell'amministrazione Obama e cercare di evitare in futuro ulteriori pericolosi attriti.

mercoledì 8 luglio 2009

G8: Hu Jintao preferisce rientrare in Cina!!

L’avrebbe fatto qualsiasi leader Occidentale in una situazione simile. Lo ha fatto oggi anche Hu Jintao.

Stamattina, il Presidente Cinese Hu Jintao, ha deciso di tornare in Cina, per monitorare in patria gli sviluppi della situazione nella Regione Autonoma dello Xinjiang Uygur.

La Cina sarà comunque presente agli incontri fissati per il G8 e il Presidente Hu Jintao sarà sostituito dal membro del Consiglio di Stato, Dai Bingguo.

E’ stato anche comunicato che verrà rischedulata in seguito, la prevista visita di Stato del Presidente Hu Jintao in Portogallo, programmata dopo il G8 a l’Aquila.

Per quanto riguarda il ritorno in patria del Presidente Cinese, dimostra l’attenzione che i vertici nazionali stanno ponendo sulla questione, anche perchè non appaiono del tutto convinti sul fatto che quanto accaduto, sia nato solo quale scontro etnico in seguito all’omicidio di due Uiguri nel Guandong.

Secondo i cinesi, quanto accaduto nel Guandong è infatti servito come pretesto per una mossa secessionista, preparata da tempo.

Comunque sia, il Governo locale, nei giorni scorsi non aveva mai dichiarato la etnia dei morti dei fatti di domenica scorsa.

Ma inaspettatamente, in queste ore, sarebbe in atto una sorta di contro-ribellione, questa volta della maggioranza di etnia Han, una sorta di risposta “implicita” sulla etnia a cui appartenevano i morti di domenica e che ora, sono scesi in piazza alla caccia degli Uiguri, per vendicare quanto accaduto nei giorni scorsi.

La polizia sta cercando in tutti i modi, di evitare qualsiasi tipo di contatto tra i diversi gruppi etnici e lo svolgersi di qualsiasi sommaria vendetta.

Per cercare di contenere tutto ciò, nella regione sono state quindi decretate dal Governo locale, 11 ore di coprifuoco, per consentire un ritorno alla normalità.

Ma il Governo Cinese, attraverso il portavoce degli Affari Esteri, ha sottolineato in conferenza stampa, come esistono seri elementi secondo cui, quanto accaduto nello Xinjiang, possa avere una “mente ispiratrice ed istigatrice esterna”, indicata in Rebiya Kadeer, una donna d’affari cinese di etnia Uigura, leader del World Uyghur Congress, movimento con aspirazioni separatistiche.

Rebiya Kadeer, arrestata nel 1999, era stata rilasciata nel 2005, per poter avere trattamenti medici in Usa, con la promessa di non agire contro gli interessi nazionali cinesi.

Ma in queste ore, secondo i cinesi, Rebiya Kadeer sta svolgendo un’azione di coordinamento delle attività nella regione dello Xinjiang, utilizzando Internet quale strumento per tenere i contatti sul campo.

Quale prova di questo suo coinvolgimento, il Governo locale possiede delle intercettazioni telefoniche nelle quali la Rebiya, telefonando al fratello a Urumqi, nei giorni precedenti ai fatti di domenica, quale commento a quanto accaduto nello Guangdong, affermerebbe “Qualcosa accadrà in Urumqi. Noi siamo a conoscenza che stanno accadendo molte cose!”.

Per questa ragione, nello Xinjiang, Internet è stato momentaneamente sospeso.

Una decisione che è stata comunicata attraverso una conferenza stampa, nella quale dalle autorità locali hanno spiegato le ragioni di tale azione, chiedendo la comprensione dei cittadini ed augurandosi che possa essere una misura assolutamente temporanea, comunque connessa con l’evolversi della situazione.

Connesso a questa decisione, non sorprende che in molte parti della Cina, da ieri non funzionino anche Twitter e Facebook.

La sensazione è che ai cinesi interessi evitare il perdurare degli scontri etnici, evitando soprattutto l’inizio di un’escalation, di quella che appare ormai una sorta di “occhio per occhio”, ma che viste le implicazioni religiose, connesse al fatto che gli Uiguri sono Mussulmani, possa “esporre” la Cina anche sul fronte del Terrorismo Internazionale di matrice islamica, che fino ad ora era stato abilmente tenuto lontano dai confini del paese, ma sempre temuto.

Tutto ciò sembra quindi aver consigliato il ritorno in patria di Hu Jintao, anche perché si può presumere che quanto prima, possa fare un invito pubblico televisivo, per contribuire a riportare la calma e una civile convivenza nello Xinjiang, ora fortemente compromessa dai fatti di questi giorni e che spiega anche la “durezza” con la quale i cinesi si stanno comportando nei confronti di qualsiasi “suggeritore” all’estero.

Non va infatti dimenticato che l’area dove sono scoppiati gli scontri, è una delle più povere del paese o quantomeno, non è stata del tutto toccata dal crescente benessere di cui invece vivono le aree dell’Est cinese.

Quindi l’esplosione della rabbia della maggioranza di etnia Han di queste ore, una novità, anche rispetto ai fatti accaduti in Tibet, dove la comunità Han non agì, sono una cartina di tornasole di una potenziale situazione esplosiva che va rapidamente riportata alla normalità.

Nel resto della Cina, i fatti dello Xinjiang stanno suscitando “profonda commozione”, visto che non sembra esserci alcun filtro alle notizie, immagini e video diffusi sui diversi media, ma nel contempo, nella stragrande maggioranza dei cinesi, è forte e prevalente la richiesta al Governo di riportare rapidamente l’ordine nella regione.

Una ragione di più per evitare di fornire “alibi”, soprattutto all’estero, per strumentalizzare quanto sta accadendo nello Xinjiang, sentimenti che poi finiscono per ispirare eventi altrettanto pericolosi, come quanto quello accaduto in Olanda, dove è stata presa di mira l’Ambasciata Cinese e che rischiano solo di complicare la ricomposizione della situazione nello Xinjiang o peggio di fomentare atteggiamenti xenofobi nei confronti dei cinesi.

martedì 7 luglio 2009

La Cina pensa G13!!

Hu Jintao è arrivato in Italia alla guida di una delegazione politico – commerciale in vista del prossimo G8 a L’Aquila.

Ma cosa è venuto a fare realmente il Presidente Cinese al G8?

Beh, sicuramente qualcosa di molto diverso da quello si aspettano molti Leaders occidentali.

I Cinesi si attendono infatti di essere stati invitati a quello che loro chiamano G8 + 5, un dialogo alla pari tra nazioni sviluppate e la prima linea di quelle che, ancora per poco, si potranno considerare paesi in via di sviluppo, per affrontare i punti cardini ancora scoperti: Finanza, Ambiente, Energia, Cibo.

Sorprendentemente, diversamente da quanto dichiarato nelle scorse settimane, a l’Aquila i Cinesi non chiederanno di abbandonare il dollaro come moneta di riserva, proposta concordata di recente con la Russia e che aveva trovato l’appoggio anche dell’India, ma si concentreranno su un punto focale strategico: abbattere tutte le barriere protezionistiche negli scambi commerciali e nella tutela ambientale.

Il pragmatismo cinese infatti, concedendo agli Americani il “beneficio del dubbio” su una questione spinosa e complessa come quella della nuova valuta di riserva, intende ottenere in cambio un risultato decisamente più concreto sul breve periodo e che di riflesso impatterebbe anche su tutti i paesi in via di sviluppo: la fine dei protezionismi occidentali!

Questo sarà il punto strategico della presenza Cinese a l’Aquila, un “must” con il quale offrire anche agli altri paesi con costi della manodopera inferiori a quelli dei paesi sviluppati, un’occasione di crescita attraverso una seria applicazione dei trattati del WTO, che di fatto non prevedono barriere agli scambi commerciali tra nazioni.

Stesso discorso per quanto riguarda gli interventi in materia ambientale, dove alla richiesta di un “gioco di squadra” tra tutte le nazioni e non solo alcune, seguirà un secco “no” cinese alla carbon tax, una tassa sulla CO2 prodotta, che evidentemente penalizza maggiormente i paesi in via di sviluppo, ancora nella loro prima fase industriale, piuttosto che quelli già sviluppati.

Ecco quindi il senso del +5 di questo Summit: stabilire fin dal principio che i paesi del G8 non possono più pensare di essere i decisori unici del futuro del mondo, gestendo le regole a proprio piacimento per tutelare le proprie certezze e scarso rispetto di quelle altrui.

Soprattutto il +5 intende fare valere il proprio “peso” sulle due questioni più delicate: energia e sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, in particolare per i paesi Africani.

Il “diritto al proprio sviluppo” è la chiave della posizione che a L’Aquila la Cina si augura non venga disattesa, un approccio a suo modo “rivoluzionario”, perché rappresenterebbe un cambiamento fondamentale delle prospettive che fino ad ora hanno guidato l’ultimo secolo industriale e post-industriale.

La Cina intende essere il portavoce di un cambiamento che vada oltre le apparenze e gli ipocriti convenevoli dei paesi occidentali che se da un lato dicono di sostenere lo sviluppo dei paesi più poveri, dall’altro poi definiscono regole o le modificano, affinché ciò risulti sostanzialmente impraticabile, per così mantenere il proprio predominio economico.

La mutua cooperazione tra paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, sintetizzata da questo G8 + 5, appare quindi essere l’unico modo per definire le nuove regole che devono guidare una crescita più equilibrata del mondo, ma che soprattutto mettano al centro “la crescita dei paesi più poveri” e rivedano il sostanziale “egoismo” dei paesi sviluppati, senza ulteriori protezionismi ideologici o commerciali, affinché a tutti, ma proprio tutti, sia data l’opportunità di un futuro migliore.

Quindi anche per il valore scaramantico che in Cina è attribuito al numero 8 (portafortuna), i cinesi, pur continuando a chiamarlo G8 + 5, pensano G13.

Gli altri leaders presenti sono “avvisati”.

venerdì 3 aprile 2009

La "rivoluzione" cinese che fa paura a Obama

faccia a faccia Hu Jintao e Obama a Londra. L’inizio di un dialogo che può aiutare gli equilibri mondiali e premessa per il discorso che Hu farà al G20, dove proporrà la “ricetta” Cinese per cercare di cambiare il corso degli eventi mondiali.

La Cina si augura nel successo del G20 in corso, attribuendo grande importanza al fatto che sia giunto il momento che le grandi potenze mondiali inizino ad ascoltare veramente e comprendano a fondo i punti di vista allargati di tutta la comunità mondiale, smettendo di decidere e deliberare su particolarismi, ormai del tutto inapplicabili, vista l’interconnessione in tempo reale dell’intero sistema economico sociale.

Parafrasando il famoso principio fisico, “un battere d’ali di farfalla nei paesi sviluppati, può scatenare la tempesta dall’altra parte del mondo”!

E ora l’altra parte del mondo è preoccupata, perché la tempesta è nei paesi sviluppati!! (Leggi)

giovedì 2 aprile 2009

G20:Momento di ricreazione!!

Hu Jintao- Obama: l'incontro!!

A Londra, a margine del G20, si è finalmente svolto l'atteso incontro tra il presidente Cinese Hu Jintao e quello Americano Obama.

Questa è stata l'occasione per ribadire l'intenzione di entrambe le amministrazioni, di continuare a cooperare in maniera sempre più stretta, sulle principali questioni mondiali.

Obama ha anche già accettato l'invito di Hu Jintao a visitare la Cina, entro la fine di quest'anno, segnale ed impegno affinchè le relazioni tra i due paesi continuino a migliorare ecome affermato da Hu, "contribuiscano alla pace, la stabilità e alla prosperità dell'area Asiatico- Pacifico e del mondo".

I due leader si sono poi trovati d'accordo per sempre più frequenti consultazioni reciproche, anche attraverso la creazione di un "Forum China - US Strategico ed Economico" che favorisca il coordinamento tra le due nazioni, non limitandosi però solo ad un dialogo di carattere commerciale ed economico, allargandolo anche a questioni sociali, militari e tecnologiche.

Ora c'è da attendere, come del resto annunciato dal Vice Ministro degli Affari Esteri Cinese, il discorso che Hu Jintao farà durante il proseguo dei lavori del G20, discorso nel quale verranno esposte le "ricette" cinesi per risolvere la crisi in corso, crisi come sottolineato dallo stesso Obama, "è risolvibile solo attraverso un comune lavoro di tutte le nazioni, senza protezionismi e altri errori che poi portarono alla Grande Depressione".

Una apertura mentale importante, buon viatico per poter "comprendere" ed ascoltare le proposte cinesi che Hu si accinge a fare che intendono proprio "rivoluzionare" il modo fin qui seguito nella gestione degli equilibri mondiali, fino ad ora strettamente connesso con le fortune e i destini di una sola nazione: gli USA.

La posizione di Hu, appare essere molto in linea con quella fin qui tenuta da Francia e Germania, che confermano sia giunto il momento per riscrivere le regole complessive della finanza mondiale e nel contempo evitare che gli USA esportino inflazione al solo scopo di ridurre il proprio debito, scaricando sulle altre nazioni l'onere di dover sostenere le sorti della prima potenza economica mondiale, causa stessa della crisi in corso.

lunedì 23 marzo 2009

Obama vuole fare il cinese!!


Sembra proprio che un cinese o meglio un sino-americano, siederà sulla poltrona del Ministero del Commercio dell’Amministrazione Obama.

Obama, dopo il proprio record, quale primo Presidente di pelle nera e d’origine africana, sembra ora voglia bissare con il primo Sino – Americano in un governo USA.

Ma il prescelto, Gary Locke, deve ancora passare le “force caudine” delle audizioni del Senato, prima di potersi insediare in questo prestigioso incarico.

Se lo farà, da parte di Obama sarebbe un segnale forte a Beijing, sulle reali intenzioni della nuova Amministrazione americana ma soprattutto una sorta di “telefono rosso” sui temi economico – commerciali tra USA e CINA.

Infatti Gary Locke è molto ben visto dai Cinesi, tanto che gli è stato dato l’onore di essere uno dei tedofori alle recenti Olimpiadi di Beijing, lui che comunque è già stato il primo Sino – Americano Governatore di uno stato, quello di Washington, dal 1995 al 2005.

A sorpresa, decise però di non ricandidarsi per un terzo mandato da Governatore, decidendo invece di occuparsi di questioni legali in un importante studio di Seattle, nel gruppo di lavoro sulla Cina e le relazioni governative.

Scorrendo il curriculum di Gary Locke, si scopre essere comunque avvezzo ai record, visto che fin dal 1993 è stato il primo sino – americano ad essere eletto nella contea di King County e a cui è seguita quello di Governatore.

Ma soprattutto, ad interessare probabilmente Obama, sembra essere lo stretto rapporto di Locke con lo stesso Hi Jintao, tanto che si pensa ci sia stato il suo “zampino” nella decisione di Hu di aggiungere Seattle quale tappa della sua ultima visita ufficiale negli Stati Uniti,.

Questo aspetto sembra però anche essere il tallone d’Achille per Gary Locke, il punto debole che i senatori repubblicani americani potrebbero utilizzare per cercare di smontarne la candidatura, fortemente voluta da Obama, sottolineando proprio il fatto di come Locke sia stato tra l’altro consulente d’affari sul mercato cinese, per una nota azienda della zona di Seattle: la Microsoft.

Adesso c’è solo da aspettare l’esito dell’audizione con i senatori, ma sembra che tutto ciò sia un segno del destino, visto che Locke non è stata nemmeno la prima scelta di Obama e stia ora beneficiando di due precedenti ritiri illustri, quale quello del Governatore del New Mexico, Bill Richardson, ritiratosi per uno scandalo e quello recente di Judd Gregg,  per sopravvenute divergenze con il Presidente su questioni economiche.

Chissà se quale segno del destino, questo incarico possa anche essere solo il “trampolino di lancio” verso qualcosa di ancora più prestigioso: il sogno americano di un Presidente USA figlio di immigrati cinesi, una favola per oltre un miliardo di e 300 milioni di cinesi.

mercoledì 4 marzo 2009

La risposte cinese alla crisi 900 Miliardi di dollari e “Responsabilità Sociale”

Marzo è il mese dell’anno più importante per la politica cinese.

Tradizionalmente in questo periodo si tiene infatti il congresso del NPC, l’Assemblea del Popolo cinese.

Con la presenza plenaria di tutti gli eletti provenienti da tutte le province del paese e dove sono rappresentate tutte le minoranze etniche che compongono la Cina, è il momento della riflessione comune e della definizione delle linee guida da seguire.

In pratica si gettano le basi per il futuro del paese, sia per quanto riguarda le scelte economiche e soprattutto per quanto riguarda quelle legislative.

E’ infatti il momento dove le proposte vengono inoltrate dai diversi delegati, provenienti da tutto il paese ed è il momento di ratifica delle misure legislative discusse durante tutto l’anno.

Ma è anche l’occasione per sondare dove la Cina intende andare e quali saranno realmente le intenzioni e le “parole chiave” per il prossimo futuro.

Quest’anno queste sembrano essere: “Responsabilità Sociale”.

Infatti, di fronte all’avanzare della crisi finanziaria mondiale, sembra che la risposta concreta del paese, oltre ad un’iniezione ingente di capitali a supporto dell’economia (oltre 900 Miliardi di dollari), sia anche il richiamo ad una concreta mutualità tra pubblico e privato.

L’obbiettivo è il mantenimento di una stabilità sociale, in grado di far fronte alle onde della crisi.

Va pertanto in questa direzione, il richiamo ad un senso profondo di responsabilità individuale e professionale, sintetizzato nel “è arrivato per ciascuno, il momento di fare la propria parte”.

Un ruolo determinante per vincere questa crisi, sembrano avercelo gli imprenditori cinesi, ai quali è stato chiesto dal Governo Cinese di non licenziare e come detto da Jia Qinglin, Presidente del CPPCC nel suo intervento di apertura, “devono prendersi sulle proprie spalle la propria parte di responsabilità sociale”.

Quindi le fondamenta per il rilancio del paese, passano dai singoli posti di lavoro, dove è l’imprenditore che deve dare l’esempio e cercare di salvaguardare il proprio rapporto con i lavoratori ed evitare di penalizzarli in qualsiasi modo ( per esempio tagliando stipendi o licenziando).

L’equilibrio sul posto di lavoro, rappresenta quindi la ricetta per rispondere alla crisi e cercare di tamponare un flusso che ha portato ad avere oltre 20 milioni di disoccupati in pochi mesi.

E’ una sorta di “richiamo alle armi” della classe imprenditoriale cinese, quella che più di altri ha beneficiato dei successi economici del paese e che ora deve prendersi la responsabilità di non abbandonare gli altri al proprio destino, ma al contrario avere la capacità di guidare i propri lavoratori e le proprie imprese, verso un nuovo futuro armonico, come enfatizzato da queste parti.

Ma un altro settore della società sembra preoccupare non poco il governo cinese: i milioni di neo laureati.

Quest’autentica marea umana, ora rischia di rimanere senza alcuno sbocco occupazionale, dopo gli ingenti sacrifici sia economici che di studio.

La ricetta cinese in questo caso è sintetizzabile in tre opzioni pratiche: per chi può, l’invito a prolungare i propri studi, magari con un master o altre specializzazioni, altrimenti mettersi in proprio potendo ricevere così le sovvenzioni statali per creare microimprese o mettere a disposizione la propria preparazione nelle zone occidentali del paese, dove le loro competenze risultano fondamentali per aiutare lo sviluppo delle aree più povere del paese.

Da ciò, il richiamo lanciato dai vertici cinesi ad aiutarsi reciprocamente per condividere, testuale, “i beni e i guai”.

Parole sconosciute in occidente che fanno comprendere come la Cina si stia preparando ad affrontare la crisi partendo dalle fondamenta stesse della propria società, pronta a riscrivere se necessario, la propria storia futura.

Questo periodo dell’anno è anche il momento per le decisioni più importanti, come per esempio per quanto riguarda le spese militari: è stato comunicato che aumenteranno nel 2009 del 14.9% arrivando a 70 Miliardi di dollari, rappresentando così l’1,8% del PIL del paese.

Va però sottolineato che oltre far parte della sostanziale modernizzazione in corso dell’intero apparato militare cinese, in Cina, non esiste Protezione Civile. Per cui, visto che questa attività è totalmente a carico dell’esercito, come dimostrato dal recente terremoto nello Sichuan, molte di queste spese sono destinate anche a quest’area.

Comunque, a margine di questa prima giornata, dove si sono viste le sempre folckloristiche tenute dei diversi delegati delle diverse minoranze etniche del paese, una prima “sorpresa” la sia è avuta nella fotografia “ufficiale” che raffigura tutti i leaders del governo cinese.

Ad essere originale è la posa, decisamente “dinamica”, ben diversa dalle fotografie statiche che normalmente raffigurano i leader, anche occidentali, nelle foto ufficiali.

Il “passo” che più o meno tutti i leaders sembrano fare nella fotografia, sembra essere anche una sorta di messaggio, come dire che solo con l’azione si può uscire dalla attuale difficile situazione.

Ma questa immagine svela anche un ulteriore “segnale politico” importante, indicando in maniera sempre più netta chi potrebbe rappresentare la futura leadership del paese.

Infatti, proprio dietro al presidente Hu Jintao, appaiono i due possibili successori: Xi Jinping e Li Keqiang.

Un’immagine che oltre al citato dinamismo, sembra quindi esprimere anche il senso di una continuità, un messaggio che intende rasserenare il paese, in momenti difficili come quelli odierni.

Per cui il richiamo ad un’unità del paese e crescente solidarietà interna, intende fornire lo spunto per una mutua comparazione che sposti ricchezza dalle grandi città alle campagna, bisognose più di prima, di poter beneficiare della portentosa crescita economica di cui hanno tratto beneficio soprattutto le grandi metropoli del paese.

Quindi anche la Cina dimostra che la via per cercare di uscire dalla crisi finanziaria di questi giorni, passa attraverso l’aiuto e il supporto concreto delle classi più deboli del paese, ridistribuendo in maniera più equa le ricchezze disponibili.

sabato 21 febbraio 2009

Hillary faccia d’angelo!!

Alla fine del suo giro lampo in Asia, Indonesia, Sud Corea e Giappone, Hillary Clinton ha fatto anche tappa in Cina.

La prima nel nuovo incarico di Segretario di Stato dell’epoca Obama.

La “faccia” presentata è stata quella delle grandi occasioni, molto pragmatica e priva di retorica che ha voluto andare dritta al nocciolo del problema: gli USA e la Cina non possono fare a meno l’uno dell’altro.

Questo matrimonio d’interesse e il pensiero americano, con un’abilità da scafato diplomatico, è stato oltretutto svelato ben prima dell’arrivo dalla stessa Hillary Clinton sull’aereo che la portava a Beijing.

Infatti la “battuta” relativa al fatto che “i diritti umani non possono prevaricare gli aspetti di una fattiva relazione finanziaria e commerciale tra i due paesi” e che ha scatenato le ire di Amnesty, a Beijing è stato interpretata come un concreto segnale che ha dato al Governo Cinese il senso della visita del nuovo Segretario di Stato Americano.

Questa visita di fatto prepara il prossimo incontro al vertice, quello tra lo stesso Obama e il Presidente Cinese Hu a Londra, in occasione del prossimo G20 di aprile.

Sul tavolo sono state quindi messe le questione fondamentali attorno alle quali ruota il futuro dei rapporti tra i due paesi: livello di cambio Yuan / Dollaro e quote di import / export tra i due paesi.

Entrambe le questioni sono strettamente collegate a filo doppio ed entrambi i paese sanno che una guerra commerciale adesso, alzando difensivi muri protezionistici, non rappresenta una soluzione.

Il debito americano in mano ai cinesi da un lato, obbliga infatti gli americani a non cercare un confronto troppo duro, visto che di fatto sta finanziando buona parte delle “stampelle” che non hanno già portato gli USA al baratro.

Per contro la Cina, non può cercare di mettere all’angolo gli USA, in una condizione complessiva ad oggi decisamente favorevole, perché necessita delle esportazioni verso gli Stati Uniti e degli scambi tecnologici, commerciali ed investimenti delle multinazionali americane, per continuare la propria impetuosa crescita iniziata 30 anni fa.

Quindi dalla Clinton sono stati dismessi i toni da “guerra fredda” che qualche volta si sono sentiti da Bush, che vedeva comunque con “sospetto” la crescente influenza Cinese nel mondo ed in particolare in aree delicate per gli USA quali Africa, Venezuela e Brasile ma che soprattutto sembrava non gradire il ruolo di “guida” dei paesi in via di sviluppo assunto dalla Cina, paesi che non nascondono di mettere gli USA in cima della lista dei responsabile di quanto accaduto a loro nel passato e per quanto sta accadendo ora nel mondo.

Gli USA sanno anche che sulla questione Nord Coreana, la Cina è in grado di contribuire ad evitare che qualsiasi escalation nella zona possa precipitare in qualcosa di molto pericoloso, visto il probabile effetto domino che produrrebbe.

La Hillary Clinton apparsa a Beijing, per i suoi toni e i modi coerenti, è piaciuta ai cinesi che da troppo tempo sono abituati a dover fare con leaders occidentali che a casa loro dicono una cosa e una volta atterrati a Beijing, dicono l’esatto contrario.

Speriamo questo sia il primo positivo passo per una sostanziale normalizzazione e definizione di comuni regole di cooperazione tra la nuova amministrazione americana e il governo cinese.

Sarebbe un passo importante per cercare di contribuire anche ad una pacifica soluzione delle questioni finanziarie e politiche che stanno tormentando il mondo intero.

giovedì 23 ottobre 2008

Berlusconi finalmente a Beijing!

Visita delicata e tutt’altro che di circostanza per Berlusconi, arrivato oggi a Beijing per partecipare ai lavori dell’ASEM (Asia – Europa Meeting) il 24 e 25 Ottobre.

Assenti gli Stati Uniti, paese da cui è iniziata l’attuale crisi finanziaria mondiale, 27 leaders europei. Cina, Giappone, India e altri 13 paesi asiatici, stanno discutendo su come cercare di farne fronte.

La parola d’ordine sembra essere una sola: Cooperazione.

Che si sia in una fase molto delicata degli stessi equilibri mondiali, appare evidente dal fatto che la crisi finanziaria, di una gravità senza precedenti, rischia anche di aggravare e complicare ulteriormente la soluzione dell’altra priorità mondiale che mette a repentaglio l’intera umanità: il Cambiamento climatico.

La sensazione che infatti si trae è che, di fronte al malato Usa che rischia di contagiare tutti, la priorità dei paesi asiatici, sia ora solo quella di evitare che la pandemia finanziaria possa diffondersi oltre in tutto il pianeta.
Ma non solo, nella costruzione del futuro mondiale, i paesi asiatici sembrano volere dire la propria e pretendono ora di essere co-protagonisti nella necessaria ridefinizione delle nuove regole per i mercati finanziari.

A prescindere quindi dalle frasi di circostanza che precedono i prossimi lavori dell’ASEM di Beijing, questa appare essere la vera ed unica questione centrale che sta realmente a cuore di tutti i paesi asiatici presenti a questo meeting di Beijing.

Il richiamo ad una “pragmatica collaborazione per assicurare il ritorno all’ordine sui mercati internazionali” fatto ai paesi EU da parte dal Vice Premier Cinese Xi Jiaping alla cerimonia di apertura dell’11° Asia – Europa Business Forum che anticipa l’ASEM, appare quanto mai significativo e un chiaro distinguo tra cause e causatori.

Nessuna delega in bianco sarà quindi data in futuro ai paesi occidentali che dai paesi asiatici sono considerati, direttamente o indirettamente, tutti “corresponsabili” di quanto sta succedendo a livello mondiale.

La situazione causata dal caos finanziario di questi tempi è talmente grave che ha finito per provocare la modifica dell’agenda dei lavori dell’ASEM che doveva essere totalmente concentrata su “cambiamento climatico e sviluppo sostenibile”.

Un netto ribaltamento dell’atteggiamento Europeo di questi giorni, la sintesi del diverso approccio sulle cose tra Ovest ed Est, la fotografia degli attuali equilibri (squilibri) mondiali e dei potenziali contrasti futuri tra paesi sviluppati e in via di sviluppo.

In una battuta è come se gli asiatici, oltre a sentirsi ingiustamente addittati quali inquinatori del mondo, con le fabbriche frutto della selvaggia delocalizzazione dei paesi sviluppati che ha creato rilevanti vantaggi finanziari ad occidente, ora sentano di rischiare gli sforzi e i sacrifici fatti fino ad ora, dall’irresponsabile approccio sociale e finanziario, attuato dai paesi sviluppati negli ultimi decenni.

Detto ciò, appare quindi evidente come Berlusconi, lo stesso che ha posto in queste ore un “freno” all’atteggiamento Europeo di risolvere prima la questione ambientale e poi “incrociare le dita” su quella finanziaria, troverà a Beijing una buona sponda proprio nei paesi asiatici e la Cina in primis, per poter continuare in Europa, nella propria pragmatica azione in risposta alle emergenze mondiali di questi giorni.


sabato 6 settembre 2008

Hu Jintao, Wen Jabao FAN CLUB ....

E' stato creato dal giornale di partito People's Daily, il Fan Club del Presidente e del Primo Ministro Cinese.

Un punto di vista, una chiave di lettura diversa per gli oltre 100.000 iscritti, con un sacco di immagini, contenuti sulle storie personali dei Leaders cinesi.

venerdì 20 giugno 2008

Presidente Hu Jintao “chatta” con il popolo della rete cinese.


Stamattina, in occasione della sua visita al giornale nel 60° anniversario della sua nascita, il presidente cinese Hu Jintao è entrato in contatto con il “popolo della rete” cinese, attraverso una BBS del People’s Daily,

Una esperienza nuova ed inaspettata che ha rivelato un aspetto poco conosciuto del Presidente cinese che ha confessato di essere anche lui un navigatore in rete, raccontando di preferire la lettura delle news on line sia interne che internazionali.

Il Presidente cinese ha inoltre sottolineato come il suo governo sia molto attento al mondo virtuale quale spazio chiave dove le idee delle persone possono essere raccolte e confrontarsi.

Riguardo alla funzione della rete, interessante è notare abbia enfatizzato come essa sia lo spazio dove è possibile entrare in contatto con le “necessità” del popolo della rete, informazioni molto importanti anche per il suo governo per poter prendere le migliori decisioni.

Detto questo il Presidente cinese ha anche rivelato che la Chat da lui utilizzata oggi, specializzata sulle tematiche politiche, sia tra quelle da lui abitualmente frequentate nella sue navigazioni sulla rete.

mercoledì 28 maggio 2008

Giornata storica! Cina e Taiwan: incontro ufficiale

Oggi è una giornata storica nel processo di normalizzazione e di definizione di possibili azioni future tra Cina e Taiwan.

L'incontro è ufficiale tra i vertici dei due partiti politici al governo, rappresenta una decisa apertura dopo le ultime elezioni presidenziali che, nel codice cinese ( e Taiwanese) intende offrire pubblicamente un segnale di reciproca apertura sul quale lavorare in futuro.

Ne seguiremo gli sviluppi, ma c'è da star sicuri di una cosa: i cinesi, anche e soprattutto dopo le ultime disgrazie, si sentono, giorno dopo giorno, più uniti, anche a Taiwan.

mercoledì 12 marzo 2008

Era ora!

Ieri negli USA è stato pubblicato il rapporto del Dipartimento di Stato Americano , relativamente alla lista “nera” dei paesi che violano i diritti umani nel mondo.

La notizia è che la Cina non è più inserita in questa lista, mentre sono stati aggiunti Siria, Sudan ed Eritrea.

In questo rapporto la Cina è stata invece inserita nella lista di quelli che gli americani definiscono “Paesi autoritari in piena riforma economica che hanno vissuto cambiamenti sociali rapidi ma non hanno avviato ancora riforme politiche e continuano a negare ai propri cittadini i diritti dell’Uomo e le libertà fondamentali».

Il messaggio di Washington alla Cina arriva con un tempismo perfetto, visto che in questi giorni si sono aperti i lavori del NPC e CPPCC, il parlamento cinese, con all’ordine del giorno proprio le “riforme politiche” citate dagli americani.

Ma per capire cosa sia successo, occorre fare un passo indietro a qualche giorno fa.

Mai come in questo periodo esistono i rischi che una delle molte crisi locali (Iran, Kosovo, Nord Corea, Taiwan ..) si trasformi nella “scintilla” di un pericoloso effetto domino a livello mondiale, dalle conseguenze difficilmente prevedibili.

Il continuo dialogo tra le parti, risulta quindi essere l’unico modo per cercare di mantenere “sotto controllo” tali pericolose situazioni e cercare con ostinazione soluzioni solo diplomatiche.

Su questa lunghezza d’onda si erano quindi svolti gli incontri di fine febbraio tra il Segretario di Stato Americano, Condoleezza Rice, il presidente cinese Hu Jintao e il premier cinese Wen Jiabao.

Andando oltre le frasi di circostanza e quale esempio di “pratica” diplomazia costruttiva, le due potenze hanno potuto “verificare” faccia a faccia, il rispettivo punto vista sulle diverse emergenze in corso nel mondo.

Ma due questioni in particolare sono state al centro di questi incontri: Corea del Nord e referendum di Taiwan.

Il Segretario di Stato Americano, che nei giorni precedenti aveva chiesto ai cinesi di esercitare sulla Corea del Nord, la “propria capacità di persuasione” affinché il piano di smantellamento degli impianti di arricchimento per l’uranio seguisse date certe e rapide, è andata di persona a Beijing a portare il proprio messaggio.

Contemporaneamente i cinesi hanno anche “incassato” l’appoggio Usa sulla spinosa questione di Taiwan, visto che il suo Segretario di Stato ha dichiarato di essere “fortemente contraria” al referendum di ammissione di Taiwan all’ONU, in programma il 20 marzo prossimo, preferendo ad esso una pacifica soluzione diplomatica.

Coerentemente e naturale seguito di questa concreta reciproca apertura tra le due super potenze, il rapporto pubblicato ieri, mette “ordine” dal punto vista ufficiale, sulla posizione del Governo USA relativamente alle spinose questioni dei diritti umani, riducendo quella “ambiguità di fondo” sottolineata dai leaders cinesi alla Rice nei loro incontri di Beijing.

Questo passo contribuirà non poco ad una sempre crescente normalizzazione dei rapporti tra i due paesi.

Ma non solo. E’ un atto importante, utile anche a “stemperare” la crescente, strumentale tensione che sta aumentando in questi giorni e connessa alla vetrina offerta dalle Olimpiadi in programma per questa estate.

Non va infatti dimenticato che è di questi giorni la scoperta da parte dei cinesi, di un piano terroristico per sabotare i giochi, organizzato da alcuni gruppi separatisti del nord della Cina di estrazione islamica, con relazioni con i gruppi terroristici internazionali.

Continuare quindi a fornire l’“alibi” di colpire la Cina, in “nome dei diritti umani violati”, non rappresenta un atteggiamento saggio, in momenti critici come quelli odierni, soprattutto per un'altra ragione: in Cina il dibattito sul tema di una “democrazia cinese” ha già iniziato da tempo il suo corso.

Apertamente i leaders e i gruppi dirigenti stessi, si stanno mettendo in gioco ed agendo proprio nella direzione di un continuo, profondo cambiamento della società Cinese.

Forse noi non ci rendiamo conto di quanto profonde siano state le riforme già realizzate e quelle man mano verranno introdotte, atti che necessitano però di tempo e serenità per poter maturare in pace.

Gli americani sembra abbiano compreso questo punto fondamentale.

Spero ora che anche i “ben pensanti” occidentali, dopo questo rapporto del Governo Americano, comprendano che la Cina va “aiutata” e sostenuta nella costruzione del proprio futuro.

In gioco non ci sono i soli diritti fondamentali dei cittadini cinesi, che il governo cinese sta già cercando realmente di salvaguardare, ma gli equilibri e la pace stessa dell’intero pianeta.

giovedì 1 novembre 2007

Nel ventre del dragone: Intervista a Yibu Yibu

Di seguito l'intervista pubblicata su Neolib

D: E’ in corso il Congresso del Partito Comunista Cinese molto particolare dove il tandem Hu Jintao-Wen Jiabao vuole dare la svolta definitiva al riformismo. Sarà vero riformismo o un semplice cambio di vestito esteriore in prospettiva dei futuri appuntamenti?

FATTORI: Il congresso in corso sta dimostrando che i tempi per l’applicazione di profonde riforme saranno lunghi. Troppi i nodi da risolvere come ad esempio la riduzione del gap tra aree rurali e grandi metropoli. La Cina non è pronta per applicare le regole democratiche di stampo occidentale che visto il divario economico esistente, favorirebbero solo la parte più ricca, rischiando di privare la parte più povera di una adeguata rappresentatività.
Facendo un parallelismo con l’Italia, è come il nostro problema del rapporto Nord- Sud e l’emergenza del mezzogiorno, mai realmente risolta.
Il rischio in Cina è 100 volte più vasto e rischia di rappresentare anche una pericolosa scintilla per eventuali “rigurgiti” rivoluzionari, non così rari nella storia cinese.
Non è infatti casuale che le migliaia proteste di piazza siano tutte in queste aree, spesso poverissime, quasi sempre per ragioni e motivazioni di giustizia economica, la più gettonata delle quali è il pagamento del giusto prezzo per l’esproprio della propria casa.
Oggettivamente quindi i cinesi non desiderano veramente una democrazia alla occidentale ma desiderano una gestione più efficiente della cosa pubblica che ridistribuisca meglio la ricchezza che adesso appare paurosamente sbilanciata a favore della nuova classe media, la vera novità nello scenario cinese.
Per cui il riformismo proposto è necessario per dare il senso di un qualche cambiamento in corso, ma potrà essere solo il primo passi sulla lunga marcia verso la democrazia che forse solo il successore del successore di Hu Jintao dal 2022, potrà iniziare realmente a realizzare.

D: Pechino 2008 e l’Expo di Shanghai 2010. Che impronta potranno dare questi due appuntamenti alla Cina, al di là del mero discorso economico, sui diversi piani (lavorativo, politico, sui diritti umani e religiosi)?

FATTORI: I due appuntamenti sono importantissimi per una parte della Cina, quella già nella modernità. Consentirà infatti di portare a termine infrastrutture che consentiranno alle due città di primeggiare e livello mondiale e diventare esempi da imitare.
Va sottolineato che questi due famosi eventi, stanno generando tutta una serie di momenti collaterali, tipo gli Special Olympic Game di Shanghai che di fatto, oltre ad essere le prove generali degli eventi principali, sono già dei risultati tangibili del vero obbiettivo cinese: consolidare il livello attuale di apertura internazionale della Cina.
Questa strategia internazionalizzante del Made in China, potrebbe sfociare nella richiesta di organizzare anche i prossimi campionati del mondo di Calcio, in un naturale collegamento con i due eventi suddetti.
La ricaduta fondamentale sul piano sociale, sarà invece quella di consentire ai cinesi di comprendere che ora sono cittadini del mondo, dopo i decennali periodi di isolamento.
Conseguentemente, molti cinesi hanno acquisito il senso di nuove ambizioni e il rinnovato desiderio di confrontarsi con nuove sfide, da qui è il boom dei cinesi nel volere imparare le lingue straniere e iniziare a viaggiare per il mondo.
Per quanto riguarda gli altri piani, non ci saranno grandi modifiche alla situazione attuale, nel senso che la Cina ha ben tracciato il proprio percorso e i governi occidentali quali gli USA e UE ad esempio, non vorranno certo rovinare la “festa” che comunque portarà ulteriori vantaggi economici futuri anche a loro.

D: La Cina sta diventando il paese conquistatore, eppure lo Yuan resta
ancorato al dollaro, l’inflazione c’è e si sente, le condizioni lavorative sono discutibili ed il volume di esportazioni preoccupa per quantità e qualità. Quali le prospettive nel rapporto Cina-mondo?

FATTORI: Lo Yuan è già ago della bilancia mondiale e condiziona il dollaro come uno sprinter pronto alla volata. La sua influenza è quindi formalmente superiore di quanto appaia, in quanto il suo basso potere di acquisto, ha obbligato molti paesi occidentali a modificare radicalmente il proprio tessuto produttivo e finanziario.
Stesso discorso per la crescente inflazione cinese, che si riverserà inevitabilmente sull’aumento dei prezzi dei prodotti sui mercati occidentali, rischiando di generare una perversa spirale, visto che poi l’inflazione cinese è proprio causata principalmente dalle proprie importazioni strategiche.
La qualità del Made in China è diventata una sfida che i cinesi sanno di dover vincere per non rischiare di essere stoppati nella loro costante crescita. Per far capire che hanno capito, adesso sono loro che creano i parametri, alcune volte più restrittivi di quelli occidentali, anche per cercare nel contempo, di mettere pressione sulle produzioni occidentali, nella competizione commerciale. Quindi ad esempio, ora paradossalmente Beijing ha stabilito che rischiano molti dei grandi brand del Made in Italy perché, secondo le nuove regole cinesi, non sembrano rispettare i nuovi parametri cinesi. Business is Businss! In una guerra commerciale come quella attuale, tutte le armi sono buone per cercare di mantenere importanti quote di mercato o cercare di creare spazi per nuovi operatori e creare ricchezza che, fondamentale per loro, però rimanga in Cina.
Per cui il rapporto Cina-mondo è si di mutuo interesse, fortemente condizionato però dalla diffusa povertà delle aree rurali cinesi che obbliga i cinesi a continuare ad avere tassi di sviluppo alti, sul piano del GDP, ma nel contempo preservare la propria economia dentro “la bolla dello Yuan” e l’attuale discreto equilibrio, nel passaggio dal medio evo all’epoca moderna.

D: C’è Cina e Cina. La Cina delle multinazionali, di Pechino, di Shanghai e quella più interna, più nascosta che ancora vive in uno stato di sottosviluppo. Cosa si prospetta sugli squilibri di questo “gigante”?

FATTORI: Esistono molte più Cine, visto che è formata da molte etnie, molto diverse tra loro, che alcune volte, fanno molta fatica ad integrarsi. Comunque gli squilibri sono legati a retaggi storici di lungo corso e necessiteranno tanti anni, decenni, prima di essere in qualche modo corretti.
Impossibile che un giorno siano sullo stesso piano le Shanghai e le attuali aree rurali, ma quello che stanno cercando di fare i cinesi, è quello di mettere l’una al servizio dell’altra, nel senso che le aree di sviluppo hanno come funzione, proprio quella di fare da “traino” per le aree sottosviluppate.
Il metodo seguito è quello di continuare a spostare la popolazione dalle aree rurali a quelle cittadine, fino a che il 60% della popolazione cinese sarà nelle città più sviluppate.

D: La Cina vicina e lontana. Il mondo della comunicazione, del web e culturale in generale inizia a rapportarsi con il mondo, ma viene frenato e filtrato ancora dal governo centrale. Quanto potrà resistere questa pressione culturale centralizzata in tale processo di globalizzazione

FATTORI: Il governo centrale non distingue tra media tradizionali ed internet, quindi applica lo stesso comportamento e gli stessi severi controlli, senza troppe remore.
Di questi giorni è il blocco di Youtube, che in concomitanza del Congresso poteva rappresentare un potenziale problema allo svolgersi sereno dell’attuale dibattito. Il governo centrale sente la responsabilità di preparare i propri cittadini e quindi si preoccupa di valutare ciò che è giusto vedere e quello che non lo è. Il problema non è quanto possa resistere, ma come mai i cinesi stessi non protestano in presenza di queste evidenti censure, l’ultima delle quale è stata quella di impedire i reality show e i programmi di personaggi in cerca di fama e successo in prima serata. La ragione di questa apparente abulia è semplicemente che non è tale, ma la convinzione che sia giusto limitare i contenuti, per non arrivare ai livelli di eccesso, che loro considerano tali, di molti costumi occidentali, in particolare americani.
Quindi sembra assurdo, ma nel rapporto padre – figlio che caratterizza la relazione tra i cinesi con la propria nazione, si stupirebbero del contrario.
Resisterà, perché il modello cinese, a breve, sarà applicato anche a livello di UE, ufficialmente per combattere il terrorismo, solo che noi non gradiremo con la stessa serenità, un modo di agire analogo.

D: Chiudo chiedendola della Cina nelle sue connotazioni unicamente positive, di costume, di cultura. Cosa rappresenta la Cina e cosa deve essere esportato del modello cinese?

FATTORI: La Cina è un mondo interiore, prima di tutte le grandiose cifre economiche di cui si parla di questi tempi. Un mondo molto diverso dal nostro che può offrirci una prospettiva molto diversa al nostro concepire gli obbiettivi e il come realizzarli.
L’umanità di molti di questi poveri “fuori”, è una lezione di vita, da mostrare agli “schizzati” della vita a 300 all’ora, che poi rischia di non portarli da nessuna parte o peggio “contro il muro” dello sfrenato individualismo.

Alberto Fattori è General Manager Consortium DITE (Digital Interactive Television Experiences), responsabile Innovation & Development Agenzia per la Cina - Palazzo Lombardia Shanghai (China) e coordinatore CHINA MEDIA LAB, gestisce il blog su Cina ed Estremo Oriente http://yibuyibu.wordpress.com/.

martedì 23 ottobre 2007

Hu entra nella storia della Cina e la religione entra nello statuto del Partito Comunista Cinese.

Ieri al termine dei lavori del 17th Congresso del Partito Comunista Cinese, come usanza locale, ci sono stati i “botti”, questa volta rappresentati da alcuni fatti che rimarranno nella storia futura del paese e non solo.

Il primo, è il voto che ha consentito di aggiungere nella Costituzione del Partito Comunista Cinese, la teoria dello “Sviluppo Scientifico” teorizzata da Hu Jintao, che consente così a quest’ultimo, di affiancare Mao Zedong, Deng Xiaoping e Jiang Zemin, nel gruppo ristretto della “All of Fame” della Cina.

E’ indubbio che questo emendamento rappresenti una svolta fondamentale per la Cina, oltre ad indicare i prossimi passi e le sfide che il paese deve affrontare nella “lunga marcia” verso la “Società Armonica”, descritta dalla stesso Hu Jintao nell’Ottobre 2006, in occasione della commemorazione della storica lunga marcia di Mao Zedong del ’34-36.

Da statuto, la Cina intende quindi passare dall’essere la “fabbrica del mondo”, ad una competizione con i paesi occidentali, sul piano della ricerca scientifica, terreno fondamentale sia per cercare di far fare al paese un salto culturale che consolidi i risultati economici ottenuti fino a ora, ma soprattutto consenta anche di offrire risultati concreti in alcune delle emergenze nazionali.

Non è infatti un mistero che la Cina stia lavorando per creare un reattore a fusione termonucleare, in grado di produrre energia in grande quantità, vista la crescente voracità del paese in crescita, così come è stato annunciato in questi giorni il primo cinese sulla luna entro i prossimi 15 anni, in una sfida aperta con gli USA, sul campo delle tecnologie spaziali.

Ma non solo, sempre la ricerca scientifica consentirà il totale restyling del futuro esercito Cinese, che fortemente ridimensionato nel numero di effettivi, intenderà essere all’avanguardia per quanto riguarda le armi tecnologiche, comprese quelle Internet, dove le recenti “schermaglie” sul tema degli attacchi informatici, dimostrano una insospettabile attività già in corso.

Secondo “botto” di ieri e segno dei tempi che cambiano, ha per certi versti dell’incredibile: è stata inserita la parola “Religione” nella costituzione del Partito Comunista Cinese.

Questa aggiunta alla costituzione, assume un valore enorme, in quanto sancisce che da ora, i soggetti religiosi praticanti, alla stregua delle minoranze etniche, hanno diritto di convivenza nel sistema cinese che da ieri riconsce la religione, come una componente sociale compatibile con il modello di sviluppo del paese.

Fino ad ora, l’ateismo del partito non dava reali spazi di integrazione concreta con le minoranze religiose praticanti, spesso tollerate, ma non considerate formalmente un intorlocutore accettato.

Questa modifica, apre ora molte porte e speranze per cercare di ricomporre nel tempo, alcune delle tensioni di carattere religioso presenti nel paese, quale quelle del Tibet e Vaticano ma soprattutto, in occasione delle prossime Olimpiadi, dà la possibilità di offrire servizi religiosi per i fedeli in arrivo da tutto il mondo.

Insomma da queste modifiche, si intuisce che la Cina ha capito che il mondo sta cambiando e lei con esso.

Ma soprattutto, ha anche capito che il mondo cambia, proprio perchè la Cina è spesso la causa di questi cambiamenti.

Quindi Hu Jintao, ha pensato bene di inserire nella costituzione del partito comunista, gli elementi di quella che a tutti gli effetti, è una “formale apertura”, in grado di poter contribuire agli equilibri futuri e che per quanto riguarda la questione religiosa, ora messa all’ordine del giorno delle basi stesse del Partito, possa finalmente andare oltre le “vuote” e spesso disattese intenzioni precedenti.

Il terzo “botto” infine, lo si è avuto questa mattina, con l’elezione dei 4 nuovi membri del Politburo Standing Committee, il vero centro decisionale cinese, che ha visto l’ingresso dei due “papabili” a sostituire Hu nel 2012, Xi Jinping (52 anni), Li Keqiang (51 anni), rispettivamente i segretari di partito a Shanghai e Lioaning oltre a He Guoqiang e al Ministro della Sicurezza Pubblica Zhou Yongkang.
Questi sono quindi gli uomini che hanno il compito di pilotare la Cina nel terzo millennio verso la “Società Armonica” e dello “Sviluppo Scientifico” che ci si augura possa essere una “contagiosa” prerogativa, non solo cinese.

venerdì 19 ottobre 2007

La lunga marcia verso la democrazia (alla cinese).

La Cina sul piano socio economico. negli ultimi decenni, ha ingranato la “quarta”, fino a diventare la terza potenza economica mondiale.

Ma il livello di sviluppo reale del paese è solo agli inizi ed ancora lontano dall’aver dimostrato tutte le proprie reali potenzialità.

Non ci sarà quindi da stupirsi, se sul piano economico, nei prossimi venti anni, la Cina supererà prima il Giappone, finendo l’inseguimento secolare per il predominio regionale, per poi mettersi “a ruota” degli Stati Uniti.

Ma di quali priorità stanno allora realmente discutendo al congresso cinese apertosi lunedi?

Banalmente lo si può capire dall’Instant Poll, che lo stesso Governo Cinese ha pubblicato su Internet, con l’intento di “sondare” il paese, sulle diverse problematiche presenti nella agenda congressuale.

Ai cinesi è stato quindi chiesto di indicare la propria preferenza su queste tematiche:

Stock market e financial security
Taiwan and reunification
Job and employment
Environment protection
Social security and welfare
Price and housing
China's peaceful development and global influence
Farmers' income
Rich-poor gap
Anti-corruption efforts and clean government
Come si vede, tutte questioni molto concrete, di carattere strettamente economico o di politica internazionale. Per quanto riguarda invece le riforme democratiche?.

Beh, l’ultima domanda contiene un segnale preciso ed evidenzia“il metodo cinese” per arrivare alla svolta democratica nel paese.

Infatti questa “riga” evidenzia i problemi che devono essere risolti, prima di potere impostare una organizzazione democraticamente eletta nel paese.

La corruzione è emergenza nazionale, fenomeno soprattutto radicato a livello locale, fuori dal controllo governativo e dove i funzionari locali spesso godono di una impunità e di un potere oltre misura.

Ad esempio, le troppe pene di morte comminate nel paese e di cui è accusata la Cina, sono proprio connesse con questo approccio, sostanzialmente federativo, del sistema Cinese, dove i tribunali locali spesso applicano, senza remore, la legge della tagliola di antica memoria.

Per porvi un freno, il governo centrale ha quindi introdotto una norma, con la quale tutte le pene di morte devono essere sottoposte alla verifica della corte di giustizia centrale, proprio per verificare l’operato delle corti locali, spesso commistionate con i funzionari locali.

Analizzando il procedere dei lavori del congresso, si possono comunque già intuire i prossimi passi della “lunga marcia della Cina” verso la Democrazia, alla Cinese.

Il primo, è stato quello di definire il vero assioma della Democrazia alla Cinese: il Partito e il Paese sono tra loro indistinguibili.

Questo, sono sicuro farà saltare sulla sedia tutti voi e mi immagino la vostra reazione: “questa non potrà MAI essere una Democrazia”.

Invece, vissuta sul campo, la cosa non appare così astrusa e fuori dai tempi e ha la sua logica.

I cinesi hanno studiato molto bene quanto accaduto in Russia e si sono resi conto che in uno stato, per certi versi molto simile alla Cina attuale, l’azzeramento del partito- paese a favore di un pluralismo di tipo occidentale, creerebbe un incredibile scompenso sociale ed economico, con la graduale frammentanzione delle diverse etnie che lo compongono.

Ma quello che più preoccupa i cinese, sono i risultati socio-economici della esperienza russa, dove nella transazione democratica, il paese ha perso la capacità di essere unito nelle sfide economiche ed in grado di consolidare la crescita del benessere dei propri cittadini.

Quindi, dato che la priorità del Governo cinese è solo quella di traghettare l’intero paese fuori dal medioevo e portarlo all’età post moderna, non appare strano il rifiuto di base a mettere in discussione la centralità e l’esistenza di un solo partito che gestisca il futuro del paese.

E su questo aspetto, il cinese medio non è proprio tanto dissenziente, visto che dopo le guerre, le rivoluzioni e le contro rivoluzioni che hanno portato a tutti i cinesi dolore e fame, quella vera, finalmente il paese sembra aver ingranato la strada giusta.

Per cui il cinese è terrorizzato che un cambiamento di questo percorso, possa riportarlo ai tempi passati. E’ interessato solo a vivere dignitosamente ma soprattutto dare un futuro di benessere ai propri figli.

Cambiare il sistema che sta guidando il “miracolo cinese”, con l’introduzione di un sistema politico alla occidentale, multipartitico, non è al momento ritenuta una reale priorità, più un “desiderio supplementare”, da raggiungersi però senza fratture o conflitti sociali.

Per questo Hu Jintato, in apertura dei lavori, ha sottolineato la centralità ed indivisibilità del Partito – Paese e nel contempo ha sottolineato che il partito va costruito meglio di ora, introducendo al suo interno trasparenza e gradualmente, anche nuovi principi democratici.

Per cui ora possiamo immaginare quali potranno essere i veri prossimi passi, con i tempi alla cinese.

Una data fondamentale sarà il 2012, quando l’attuale presidente Hu Jintao, dovrà fare posto al suo sucessore.

Prima di allora Hu si concentrerà nel combattere la piaga della corruzione e nel contempo attivare, anno dopo anno, embrionali processi di democratizzazione, stile l’”Election Day” di Shanghai, dove i cittadindi hanno eletto i propri rappresentanti delle diverse circoscrizioni.

Contemporaneamente il sistema di rappresentatività cinese, sostituirà gradualmente l’attuale criterio della nomina, con il principio elettivo di tutte le cariche, municipali, locali e provinciali.

Il sucessore di Hu dal 2012, avrà invece il compito di consolidare nei successivi 10 anni del proprio mandato, i principi rappresentativi suddetti, integrandoli con l’economia, continuando senza quartiere la lotta alla corruzione.

Sarà solo il successore del sucessore di Hu, che oggi ha all’incirca 40 anni, che dal 2022 potrebbe avere le condizioni socio – economiche del paese in grado per poter supportare l’introduzione di vere novità democratiche e poter votare anche per i rappresentanti nazionali su base provinciale ( le nostre regioni).

Questo percorso, che per i nostri parametri appare lungo, nel caso dei cinesi è un tempo ragionevole per riuscire a traghettare il paese verso una vera società moderna e il tempo necessario affinchè le aree rurali possano essere trasformate e modernizzate.

Cosa sembrano mancare in tutto questo discorso? Gli ideali politici.

No, non mancano, solo che i cinesi che per decenni si sono massacrati tra loro nell’inseguire ideali di vario genere, ora dicono gentilmente “no grazie”. Lasciateci vivere serenamente per i prossimi decenni. Per gli ideali politici, ci sarà molto tempo in futuro.

lunedì 15 ottobre 2007

17th Congresso CPC: per sincronizzare la “macchina del tempo” cinese

La Cina, prima di essere la nazione più popolata al mondo, è la più grande “macchina del tempo” esistente sul pianeta.

Nello stesso paese convivono infatti sia la futura modernità delle metropoli del ricco Est che il passato della povertà rurale delle altre aree. Per muoversi “attraverso il tempo”, basta prendere un semplice autobus in direzione di qualsiasi provincia o villaggio, anche a soli 20 Km dalle grandi città.

In questo contesto, oggi a Beijing, si apre il 17° congresso dell’Assemblea del Popolo (il parlamento cinese) che dovrà definire le linee guida per i prossimi 5 anni, oltre che sancire ufficialmente gli equilibri di potere, all’interno dell’apparato di partito.

Il compito che aspetta le 38 delegazioni composte da 2213 delegati, provenienti da tutte la nazione, non sarà dei più semplici, visto che dovranno cercare di sincronizzare tra loro le spirali contrapposte connesse alla costante crescita economica, dinamiche che hanno creato una profonda e pericolosa frattura spazio – temporale, sul piano sociale, nel paese.

Le emergenze e le sfide che la Cina attuale e futura deve affrontare sono infatti enormi, sfide che impattano non solo sul futuro economico ma anche direttamente sull’aspetto più caro agli occidentali, la reale democratizzazione del paese.

Su questo aspetto, non c’è da aspettarsi alcuna novità o apertura eclatante in occasione dei Giochi Olimpici.

Infatti, il profondo scollamento all’interno della società cinese, rende tuttora inapplicabile alcuna trasformazione realmente democratica, basata su libere elezioni su scala nazionale, in quanto finirebbero per beneficiare sola la parte ricca del paese, a scapito della maggioranza povera.

E’ evidente che la disparità dei mezzi di cui dispongono le due parti, finerebbe per creare una “classe politica” che potrebbe diventare una “nuova casta” cinese, strettamente legata solo alla nuova borghesia del paese, finendo per fare perdere qualsiasi rappresentatività alle classi rurali, oggi garantita dagli statuti vigenti.

Che il rischio sia reale, lo si può dedurre leggendo le liste dei cinesi più ricchi nel paese, passati dai 15 supermiliardari dell’anno scorso, a qualche centinaio di quest’anno, con il paradosso, che il più ricco in Cina, con un patrimonio di 17 miliardi di dollari, è una ragazza di soli 26 anni, che ha ereditato la fortuna del padre, oggettivamente uno sconosciuto venuto dal nulla.

Questo dimostra che certe ricchezze, non possono essere frutto solo del “libero mercato”, a cui ha aderito la Cina dal 2001, ma spesso si sono invece create attraverso una co-azione e commistioni, tra imprenditori e parti degli apparati governativi, questi ultimi, gli unici in grado di creare le condizioni favorevoli affinchè, pochi oligarchi, potessero arricchirsi oltre misura, così rapidamente .

Per questo, la vera emergenza Cinese è ancora quella di combattere la corruzione degli esponenti degli apparati governativi che finisce per incidere profondamente, rallentando una sempre più equa distribuzione della ricchezza nel paese.

L’ultimo fatto e il più eclatante, è stato quello che ha portato in galera Chen Liangyu, ex presidente del partito a Shanghai, in predicato per diventare il futuro capo del governo cinese, che assieme ad altri imprenditori e funzionari del governo, avevano dirottato in maniera impropria, gli investimenti dei fondi pensioni.

Comunque sia, con un approccio tutto alla cinese, sono già in corso alcune “sperimentazione di democratizzazione” a livello locale ed in alcune città, quali Shanghai, dove i membri delle diverse circoscrizioni, nell’ultima tornata, sono stati eletti direttamente, attraverso consultazione pubblica.

Ma i cinesi, su questo aspetto, ci stanno andando veramente con i piedi di piombo.

Non va dimenticato infatti che la Cina confina con l’India, la più grande democrazia del mondo, paese caratterizzato però anche da una profonda disparità sociale che sembrerebbe dimostrare come invece di rendere il paese migliore, la svolta democratica, potrebbe al contrario, favorire la ricreazione in Cina di quella divisione tra classi, che combattuta col sangue nel secolo scorso, è forse l’unico elemento che che ancora oggi vede tutti i cinesi d’accordo tra loro.

I cinesi nel loro agire sembrano quindi parafrasare il motto del “rischioso è abbandonare la strada certa per quella incerta” delle riforme democratiche, cambiando la “ricetta” che oggettivamente, pur con gli scompensi suddetti, ha già dimostrato, senza possibilità di smentita, una incredibile concretezza e un successo economico che sta sotto gli occhi di tutti.

Il 17° congresso che si apre oggi, oltre a definire in maniera formale le prossime priorità, dovrà soprattutto cercare di spiegare al mondo che non sono ancora maturi i tempi per ulteriori aperture, possibili solo in un prossimo futuro, dopo che le aree rurali saranno entrate anche loro nella modernità, dalla quale sono ancora escluse e potranno competere, ad armi pari, nella costruzione degli equilibri politici e sociali della Cina futura.

E visti gli ultimi accadimenti di casa nostra, in tema di “Caste”, difficile dargli torto.