lunedì 24 dicembre 2007

Lettera a “Babbo Natale & Co.” dalla Cina.

Caro Babbo Natale, è antica tradizione occidentale inviarti una lettera contenente la lista dei regali che si spera di ricevere, così che tu, ricevuta “la dritta”, possa consegnare il tutto entro il 25 dicembre mattina, meglio di qualsiasi DHL o TNT, visti i decenni senza mai un giorno di ritardo!.

Ma ahimè, sei anche la causa di uno dei più pericolosi “traumi” infantili che l’occidente ricordi: la scoperta che tanta puntualità non è dovuta al tuo “efficente servizio”, ma alla colpevole complicità dei genitori, quando scoperti nell’atto “della consegna” in tuo nome o dopo la mitica “rivelazione” fatta all’oramai cresciuto figlio.

Bene, in Cina questo “rischio” non esiste. Qua la tradizione è esattamente opposta: nessun regalo.

Anzi “nessun vecchio con il cappello rosso che porta doni”, nessun regalo arrivato dal cielo.

Qua la tradizionale concretezza dell’agire cinese, insegna che qualcosa arriva perchè qualcuno te la porge. Quindi i bambini cinesi rimangono un “pelo” perplessi nell’apprendere che i “tanto civilizzati” occidentali credono ancora alle “favole” e al servizio di logistica e delivery della “Babbo Natale & Co.”

Anche il giorno del compleanno, che viene da noi pesato per quanti regali si sono ricevuti, il cinese non si aspetta di ricevere nulla.

A noi questo approccio appare inconcepibile, ma attenzione a sottovalutarlo.

Infatti se invitati da un cinese a casa sua, meglio presentarsi con un omaggio, meglio se di tipo culinario. Il presentarsi a mani vuote è considerato “irrispettoso” e vale l’inserimento nel “libro nero” del suo Guanxi.

Lo stesso accade se, una volta consegnato il regalo si chiedesse, secondo un’altra abitudine occidentale, di aprirlo in presenza di chi lo ha consegnato.

I regali in Cina infatti non vengono aperti immediatamente, ma a discrezione di chi li riceve.e non è quindi detto che lo aprirà in vostra presenza, comporatamento incompatibile con quello che in occidente è il clou della cerimonia di Natale: l’apertura dei doni.

Immaginatevi un Natale dove ciascuno, ricevuto il proprio dono, lo aprisse nella propria stanza: da noi sarebbe considerato un Natale “tristissimo”.

In realtà i cinesi fanno così per “evitare” anche di mettervi in imbarazzo davanti agli altri.

Vi sarà infatti capitato che qualcuno di famiglia “esageri” e offra una mole incredibile di regali che hanno il solo scopo di far “apparire” chi li consegna, fregandosene altamente di chi li ricevere. Bene in Cina gli “sboroni” non sono graditi!.

“Paese che vai, tradizione che trovi”.

Per esempio ricordatevi di non regalare mai ad un cinese un orologio a muro perchè è associato allo scorrere del tempo ( e alla morte!)

Dalla tradizione contadina inoltre si tende a mettere al primo posto ciò che si può mangiare, ben prima di ciò che si può usare. I doni più sentiti solitamente sono quindi quelli di tipo culinario.

Volete vedere spalancarsi il sorriso di un vostro amico / parente cinese? Lasciate perdere gioielli o pietre preziose, sicuramente graditi. Donate un raffinatissimo tè o uno dei cibi della sua infanzia. Lasceranno un segno ben più tangibile e vi legheranno in maniera più autentica al vostro interlocutore.

Ma allora che ci fa Babbo Natale in Cina?

Per prima cosa è qua per compiacere gli ospiti stranieri, nell’essenza dello spirito di accoglienza, tutta orientale. Secondo, è diventato la scusa per i cinesi delle middle-class per praticare quello che è il loro sport preferito: lo shopping!

Diciamo che forse le tradizioni non attecchiranno mai, ma le nuove abitudini consumistiche, quelle hanno subito conquistato milioni di cinesi, che attraverso questo “nuovo rituale”, intendono anche scacciare i fantasmi del passato, di quando si faceva fatica a sbarcare il lunario e le patate e il riso erano gli unici compagni di vita di intere generazioni.

Quindi, caro Babbo Natale, da queste parti sei diventato una sorta di “spevanta passeri” e una semplice scusa, alla pari della scritta “discount” che quasi tutto l’anno campeggia nei negozi cinesi, scritta che scatena, è il termine giusto, la stessa reazione nei cinesi.

Tutto ciò anche per un altra ragione: il cinese non si affiderebbe mai al tuo “servizio di consegna a domicilio”, visto che al cinese piace scegliere da sè le cose che deve comprare, vista la certosina capacità di valutare un oggetto sotto tutti i punti di vista, il più importante dei quali è il prezzo.

Questo è il futuro che avanza caro Babbo Natale, una metafora di quanto sta accadendo nel nuovo mondo globalizzato, dove Babbo Natale diventa semplicemente un Logo e la “Babbo Natale & Co.” dovrà inventarsi qualcosa di nuovo per sopravvivere!

Buon Natale a tutti

sabato 15 dicembre 2007

Making Pirelli Calendar 2008 (Press Conference)

Video Part1:


Video Part 2:

mercoledì 12 dicembre 2007

Fabio Zhou, il 1° cinese a studiare televisione digitale interattiva in Italia al Master IDTV della Università di Milano.

Ingegnere laureatosi alla Shanghai Jiao Tong University, una delle più prestigiose università Cinesi di Shanghai, ha fatto il proprio periodo di Stage presso una azienda Italiana: la COMAU.

Guida una Fiat e ha scelto di adottare nei documenti cinese, a differenza di molti suoi amici cinesi, non un nome inglese ma un nome Italiano: Fabio.

Nato Liaoning, nel nord della Cina, trasferitosi con la famiglia a Shanghai, ama la piazza, pasta e l’opera lirica ( è appassionato di Pavarotti e ha quasi tutti i suoi cd).

E’ fidanzato con una studentessa di Shanghai che sta finendo i propri studi a Hangzhou e suo padre lavora a Suzhou.

Bene, questo ragazzo cinese di 24 anni aveva un sogno: andare in Italia.

Ora questo sogno si è realizzato.

Fabio Zhou, attraverso il China Media Lab di Palazzo Lombardia, è arrivato settimana scorsa a Milano ed è uno dei partecipanti al 3° Master IDTV organizzato dalla Università di Milano.

E’ come un astronauta ed un esploratore, visto che è il primo cinese che studia di televisione digitale interattiva in Italia.

Un fatto dal grande significato pratico ma anche simbolico. Una sorta di “apripista” per un sempre crescente scambio culturali tra i due paesi, su tematiche diverse da quelle economiche o di design quali quelle attuali.

Il sogno di Fabio si è realizzato anche grazie all’intervento di un secondo protagonista di questa storia: la multinazionale cinese Huawei, che ha pagato la quota di iscrizione e il volo aereo.

Ma non solo: attraverso questo Master, Fabio e Huawei, collaboreranno strettamente nella definizione di un progetto di laboratorio nel quale approfondire la conoscenza reciproca e come già successo per i partecipanti le precedenti edizioni del Master, Huawei potrebbe anche assumerlo.

L’importante è che ora Fabio sia il primo di molti altri arrivi di studenti Cinesi di sempre crescente livello negli scambi culturali e scientifici tra Italia e Cina per andare ben oltre i 900 studenti stimati per il 2008, nulla rispetto i 54.000 studenti cinesi arrivati negli UK nel 2005 o i 60.000 degli Usa.

Oltre ad una “semplificazione” delle procedure dei visti per questo tipo di ingressi, auspicato di recente dallo stesso console cinese a Milano, occorre che le Università Italiane forniscano informazioni migliori sulle proprie offerte formative, che a parte rare eccezioni, appiono oggetti “oscuri” ed impenetrabili.

A dimostrazione sui problemi per quanto riguarda gli scambi scientifici tra Italia e Cina, è di questi giorni che un professore Cinese avrebbe inventato una macchina che il Prof. Veronesi dell’Istituto dei Tumori di Milano, ha definito dagli effetti miracolosi nella cura del cancro.

Bene, queste ricerche sono arrivate in Italia solo attraverso un canale di imprenditori italiani che ha comprato il brevetto in cina per la sua distribuzione sul mercato europeo.

Quanto accaduto non fa bene alla ricerca italiana, ed è la prova della debolezza strutturale del sistema formativo italiano e degli scambi scientifici, totalmente incapace di competere.

La Cina sta diventando leader mondiale per quanto riguarda le pubblicazioni scientifiche. Questo dimostra che la Cina dalla “copia facile”, a breve sarà solo nei libri di storia, esattamente come quando noi Italiani “eravamo i primi in fatto di creatività ed innovazione”.

Come la Ricerca americana e l’America è diventa grande grazie proprio ai contributi dei sui immigrati, Indiani, Cinesi ed anche Italiani, ora è giunto il momento anche per noi di aprire le nostre porte ad una sempre maggiore “conoscenza condivisa”, l’unica che può aiutarci a cercare di “reagire” alla profonda crisi culturale in cui l’Italia è sprofondata.

I Fabio Zhou possono contribuire molto anche a costruire il nostro futuro, una immigrazione ben diversa da quella al centro dei recenti fatti di via Sarpi o quelli denuniciati da Report sul Made in Italy.

L’alternativa è la “chiusura” per: Collasso Culturale!

mercoledì 5 dicembre 2007

Il Guanxi “dentro” l’amicizia

In Cina “Amicizia” si dice Guanxi.

Entrare nel Guanxi di un cinese, è cosa difficile e si ottiene solo dopo essere stati sottoposti ad una serie infinita di test e verifiche, sotto tutti i punti di vista.

E’ come entrare a far parte di una “famiglia allargata”, dentro la quale l’abnegazione alla “causa comune” è totale, così come la condivisione dei beni immateriali e materiali. Ecco perchè tanta reticenza da parte dei cinesi a considerare qualcuno “un Amico”.

Va sottolineato che essere amici di un cinese, è impegnativo. Un solo sbaglio e si rischia di uscire dal Guanxi. Poi rientraci è quasi impossibile, perchè l’errore è il buon consiglio, la prova, della tua “inadeguatezza” a ricevere questo autentico “onore”.

Il Guanxi vale sia nelle relazioni personali che in quelle di affari e significa il non correre il rischio di essere trattati come quelli che NON sono nel Guanxi: essere fregati!.

Un cinese nel Guanxi è probabilmente la persona più onesta e fedele sulla faccia della terra. Da queste parti la parola “onore”, ha un significato profondo, reale, tangibile. E’ un valore o una vergogna che si porta dentro per sempre.

Anche nelle nuove generazioni “pulsa” questo principio. I giovani cercano il Guanxi, per sopperire sul piano affettivo, al problema di aver vissuto da figli unici. Per cui chi è dentro il Guanxi è come e più di un fratello, di una sorella, o addirittura può essere un secondo padre, una seconda madre, se persi nel frattempo.

Riconoscere il Guanxi è cosa molto difficile. Oggettivamente i cinesi, apparentemente sono molto aperti e disponibili a rapide “amicizie”, fatte di bevute, strette di mano, sorrisi ed inviti a ulteriori incontri.

Soprattutto quando si parla di affari, il cinese è abilissimo a mettere al centro delle proprie attenzioni quella che lui considera però, solo una “preda”, che affascinata dai modi, dalle regalie e dalle continue lusinghe, crederà di aver trovato un nuovo “amico” su cui contare.

Niente di più sbagliato. Il cinese che vuole qualcosa da voi, ha una capacità e una perseveranza incredibili, in quella che in tutto e per tutto, è un corteggiamento da “innamorato”. Sarete al centro delle sue attenzioni, non vi mancherà nulla, vi faranno sentire importanti, ma tutto questo fa parte solo del “rituale”.

Quando poi la “trappola” scatta, per molti occidentali è sempre troppo tardi, perchè, sicuri che stavano trattando in “amicizia”, avranno già fatto molte concessioni che poi rendono gli accordi con i cinesi, spesso totalmente sbilanciati, sempre a favore di questi ultimi.

Ci sono poi i casi estremi, nei quali la “trappola” viene creata anche attraverso la complicità di terzi, facenti parte del Guanxi del vostro interlocutore, dove per “piegare” il volere del “malcapitato” occidentale, improvvisamente e dal nulla, si materializzano vari “problemi” che possono mettere a rischio anche la stessa incolumità della “vittima” occidentale.

Tipicamente questi “problemi” provocano l’isolamento, per ragioni “formali” o “logistiche”, momenti dove, senza alcun supporto, diventa oggettivamente difficile non sperare nell’intervento del proprio “cavaliere” e nuovo amico.

In una sorta di “scherzi a parte” ecco infatti che arriverà il “nuovo amico”, il salvatore, che vi spiegherà come uscire dalla incredibile situazione: fare qualche “piccola” concessione a questi “comuni nemici”, ed è fatta.

Un esempio pratico? Molti occidentali quando arrivano in Cina possono ricevere vari regali. Uno in particolare: l’invio di una “massaggiatrice” in camera, ovviamente pagata dal vostro amico cinese, come di tutta la cena del resto!.

Quando l’“amico” Cinese capisce che il regalo offerto verrà accettato, se la trattativa non sta dando i risultati auspicati, ecco che può scattare la trappola: l’arrivo della polizia.

Il controllo, metterà in evidenza la “reale” professione della massaggiatrice, attività vietatissima in Cina, pena l’espulsione del malcapitato Occidentale, con tanto di timbro rosso sul passaporto con la dicitura “prostituzione!!!” e l’addio di qualsiasi futuro affare in Cina.

Ma allora, come si riconsce il Guanxi?

Non è semplice. Ma un segnale preciso può essere quello di venire coinvolti nella sua “normalità”, la sua tavola di casa, magari meno virtusa di un ristorante e la condivisione del “poco”, spesso per nulla eccezionale quotidiano.

Ma non solo, dentro un Guanzi state pur certi che il cinese non vi chiederà mai nulla, nemmeno se vive ad un livello per noi considerabile di Povertà.

Anzi vi tratterà da Re perchè ciò lo farà sentire Re a sua volta, senza chiedervi altro che il solo accettare e nulla in cambio!

Buon Guanxi a tutti voi.


giovedì 29 novembre 2007

Pirelli “The Cal” 2008 presentato a Shanghai

Oggi, in una Shanghai sempre più con temperature invernali a scaldarla, per un giorno, ci ha pensato “The Cal”.


Il mitico, ormai leggendario calendario Pirelli, arrivato alla sua 35° edizione, è infatti “atterrato” a Shanghai, per il suo lancio mondiale della edizione 2008


Non poteva essere diversamente, visto che le modelle sono state ritratte a Shanghai, dal maestro Patrick Demarchelier, nelle pittoresche strade della concessione francese, nei giardini della ex delegazione britannica, nella frenetica Nanjing Road, fino alle più rasserenanti Case da Tè.

Ventitre immagini, due per ogni mese, tranne agosto che ne ha una.


Protagoniste del Calendario sono le modelle di cui si sentirà parlare in futuro, quali le inglesi Agyness Deane e Lily Donaldson, l’olandese Doutzen Kroes, le australiane Catherine Mc Neil e Gemma Ward, la russa Sasha Pivovarova, l’irlandese Coco Rocha e la brasiliana Caroline Trentini.

In questa edizione non potevano essere assenti le cinesi, ed ecco infatti la famosa attrice cinese Maggie Cheung e le modelle Mo Wan Dan e Du Juan.


Quello che colpisce a prima vista è la grande femminilità trasmessa in tutte le foto del calendario di quest’anno, che per ragioni di opportunità non mostrano i corpi, ma intensi sguardi e profonde emozioni, tipiche del modo di vivere la sensualità in Cina ed in Asia in genere.
E intanto la “leggenda” del calendario Pirelli, ambasciatore di classe e dello stile Italiano continua.


mercoledì 28 novembre 2007

Giochi diplomatici a Beijing

Ieri a Beijing, il Ministro per gli Affari Esteri, Yang Jiechi e l’Ambasciatore della Gran Bretagna William Ehrman, hanno giocato una “partita” diplomatica molto particolare: un incontro di ping pong contro la più grande giocatrice al mondo, ovviamente cinese, Deng Yaping.

L’insolito match, alla presenza di circa 120 spettatori, si è svolto in un altrettanto insolito luogo: le fino a ieri austere, stanze del Ministero degli Affari Esteri cinese.

Tra i giocatori previsti, era anche annunciato l’Ambasciatore Greco, Michael Cambanis, ma all’ultimo ha dovuto dare forfait, per sue le precarie condizioni fisiche che non gli hanno però precluso di partecipare come spettatore all’evento.

Le partire di Ping-Pong di ieri, sono state organizzate nel quadro della manifestazione intitolata “Diplomazia Cinese. Beijing Olimpica”, evento con il quale si è rimarcato la funzione abilitante che possono avere le Olimpiadi e lo sport in genere, sul piano dei rapporti diplomatici ed internazionali.

“Unire sportivamente” le tre nazioni che hanno ospitato l’ultima edizione delle Olimpiadi ed ospiteranno le prossime due edizioni, è stato anche un momento nel quale, smesso l’abito formale, sono stati possibili, in un diverso e più rilassato contesto, incontri e scambi di opinione tra i diversi ambasciatori coinvolti.

In particolare l’Ambasciatore greco ha rivelato che, prima dell’ultima fortunata edizione dei Giochi in Grecia, anche Atene fosse affetta dagli stessi problemi ambientali di cui soffre Beijing: l’inquinamento.

Pertanto, forte dell’esperienza di allora, ha rassicurato i cinesi sul fatto che, visti gli sforzi di questi ultimi anni, anche le loro Olimpiadi saranno perfette, sottolineando però un sostanziale differenza tra i due eventi: i cinesi, a differenza di Atene, stanno subendo pressioni incredibili e di tutti i tipi, a livello internazionale.

L’Ambasciatore inglese William Ehrma, ha invece sottolineato come nell’organizzare le Olimpiadi di Londra nel 2012, si farà tesoro di tutte le conoscenze ed esperienze dei giochi organizzati ad Atene e i prossimi di Beijing.

Ancora una volta quindi, la diplomazia cinese utilizza il Ping Pong come momento di incontro, scambio amichevole e di apertura nei propri rapporti internazionali, un marchio inconfondibile di quella filosofia tradizionale che cerca sempre di evitare lo scontro diretto, nella ricerca della risposta migliore al problema da risolvere.

La sempre crescente presenza delle truppe cinese nei diversi contingenti ONU in giro per il mondo, rappresenta un ulteriore forte segnale di un impegno profondo e convinto di tipo pacifico, nelle soluzione delle diverse emergenze internazionali, da parte della diplomazia cinese.

Nel contempo l’evento in corso a Beijing, intende anche contribuire ad umanizzare gli spazi, fino ad ora impenetrabili, dei palazzi ministeriali, luoghi dove si stanno decidendo molte delle priorità mondiali e dove è fondamentale che tutto sia fatto con grande equilibrio e raziocinio.

lunedì 26 novembre 2007

IL Dalai Lama a ROMA: “Un pericoloso separatista!”


Recentemente il Dalai Lama, nel suo peregrinare per i paesi occidentali continua ad essere sulle prime pagine dei giornali, sempre per la stessa ragione: l’invito alle autorità occidentali, da parte del Governo Cinese, a rifiutare l’incontro, qualsiasi altro tipo di accreditamento o riconoscimento.
Ma perchè i cinesi sono così “attenti” agli spostamenti del Dalai Lama nel mondo e a chi incontra?

Non certo per i motivi religiosi che lui rappresenta. Quello che preoccupa i cinesi, è l’intenzione dichiarata del Dalai Lama di ridare l’indipendenza al Tibet, elemento che finisce per toccare gli interessi strategici della Cina.

Alla luce poi di quanto sta accadendo nella vicina ex Birmania e la rivolta dei monaci buddisti, l’attenzione sul tema non poteva che crescere ulteriormente.

Infatti i Cinesi “bollano” il leader sprituale buddista, come un “pericoloso separatista”.

In sostanza sono convinti che il Dalai Lama, finanziato dai paesi occidentali, in particolare gli USA; sia impegnato più a cercare di liberare il Tibet che a promuovere la propria missione spirituale.

A supporto di questo, ci sarebbero tra gli altri, i riferimenti fatti dallo stesso Dalai Lama nella propria autobiografia, sui finanziamenti CIA al movimento Tibetano, in particolare nel periodo di guerra fredda, fase storica che vedeva impagnata l’America a sovvertire i diversi regimi comunisti nel mondo.

Che ci sia qualcosa di vero nelle paure cinesi, lo si ritrova in vari documenti pubblici che affermano come gli USA, a partire dal 1955, abbiano finanziato la guerriglia Tibetana, come descritto nell’articolo del Newsweek dell’agosto 1955 intitolato "Una guerra segreta sul tetto del mondo - Monaci e la CIA. Azioni coperte nel Tibet”.
In questo articolo, si descrivono le attività della agenzia americana nel Tibet tra il 1957 e il 1965.

Stesso discorso in un articolo del gennaio 1997 del Chicago Tribune, che descrive l’addestramento dei mercenari tibetani nel 1950 nel campo HALE, sulle montagne rocciose nel Colorado, elementi che poi furono poi paracadutati sul Tibet, con gli stessi C-130 Americani usati poi nella guerra del Vietnam.

Dai vari articoli, il Dalai Lama viene indicato come la fonte attraverso cui sono stati pagati finaziamenti per 1,7 Milioni l’anno, per finanziare la guerriglia, di cui 186.000 dollari, direttamente a sostengo del Dalai Lama stesso.

In sostanza le informazioni pubbliche, di fonte americana, tenderebbro quindi a dimostrare che il Dalai Lama sia stato un uomo al soldo della Cia, negli anni della guerra fredda.

Per comprendere che i cinesi queste fonti le prendano molto seriamente, basti sapere che oggi, sulla notizia della possibile indicazione da parte del Dalai Lama del proprio sucessore, hanno “scomodato” il proprio portavoce ufficiale per gli affari internazionali, che ha sottolinato come “questo atto violerebbe le regole della religione tibetana e i rituali millenari sulla reincarnazione del Lama”.

Ora è a Roma, ricevuto dal sindaco di Roma Veltroni, ormai in lizza per diventare potenzialmente futuro capo di un governo italiano.

Per i cinesi, molto sensibili a questi tipi di relazioni, questo incontro assume quindi valenza ancora maggiore così come il disagio, in quella che a tutti gli effetti, appare una lunga e snervante “guerra psicologica a distanza”.

mercoledì 21 novembre 2007

Telefono rosso tra USA e CINA.


In questi giorni è in visita in Cina il Ministro della Difesa Americano Robert Gates.

Gli incontri ai massimi livelli tra i due governi di questi giorni a Beijing, l’ultimo dei quali oggi con il Presidente cinese Hu Jintao, seguono una serie di esercitazioni aereo-navali avvenute nei mesi scorsi, esercitazioni che se ufficialmente organizzate per “allenarsi” in caso cooperazione nel caso di calamità internazionali, nella pratica sono servite ad un confronto diretto dei due eserciti, sui rispettivi livelli di preparazione.

Per non lasciare quindi nulla al caso, nella visita di Gates in Cina è stato deciso in comune accordo, di aprire una linea telefonica diretta tra i due ministri della difesa, esperienza non nuova per gli americani nel periodo della guerra fredda, una novità assoluta per quanto riguarda invece i cinesi nelle proprie relazioni internazionali.

Come sottolineato da Gates alla presentazione del “telefono rosso” tra Usa e Cina, l’iniziativa è stata presa per evitare qualunque tipo di possibile futuro “malinteso”.

E questioni che possono provocare malintesi tra Usa e Cina ve ne sono molte, ma in particolare una: Taiwan.

Sempre in questi giorni, i vertici militari Cinesi stanno facendo pressioni affinchè gli americani non continuino ad offrire supporto militare e nuovi armamenti a Taiwan.

Gli americani ovviamente confidano in una soluzione pacifica della controversia tra Cina e Taiwan, ormai all’ordine del giorno anche nelle ultime riunioni dell’ONU, da quando Taiwan ha formalmente fatto richiesta di riammissione alla organizzazione delle Nazioni unite, come stato sovrano indipendente e con la denominazione di Taiwan,

La miccia che però potrebbe dare “fuoco alle polveri”, al momento nervosamente sotto controllo è l’annunciato referendum del prossimo anno sul tema della Indipendenza dalla Cina, che il governo di Taiwan ha deciso di organizzare.

Ma altre sono le questioni che potrebbero necessitare di alzare la cornetta tra Beijing e Washington quale lo stato di avanzamento del disarmo nucleare della Nord Corea e denuclearizzazione dell’area ma soprattutto le problematiche legate all’Iran che difeso dalla Cina ma è invece al centro delle pressioni Americane ed internazionali, che intendono stoppare il piano nucleare in corso.

Anche i rapporti con l’alleato principale nell’area, il Giappone, potrebbero essere elementi di qualche tensione tra quelle che oggettivamente sono a tutti gli effetti, considerabili le due super potenze che sono in grado di influenzare gli avvenimenti mondiali, profondamente,

Non va dimenticato che negli ultimi tempi, gli americani sono stati impressionati dalla capacità bellica cinese, ormai ad un livello tecnologico sempre più sofisticato, tanto da consentirgli di abbattere un vecchio satellite con un proprio sistema missilistico appositamente progettato, ora molto temuto dagli americani in caso di conflitti anche regionali.

Ma anche l’Hackeraggio militare potrebbe essere tema di discussione tra le rispettive controparti militari, viste le ultime azioni sul fronte occidentale du non meglio identificati hackers, in grado di entrare nei più reconditi segreti di quella che dovrebbe essere anche la potenza meglio attrezzata sul piano tecnologico.

La “linea rossa” installata tra i due paesi, è un serio gesto di reciproco rispetto ma nello stesso tempo da parte degli USA il riconoscimento dello status di Super-Potenza alla Cina, un atto che sembra così segnare una svolta fondamentale nelle prossime questioni internazionali, dove, come la Birmania e il Pakistan stanno a dimostrare in questi giorni, il rischio di risposte “eccessive” è sempre da considerare una opzione, per quanto malaugurata, comunque possibile.

venerdì 9 novembre 2007

CINA e WIMAX: una grana inaspettata

La Cina, tutta concentrata nello sviluppo dei propri standard TD-SCDMA per la telefonia mobile di terza generazione (3G), ha recentemente incontrato un inaspettato, quanto imprevedibile concorrente.

Il 19 Ottobre u.s., la International Telecommunication Union, agenzia delle Nazioni Unite che alloca le radio frequenze per usi commerciali tra i paesi membri, ha infatti approvato che il WIMAX sia a tutti gli effetti uno standard 3G.

La cosa non è di poco conto, visto che le tecnologie 3G consentono la connessione broadband wireless sui telefonini, le video chiamante e la navigazione Web.

Al momento gli unici standard, precedenti il rilascio di quello cinese, erano l’europeo WCDMA e l’americano CDMA 2000, con il grosso handicap per quello cinese, di dover ancora avere uno sviluppo commerciale nel resto del mondo, a differenza dei suoi concorrenti occidentali.

Ma in cinesi su questo aspetto non erano particolarmente preoccupat,i avendo fatto il conto di recuperare proprio con le prossime Olimpiadi questo Gap e di poter così introdurre il proprio standard a livello planetario.

Ma la promozione dello WIMAX a standard 3G, sembra sbaragliare tutti i piani visto che oltre a mettere ovviamente sotto pressione anche i rivali occidentali, rischia però di colpire soprattutto quello cinese che oltretutto usa lo stesso spettro di frequenze usate dal WIMAX.

Non sorprende quindi il mal celato disappunto da parte cinese, per quello che ritengono essere un autentico “colpo basso” che rischia seriamente la diffusione fuori dai confini nazionali del proprio standard, dato che una volta assegnate, nei diversi paesi, le frequenze ad uno standard 3G, queste risulteranno formalmente inutilizzabili per uno standard diverso.

Secondo i Cinesi, l’approvazione del WIMAX a standard 3G è stato quindi un autentico “favore” fatto agli operatori occidentali, che così potranno difendersi meglio dallo TD-SCDMA.

A questo si aggiunge il ritardo nel rilascio effettivo dello TD-SCDMA, ancora in fase sperimentale e la cui fase di test, iniziata da China Telecom nelle principali città e che doveva terminare in ottobre, avrà invece tempi ben più lunghi di quelli previsti.

Ora i cinesi stanno seguendo con molta apprensione le azioni dei diversi operatori internazionali, come l’americana Sprint, che nel 2008 lancerà una rete WIMAX in USA, così come la giapponese NTT DoCoMo che ha richiesto due bande a 2.5GHz, per attivare la propria rete WIMAX in Giappone.

Stesso discorso per quanto riguarda la nostra asta delle frequenze WIMAX ma soprattutto fa paura l’accordo tra Taiwan e partners del calibro di Motorola, Alcatel-Lucent, Sprint, Nextel, Starent Networks e Nokia per attivare, sempre nel 2008, la locale rete WIMAX.

Ma non solo, la INTEL, società che in Cina ha appena aperto il proprio nuovo impianto di produzione, ha appena dichiarato di aver investito 1 Miliardo di dollari, per inserire la tecnologia WIMAX nei propri chipset futuri, così come la Cisco ha appena investito 330 Milioni di dollari per l’acquisito della Navini, specializzata proprio in tecnologie per il Mobile WIMAX.

Insomma le notizie sul WIMAX rischiano di far saltare il gioco delle alleanze attorno al nuovo standard cinese che oltre a raccogliere le aziende cinesi, stava cercando faticosamente di vedere l’adesione anche dei principali operatori del mercato come la Nokia, fortemente riluttante anche alla luce delle recenti dichiarazioni di nuovi cellulari basati su WIMAX per il prossimo anno.

Insomma i cinesi, alle prossime Olimpiadi, oltre a gareggiare nelle diverse specialità sportive rischiando molto spesso di primeggiare, correranno anche un’altra gara molto speciale, ma forse più importante, quella di dimostrare che il proprio standard 3G funziona e possa essere commercializzato in tempi brevi.

Il rischio, in caso di ulteriori defaillances, è di dover incassare una “onorevole sconfitta” su un fronte così importante come quello della telefonia mobile, settore nel quale sono state riposte molte speranze a parte della ricerca tecnologica cinese, anche per cercare di uscire dal gioco degli standard occidentali e il dover continuare a pagare le relative costose royalties.

lunedì 5 novembre 2007

Cina – Africa: Un patto finanziario

Da decenni, tra Cina ed Africa, esiste una mutua cooperazione, fatta di supporti e tecnologie cinesi, in cambio di materie prime ed energia dai diversi paesi Africani.

Ma non solo, la Cina è diventata il modello di sviluppo “copiabile”, al quale si stanno ispirando molti paesi africani, per uscire dalla attuale situazione di sottosviluppo in cui versano.

Questa cooperazione nei giorni scorsi ha fatto un decisivo salto di qualità: tra Cina ed Africa ora esiste un patto strategico - finanziario.

Venerdì è stata infatti annunciata l’acquisizione da parte della ICBC (Industrial and Commercial Bank of China), la più grande banca al mondo per capitalizzazione (319 Miliardi di dollari), del 20% della Standard Bank Group Limited, la più grande banca dell’Africa per valore di Assets (156 Miliardi di dollari).

Con un investimento di 5, 46 Miliardi di dollari, il più grande mai fatto fuori dai confini nazionali da una impresa cinese e che per il Sud Africa rappresenta il più grande investimento straniero nel paese, oltre all’ingresso nel capitale della banca sudafricana, è stato sottoscritto un accordo strategico tra le due parti, i cui dettagli non sono stati divulgati.

E’ stato soltanto reso noto che l’accordo prevede investimenti per oltre 1 miliardo di dollari in materie prime ed energia, principalmente nell’Africa Centrale, consolidando così l’azione svolta fino ad ora da parte Cinese.

Con questa operazione i cinese ottengono quindi un doppio risultato: per ICBC rappresenta un investimento che consente di aumetare il peso delle operazioni internazionali, dall’attuale 3% verso l’obbiettivo prefissato del 10%, contemporaneamente rappresenta un passo importantante a supporto della strategia di espansione economica delle imprese cinesi sul continente africano.

Infatti come definito dallo stesso Jiang Jianqing, presidente della ICBC, questa operazione rappresenta la “strategica stretta di mano” tra Cina ed Africa, visto che il più grande azionista della Standard Bank è la PublicInvestmentCorp (13,9%), l’azienda di Stato che gestisce gli investimenti pubblici Sud Africani.

L’operazione annunciata venerdi, era stata preceduta da un intenso scambio diplomatico tra i due paesi, sfociato lo scorso 6 Febbraio, con la visita in Sud Africa dello stesso presidente cinese Hu Jintao, viaggio nel quale i Cinesi avevano offerto ulteriori ingenti investimenti nel quadro del programma sud africano denominato ASGISA (Accelerated and Shared Growth Initiative of South Africa).

I cinesi, memori anche dell’esperienza negativa degli anni ’90 del Giappone, da un lato sono molto soddisfatti di questa acquisizione, in linea con gli obbiettivi di aumento delle operazioni overseas ed espansione del “sistema cinese”, dove le banche giocano un ruolo decisivo, ma dall’altro invitano alla prudenza, per quanto riguada gli investimenti all’estero.

In particolare per quanto rigurda l’Africa, viste le “questioni ambientali” che possono rendere estremamente periocolose azioni di tipo finanziario visti i rischi politici, cambi di regime locale, regolamentazioni o legislazioni “imperfette”, barriere locali, tutti elementi nuovi per i cinesi in espansione.

La scelta cinese di investire proprio in Sud Africa, è infatti legata al fatto che il paese è considerato tra quelli più sviluppati e con il migliore sistema legislativo, in grado quindi di offrire le adeguate garanzie per un investimento di questa portata ed essere la base d’appoggio per le futute espansioni cinesi, sul continente africano.

giovedì 1 novembre 2007

Nel ventre del dragone: Intervista a Yibu Yibu

Di seguito l'intervista pubblicata su Neolib

D: E’ in corso il Congresso del Partito Comunista Cinese molto particolare dove il tandem Hu Jintao-Wen Jiabao vuole dare la svolta definitiva al riformismo. Sarà vero riformismo o un semplice cambio di vestito esteriore in prospettiva dei futuri appuntamenti?

FATTORI: Il congresso in corso sta dimostrando che i tempi per l’applicazione di profonde riforme saranno lunghi. Troppi i nodi da risolvere come ad esempio la riduzione del gap tra aree rurali e grandi metropoli. La Cina non è pronta per applicare le regole democratiche di stampo occidentale che visto il divario economico esistente, favorirebbero solo la parte più ricca, rischiando di privare la parte più povera di una adeguata rappresentatività.
Facendo un parallelismo con l’Italia, è come il nostro problema del rapporto Nord- Sud e l’emergenza del mezzogiorno, mai realmente risolta.
Il rischio in Cina è 100 volte più vasto e rischia di rappresentare anche una pericolosa scintilla per eventuali “rigurgiti” rivoluzionari, non così rari nella storia cinese.
Non è infatti casuale che le migliaia proteste di piazza siano tutte in queste aree, spesso poverissime, quasi sempre per ragioni e motivazioni di giustizia economica, la più gettonata delle quali è il pagamento del giusto prezzo per l’esproprio della propria casa.
Oggettivamente quindi i cinesi non desiderano veramente una democrazia alla occidentale ma desiderano una gestione più efficiente della cosa pubblica che ridistribuisca meglio la ricchezza che adesso appare paurosamente sbilanciata a favore della nuova classe media, la vera novità nello scenario cinese.
Per cui il riformismo proposto è necessario per dare il senso di un qualche cambiamento in corso, ma potrà essere solo il primo passi sulla lunga marcia verso la democrazia che forse solo il successore del successore di Hu Jintao dal 2022, potrà iniziare realmente a realizzare.

D: Pechino 2008 e l’Expo di Shanghai 2010. Che impronta potranno dare questi due appuntamenti alla Cina, al di là del mero discorso economico, sui diversi piani (lavorativo, politico, sui diritti umani e religiosi)?

FATTORI: I due appuntamenti sono importantissimi per una parte della Cina, quella già nella modernità. Consentirà infatti di portare a termine infrastrutture che consentiranno alle due città di primeggiare e livello mondiale e diventare esempi da imitare.
Va sottolineato che questi due famosi eventi, stanno generando tutta una serie di momenti collaterali, tipo gli Special Olympic Game di Shanghai che di fatto, oltre ad essere le prove generali degli eventi principali, sono già dei risultati tangibili del vero obbiettivo cinese: consolidare il livello attuale di apertura internazionale della Cina.
Questa strategia internazionalizzante del Made in China, potrebbe sfociare nella richiesta di organizzare anche i prossimi campionati del mondo di Calcio, in un naturale collegamento con i due eventi suddetti.
La ricaduta fondamentale sul piano sociale, sarà invece quella di consentire ai cinesi di comprendere che ora sono cittadini del mondo, dopo i decennali periodi di isolamento.
Conseguentemente, molti cinesi hanno acquisito il senso di nuove ambizioni e il rinnovato desiderio di confrontarsi con nuove sfide, da qui è il boom dei cinesi nel volere imparare le lingue straniere e iniziare a viaggiare per il mondo.
Per quanto riguarda gli altri piani, non ci saranno grandi modifiche alla situazione attuale, nel senso che la Cina ha ben tracciato il proprio percorso e i governi occidentali quali gli USA e UE ad esempio, non vorranno certo rovinare la “festa” che comunque portarà ulteriori vantaggi economici futuri anche a loro.

D: La Cina sta diventando il paese conquistatore, eppure lo Yuan resta
ancorato al dollaro, l’inflazione c’è e si sente, le condizioni lavorative sono discutibili ed il volume di esportazioni preoccupa per quantità e qualità. Quali le prospettive nel rapporto Cina-mondo?

FATTORI: Lo Yuan è già ago della bilancia mondiale e condiziona il dollaro come uno sprinter pronto alla volata. La sua influenza è quindi formalmente superiore di quanto appaia, in quanto il suo basso potere di acquisto, ha obbligato molti paesi occidentali a modificare radicalmente il proprio tessuto produttivo e finanziario.
Stesso discorso per la crescente inflazione cinese, che si riverserà inevitabilmente sull’aumento dei prezzi dei prodotti sui mercati occidentali, rischiando di generare una perversa spirale, visto che poi l’inflazione cinese è proprio causata principalmente dalle proprie importazioni strategiche.
La qualità del Made in China è diventata una sfida che i cinesi sanno di dover vincere per non rischiare di essere stoppati nella loro costante crescita. Per far capire che hanno capito, adesso sono loro che creano i parametri, alcune volte più restrittivi di quelli occidentali, anche per cercare nel contempo, di mettere pressione sulle produzioni occidentali, nella competizione commerciale. Quindi ad esempio, ora paradossalmente Beijing ha stabilito che rischiano molti dei grandi brand del Made in Italy perché, secondo le nuove regole cinesi, non sembrano rispettare i nuovi parametri cinesi. Business is Businss! In una guerra commerciale come quella attuale, tutte le armi sono buone per cercare di mantenere importanti quote di mercato o cercare di creare spazi per nuovi operatori e creare ricchezza che, fondamentale per loro, però rimanga in Cina.
Per cui il rapporto Cina-mondo è si di mutuo interesse, fortemente condizionato però dalla diffusa povertà delle aree rurali cinesi che obbliga i cinesi a continuare ad avere tassi di sviluppo alti, sul piano del GDP, ma nel contempo preservare la propria economia dentro “la bolla dello Yuan” e l’attuale discreto equilibrio, nel passaggio dal medio evo all’epoca moderna.

D: C’è Cina e Cina. La Cina delle multinazionali, di Pechino, di Shanghai e quella più interna, più nascosta che ancora vive in uno stato di sottosviluppo. Cosa si prospetta sugli squilibri di questo “gigante”?

FATTORI: Esistono molte più Cine, visto che è formata da molte etnie, molto diverse tra loro, che alcune volte, fanno molta fatica ad integrarsi. Comunque gli squilibri sono legati a retaggi storici di lungo corso e necessiteranno tanti anni, decenni, prima di essere in qualche modo corretti.
Impossibile che un giorno siano sullo stesso piano le Shanghai e le attuali aree rurali, ma quello che stanno cercando di fare i cinesi, è quello di mettere l’una al servizio dell’altra, nel senso che le aree di sviluppo hanno come funzione, proprio quella di fare da “traino” per le aree sottosviluppate.
Il metodo seguito è quello di continuare a spostare la popolazione dalle aree rurali a quelle cittadine, fino a che il 60% della popolazione cinese sarà nelle città più sviluppate.

D: La Cina vicina e lontana. Il mondo della comunicazione, del web e culturale in generale inizia a rapportarsi con il mondo, ma viene frenato e filtrato ancora dal governo centrale. Quanto potrà resistere questa pressione culturale centralizzata in tale processo di globalizzazione

FATTORI: Il governo centrale non distingue tra media tradizionali ed internet, quindi applica lo stesso comportamento e gli stessi severi controlli, senza troppe remore.
Di questi giorni è il blocco di Youtube, che in concomitanza del Congresso poteva rappresentare un potenziale problema allo svolgersi sereno dell’attuale dibattito. Il governo centrale sente la responsabilità di preparare i propri cittadini e quindi si preoccupa di valutare ciò che è giusto vedere e quello che non lo è. Il problema non è quanto possa resistere, ma come mai i cinesi stessi non protestano in presenza di queste evidenti censure, l’ultima delle quale è stata quella di impedire i reality show e i programmi di personaggi in cerca di fama e successo in prima serata. La ragione di questa apparente abulia è semplicemente che non è tale, ma la convinzione che sia giusto limitare i contenuti, per non arrivare ai livelli di eccesso, che loro considerano tali, di molti costumi occidentali, in particolare americani.
Quindi sembra assurdo, ma nel rapporto padre – figlio che caratterizza la relazione tra i cinesi con la propria nazione, si stupirebbero del contrario.
Resisterà, perché il modello cinese, a breve, sarà applicato anche a livello di UE, ufficialmente per combattere il terrorismo, solo che noi non gradiremo con la stessa serenità, un modo di agire analogo.

D: Chiudo chiedendola della Cina nelle sue connotazioni unicamente positive, di costume, di cultura. Cosa rappresenta la Cina e cosa deve essere esportato del modello cinese?

FATTORI: La Cina è un mondo interiore, prima di tutte le grandiose cifre economiche di cui si parla di questi tempi. Un mondo molto diverso dal nostro che può offrirci una prospettiva molto diversa al nostro concepire gli obbiettivi e il come realizzarli.
L’umanità di molti di questi poveri “fuori”, è una lezione di vita, da mostrare agli “schizzati” della vita a 300 all’ora, che poi rischia di non portarli da nessuna parte o peggio “contro il muro” dello sfrenato individualismo.

Alberto Fattori è General Manager Consortium DITE (Digital Interactive Television Experiences), responsabile Innovation & Development Agenzia per la Cina - Palazzo Lombardia Shanghai (China) e coordinatore CHINA MEDIA LAB, gestisce il blog su Cina ed Estremo Oriente http://yibuyibu.wordpress.com/.

martedì 30 ottobre 2007

2020 CINALOPOLI : i cinesi vivranno nelle città


Popolazione cinese: 1 miliardo e 300 milioni.
Popolazione urbana: 540 milioni (170 milioni nel 1978)

Numero delle città cinesi 666 (13 Città nel 1978) .
Numero delle piccole città oltre 20.000.

62 città hanno una popolazione superiore ad 1 Milione:
16 hanno più di 3 milioni di abitanti
26 città hanno una popolazione superiore ai 2.000.000
36 città hanno una popolazione compresa tra 1.000.000 e 2.000.000

92 città hanno invece una popolazione compresa tra 500.000 e 1.000.000

Che la Cina sia la patria delle pianificazioni e delle programmazioni, si sapeva, ma ora si sta
assistendo alla conclusione della più grande operazione di urbanizzazione della storia umana, come applicazione del piano quinquennale lanciato nel marzo 2006: entro il 2020 oltre la metà della popolazione cinese vivrà in città. (un decimo della popolazione mondiale, occorre sempre ricordarcelo!!)

Ad oggi già il 40 % della popolazione cinese vive in aree urbane. Questo ci fa capire l’entità dello sforzo già realizzato negli ultimi anni, data la natura prevalentemente rurale della Cina fino a qualche decennio fa.

Il fenomeno cinese è del tutto simile alla nostra esperienza di urbanizzazione nel dopo guerra. In questo caso però i numeri sono impressionanti: ogni anno una popolazione pari alla attuale popolazione di Beijing (13 Milioni di abitanti) dalle campagne si sposta a vivere nelle città.

Questa migrazione è “attratta” dalla crescita economica in corso, come appare ovvio che sia, ma anche da altre motivazioni, quali le maggiori possibilità di educazione e formazione, oltre alla cresciuta qualità della rete dei trasporti, che consentono ai contadini di muoversi e trasferirsi sempre più agevolmente.

Ovviamente la pianificazione cinese tende ad “accompagnare” questa migrazione, comunque molto spontanea, dettando le regole generali affinché vengano minimizzati i possibili errori e le problematiche collegate.

Nel definire le proprie regole di questo processo, i cinesi stanno esplicitamente prendendo spunto dalle urbanizzazioni avvenute in occidente, come testualmente affermato dal Vice Ministro per le Costruzioni.

Un chiaro esempio di cosa i cinesi intendono per regole, lo possiamo trovare nella decisione presa relativamente a Beijing, che non potrà superare i 16 Milioni di abitanti.

Ovviamente una migrazione di tale portata è in grado di distruggere tutto, come le bibliche cavallette, visto che è collegato ad un utilizzo di cemento superiore all’attuale già impressionante 40% sul consumo mondiale, così come per l’acciaio, se verrà superato dai cinesi il già fatidico tetto del 30% sul consumo mondiale annuo.

Ma se le risorse sono un problema, nelle agende dei cinesi è l’ambiente che rappresenta probabilmente la priorità maggiore, visto l’impatto impressionante che tutto ciò può avere in una situazione già al limite, come quella attuale.

Lo Yaztze, il più grande fiume della Cina, per l’utilizzo intensivo connesso all’attuale livello di urbanizzazione sulle sue sponde, è in condizioni definite dagli stessi cinesi, critiche.

Occorre anche ricordarsi del processo di desertificazione di cui sta soffrendo la Cina nord occidentale e che porta tempeste di sabbia fin su Beijing, così come dell’allarme ozono lanciato a Shanghai, causato dagli inquinanti legati al traffico.

Di questi giorni poi è la sfida per le prossime Olimpiadi, sotto gli occhi e le TV del mondo intero: rendere “praticabile” Beijing, ora talmente inquinata, da essere considerata molto pericolosa per gli sforzi fisici all’aperto e quindi agli atleti in arrivo da tutto il mondo.

Ma non volendo lasciare proprio nulla al caso, i cinesi si stanno occupando anche di altri aspetti connessi alla mega-urbanizzazione, quali la gestione del gap che i cittadini subiranno nel passare dalla vita contadina, alla stressante quotidianità che dovranno vivere nelle 666 grandi città e le oltre 20.000 città.

Ad esempio stanno curando molto le modalità di integrazione dei figli degli immigrati nelle scuole pubbliche di destinazione.

Ovviamente sradicare milioni di persone dalla propria terra e dalle proprie certezze, può generare alle generazioni future più problemi di quelli che potranno incontrare ora i loro genitori.

Non dimentichiamoci infatti che in Cina esistono di fatto 50 lingue diverse (e migliaia di dialetti). Per quanto la lingua nazionale sia il “dialetto mandarino”, gli altri dialetti sono ancora molto usati, tanto che a Shanghai si trasmettono in dialetto alcuni programmi televisivi, nonostante il mal celato dissenso da parte del governo centrale di Beijing.
Immaginatevi quindi un ragazzo che arriva dalle zone rurali del paese, quale shock culturale possa dover affrontare nel doversi integrare in una nuova comunità dove i suoi coetanei, nel giocare quotidiano, parlano una lingua a lui totalmente sconosciuta.

Ma anche gli aspetti legati alla sicurezza sono ai primi posti sulle agende dei cinesi, visto che i contadini non partono verso le città con il contratto di lavoro in tasca ma dovranno cercarselo una volta giunti a destinazione.

Da questo scenario è chiaro che la questione può diventare molto seria, visto che oramai il processo è un fiume in piena di uomini, donne e bambini attratti dalla sirena della nuova stimolante vita nelle città ma che continueranno ad arrivare in città, pieni di incognite per il proprio futuro.

La Cina ha deciso che vuole dimostrare al mondo la sua capacità di realizzare quello per decenni era rimasto solo sulla carta e considerato un mera utopia: il sempre maggiore benessere per tutta la popolazione.

Cinalopoli è Under-Costruction.

mercoledì 24 ottobre 2007

Parte oggi la “Lunga marcia” cinese verso la Luna.

Oggi tutti gli occhi dei cinesi saranno rivolti al cielo. Ma non per assistere a qualche fenomeno naturale, bensì per seguire la “speranza” del proprio futuro sulla luna.

Alle 18.05 ora di Beijing (le 12.05 ora italiana) verrà infatti lanciato il CHANG’E I, il satellite interamente “Made in China”, che rappresenta il primo passo per la conquista della Luna da parte della Cina, dopo quello del 1969 da parte degli americani.


Che in questa missione i cinesi ripongono molte speranze, è testimoniato dal nome stesso del satellite, CHANG’E I che si rifà alla mitologia cinese della donna volata sulla luna e che ispira ogni anno il Moon Festival e gli altrettanto famosi Moon Cake.

Ma anche il nome del razzo vettore, con il quale si metterà in orbita il satellite, fa capire lo spirito dei cinesi in questa missione: la “Lunga Marcia III”.

Dopo la Lunga Marcia del ’34 – ’36 di Mao e dopo la Lunga Marcia verso la “Società Armonica” lanciata da Hu Jintao nell’ultimo congresso, ora i cinesi hanno iniziato quella forse più temeraria, che li porterà sulla Luna.

La sensazione che se ne trae, è che i cinesi stiano pensando seriamente in futuro, di colonizzare la Luna, anche se non l’hanno dichiarato apertamente.

Questo intento traspare invece in alcune dichiarazioni degli scienziati, dove dalla missione sulla luna e dalle tecnologie spaziali non si stanno cercando solo la gloria, ma una nuova frontiera da esplorare per cercare di trovare soluzioni terrene, quali quello dell’approviggionamento delle materie prime ed energia.

Il satellite che parte dal Xichang Satellite Lunch Center nello Sichuan, entrerà nell’orbita della luna a partire dal 31 Ottobre e potrà offrire agli scienziati cinesi importantissime informazioni 3D per continuare nella preparazione dei successivi 2 steps previsti.

Il successivo passo che seguirà questa missione, sarà infatti quello dell’ammaraggio di una sonda cinese per la esplorazione del suolo lunare.

Solo dopo aver testato a fondo tutte le tecnologie e le informazioni delle missioni precedenti, sarà allora inviata la navicella spaziale con i primi cinesi ai quali verrà affidato il compito di emulare le famose prodezze degli americani del 1969 e la celebre frase “un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità”.

E’ esattamente quello che si auspicano i cinesi che incontri, nei cui occhi traspare l’orgoglio per quanto sta accadendo in queste ore.

A soli 2 giorni dalla chiusura del congresso del partito comunista cinese, che rimarrà nella storia del paese come quello della svolta delle “ricerca scientifica”, questa missione rappresenta il miglior modo per far comprendere al resto del mondo, che queste non erano vuote parole o sterili intenti, ma il segnale di una concreta svolta dai tempi rapidi.

Per chi vorrà seguire in diretta l’evento o ulteriori immagini o filmati su questa nuova frontiera cinese, alcuni link ai siti cinesi:

- Simulazione della missione CHANG’E I
- Discorvery CTTV – Speciale Missione CHANG’E I
- Sohu Tv – Speciale Missione CHANG’E I
- Vari Video Televisivi sulla Missione

martedì 23 ottobre 2007

Hu entra nella storia della Cina e la religione entra nello statuto del Partito Comunista Cinese.

Ieri al termine dei lavori del 17th Congresso del Partito Comunista Cinese, come usanza locale, ci sono stati i “botti”, questa volta rappresentati da alcuni fatti che rimarranno nella storia futura del paese e non solo.

Il primo, è il voto che ha consentito di aggiungere nella Costituzione del Partito Comunista Cinese, la teoria dello “Sviluppo Scientifico” teorizzata da Hu Jintao, che consente così a quest’ultimo, di affiancare Mao Zedong, Deng Xiaoping e Jiang Zemin, nel gruppo ristretto della “All of Fame” della Cina.

E’ indubbio che questo emendamento rappresenti una svolta fondamentale per la Cina, oltre ad indicare i prossimi passi e le sfide che il paese deve affrontare nella “lunga marcia” verso la “Società Armonica”, descritta dalla stesso Hu Jintao nell’Ottobre 2006, in occasione della commemorazione della storica lunga marcia di Mao Zedong del ’34-36.

Da statuto, la Cina intende quindi passare dall’essere la “fabbrica del mondo”, ad una competizione con i paesi occidentali, sul piano della ricerca scientifica, terreno fondamentale sia per cercare di far fare al paese un salto culturale che consolidi i risultati economici ottenuti fino a ora, ma soprattutto consenta anche di offrire risultati concreti in alcune delle emergenze nazionali.

Non è infatti un mistero che la Cina stia lavorando per creare un reattore a fusione termonucleare, in grado di produrre energia in grande quantità, vista la crescente voracità del paese in crescita, così come è stato annunciato in questi giorni il primo cinese sulla luna entro i prossimi 15 anni, in una sfida aperta con gli USA, sul campo delle tecnologie spaziali.

Ma non solo, sempre la ricerca scientifica consentirà il totale restyling del futuro esercito Cinese, che fortemente ridimensionato nel numero di effettivi, intenderà essere all’avanguardia per quanto riguarda le armi tecnologiche, comprese quelle Internet, dove le recenti “schermaglie” sul tema degli attacchi informatici, dimostrano una insospettabile attività già in corso.

Secondo “botto” di ieri e segno dei tempi che cambiano, ha per certi versti dell’incredibile: è stata inserita la parola “Religione” nella costituzione del Partito Comunista Cinese.

Questa aggiunta alla costituzione, assume un valore enorme, in quanto sancisce che da ora, i soggetti religiosi praticanti, alla stregua delle minoranze etniche, hanno diritto di convivenza nel sistema cinese che da ieri riconsce la religione, come una componente sociale compatibile con il modello di sviluppo del paese.

Fino ad ora, l’ateismo del partito non dava reali spazi di integrazione concreta con le minoranze religiose praticanti, spesso tollerate, ma non considerate formalmente un intorlocutore accettato.

Questa modifica, apre ora molte porte e speranze per cercare di ricomporre nel tempo, alcune delle tensioni di carattere religioso presenti nel paese, quale quelle del Tibet e Vaticano ma soprattutto, in occasione delle prossime Olimpiadi, dà la possibilità di offrire servizi religiosi per i fedeli in arrivo da tutto il mondo.

Insomma da queste modifiche, si intuisce che la Cina ha capito che il mondo sta cambiando e lei con esso.

Ma soprattutto, ha anche capito che il mondo cambia, proprio perchè la Cina è spesso la causa di questi cambiamenti.

Quindi Hu Jintao, ha pensato bene di inserire nella costituzione del partito comunista, gli elementi di quella che a tutti gli effetti, è una “formale apertura”, in grado di poter contribuire agli equilibri futuri e che per quanto riguarda la questione religiosa, ora messa all’ordine del giorno delle basi stesse del Partito, possa finalmente andare oltre le “vuote” e spesso disattese intenzioni precedenti.

Il terzo “botto” infine, lo si è avuto questa mattina, con l’elezione dei 4 nuovi membri del Politburo Standing Committee, il vero centro decisionale cinese, che ha visto l’ingresso dei due “papabili” a sostituire Hu nel 2012, Xi Jinping (52 anni), Li Keqiang (51 anni), rispettivamente i segretari di partito a Shanghai e Lioaning oltre a He Guoqiang e al Ministro della Sicurezza Pubblica Zhou Yongkang.
Questi sono quindi gli uomini che hanno il compito di pilotare la Cina nel terzo millennio verso la “Società Armonica” e dello “Sviluppo Scientifico” che ci si augura possa essere una “contagiosa” prerogativa, non solo cinese.

venerdì 19 ottobre 2007

La lunga marcia verso la democrazia (alla cinese).

La Cina sul piano socio economico. negli ultimi decenni, ha ingranato la “quarta”, fino a diventare la terza potenza economica mondiale.

Ma il livello di sviluppo reale del paese è solo agli inizi ed ancora lontano dall’aver dimostrato tutte le proprie reali potenzialità.

Non ci sarà quindi da stupirsi, se sul piano economico, nei prossimi venti anni, la Cina supererà prima il Giappone, finendo l’inseguimento secolare per il predominio regionale, per poi mettersi “a ruota” degli Stati Uniti.

Ma di quali priorità stanno allora realmente discutendo al congresso cinese apertosi lunedi?

Banalmente lo si può capire dall’Instant Poll, che lo stesso Governo Cinese ha pubblicato su Internet, con l’intento di “sondare” il paese, sulle diverse problematiche presenti nella agenda congressuale.

Ai cinesi è stato quindi chiesto di indicare la propria preferenza su queste tematiche:

Stock market e financial security
Taiwan and reunification
Job and employment
Environment protection
Social security and welfare
Price and housing
China's peaceful development and global influence
Farmers' income
Rich-poor gap
Anti-corruption efforts and clean government
Come si vede, tutte questioni molto concrete, di carattere strettamente economico o di politica internazionale. Per quanto riguarda invece le riforme democratiche?.

Beh, l’ultima domanda contiene un segnale preciso ed evidenzia“il metodo cinese” per arrivare alla svolta democratica nel paese.

Infatti questa “riga” evidenzia i problemi che devono essere risolti, prima di potere impostare una organizzazione democraticamente eletta nel paese.

La corruzione è emergenza nazionale, fenomeno soprattutto radicato a livello locale, fuori dal controllo governativo e dove i funzionari locali spesso godono di una impunità e di un potere oltre misura.

Ad esempio, le troppe pene di morte comminate nel paese e di cui è accusata la Cina, sono proprio connesse con questo approccio, sostanzialmente federativo, del sistema Cinese, dove i tribunali locali spesso applicano, senza remore, la legge della tagliola di antica memoria.

Per porvi un freno, il governo centrale ha quindi introdotto una norma, con la quale tutte le pene di morte devono essere sottoposte alla verifica della corte di giustizia centrale, proprio per verificare l’operato delle corti locali, spesso commistionate con i funzionari locali.

Analizzando il procedere dei lavori del congresso, si possono comunque già intuire i prossimi passi della “lunga marcia della Cina” verso la Democrazia, alla Cinese.

Il primo, è stato quello di definire il vero assioma della Democrazia alla Cinese: il Partito e il Paese sono tra loro indistinguibili.

Questo, sono sicuro farà saltare sulla sedia tutti voi e mi immagino la vostra reazione: “questa non potrà MAI essere una Democrazia”.

Invece, vissuta sul campo, la cosa non appare così astrusa e fuori dai tempi e ha la sua logica.

I cinesi hanno studiato molto bene quanto accaduto in Russia e si sono resi conto che in uno stato, per certi versi molto simile alla Cina attuale, l’azzeramento del partito- paese a favore di un pluralismo di tipo occidentale, creerebbe un incredibile scompenso sociale ed economico, con la graduale frammentanzione delle diverse etnie che lo compongono.

Ma quello che più preoccupa i cinese, sono i risultati socio-economici della esperienza russa, dove nella transazione democratica, il paese ha perso la capacità di essere unito nelle sfide economiche ed in grado di consolidare la crescita del benessere dei propri cittadini.

Quindi, dato che la priorità del Governo cinese è solo quella di traghettare l’intero paese fuori dal medioevo e portarlo all’età post moderna, non appare strano il rifiuto di base a mettere in discussione la centralità e l’esistenza di un solo partito che gestisca il futuro del paese.

E su questo aspetto, il cinese medio non è proprio tanto dissenziente, visto che dopo le guerre, le rivoluzioni e le contro rivoluzioni che hanno portato a tutti i cinesi dolore e fame, quella vera, finalmente il paese sembra aver ingranato la strada giusta.

Per cui il cinese è terrorizzato che un cambiamento di questo percorso, possa riportarlo ai tempi passati. E’ interessato solo a vivere dignitosamente ma soprattutto dare un futuro di benessere ai propri figli.

Cambiare il sistema che sta guidando il “miracolo cinese”, con l’introduzione di un sistema politico alla occidentale, multipartitico, non è al momento ritenuta una reale priorità, più un “desiderio supplementare”, da raggiungersi però senza fratture o conflitti sociali.

Per questo Hu Jintato, in apertura dei lavori, ha sottolineato la centralità ed indivisibilità del Partito – Paese e nel contempo ha sottolineato che il partito va costruito meglio di ora, introducendo al suo interno trasparenza e gradualmente, anche nuovi principi democratici.

Per cui ora possiamo immaginare quali potranno essere i veri prossimi passi, con i tempi alla cinese.

Una data fondamentale sarà il 2012, quando l’attuale presidente Hu Jintao, dovrà fare posto al suo sucessore.

Prima di allora Hu si concentrerà nel combattere la piaga della corruzione e nel contempo attivare, anno dopo anno, embrionali processi di democratizzazione, stile l’”Election Day” di Shanghai, dove i cittadindi hanno eletto i propri rappresentanti delle diverse circoscrizioni.

Contemporaneamente il sistema di rappresentatività cinese, sostituirà gradualmente l’attuale criterio della nomina, con il principio elettivo di tutte le cariche, municipali, locali e provinciali.

Il sucessore di Hu dal 2012, avrà invece il compito di consolidare nei successivi 10 anni del proprio mandato, i principi rappresentativi suddetti, integrandoli con l’economia, continuando senza quartiere la lotta alla corruzione.

Sarà solo il successore del sucessore di Hu, che oggi ha all’incirca 40 anni, che dal 2022 potrebbe avere le condizioni socio – economiche del paese in grado per poter supportare l’introduzione di vere novità democratiche e poter votare anche per i rappresentanti nazionali su base provinciale ( le nostre regioni).

Questo percorso, che per i nostri parametri appare lungo, nel caso dei cinesi è un tempo ragionevole per riuscire a traghettare il paese verso una vera società moderna e il tempo necessario affinchè le aree rurali possano essere trasformate e modernizzate.

Cosa sembrano mancare in tutto questo discorso? Gli ideali politici.

No, non mancano, solo che i cinesi che per decenni si sono massacrati tra loro nell’inseguire ideali di vario genere, ora dicono gentilmente “no grazie”. Lasciateci vivere serenamente per i prossimi decenni. Per gli ideali politici, ci sarà molto tempo in futuro.

Jian Zemin.. Lavori in corso congressuali..






Youtube “invisibile” in Cina.

Da quanto il congresso cinese ha aperto i propri battenti e dopo la “rumorosa” visita del Dalai Lama a Bush, alcuni fatti non secondari, stanno accadendo sulla rete, quali malfunzionamenti e problematiche tecniche di vario tipo.

Ad esempio lunedi pomeriggio e per buona parte di martedi Pudong, che è come fosse Manhattan per New York, ha avuto seri problemi di connessione internet che rendevano impossibile qualsiasi connessione web e accesso alla posta elettronica.

Ma all’impressione è che le reti cinesi non stiano funzionando, si sta aggiungendo la sensazione che in maniera selettiva, gravi problemi se non irrimediabili problemi di funzionamento, li stiano avendo in particolari alcuni siti, quali ad esempio Youtube.

In questi giorni infatti, digitando Youtube.com non si arriva da nessuna parte, se non ad un triste segnale di errore, come se avessimo digitato male l’indirizzo.

Mentre altri sistemi video, quali quello di MSN o Yahoo ad esempio, non sono visibili da tempo in Cina, per la collaborazione data dalle stesse aziende americane che cortesemente ti segnalano che “siete in un area non raggiungibile dal servizio”, Youtube, sembrava aver beneficiato di una sorta di “Pax” che ora, a congresso aperto, non sembra più tale.

Evidentemente per essere coerenti, anche Blogspot, la piattaforma Blog di Google, nei mesi precedenti, ha avuto inizialmente dei periodici problemi tecnici, prima di essere, ormai da mesi, non più raggiungibile.

Ora a Youtube, che fa parte della stessa scuderia di Google, sembra che i cinesi stiano riservando lo stesso trattamento privilegiato: l’invisibilità.

Io comunque rimango fiducioso ed ancora convinto che i “Problemi tecnici” prima o poi saranno risolti, nel frattempo il vero rammarico è che dovrò fare a meno dei video italiani, che mi tenevano aggiornato sui fatti e misfatti di casa nostra.

Non è che si può fare un eccezione per queste vicende da avanspettacolo?

Buon Video a tutti.

Ps. Altri siti Video, tra cui lo stesso Libero Video, hanno perso il segnale .... video.

lunedì 15 ottobre 2007

17th Congresso CPC: per sincronizzare la “macchina del tempo” cinese

La Cina, prima di essere la nazione più popolata al mondo, è la più grande “macchina del tempo” esistente sul pianeta.

Nello stesso paese convivono infatti sia la futura modernità delle metropoli del ricco Est che il passato della povertà rurale delle altre aree. Per muoversi “attraverso il tempo”, basta prendere un semplice autobus in direzione di qualsiasi provincia o villaggio, anche a soli 20 Km dalle grandi città.

In questo contesto, oggi a Beijing, si apre il 17° congresso dell’Assemblea del Popolo (il parlamento cinese) che dovrà definire le linee guida per i prossimi 5 anni, oltre che sancire ufficialmente gli equilibri di potere, all’interno dell’apparato di partito.

Il compito che aspetta le 38 delegazioni composte da 2213 delegati, provenienti da tutte la nazione, non sarà dei più semplici, visto che dovranno cercare di sincronizzare tra loro le spirali contrapposte connesse alla costante crescita economica, dinamiche che hanno creato una profonda e pericolosa frattura spazio – temporale, sul piano sociale, nel paese.

Le emergenze e le sfide che la Cina attuale e futura deve affrontare sono infatti enormi, sfide che impattano non solo sul futuro economico ma anche direttamente sull’aspetto più caro agli occidentali, la reale democratizzazione del paese.

Su questo aspetto, non c’è da aspettarsi alcuna novità o apertura eclatante in occasione dei Giochi Olimpici.

Infatti, il profondo scollamento all’interno della società cinese, rende tuttora inapplicabile alcuna trasformazione realmente democratica, basata su libere elezioni su scala nazionale, in quanto finirebbero per beneficiare sola la parte ricca del paese, a scapito della maggioranza povera.

E’ evidente che la disparità dei mezzi di cui dispongono le due parti, finerebbe per creare una “classe politica” che potrebbe diventare una “nuova casta” cinese, strettamente legata solo alla nuova borghesia del paese, finendo per fare perdere qualsiasi rappresentatività alle classi rurali, oggi garantita dagli statuti vigenti.

Che il rischio sia reale, lo si può dedurre leggendo le liste dei cinesi più ricchi nel paese, passati dai 15 supermiliardari dell’anno scorso, a qualche centinaio di quest’anno, con il paradosso, che il più ricco in Cina, con un patrimonio di 17 miliardi di dollari, è una ragazza di soli 26 anni, che ha ereditato la fortuna del padre, oggettivamente uno sconosciuto venuto dal nulla.

Questo dimostra che certe ricchezze, non possono essere frutto solo del “libero mercato”, a cui ha aderito la Cina dal 2001, ma spesso si sono invece create attraverso una co-azione e commistioni, tra imprenditori e parti degli apparati governativi, questi ultimi, gli unici in grado di creare le condizioni favorevoli affinchè, pochi oligarchi, potessero arricchirsi oltre misura, così rapidamente .

Per questo, la vera emergenza Cinese è ancora quella di combattere la corruzione degli esponenti degli apparati governativi che finisce per incidere profondamente, rallentando una sempre più equa distribuzione della ricchezza nel paese.

L’ultimo fatto e il più eclatante, è stato quello che ha portato in galera Chen Liangyu, ex presidente del partito a Shanghai, in predicato per diventare il futuro capo del governo cinese, che assieme ad altri imprenditori e funzionari del governo, avevano dirottato in maniera impropria, gli investimenti dei fondi pensioni.

Comunque sia, con un approccio tutto alla cinese, sono già in corso alcune “sperimentazione di democratizzazione” a livello locale ed in alcune città, quali Shanghai, dove i membri delle diverse circoscrizioni, nell’ultima tornata, sono stati eletti direttamente, attraverso consultazione pubblica.

Ma i cinesi, su questo aspetto, ci stanno andando veramente con i piedi di piombo.

Non va dimenticato infatti che la Cina confina con l’India, la più grande democrazia del mondo, paese caratterizzato però anche da una profonda disparità sociale che sembrerebbe dimostrare come invece di rendere il paese migliore, la svolta democratica, potrebbe al contrario, favorire la ricreazione in Cina di quella divisione tra classi, che combattuta col sangue nel secolo scorso, è forse l’unico elemento che che ancora oggi vede tutti i cinesi d’accordo tra loro.

I cinesi nel loro agire sembrano quindi parafrasare il motto del “rischioso è abbandonare la strada certa per quella incerta” delle riforme democratiche, cambiando la “ricetta” che oggettivamente, pur con gli scompensi suddetti, ha già dimostrato, senza possibilità di smentita, una incredibile concretezza e un successo economico che sta sotto gli occhi di tutti.

Il 17° congresso che si apre oggi, oltre a definire in maniera formale le prossime priorità, dovrà soprattutto cercare di spiegare al mondo che non sono ancora maturi i tempi per ulteriori aperture, possibili solo in un prossimo futuro, dopo che le aree rurali saranno entrate anche loro nella modernità, dalla quale sono ancora escluse e potranno competere, ad armi pari, nella costruzione degli equilibri politici e sociali della Cina futura.

E visti gli ultimi accadimenti di casa nostra, in tema di “Caste”, difficile dargli torto.

martedì 9 ottobre 2007

Ferrari vince in Cina: Auto simbolo di libertà in movimento...

Domenica scorsa, la Ferrari a Shanghai ha raggiunto la sua duecentesima vittoria in F1,

A Shanghai, per un Week –End è sembrato di essere nei dintorni di Monza, solo che stavolta, bardati del rosso Ferrari, manco fosse l’ancora più famoso rosso Valentino, erano migliaia di Cinesi, che senza lesinare sui costi. non proprio popolari del Merchandising, hanno indossato per strada e sui metro, con evidente orgoglio, uno dei simboli italiani più famosi al mondo.

Ma per i cinesi, la Ferrari è qualcosa di più che per noi italiani: un simbolo, non solo di tecnologia motoristica, ma una vera e propria icona della “libertà in movimento”, legata ai motori.

Infatti, mentre con il calcio italiano, la passione oramai sconfinata dei cinesi, è connessa ad una emozione prettamente sportiva, al gesto atletico o nella mitizzazione di questo o quel campione, nel caso della Ferrari, oltre a rappresentare il simbolo del sogno della ricchezza impossibile, inseguito da molti, concretizza anche un altro desiderio di tutti i cinesi: la libertà di poter scoprire il mondo, utilizzando l’auto.

Questa situazione è analoga a quella italiana degli anni 50 -60, quando con le mitiche 500 e 600, l’Italiano medio scopriva la vacanza al mare e, ahimè, anche le code.

Ancora oggi, molto spesso il cinese medio non è mai uscito dal proprio villaggio o città, visto che fino a poco tempo fa, moversi sulle grandi distanze, rappresentava una doppia sfida: da un lato per la inefficenza dei mezzi di trasporto ma dall’altro, dalla impossibilità di farlo liberamente senza le adeguate autorizzazioni governative.

In un contesto come questo, appare quindi del tutto azzeccata la definizione di “Cavalli vapore” quando si parla di motori.

Infatti nei villaggi della Cina, la bicicletta e quindi i “cavalli umani”, ancora oggi, rappresentano l’unico mezzo che consente a tutti i cinesi, di potersi muovere liberamente sulle brevi distanze o il motore delle Bici-Taxi dei mezzi pubblici urbani.

Quando quindi parli con i Cinesi di automobili, hai sempre l’impressione che le stiano guardando, non come un mezzo meccanico ma come “destrieri”, ai quale occorre guardare il pelo, la dentature e gli zoccoli, per capirne lo stato di salute.

E non hanno tutti i torti. Infatti andare in giro in auto per la Cina, può essere una autentica avventura, visto che nel paese le strade spesso lasciano a desiderare, le aree di servizio non sono frequenti come da noi, ma soprattutto, per qualsiasi, anche il più piccolo problema, trovare i pezzi di ricambio rischia di essere una vera e propria impresa.

Ma nonostante l’eplosione del mercato automobilistico in Cina, per i più, comprare un auto rappresenterà ancora a lungo, un sogno irragiungibile. Ci sarebbe da dire, per fortuna, perchè nonostante sia comunque in una fase embrionale e già siano scattati meccanismi di autoriduzione da parte del governo cinese, comprese le aste delle targhe, le principali città cinesi sono già tra le più inquinate al mondo.

Ma tornando al Gran Prix di F1, il momento forse più importante di questa edizione è stato il giro d’onore della pista dell’autodromo di Shanghai, fatto dalla mitica Itala, arrivata 100 anni dopo, a ripercorrere la tratta Parigi – Pechino, in soli 2 mesi.

Un momento nel quale i cinesi hanno potuto concretamente toccare sia il sogno di “esploratori con le 4 ruote”, realizzato utilizzando i comunque limitati cavalli vapori di questa auto di 100 anni fa e contemporaneamente, il senso di “solidità” connesso quando si produce con qualità.

La parola solidità, se si parla di automobili, è un elemento sensibile da queste parti, visto che i “crash test” delle ultime produzioni cinesi non hanno brillato, fallendo miseramente, proprio su questo punto.

“L’Itala Style” ha quindi lanciato un messaggio, tutto italiano, fatto di “concreta, solida bellezza” che attraverso il suo esempio ha potuto spiegare, meglio di tante parole, come l’auto non possa essere solo uno status symbol da mostrare, lo strumento per essere invidiati da tutti o essere la prova evidente di avere raggiunto la nuova ricchezza inseguita dai più, ma prima di tutto, deve essere un “fiero destriero”, o meglio un “mulo fedele”, ben costruito ed affidabile, in grado di continuare a cavalcare, attraversando indenne i decenni, per portarci lontano.

I cinesi che già hanno un rapporto simbiotico con la propria bicicletta, quasi fosse parte del proprio corpo, ora stanno estendendo questo pensiero all’auto, quando decidono di investire, nella propria nuova libertà a quattro ruote.

Quindi viva il “purosangue” Ferrari, ma soprattutto lunga vita al “vecchio destriero” Itala