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lunedì 23 marzo 2009

Arrestate 4 persone per Audio-Libri Porno 2.0

In Cina, gli audio libri o i radio racconti sono molto diffusi e molto apprezzati da tutte le generazioni. 

Non è quindi raro, prendendo un taxi o un autobus di linea, imbattersi nell’autista sintonizzato su una radio o un CD di letture tratte da pagine storiche della letteratura, anche occidentale, raccontate ed interpretate dalle migliori voci cinesi.

Su questo filone d’oro, si era attivata la ilisten.cn, società web cinese diventata nel tempo la leader nazionale di Audio Libri venduti on line, con oltre 500.000 utenti registrati sia in Cina che all’estero.

Ma a qualcuno dei responsabili della ilisten.cn, le letterature classiche non sono parse più sufficienti, per cui ha pensato bene di procedere all’aggiunta di un filone a “luci rosse” per poter ottenere rilevanti benefici economici. 

L’idea, nata per aumentare traffico al sito, si è così materializzata attraverso l’apertura di una sezione a pagamento, denominata “Night Talk” che aveva come argomento discussioni e racconti a sfondo pornografico.

I risultati, come era prevedibile, non si sono fatti attendere, tanto che attraverso 17 audio libri per un totale di 953 episodi, la società ha cominciato a fatturare alcune decina di migliaia di Yuan e l’anno scorso ha avuto più di 2 milioni di visite, con oltre 260.000 download di questi speciali audio libri.

Per produrre questi racconti dal contenuto hard core, venivano inoltre reclutate voci femminili da tutta la Cina che a 40 Yuan all’ora, leggevano le storie, oltretutto scritte ed invitate al sito dagli stessi utenti di ilisten.cn che poi, una volta pubblicate, condividevano i profitti ottenuti dalla vendita.

Un’esperienza di Web 2.0 da manuale, se non fosse che in Cina la pornografia, in tutti i suoi formati è vietatissima.

Sapendolo, i protagonisti hanno cercato di non essere pescati con “le mani nel sacco”, adottando vari mezzi di elusione che impedissero di essere intercettati dai rigorosi controlli incrociati che le autorità cinesi fanno regolarmente sui contenuti testuali, sulle immagini e sui video.

Nonostante tutte le attenzioni, il successo ottenuto dall’iniziativa, alla fine ha fatto scoprire alle autorità cinesi il reale contenuto dei questi audio libri scaricabili da questa aree riservata ai soli utenti del sito.

Ora si sono aperte le porte del carcere per i protagonisti di questa vicenda, mentre il sito è stato immediatamente oscurato, in questa storia di web cinese 2.0 che si può star certi, non ha avrà comunque alcun lieto fine. 

martedì 11 novembre 2008

Incredibili... Trasporti!

Per le strade cinesi è possibile incontrare di tutto.

Dalle berline e Suv di ultima generazione, fino alle “tradizionali” biciclette.

Ma una cosa caratterizza il traffico cinese: tutto è trasportabile.

In occidente esiste una regola che lega in maniera direttamente proporzionale, oggetti da trasportare e mezzo di trasporto.

In Cina sembra vigere la regola contraria: più la cosa è grande, più il mezzo di trasporto usato è piccolo.

Quindi ti capita di vedere “monumentali” trasporti sopra una normale bicicletta o carretta modificata ad-hoc e si stenta a credere spesso ai propri occhi, quasi fossero più numeri da circo che seri, compassati, “professionisti” del trasporto su strada.

E quando dico monumentali, la parola non esprime a fondo il senso di quanto accaduto.

Un'altra caratteristica tutta cinese, sono i mezzi di trasporto “modificati”.

Esistono gli ultimi modelli di tutte le marche e tipologia di mezzo, ma esiste un mercato parallelo delle versioni personalizzate, come ad esempio biciclette e soprattutto motociclette con rimorchio, la “Bicicletta Cargo”, del tutto sconosciuta ad occidente e sulla quale è trasportabile di tutto

Quindi, se uno scaldabagno deve essere trasferito, che il trasporto sia fatto via bicicletta o motorino è tutt’altro che raro.

Per contraltare, le macchine sembrano “luoghi proibiti” per qualsiasi tipo di trasporto merci, che non sembra appartenere ad un mezzo, che rappresentando il nuovo status quo della classe media cinese, non può essere in nessun modo messo a rischio o sporcato.

Altrettanto comuni sono poi i minivan, ma adibiti soprattutto al trasporto di persone delle diverse imprese cinesi e raramente per trasporto merci.

Infatti, essendo spesso le aziende lontane dai centri abitati e non disponendo il lavoratore medio di una propria utilitaria, l’azienda, anche come forma d’incentivazione, predispone appositi mezzi di trasporto che consentono ai lavoratori di essere portati dall’azienda in punti prestabiliti della città, spesso vicini a casa.

Quindi alle 17.30, orario di chiusura delle imprese, in Cina il traffico cittadino, prima sostenuto e fatto di taxi ed utilitarie, si trasforma in un “immenso ingorgo” fatto di Bus e minivan aziendali, tutti freneticamente all’inseguimento del tempo e della puntualità, nelle loro diverse tappe del giro cittadino.

Ma tornando ai mezzi di trasporto, la prevalenza è di quelli a “trazione umana” tipo le biciclette, anche se il motore a scoppio, nelle recenti evoluzioni modificate, sta diffondendosi a macchia d’olio.

In questo caso, accade che il trasporto eccezionale sia utilizzato anche come traino da amici o parenti non motorizzati, così che dietro o accanto al mezzo di trasporto, viaggiano attaccati e felicemente trasportati, anche altre persone, spesso le stesse che poi aiuteranno a smontare il carico.

Fondamentale, quando ci si imbatte in questi trasporti, è fare bene i conti con le loro modalità di manovra e gli spazi di frenata reali del trasportante.

Infatti, visto che tipicamente questi mezzi percorrono le corsie preferenziali usate dalla biciclette e dalle motociclette, passeggiando o dovendo semplicemente attraversare la strada, non è infrequente finirci letteralmente addosso, o peggio, rischiare di esserne travolti.

Si, perché questi incredibili trasporti, per evidenti leggi fisiche e anche per le condizioni stesse del mezzo trasportante, sono difficili da mettere in moto e in maniera altrettanto ardua, hanno tempi di frenata molto incerti.

Soprattutto non hanno alcuna manovrabilità laterale, visto che questa metterebbe a rischio la stabilità dell’intero carico, sempre pericolosamente in precario equilibrio.

Quindi, se vi imbattete in qualcosa che assomiglia ad una montagna in movimento che sta venendo nella vostra direzione, fate in modo di scansarvi, prima di sentire il timido tintinnio del campanello, eviterete di esserne sommersi!

lunedì 18 dicembre 2006

Sorpresa: la Cina parla inglese

(pubblicato su Affari Italiani il 24 Novembre 2006)
I cinesi da tempo sentono l’esigenza fortissima di comunicare, una sorta di reazione, di contrappasso all’isolamento vissuto negli scorsi decenni.

Questa esigenza è visibile a tutti i livelli, tanto da spingere il Ministro degli Affari Esteri, in più di una occasione pubblica, a parlare direttamente in un perfetto inglese.

Questo è un chiaro segnale di come ufficialmente i cinesi abbiano accettato la sfida della comunicazione globalizzata e accettato l’inglese come lingua franca.

Lo sforzo che la Cina sta affrontando su questo campo è incredibile, vista l’arretratezza da cui partiva. Ma i primi risultati cominciano già a vedersi.

Ora qualunque facoltà universitaria cinese sforna dei veri e propri traduttori che conoscono oltre ad un perfetto inglese anche spesso una seconda lingua occidentale (Francese o Tedesco per la maggiore).

A questa sistematica azione formativa universitaria si sono aggiunti, in occasione delle prossime olimpiadi del 2008, programmi di formazione nelle grandi città per insegnare l’inglese anche ai cittadini comuni di qualsiasi età, in modo da fornire agli stranieri una migliore assistenza, direttamente in inglese.

Capita quindi di vedere anziani esprimersi correttamente in inglese, con l’orgoglio di chi sta rinascendo, di chi finalmente può toccare il cielo con un dito per una nuova e stimolante vita culturale, oltre che sentirsi ancora utile alla causa cinese, in un momento storico come saranno le olimpiadi del 2008.

Lentamente quindi la Cina si appresta anche a sfatare il luogo comune, relativamente all’inglese, lingua fino ad ora parlata effettivamente da pochissimi.

Ma il discorso sull’inglese va inserito in un più vasto scenario macroeconomico.

Uno dei problemi storici che i Giapponesi hanno avuto nella loro espansione in tutto il mondo è stato proprio quello di non parlare inglese

Capitava così che le filiali giapponesi avessero spesso un responsabile giapponese che non sapendo l’inglese limitava le capacità di penetrazione sui mercati internazionali del “Made in Japan”.

I cinesi sembrano aver imparato la lezione e ora stanno allenandosi per poter disporre di propri managers in grado di parlare perfettamente inglese e se necessario anche un secondo idioma locale.

La chiave della futura espansione internazionale cinese sarà quindi anche culturale, in grado di favorire una più profonda integrazione, una diretta capacità di gestione e trasmissione dei messaggi economico, finanziari e commerciali.

Ma sbaglia chi crede che questo sia il segnale che i cinesi si stanno piegando alle logiche occidentali, adeguandosi ad esse.

i cinesi, infatti hanno deciso semplicemente di aprire il canale in lingua inglese solo per farsi capire meglio e trasmettere i propri contenuti e messaggi, come dei consumati esperti di comunicazione e marketing.

Oltre tutto i cinesi hanno già dimostrato nella loro storia, una innata capacità di piegare e far proprie le esperienze culturali provenienti dall’esterno. La diffusa conoscenza dell’inglese segnerà una sorta di discontinuità con il passato consentendo ai cinesi di provare per la prima volta, a condizionare e cambiare gli altri.

L’inglese appare quindi un passo fondamentale, forse decisivo, per continuare con successo il processo di apertura iniziato e favorire e preparare la prossima espansione economica e culturale sui mercati internazionali.

Quella dei cinesi su questo tema è una lezione di stile e di grande saggezza che andrebbe recepita dai nostri governanti, nata da una corretta lettura dell’epoca globalizzata in cui viviamo, dove saper comunicare e possedere l’informazione risulta già ora fondamentale e strategico.

Se confrontiamo infatti l’esempio cinese con la situazione italiana c’è da rimanere sconcertati.

Mentre i cinesi organizzano concorsi per testare il livello di conoscenza raggiunto nelle lingue straniere, nelle nostre Università, le lingue straniere nella migliore delle ipotesi sono facoltative.

Accade quindi che le nostre facoltà scientifiche ed economiche stiano preparando i nostri futuri talenti come se poi dovessero confrontarsi con una comunità internazionale che parla in Italiano!!!

È il nostro retaggio storico che continua ad emergere, il ricordo dei fasti dove il latino insegnava al mondo intero a comunicare, ma di un tempo che fù, ormai morto e sepolto, di cui rapidamente dovremo farcene una ragione.

Esattamente così come arroccarsi sulla sola idea del “Made in Italy” o il nuovo “Concept in Italy”, non possano essere sufficienti per sperare di uscire dalle secche attuali sul tema di competitività paese.

La lezione dei cinesi è semplice: tutto cambia, rapidamente, occorre essere capaci di vivere il cambiamento mettendosi costantemente in discussione, accettando fino in fondo la sfida, innovandosi profondamente, l’unico atteggiamento possibile per vivere da protagonisti gli avvenimenti futuri.

Cina/ L'esercito dei disoccupati per scelta

(pubblicato su Affari Italiani il 17 Novembre 2006)
La Cina è un incredibile macchina del tempo, un treno capace di attraversare in pochi anni fasi sociali ed economiche che nel resto del mondo hanno richiesto decenni, tutto come in un laboratorio a cielo aperto.

In questo percorso, in una sorta di ritorno al futuro, è possibile imbattersi improvvisamente in una generazione di “disoccupati per scelta”!!! Quella dei neo laureati cinesi.

Ogni anno la Cina sforna qualcosa come 4,13 milioni di laureati, cosa che, a prima vista, rappresenta una ottimo risultato, un costante incremento delle competenze a supporto della crescita economica e sociale cinese.

Oggi però Tian Chengping, Ministro del lavoro e sicurezza sociale, ha annunciato che 1,24 Milioni di questi neo laureati nel prossimo anno rimarranno senza lavoro, dato il brusco rallentamento della domanda di neo laureati, quantificato in -22%.

Superficialmente questa analisi appare credibile anche se probabilmente la vera ragione di questo fenomeno va cercata altrove: questo esercito di disoccupati ha deciso di esserlo.

Questa estate, ad esempio, il governo cinese, a fronte di questa crescente emergenza giovanile, aveva lanciato una campagna per lo stanziamento di sussidi ai neo laureati disoccupati, ma nonostante la promozione fatta a tappeto in tutte le università nazionali, di fatto questa opportunità non è stata colta, tanto che a livello governativo ci si è chieste le ragioni di questo “rifiuto”, totalmente in contro tendenza se comparato alle precedenti esperienze nei paesi occidentali.

I giovani neo laureati, senza troppi giri di parole, hanno risposto che preferiscono rimanere disoccupati, piuttosto che essere sostenuti da un sussidio.

Questo ha sconcertato molto il governo cinese, dato che lo stato di disoccupazione può durare anche degli anni e sta coinvolgendo proprio tutti, anche i talenti che terminato il proprio percorso di studi all’estero, hanno deciso di rientrare in Cina.

La ragione è semplice quanto incredibile: oggi un teenager cinese rifiuta qualunque soluzione di contingenza (salario nell’ordine dei 100 / 200 € mensili) perché convinto che, come gli insegna io il suo Tao e la sua tradizione aspettando arriverà una occasione migliore (circa 500€); basta sapere attendere che le condizioni migliori maturino.

Il benessere sempre più diffuso porta quindi tutta una generazione ad un sostanziale attendismo, in attesa che arrivino tempi migliori.

Questo approccio è connesso anche al manifestarsi di un secondo fenomeno storico: la regola del figlio unico, vigente in Cina fino a poco tempo fa.

Risultato; i figli, spesso unici, sono al centro degli interessi e degli affetti dei propri genitori, che anche involontariamente finiscono con il viziarli.

Per cui, i genitori del nuovo benessere cinese, anche se raggiunto dopo decenni di privazioni e sudati risparmi, finiscono per sostenere la scelta di disoccupazione dei figli, essi stessi convinti della imponderabilità di un futuro migliore, dato per certo.

Il cinese medio oggi pensa SOLO positivo e sostenuto dalla propria cultura e filosofia tradizionale, assomiglia più ad un passeggero di un treno in viaggio verso una nuova stazione, che il macchinista dello stesso.

I giovani cinesi quindi sono come partiti per un viaggio; poco interessati alla contingenza quotidiana e nella sola attesa che la stazione desiderata arrivi.

Se a tutto questo aggiungiamo il fascino che il modello occidentale sta esercitando sulle nuove generazioni cinesi, il risultato è sotto gli occhi di tutti: le nuove generazioni cinesi non sono più propense ai sacrifici che hanno caratterizzato i loro predecessori.

Questo sta creando quindi un pericoloso attrito tra le varie generazioni cinesi.

Parlando con i trentenni ci si rende conto della poca stima e fiducia che ripongono nelle generazioni a venire, viste come dei veri e propri parassiti, poco propensi a vivere per il bene comune, la Cina, intrisi di un crescente individualismo che fa molta paura.

Si, perché questo tarlo terrorizza il cinese medio attuale.

Non sono gli europei o gli americani a preoccuparli davvero, ma il diffuso timore che il benessere fin qui faticosamente costruito, rischi di non perpetuare a causa dell’incapacità delle generazioni future a continuare il lavoro fin qui svolto.

E le prime avvisaglie non sembrano contraddire questi timori, visto che sembra crescere un esercito di Peter Pan poco interessati a faticare per costruire, ben intenzionati a consumare quello che c’è, come voraci cavallette.

Forse questa rappresenta la nuova e vera sfida cinese per il futuro.

Occorrerebbe pertanto spiegare ai giovani cinesi come il modello di vita che stanno cercando di emulare, quello occidentale, non rappresenti la perfezione ma anzi forse il primo sintomo del NOSTRO decadimento, esattamente come quello che storicamente portò la grande Roma a scomparire dal centro della storia mondiale.

La Cina ancora forse non è arrivata a rischiare tanto, ma in un mondo globalizzato come quello attuale, visto che la fame e le necessità concrete dei popoli poveri saranno i veri drivers degli sviluppi futuri, non aver il desiderio di costruire e guidare il proprio benessere futuro, rappresenta di per sé una pericolosa spia di allarme, di cui la Cina dovrà tenere conto, per evitare di diventare nel futuro una eterna ed incompiuta Peter Pan.

Partita la nuova "lunga marcia" cinese verso la “società armonica”

(pubblicato su Affaritaliani il 24 ottobre 2006)
Per chi avesse ancora il dubbio che i futuri equilibri mondiali verranno costruiti a partire dalla Cina, ora è ufficiale: la Cina ha iniziato la nuova LUNGA MARCIA.

Oggi nella cerimonia di commemorazione dei settantenni della storicamente nota "Lunga marcia del 1934-36", il Presidente cinese Hu Jintao, a reti unificate (China National Radio, China Central Television China Radio International e su internet su Xinhuanet.Com and People.Com.Cn, People's Daily) ha lanciato ai cinesi la nuova sfida per il futuro: la nuova "Lunga marcia".

Ricordando i sacrifici di allora e le motivazioni che hanno spinto i protagonisti della Lunga marcia del ‘36 a diventare eroi del loro tempo, il presidente Hu Jintao ha indicato ai cinesi la nuova missione futura: quella di esportare in tutto il mondo i valori e il modello cinese di cooperazione e sviluppo riassunti nella definizione: "società armonica".

Per dare un senso a questa "missione" e in una sorta di passaggio del testimone, tre interventi in rappresentanza delle diverse generazioni cinesi si sono susseguiti durante cerimonia,: quella che ha fatto la Lunga marcia, quella della rivoluzione culturale e quella attuale, tutta protesa verso il futuro.

Che la Cina stia realmente facendo sul serio nel volere esportare il proprio modello di sviluppo è testimoniato dal fatto che dal 3 novembre 2006 si aprirà a Beijing il "forum CINA - AFRICA", evento con il quale la Cina dimostrerà, oltre qualsiasi dubbio, la propria concreta e radicata relazione con tutto il continente africano.

Per promuover l'evento, sui canali televisivi cinesi, vengono quotidianamente trasmesse schede di presentazione dei diversi paesi africani seguite da un cartello con l’anno d'inizio delle cooperazioni con la Cina, spesso trentennali, come in una specie di rosario.

Se a questo si aggiungono i recenti accordi di stretta e strategica cooperazione con il Brasile di Lula, il Venezuela di Chavez e il Vietnam, appare chiaro come il "sistema cinese" stia internazionalizzandosi partendo dal sostegno concreto ai paesi in via di sviluppo, completando così l'uscita della Cina dall'area di influenza economica e culturale degli Stati Uniti.

A questi paesi vengono infatti fornite competenze, capitali e cosa più importante, un strettissima alleanza strategica che andando ben oltre gli accordi commerciali degli altri paesi, intende anche dimostrare al mondo che la strada per sconfiggere la povertà e la miseria esiste; occorre seguire l'esempio della Cina.

Inoltre, dato che in Cina nulla è casuale, strettamente connesso è anche il recente annuncio del successo ottenuto dagli scienziati cinesi della Academy of Sciences (CAS) in Hefei,sul tema della fusione termonucleare, con un esperimento che anticipa di quasi 10 anni le attività dei consorzi internazionali previste solo per il 2016!!!

Di questo esperimento è stata data ampia copertura mediatica nei giorni scorsi, mostrando il reattore a fusione sormontato da una bandiera cinese, esattamente come si fosse scalato l'Everest; questa è la Cina. Mentre in tutti gli altri paesi la fusione rimane emarginata ai laboratori e per pochi eletti, qui la conquista della “energia pulita” è diventata da tempo una missione nazionale, come ribadito da Xu Guanhua, Ministro per le scienze e le tecnologie del governo cinese.

La Cina sta quindi cercando in tutte le maniere di staccarsi dall'etichetta di mercato globale e di produttore a basso costo che le è stata attribuitale dai paesi industrializzati allo scopo di costruirsi una nuova immagine, un esempio mondiale per la costruzione della prosperità e per una nuova armonia nel mondo.

Oggettivamente, visti gli eccezionali risultati ottenuti negli ultimi 10 anni, che hanno portato la Cina da paese povero a primaria potenza economica mondiale, risulta difficile dargli torto.

Ma tutto ciò è probabilmente connesso all'originale alchimia che si respira oggi in Cina un misto tra di “confucianesimo” e difesa ad oltranza dei diritti dei più poveri che porta la modernizzazione ad essere non un fine ma uno "strumento" per realizzare una nuova armonia globale, sogno condiviso oggi da ogni cinese e motore di tutte le attività economiche che culturali.
Non è quindi casuale che la Cina di oggi prenda parte sempre più spesso alle missioni di pace nel mondo e si ponga in prima linea per un diverso approccio agli attuali conflitti.

Quindi se fino ad ora avevate l'idea che la Cina fosse lontana, ora potete essere certi che arriverà prestissimo a bussare alla “vostra porta” e non più attraverso alcun intermediario. Dipende ora decidere come accoglierla.