venerdì 19 ottobre 2007

La lunga marcia verso la democrazia (alla cinese).

La Cina sul piano socio economico. negli ultimi decenni, ha ingranato la “quarta”, fino a diventare la terza potenza economica mondiale.

Ma il livello di sviluppo reale del paese è solo agli inizi ed ancora lontano dall’aver dimostrato tutte le proprie reali potenzialità.

Non ci sarà quindi da stupirsi, se sul piano economico, nei prossimi venti anni, la Cina supererà prima il Giappone, finendo l’inseguimento secolare per il predominio regionale, per poi mettersi “a ruota” degli Stati Uniti.

Ma di quali priorità stanno allora realmente discutendo al congresso cinese apertosi lunedi?

Banalmente lo si può capire dall’Instant Poll, che lo stesso Governo Cinese ha pubblicato su Internet, con l’intento di “sondare” il paese, sulle diverse problematiche presenti nella agenda congressuale.

Ai cinesi è stato quindi chiesto di indicare la propria preferenza su queste tematiche:

Stock market e financial security
Taiwan and reunification
Job and employment
Environment protection
Social security and welfare
Price and housing
China's peaceful development and global influence
Farmers' income
Rich-poor gap
Anti-corruption efforts and clean government
Come si vede, tutte questioni molto concrete, di carattere strettamente economico o di politica internazionale. Per quanto riguarda invece le riforme democratiche?.

Beh, l’ultima domanda contiene un segnale preciso ed evidenzia“il metodo cinese” per arrivare alla svolta democratica nel paese.

Infatti questa “riga” evidenzia i problemi che devono essere risolti, prima di potere impostare una organizzazione democraticamente eletta nel paese.

La corruzione è emergenza nazionale, fenomeno soprattutto radicato a livello locale, fuori dal controllo governativo e dove i funzionari locali spesso godono di una impunità e di un potere oltre misura.

Ad esempio, le troppe pene di morte comminate nel paese e di cui è accusata la Cina, sono proprio connesse con questo approccio, sostanzialmente federativo, del sistema Cinese, dove i tribunali locali spesso applicano, senza remore, la legge della tagliola di antica memoria.

Per porvi un freno, il governo centrale ha quindi introdotto una norma, con la quale tutte le pene di morte devono essere sottoposte alla verifica della corte di giustizia centrale, proprio per verificare l’operato delle corti locali, spesso commistionate con i funzionari locali.

Analizzando il procedere dei lavori del congresso, si possono comunque già intuire i prossimi passi della “lunga marcia della Cina” verso la Democrazia, alla Cinese.

Il primo, è stato quello di definire il vero assioma della Democrazia alla Cinese: il Partito e il Paese sono tra loro indistinguibili.

Questo, sono sicuro farà saltare sulla sedia tutti voi e mi immagino la vostra reazione: “questa non potrà MAI essere una Democrazia”.

Invece, vissuta sul campo, la cosa non appare così astrusa e fuori dai tempi e ha la sua logica.

I cinesi hanno studiato molto bene quanto accaduto in Russia e si sono resi conto che in uno stato, per certi versi molto simile alla Cina attuale, l’azzeramento del partito- paese a favore di un pluralismo di tipo occidentale, creerebbe un incredibile scompenso sociale ed economico, con la graduale frammentanzione delle diverse etnie che lo compongono.

Ma quello che più preoccupa i cinese, sono i risultati socio-economici della esperienza russa, dove nella transazione democratica, il paese ha perso la capacità di essere unito nelle sfide economiche ed in grado di consolidare la crescita del benessere dei propri cittadini.

Quindi, dato che la priorità del Governo cinese è solo quella di traghettare l’intero paese fuori dal medioevo e portarlo all’età post moderna, non appare strano il rifiuto di base a mettere in discussione la centralità e l’esistenza di un solo partito che gestisca il futuro del paese.

E su questo aspetto, il cinese medio non è proprio tanto dissenziente, visto che dopo le guerre, le rivoluzioni e le contro rivoluzioni che hanno portato a tutti i cinesi dolore e fame, quella vera, finalmente il paese sembra aver ingranato la strada giusta.

Per cui il cinese è terrorizzato che un cambiamento di questo percorso, possa riportarlo ai tempi passati. E’ interessato solo a vivere dignitosamente ma soprattutto dare un futuro di benessere ai propri figli.

Cambiare il sistema che sta guidando il “miracolo cinese”, con l’introduzione di un sistema politico alla occidentale, multipartitico, non è al momento ritenuta una reale priorità, più un “desiderio supplementare”, da raggiungersi però senza fratture o conflitti sociali.

Per questo Hu Jintato, in apertura dei lavori, ha sottolineato la centralità ed indivisibilità del Partito – Paese e nel contempo ha sottolineato che il partito va costruito meglio di ora, introducendo al suo interno trasparenza e gradualmente, anche nuovi principi democratici.

Per cui ora possiamo immaginare quali potranno essere i veri prossimi passi, con i tempi alla cinese.

Una data fondamentale sarà il 2012, quando l’attuale presidente Hu Jintao, dovrà fare posto al suo sucessore.

Prima di allora Hu si concentrerà nel combattere la piaga della corruzione e nel contempo attivare, anno dopo anno, embrionali processi di democratizzazione, stile l’”Election Day” di Shanghai, dove i cittadindi hanno eletto i propri rappresentanti delle diverse circoscrizioni.

Contemporaneamente il sistema di rappresentatività cinese, sostituirà gradualmente l’attuale criterio della nomina, con il principio elettivo di tutte le cariche, municipali, locali e provinciali.

Il sucessore di Hu dal 2012, avrà invece il compito di consolidare nei successivi 10 anni del proprio mandato, i principi rappresentativi suddetti, integrandoli con l’economia, continuando senza quartiere la lotta alla corruzione.

Sarà solo il successore del sucessore di Hu, che oggi ha all’incirca 40 anni, che dal 2022 potrebbe avere le condizioni socio – economiche del paese in grado per poter supportare l’introduzione di vere novità democratiche e poter votare anche per i rappresentanti nazionali su base provinciale ( le nostre regioni).

Questo percorso, che per i nostri parametri appare lungo, nel caso dei cinesi è un tempo ragionevole per riuscire a traghettare il paese verso una vera società moderna e il tempo necessario affinchè le aree rurali possano essere trasformate e modernizzate.

Cosa sembrano mancare in tutto questo discorso? Gli ideali politici.

No, non mancano, solo che i cinesi che per decenni si sono massacrati tra loro nell’inseguire ideali di vario genere, ora dicono gentilmente “no grazie”. Lasciateci vivere serenamente per i prossimi decenni. Per gli ideali politici, ci sarà molto tempo in futuro.