lunedì 26 novembre 2007

IL Dalai Lama a ROMA: “Un pericoloso separatista!”


Recentemente il Dalai Lama, nel suo peregrinare per i paesi occidentali continua ad essere sulle prime pagine dei giornali, sempre per la stessa ragione: l’invito alle autorità occidentali, da parte del Governo Cinese, a rifiutare l’incontro, qualsiasi altro tipo di accreditamento o riconoscimento.
Ma perchè i cinesi sono così “attenti” agli spostamenti del Dalai Lama nel mondo e a chi incontra?

Non certo per i motivi religiosi che lui rappresenta. Quello che preoccupa i cinesi, è l’intenzione dichiarata del Dalai Lama di ridare l’indipendenza al Tibet, elemento che finisce per toccare gli interessi strategici della Cina.

Alla luce poi di quanto sta accadendo nella vicina ex Birmania e la rivolta dei monaci buddisti, l’attenzione sul tema non poteva che crescere ulteriormente.

Infatti i Cinesi “bollano” il leader sprituale buddista, come un “pericoloso separatista”.

In sostanza sono convinti che il Dalai Lama, finanziato dai paesi occidentali, in particolare gli USA; sia impegnato più a cercare di liberare il Tibet che a promuovere la propria missione spirituale.

A supporto di questo, ci sarebbero tra gli altri, i riferimenti fatti dallo stesso Dalai Lama nella propria autobiografia, sui finanziamenti CIA al movimento Tibetano, in particolare nel periodo di guerra fredda, fase storica che vedeva impagnata l’America a sovvertire i diversi regimi comunisti nel mondo.

Che ci sia qualcosa di vero nelle paure cinesi, lo si ritrova in vari documenti pubblici che affermano come gli USA, a partire dal 1955, abbiano finanziato la guerriglia Tibetana, come descritto nell’articolo del Newsweek dell’agosto 1955 intitolato "Una guerra segreta sul tetto del mondo - Monaci e la CIA. Azioni coperte nel Tibet”.
In questo articolo, si descrivono le attività della agenzia americana nel Tibet tra il 1957 e il 1965.

Stesso discorso in un articolo del gennaio 1997 del Chicago Tribune, che descrive l’addestramento dei mercenari tibetani nel 1950 nel campo HALE, sulle montagne rocciose nel Colorado, elementi che poi furono poi paracadutati sul Tibet, con gli stessi C-130 Americani usati poi nella guerra del Vietnam.

Dai vari articoli, il Dalai Lama viene indicato come la fonte attraverso cui sono stati pagati finaziamenti per 1,7 Milioni l’anno, per finanziare la guerriglia, di cui 186.000 dollari, direttamente a sostengo del Dalai Lama stesso.

In sostanza le informazioni pubbliche, di fonte americana, tenderebbro quindi a dimostrare che il Dalai Lama sia stato un uomo al soldo della Cia, negli anni della guerra fredda.

Per comprendere che i cinesi queste fonti le prendano molto seriamente, basti sapere che oggi, sulla notizia della possibile indicazione da parte del Dalai Lama del proprio sucessore, hanno “scomodato” il proprio portavoce ufficiale per gli affari internazionali, che ha sottolinato come “questo atto violerebbe le regole della religione tibetana e i rituali millenari sulla reincarnazione del Lama”.

Ora è a Roma, ricevuto dal sindaco di Roma Veltroni, ormai in lizza per diventare potenzialmente futuro capo di un governo italiano.

Per i cinesi, molto sensibili a questi tipi di relazioni, questo incontro assume quindi valenza ancora maggiore così come il disagio, in quella che a tutti gli effetti, appare una lunga e snervante “guerra psicologica a distanza”.