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lunedì 21 giugno 2010

Italia con Muccino trionfa al 13° Film Festival di Shanghai

Nell'anno della tigre cinese, l'Italia cinematografica ha fatto la parte del leone, vincendo ben tre premi nella 13° edizione del Film Festival di Shanghai.

"Baciami ancora" di Gabriele Muccino, ha fatto "en plein" a Shanghai, portandosi a casa il titolo quale migliore film, quello per la migliore sceneggiatura, così come anche quello per la migliore attrice, assegnato alla protagonista Vittoria Puccini.

Fin qui la cronaca. Ma entrando dentro questa nove giorni cinematografica cinese, in qualche maniera non stupisce il risultato ottenuto dal film di Muccino, in quanto "nelle corde" della recente cinematografia cinese, tutta proiettata ad analizzare gli impatti dei cambiamenti sociali e personali causati dal passare del tempo.

Che quindi a vincere a Shanghai sia un film generazionalista che "guarda dentro" i cambiamenti e alle storie personali dei suoi protagonisti, non stupisce.

L'evoluzione delle storie fotografate nella loro gioventù con il precedente "Ultimo bacio", attirano sicuramente l'audience cinese, desiderosa di apprendere come in occidente lo scorrere del tempo possa incidere nella sfera personale, in una scoperta dell'altra parte del mondo, spesso vissuta superficialmente e solo di riflesso nei prodotti e nelle brochure turistiche importate.

Un esercizio del resto ormai di routine in moltissimi serial e film cinesi, tutti concentrati a raccontare il passato, il presente e il futuro dei protagonisti, con l'idea così di presentare il cambiamento come qualcosa di cui non bisogna spaventarsi, ma che anzi rappresenta un'opportunità che vale la pena di vivere, anche se portatrice di tensioni, pressioni e conflittualità a livello personale e famigliare.

Come evidenziato proprio nel film di Muccino, il tempo presenta sempre il proprio"conto" e spesso i risultati ottenuti sono molto diversi dalle speranze d'epoca giovanile.

Una tensione interiore ed emotiva che in qualche maniera tutti i cinesi condividono quotidianamente nel loro impetuoso percorso di cambiamento, in un paese caratterizzato da una concorrenzialità senza uguali, situazione che spesso provoca profonde crisi interiori e laceranti rotture famigliari e professionali, spesso alla base del crescente numero di suicidi tra i giovani.

Per cui non può che essere apprezzato dai cinesi il taglio dato dal film da Muccino, una commedia che tende a rivalutare ed analizzare la centralità della qualità dei rapporti umani nella vita e dei singoli successi personali, il tutto visto con occhi occidentali e da queste parti quasi rassicurante, approccio ben diverso dalle produzioni cinesi che su questi temi spesso costruiscono drammoni epici.

Un approccio alla vita disincantato che oltre ai premi ricevuti, sicuramente lascerà il segno da queste parti, visto che è stato in grado di trasferire un modo originale di confrontarsi con la vita, un modo tutto italiano che i cinesi ci riconoscono unico, originale ed intrigante, fatto che ci rende così simpatici ai loro occhi.

Altro effetto concreto che seguirà questo successo, sarà sicuramente fuori dalle classifiche ufficiali, visto che finalmente i venditori di Dvd pirata a 50 centesimi presenti in tutta la Cina, metteranno in bella mostra questo film Italiano, quale vincitore del loro Festival, una soddisfazione per entrambi, visto il tradizionale strapotere americano che per una volta lascerà il passo a qualcosa autenticamente italico.

Per finire, a titolo di cronaca va poi segnalato come l'Italia oltre ai 3 premi ricevuti dal film di Muccino, ha vinto indirettamente anche un altro premio.

Infatti nella coproduzione Italo - Tedesca "Wedding Fever in Campobello" il suo attore protagonista Christian Ulmen ha vinto il premio quale migliore attore.

Insomma alla faccia della crisi tanto vituperata del Cinema nostrano che sembra possa trovare proprio in Asia terreno fertile per un futuro rilancio.

venerdì 13 luglio 2007

Shanghai International Film Festival: “Nero” Italiano

(Pubblicato su Affari Italiani il 27 Giugno 2007)

Domenica scorsa si è concluso il “10° Shanghai International Film Festival”. I Cinesi intendono trasformare questo appuntamento sempre più in una delle più importanti vetrine mondiali del cinema, alla pari di Cannes e Venezia, quale porta di ingresso al crescente mercato cinese ed Asiatico.

I cinesi in questo sono eccezionali, perché quando pensano e fanno una cosa, prendono come riferimento il meglio in circolazione. In questo caso però, viste anche le difficoltà fino ad ora incontrate dalla ben nota Bollywood indiana, costretta a fare la propria ultima cerimonia di premiazione in Inghilterra, risulta difficile immaginare che nel breve, questo obbiettivo possa realizzarsi.

La propensione internazionale non basta metterla nel titolo, occorre un “taglio” internazionale di quella vista l’altra sera, dove, in uno stile hollywoodiano, tutti gli ospiti erano però locali e l’inglese era solo di facciata.

Preme sottolineare che andare al cinema in Cina costa troppo caro, in particolare per i film stranieri, dove il prezzo del biglietto è pari a quello pagabile in Europa, cosa che solo in pochi realmente possono permettersi. Non stupisce quindi il proliferare del mercato delle copie.

Ma tornando al Festival di Shanghai, noi Italiani possiamo essere orgogliosi. Nei cinema cinesi, in queste settimane, sono stati proiettati i nostri “cavalli di battaglia”, uno su tutti: “I soliti ignoti”.

Quindi possiamo dire che questo evento sia stato un ulteriore momento, per proseguire nel percorso di avvicinamento tra le due culture, sul piano cinematografico, se non fossimo incappati nella “solita” Cucinotta.

Presente nella giuria del concorso, preferita a maestri “veri” del cinema, quali lo stesso Monicelli, pur di passaggio da Shanghai, la Cucinotta, che scopriamo essere anche produttrice, ha rappresentato l’emblema alla scarsa propensione del cinema italiano alla internazionalizzazione.

Se volete farvi una risata, andate a leggervi la sua presentazione sul sito della Festival di Shanghai.

Comunque, nella cerimonia dell’altra sera, gli oscar Cinesi per intenderci, al momento del suo ingresso, assieme a due attori cinesi, ha esordito con un “Buona sera, sono Maria Grazia Cucinotta ..” da fare tremare le vene ai polsi.

Sembrava fosse di passaggio sul palco e quindi presa alla sprovvista, un fatto inspiegabile per una attrice che dichiarava recentemente le sue ambizioni verso Hollywood e in cerca di registi cinesi per il suo futuro asiatico.

Incredibilmente non ha usato nemmeno un semplice Ni Hao (Ciao) fatto che avrebbe dato un grande significato al suo saluto, magari non come Kennedy ai Berlinesi, ma almeno la faceva sembrare meno una “turista per caso” in Cina, come l’altra sera.

In una parodia da “commedia all’italiana” in presa diretta, i due attori cinesi hanno poi continuato a seguire un canovaccio, tanto che periodicamente la cercavano con lo sguardo, nel tentativo di “girare la palla” ad una impietrita Cucinotta che oltre al sorriso non andava.

Ma il meglio doveva ancora venire. L’attrice cinese che forse aveva capito il “dramma umano” che stava vivendo la Cucinotta sul palco, al momento della lettura del vincitore di categoria, presa da un momento di umanità tutta cinese, ha “letteralmente lanciato” la scheda alla sempre più impietrita Cucinotta, affinché ne desse lettura in inglese.

Doppiamente sorpresa, l’attrice Made in Italy, ha iniziato una lettura stile “Lista della spesa a Hollywood”, perdendo di schianto il “leggiadro” sorriso, fino ad allora stampato in viso e riuscendo finalmente ad annunciare il vincitore.

Fossi il vincitore, la “denuncerei” per aver fatto “impallidire” la ben più celebre Sophia Loren agli Oscar di Benigni.

Per il futuro, su un mercato emergente ed enorme come quello cinese, forse sarà meglio introdurre attori o attrici italiane ben più “attrezzati” a rappresentare il cinema italiano nel mondo, altrimenti noi rischiamo una spirale qualitativa al ribasso che ahimè la Cucinotta rappresenta.

Qui non basta un candido sorriso e un fisico che tante Cinesi invidiano. Servono “numeri” e contenuti, almeno in inglese, in grado di essere di qualche interesse per gli spettatori cinesi.

Dopo questa bella “rappresentazione”, in diretta televisiva Cinese della nostra “memorabile 007”, più simile a quella che in gergo televisivo, si definisce “nero”, mi è venuta in mente la ben diversa recente performance a Londra di Luca Barbareschi nel Musical “Chicago”, che ha recitato, ballato totalmente in perfetto Inglese. Altra categoria.

Il cinema (e il teatro) Italiano non è per fortuna solo la Cucinotta! E in futuro i Cinesi potranno scoprirlo da soli, speriamo presto.

Invito quindi registi e produttori italiani a seguire rapidamente l’esempio di Tarantino che ha annunciato che i prossimi sequel di “Kid Bill” saranno girati proprio in Cina o la stessa Disney che ha realizzato il prossimo Film in Cina in coo-partnership con i cineasti Cinesi.

E’ il momento di esportare la nostra cultura “contaminando” quella cinese con coproduzioni sino – italiane che possono avere mercati enormi su cui contare.

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lunedì 25 giugno 2007

Idee e pensieri ... su Affari Italiani

Come richiestomi: di seguito una lista degli articoli pubblicati su Affari Italiani (>320.000 Utenti Medi/ giorno) sugli ultimi 8 mesi di Cina.





(2 Luglio 2007) L'ICE è viCINA