martedì 9 ottobre 2007

Ferrari vince in Cina: Auto simbolo di libertà in movimento...

Domenica scorsa, la Ferrari a Shanghai ha raggiunto la sua duecentesima vittoria in F1,

A Shanghai, per un Week –End è sembrato di essere nei dintorni di Monza, solo che stavolta, bardati del rosso Ferrari, manco fosse l’ancora più famoso rosso Valentino, erano migliaia di Cinesi, che senza lesinare sui costi. non proprio popolari del Merchandising, hanno indossato per strada e sui metro, con evidente orgoglio, uno dei simboli italiani più famosi al mondo.

Ma per i cinesi, la Ferrari è qualcosa di più che per noi italiani: un simbolo, non solo di tecnologia motoristica, ma una vera e propria icona della “libertà in movimento”, legata ai motori.

Infatti, mentre con il calcio italiano, la passione oramai sconfinata dei cinesi, è connessa ad una emozione prettamente sportiva, al gesto atletico o nella mitizzazione di questo o quel campione, nel caso della Ferrari, oltre a rappresentare il simbolo del sogno della ricchezza impossibile, inseguito da molti, concretizza anche un altro desiderio di tutti i cinesi: la libertà di poter scoprire il mondo, utilizzando l’auto.

Questa situazione è analoga a quella italiana degli anni 50 -60, quando con le mitiche 500 e 600, l’Italiano medio scopriva la vacanza al mare e, ahimè, anche le code.

Ancora oggi, molto spesso il cinese medio non è mai uscito dal proprio villaggio o città, visto che fino a poco tempo fa, moversi sulle grandi distanze, rappresentava una doppia sfida: da un lato per la inefficenza dei mezzi di trasporto ma dall’altro, dalla impossibilità di farlo liberamente senza le adeguate autorizzazioni governative.

In un contesto come questo, appare quindi del tutto azzeccata la definizione di “Cavalli vapore” quando si parla di motori.

Infatti nei villaggi della Cina, la bicicletta e quindi i “cavalli umani”, ancora oggi, rappresentano l’unico mezzo che consente a tutti i cinesi, di potersi muovere liberamente sulle brevi distanze o il motore delle Bici-Taxi dei mezzi pubblici urbani.

Quando quindi parli con i Cinesi di automobili, hai sempre l’impressione che le stiano guardando, non come un mezzo meccanico ma come “destrieri”, ai quale occorre guardare il pelo, la dentature e gli zoccoli, per capirne lo stato di salute.

E non hanno tutti i torti. Infatti andare in giro in auto per la Cina, può essere una autentica avventura, visto che nel paese le strade spesso lasciano a desiderare, le aree di servizio non sono frequenti come da noi, ma soprattutto, per qualsiasi, anche il più piccolo problema, trovare i pezzi di ricambio rischia di essere una vera e propria impresa.

Ma nonostante l’eplosione del mercato automobilistico in Cina, per i più, comprare un auto rappresenterà ancora a lungo, un sogno irragiungibile. Ci sarebbe da dire, per fortuna, perchè nonostante sia comunque in una fase embrionale e già siano scattati meccanismi di autoriduzione da parte del governo cinese, comprese le aste delle targhe, le principali città cinesi sono già tra le più inquinate al mondo.

Ma tornando al Gran Prix di F1, il momento forse più importante di questa edizione è stato il giro d’onore della pista dell’autodromo di Shanghai, fatto dalla mitica Itala, arrivata 100 anni dopo, a ripercorrere la tratta Parigi – Pechino, in soli 2 mesi.

Un momento nel quale i cinesi hanno potuto concretamente toccare sia il sogno di “esploratori con le 4 ruote”, realizzato utilizzando i comunque limitati cavalli vapori di questa auto di 100 anni fa e contemporaneamente, il senso di “solidità” connesso quando si produce con qualità.

La parola solidità, se si parla di automobili, è un elemento sensibile da queste parti, visto che i “crash test” delle ultime produzioni cinesi non hanno brillato, fallendo miseramente, proprio su questo punto.

“L’Itala Style” ha quindi lanciato un messaggio, tutto italiano, fatto di “concreta, solida bellezza” che attraverso il suo esempio ha potuto spiegare, meglio di tante parole, come l’auto non possa essere solo uno status symbol da mostrare, lo strumento per essere invidiati da tutti o essere la prova evidente di avere raggiunto la nuova ricchezza inseguita dai più, ma prima di tutto, deve essere un “fiero destriero”, o meglio un “mulo fedele”, ben costruito ed affidabile, in grado di continuare a cavalcare, attraversando indenne i decenni, per portarci lontano.

I cinesi che già hanno un rapporto simbiotico con la propria bicicletta, quasi fosse parte del proprio corpo, ora stanno estendendo questo pensiero all’auto, quando decidono di investire, nella propria nuova libertà a quattro ruote.

Quindi viva il “purosangue” Ferrari, ma soprattutto lunga vita al “vecchio destriero” Itala