giovedì 1 novembre 2007

Nel ventre del dragone: Intervista a Yibu Yibu

Di seguito l'intervista pubblicata su Neolib

D: E’ in corso il Congresso del Partito Comunista Cinese molto particolare dove il tandem Hu Jintao-Wen Jiabao vuole dare la svolta definitiva al riformismo. Sarà vero riformismo o un semplice cambio di vestito esteriore in prospettiva dei futuri appuntamenti?

FATTORI: Il congresso in corso sta dimostrando che i tempi per l’applicazione di profonde riforme saranno lunghi. Troppi i nodi da risolvere come ad esempio la riduzione del gap tra aree rurali e grandi metropoli. La Cina non è pronta per applicare le regole democratiche di stampo occidentale che visto il divario economico esistente, favorirebbero solo la parte più ricca, rischiando di privare la parte più povera di una adeguata rappresentatività.
Facendo un parallelismo con l’Italia, è come il nostro problema del rapporto Nord- Sud e l’emergenza del mezzogiorno, mai realmente risolta.
Il rischio in Cina è 100 volte più vasto e rischia di rappresentare anche una pericolosa scintilla per eventuali “rigurgiti” rivoluzionari, non così rari nella storia cinese.
Non è infatti casuale che le migliaia proteste di piazza siano tutte in queste aree, spesso poverissime, quasi sempre per ragioni e motivazioni di giustizia economica, la più gettonata delle quali è il pagamento del giusto prezzo per l’esproprio della propria casa.
Oggettivamente quindi i cinesi non desiderano veramente una democrazia alla occidentale ma desiderano una gestione più efficiente della cosa pubblica che ridistribuisca meglio la ricchezza che adesso appare paurosamente sbilanciata a favore della nuova classe media, la vera novità nello scenario cinese.
Per cui il riformismo proposto è necessario per dare il senso di un qualche cambiamento in corso, ma potrà essere solo il primo passi sulla lunga marcia verso la democrazia che forse solo il successore del successore di Hu Jintao dal 2022, potrà iniziare realmente a realizzare.

D: Pechino 2008 e l’Expo di Shanghai 2010. Che impronta potranno dare questi due appuntamenti alla Cina, al di là del mero discorso economico, sui diversi piani (lavorativo, politico, sui diritti umani e religiosi)?

FATTORI: I due appuntamenti sono importantissimi per una parte della Cina, quella già nella modernità. Consentirà infatti di portare a termine infrastrutture che consentiranno alle due città di primeggiare e livello mondiale e diventare esempi da imitare.
Va sottolineato che questi due famosi eventi, stanno generando tutta una serie di momenti collaterali, tipo gli Special Olympic Game di Shanghai che di fatto, oltre ad essere le prove generali degli eventi principali, sono già dei risultati tangibili del vero obbiettivo cinese: consolidare il livello attuale di apertura internazionale della Cina.
Questa strategia internazionalizzante del Made in China, potrebbe sfociare nella richiesta di organizzare anche i prossimi campionati del mondo di Calcio, in un naturale collegamento con i due eventi suddetti.
La ricaduta fondamentale sul piano sociale, sarà invece quella di consentire ai cinesi di comprendere che ora sono cittadini del mondo, dopo i decennali periodi di isolamento.
Conseguentemente, molti cinesi hanno acquisito il senso di nuove ambizioni e il rinnovato desiderio di confrontarsi con nuove sfide, da qui è il boom dei cinesi nel volere imparare le lingue straniere e iniziare a viaggiare per il mondo.
Per quanto riguarda gli altri piani, non ci saranno grandi modifiche alla situazione attuale, nel senso che la Cina ha ben tracciato il proprio percorso e i governi occidentali quali gli USA e UE ad esempio, non vorranno certo rovinare la “festa” che comunque portarà ulteriori vantaggi economici futuri anche a loro.

D: La Cina sta diventando il paese conquistatore, eppure lo Yuan resta
ancorato al dollaro, l’inflazione c’è e si sente, le condizioni lavorative sono discutibili ed il volume di esportazioni preoccupa per quantità e qualità. Quali le prospettive nel rapporto Cina-mondo?

FATTORI: Lo Yuan è già ago della bilancia mondiale e condiziona il dollaro come uno sprinter pronto alla volata. La sua influenza è quindi formalmente superiore di quanto appaia, in quanto il suo basso potere di acquisto, ha obbligato molti paesi occidentali a modificare radicalmente il proprio tessuto produttivo e finanziario.
Stesso discorso per la crescente inflazione cinese, che si riverserà inevitabilmente sull’aumento dei prezzi dei prodotti sui mercati occidentali, rischiando di generare una perversa spirale, visto che poi l’inflazione cinese è proprio causata principalmente dalle proprie importazioni strategiche.
La qualità del Made in China è diventata una sfida che i cinesi sanno di dover vincere per non rischiare di essere stoppati nella loro costante crescita. Per far capire che hanno capito, adesso sono loro che creano i parametri, alcune volte più restrittivi di quelli occidentali, anche per cercare nel contempo, di mettere pressione sulle produzioni occidentali, nella competizione commerciale. Quindi ad esempio, ora paradossalmente Beijing ha stabilito che rischiano molti dei grandi brand del Made in Italy perché, secondo le nuove regole cinesi, non sembrano rispettare i nuovi parametri cinesi. Business is Businss! In una guerra commerciale come quella attuale, tutte le armi sono buone per cercare di mantenere importanti quote di mercato o cercare di creare spazi per nuovi operatori e creare ricchezza che, fondamentale per loro, però rimanga in Cina.
Per cui il rapporto Cina-mondo è si di mutuo interesse, fortemente condizionato però dalla diffusa povertà delle aree rurali cinesi che obbliga i cinesi a continuare ad avere tassi di sviluppo alti, sul piano del GDP, ma nel contempo preservare la propria economia dentro “la bolla dello Yuan” e l’attuale discreto equilibrio, nel passaggio dal medio evo all’epoca moderna.

D: C’è Cina e Cina. La Cina delle multinazionali, di Pechino, di Shanghai e quella più interna, più nascosta che ancora vive in uno stato di sottosviluppo. Cosa si prospetta sugli squilibri di questo “gigante”?

FATTORI: Esistono molte più Cine, visto che è formata da molte etnie, molto diverse tra loro, che alcune volte, fanno molta fatica ad integrarsi. Comunque gli squilibri sono legati a retaggi storici di lungo corso e necessiteranno tanti anni, decenni, prima di essere in qualche modo corretti.
Impossibile che un giorno siano sullo stesso piano le Shanghai e le attuali aree rurali, ma quello che stanno cercando di fare i cinesi, è quello di mettere l’una al servizio dell’altra, nel senso che le aree di sviluppo hanno come funzione, proprio quella di fare da “traino” per le aree sottosviluppate.
Il metodo seguito è quello di continuare a spostare la popolazione dalle aree rurali a quelle cittadine, fino a che il 60% della popolazione cinese sarà nelle città più sviluppate.

D: La Cina vicina e lontana. Il mondo della comunicazione, del web e culturale in generale inizia a rapportarsi con il mondo, ma viene frenato e filtrato ancora dal governo centrale. Quanto potrà resistere questa pressione culturale centralizzata in tale processo di globalizzazione

FATTORI: Il governo centrale non distingue tra media tradizionali ed internet, quindi applica lo stesso comportamento e gli stessi severi controlli, senza troppe remore.
Di questi giorni è il blocco di Youtube, che in concomitanza del Congresso poteva rappresentare un potenziale problema allo svolgersi sereno dell’attuale dibattito. Il governo centrale sente la responsabilità di preparare i propri cittadini e quindi si preoccupa di valutare ciò che è giusto vedere e quello che non lo è. Il problema non è quanto possa resistere, ma come mai i cinesi stessi non protestano in presenza di queste evidenti censure, l’ultima delle quale è stata quella di impedire i reality show e i programmi di personaggi in cerca di fama e successo in prima serata. La ragione di questa apparente abulia è semplicemente che non è tale, ma la convinzione che sia giusto limitare i contenuti, per non arrivare ai livelli di eccesso, che loro considerano tali, di molti costumi occidentali, in particolare americani.
Quindi sembra assurdo, ma nel rapporto padre – figlio che caratterizza la relazione tra i cinesi con la propria nazione, si stupirebbero del contrario.
Resisterà, perché il modello cinese, a breve, sarà applicato anche a livello di UE, ufficialmente per combattere il terrorismo, solo che noi non gradiremo con la stessa serenità, un modo di agire analogo.

D: Chiudo chiedendola della Cina nelle sue connotazioni unicamente positive, di costume, di cultura. Cosa rappresenta la Cina e cosa deve essere esportato del modello cinese?

FATTORI: La Cina è un mondo interiore, prima di tutte le grandiose cifre economiche di cui si parla di questi tempi. Un mondo molto diverso dal nostro che può offrirci una prospettiva molto diversa al nostro concepire gli obbiettivi e il come realizzarli.
L’umanità di molti di questi poveri “fuori”, è una lezione di vita, da mostrare agli “schizzati” della vita a 300 all’ora, che poi rischia di non portarli da nessuna parte o peggio “contro il muro” dello sfrenato individualismo.

Alberto Fattori è General Manager Consortium DITE (Digital Interactive Television Experiences), responsabile Innovation & Development Agenzia per la Cina - Palazzo Lombardia Shanghai (China) e coordinatore CHINA MEDIA LAB, gestisce il blog su Cina ed Estremo Oriente http://yibuyibu.wordpress.com/.