2020 CINALOPOLI : i cinesi vivranno nelle città
Popolazione cinese: 1 miliardo e 300 milioni.
Popolazione urbana: 540 milioni (170 milioni nel 1978)
Numero delle città cinesi 666 (13 Città nel 1978) .
Numero delle piccole città oltre 20.000.
62 città hanno una popolazione superiore ad 1 Milione:
16 hanno più di 3 milioni di abitanti
26 città hanno una popolazione superiore ai 2.000.000
36 città hanno una popolazione compresa tra 1.000.000 e 2.000.000
92 città hanno invece una popolazione compresa tra 500.000 e 1.000.000
Che la Cina sia la patria delle pianificazioni e delle programmazioni, si sapeva, ma ora si sta
assistendo alla conclusione della più grande operazione di urbanizzazione della storia umana, come applicazione del piano quinquennale lanciato nel marzo 2006: entro il 2020 oltre la metà della popolazione cinese vivrà in città. (un decimo della popolazione mondiale, occorre sempre ricordarcelo!!)
Ad oggi già il 40 % della popolazione cinese vive in aree urbane. Questo ci fa capire l’entità dello sforzo già realizzato negli ultimi anni, data la natura prevalentemente rurale della Cina fino a qualche decennio fa.
Il fenomeno cinese è del tutto simile alla nostra esperienza di urbanizzazione nel dopo guerra. In questo caso però i numeri sono impressionanti: ogni anno una popolazione pari alla attuale popolazione di Beijing (13 Milioni di abitanti) dalle campagne si sposta a vivere nelle città.
Questa migrazione è “attratta” dalla crescita economica in corso, come appare ovvio che sia, ma anche da altre motivazioni, quali le maggiori possibilità di educazione e formazione, oltre alla cresciuta qualità della rete dei trasporti, che consentono ai contadini di muoversi e trasferirsi sempre più agevolmente.
Ovviamente la pianificazione cinese tende ad “accompagnare” questa migrazione, comunque molto spontanea, dettando le regole generali affinché vengano minimizzati i possibili errori e le problematiche collegate.
Nel definire le proprie regole di questo processo, i cinesi stanno esplicitamente prendendo spunto dalle urbanizzazioni avvenute in occidente, come testualmente affermato dal Vice Ministro per le Costruzioni.
Un chiaro esempio di cosa i cinesi intendono per regole, lo possiamo trovare nella decisione presa relativamente a Beijing, che non potrà superare i 16 Milioni di abitanti.
Ovviamente una migrazione di tale portata è in grado di distruggere tutto, come le bibliche cavallette, visto che è collegato ad un utilizzo di cemento superiore all’attuale già impressionante 40% sul consumo mondiale, così come per l’acciaio, se verrà superato dai cinesi il già fatidico tetto del 30% sul consumo mondiale annuo.
Ma se le risorse sono un problema, nelle agende dei cinesi è l’ambiente che rappresenta probabilmente la priorità maggiore, visto l’impatto impressionante che tutto ciò può avere in una situazione già al limite, come quella attuale.
Lo Yaztze, il più grande fiume della Cina, per l’utilizzo intensivo connesso all’attuale livello di urbanizzazione sulle sue sponde, è in condizioni definite dagli stessi cinesi, critiche.
Occorre anche ricordarsi del processo di desertificazione di cui sta soffrendo la Cina nord occidentale e che porta tempeste di sabbia fin su Beijing, così come dell’allarme ozono lanciato a Shanghai, causato dagli inquinanti legati al traffico.
Di questi giorni poi è la sfida per le prossime Olimpiadi, sotto gli occhi e le TV del mondo intero: rendere “praticabile” Beijing, ora talmente inquinata, da essere considerata molto pericolosa per gli sforzi fisici all’aperto e quindi agli atleti in arrivo da tutto il mondo.
Ma non volendo lasciare proprio nulla al caso, i cinesi si stanno occupando anche di altri aspetti connessi alla mega-urbanizzazione, quali la gestione del gap che i cittadini subiranno nel passare dalla vita contadina, alla stressante quotidianità che dovranno vivere nelle 666 grandi città e le oltre 20.000 città.
Ad esempio stanno curando molto le modalità di integrazione dei figli degli immigrati nelle scuole pubbliche di destinazione.
Ovviamente sradicare milioni di persone dalla propria terra e dalle proprie certezze, può generare alle generazioni future più problemi di quelli che potranno incontrare ora i loro genitori.
Non dimentichiamoci infatti che in Cina esistono di fatto 50 lingue diverse (e migliaia di dialetti). Per quanto la lingua nazionale sia il “dialetto mandarino”, gli altri dialetti sono ancora molto usati, tanto che a Shanghai si trasmettono in dialetto alcuni programmi televisivi, nonostante il mal celato dissenso da parte del governo centrale di Beijing.
Immaginatevi quindi un ragazzo che arriva dalle zone rurali del paese, quale shock culturale possa dover affrontare nel doversi integrare in una nuova comunità dove i suoi coetanei, nel giocare quotidiano, parlano una lingua a lui totalmente sconosciuta.
Ma anche gli aspetti legati alla sicurezza sono ai primi posti sulle agende dei cinesi, visto che i contadini non partono verso le città con il contratto di lavoro in tasca ma dovranno cercarselo una volta giunti a destinazione.
Da questo scenario è chiaro che la questione può diventare molto seria, visto che oramai il processo è un fiume in piena di uomini, donne e bambini attratti dalla sirena della nuova stimolante vita nelle città ma che continueranno ad arrivare in città, pieni di incognite per il proprio futuro.
La Cina ha deciso che vuole dimostrare al mondo la sua capacità di realizzare quello per decenni era rimasto solo sulla carta e considerato un mera utopia: il sempre maggiore benessere per tutta la popolazione.
Cinalopoli è Under-Costruction.
Popolazione urbana: 540 milioni (170 milioni nel 1978)
Numero delle città cinesi 666 (13 Città nel 1978) .
Numero delle piccole città oltre 20.000.
62 città hanno una popolazione superiore ad 1 Milione:
16 hanno più di 3 milioni di abitanti
26 città hanno una popolazione superiore ai 2.000.000
36 città hanno una popolazione compresa tra 1.000.000 e 2.000.000
92 città hanno invece una popolazione compresa tra 500.000 e 1.000.000
Che la Cina sia la patria delle pianificazioni e delle programmazioni, si sapeva, ma ora si sta
assistendo alla conclusione della più grande operazione di urbanizzazione della storia umana, come applicazione del piano quinquennale lanciato nel marzo 2006: entro il 2020 oltre la metà della popolazione cinese vivrà in città. (un decimo della popolazione mondiale, occorre sempre ricordarcelo!!)
Ad oggi già il 40 % della popolazione cinese vive in aree urbane. Questo ci fa capire l’entità dello sforzo già realizzato negli ultimi anni, data la natura prevalentemente rurale della Cina fino a qualche decennio fa.
Il fenomeno cinese è del tutto simile alla nostra esperienza di urbanizzazione nel dopo guerra. In questo caso però i numeri sono impressionanti: ogni anno una popolazione pari alla attuale popolazione di Beijing (13 Milioni di abitanti) dalle campagne si sposta a vivere nelle città.
Questa migrazione è “attratta” dalla crescita economica in corso, come appare ovvio che sia, ma anche da altre motivazioni, quali le maggiori possibilità di educazione e formazione, oltre alla cresciuta qualità della rete dei trasporti, che consentono ai contadini di muoversi e trasferirsi sempre più agevolmente.
Ovviamente la pianificazione cinese tende ad “accompagnare” questa migrazione, comunque molto spontanea, dettando le regole generali affinché vengano minimizzati i possibili errori e le problematiche collegate.
Nel definire le proprie regole di questo processo, i cinesi stanno esplicitamente prendendo spunto dalle urbanizzazioni avvenute in occidente, come testualmente affermato dal Vice Ministro per le Costruzioni.
Un chiaro esempio di cosa i cinesi intendono per regole, lo possiamo trovare nella decisione presa relativamente a Beijing, che non potrà superare i 16 Milioni di abitanti.
Ovviamente una migrazione di tale portata è in grado di distruggere tutto, come le bibliche cavallette, visto che è collegato ad un utilizzo di cemento superiore all’attuale già impressionante 40% sul consumo mondiale, così come per l’acciaio, se verrà superato dai cinesi il già fatidico tetto del 30% sul consumo mondiale annuo.
Ma se le risorse sono un problema, nelle agende dei cinesi è l’ambiente che rappresenta probabilmente la priorità maggiore, visto l’impatto impressionante che tutto ciò può avere in una situazione già al limite, come quella attuale.
Lo Yaztze, il più grande fiume della Cina, per l’utilizzo intensivo connesso all’attuale livello di urbanizzazione sulle sue sponde, è in condizioni definite dagli stessi cinesi, critiche.
Occorre anche ricordarsi del processo di desertificazione di cui sta soffrendo la Cina nord occidentale e che porta tempeste di sabbia fin su Beijing, così come dell’allarme ozono lanciato a Shanghai, causato dagli inquinanti legati al traffico.
Di questi giorni poi è la sfida per le prossime Olimpiadi, sotto gli occhi e le TV del mondo intero: rendere “praticabile” Beijing, ora talmente inquinata, da essere considerata molto pericolosa per gli sforzi fisici all’aperto e quindi agli atleti in arrivo da tutto il mondo.
Ma non volendo lasciare proprio nulla al caso, i cinesi si stanno occupando anche di altri aspetti connessi alla mega-urbanizzazione, quali la gestione del gap che i cittadini subiranno nel passare dalla vita contadina, alla stressante quotidianità che dovranno vivere nelle 666 grandi città e le oltre 20.000 città.
Ad esempio stanno curando molto le modalità di integrazione dei figli degli immigrati nelle scuole pubbliche di destinazione.
Ovviamente sradicare milioni di persone dalla propria terra e dalle proprie certezze, può generare alle generazioni future più problemi di quelli che potranno incontrare ora i loro genitori.
Non dimentichiamoci infatti che in Cina esistono di fatto 50 lingue diverse (e migliaia di dialetti). Per quanto la lingua nazionale sia il “dialetto mandarino”, gli altri dialetti sono ancora molto usati, tanto che a Shanghai si trasmettono in dialetto alcuni programmi televisivi, nonostante il mal celato dissenso da parte del governo centrale di Beijing.
Immaginatevi quindi un ragazzo che arriva dalle zone rurali del paese, quale shock culturale possa dover affrontare nel doversi integrare in una nuova comunità dove i suoi coetanei, nel giocare quotidiano, parlano una lingua a lui totalmente sconosciuta.
Ma anche gli aspetti legati alla sicurezza sono ai primi posti sulle agende dei cinesi, visto che i contadini non partono verso le città con il contratto di lavoro in tasca ma dovranno cercarselo una volta giunti a destinazione.
Da questo scenario è chiaro che la questione può diventare molto seria, visto che oramai il processo è un fiume in piena di uomini, donne e bambini attratti dalla sirena della nuova stimolante vita nelle città ma che continueranno ad arrivare in città, pieni di incognite per il proprio futuro.
La Cina ha deciso che vuole dimostrare al mondo la sua capacità di realizzare quello per decenni era rimasto solo sulla carta e considerato un mera utopia: il sempre maggiore benessere per tutta la popolazione.
Cinalopoli è Under-Costruction.