Cina: Paese in Via di Sviluppo.
(Pubblica su Affari Italiani il 6 Agosto 2007)
Il Premier Wen Jiabao, nelle sue interviste, sottolinea spesso come la Cina sia ancora da considerarsi a tutti gli effetti un “paese in via di sviluppo”.
Agli occhi occidentali e dopo il recente sorpasso dell’economia tedesca, che ora colloca la Cina al 3° posto tra le economie mondiali, dopo USA e Giappone, questa dichiarazione appare alquanto singolare.
E’ comuque cosa nota come il dato economico aggregato “da record”, non rispecchi il livello medio di benessere di TUTTA la Cina, dove fuori dalle grandi città, per quanto migliorato, il tenore di vita è ancora ad un livello di una diffusa e profonda povertà.
Ma analizzando meglio la frase del Premier cinese, si scopre essera intrisa di “concreto buon senso” e di “sano realismo”.
Cosa allora vuole dire, per la 3° economia mondiale, essere ancora un paese in “via di sviluppo”?
Semplice: un problema di cultura ed organizzazione sociale.
Sul piano culturale, il livello medio di istruzioni in Cina è ancora ritenuto troppo basso, in confronto a quello che sarebbe necessario. Quotidiana è poi la lotta all’analfabetismo e l’integrazione delle minoranze etniche delle diverse regioni ad ovest, entrambe una priorità nazionale per consentire l’uscita dall’attuale profonda povertà ed isolamento in cui versano queste zone.
Il Cinese ufficiale, infatti non è ancora parlato in maniera così diffusa come dovrebbe essere, in un paese che dovrebbe già parlare anche l’inglese, per integrarsi sempre di più con le altre economie mondiali.
La Cina per non lasciare nulla di intentato, si è messa in prima linea per combattere la piaga dell’analfabetismo mondiale. Il recente meeting a livello mondiale di Beijing, ha dimostrato l’appassionato coinvolgimento su questa questione, ritenuto vero ostacolo per un diffuso benessere mondiale,
Sul piano sociale invece molte sono le cose da fare ancora. Mentre infatti l’apparato cinese, per quanto riguarda l’organizzazione economica e il business è già di livello occidentale, per quanto riguarda le procedure relative alla persona e la famiglia, sono ancora “under costruction”.
Basti pensare che nella modernissima Shanghai, ancora oggi, non esiste un ufficio anagrafe centralizzato.
Vi serve lo stato di famiglia? Bene, chiedetelo al vostro datore di lavoro! Questa è la sconcertante risposta che può capitare di dover sentire nella Cina del 3° millennio.
Per ricostruire la propria posizione, l’identità dei propri parenti o il loro stato civile, i cinesi devono peregrinare tra diversi uffici pubblici e privati, compresi gli archivi delle imprese dove si è lavorato.
Ma questa situazione fa comprendere ancora di più quale incredibile sforzo abbia dovuto e stia ancora facendo la Cina, per passare da paese in via di sviluppo, come era 20 anni fa e dove spesso mangiare era un lusso, a paese sviluppato.
Tante cose sono state fatte, come le titaniche infrastrutture e le Megalopoli del 3° millennio, tutto realizzato in tempi incredibilmente rapidi. Ma ora la Cina deve fare i conti con la propria organizzazione sociale interna, ancora arretrata e troppo spesso rimasta al secolo scorso e qua i tempi non potranno essere così rapidi.
Per comprendere la situazione, ad esempio l’ufficio matrimoni, sempre di Shanghai, possiede informazioni attendibili solo a partire dal 1999. Prima di allora, nulla!.
Questa fotografia rende l’idea dei problemi che dovrà superare l’attuale informatizzazione di tutti gli uffici per cercare di creare una connessione tra di loro, ora spesso solo sulla carta.
In una situazione come questa, strettamente connesso con il boom economico si è assistita alla crescita spropositata dell’importanza dei funzionari pubblici e locali, così come gli episodi corruttivi difficilmente controllabili.
Attualmente, gli apparati governativi sono infatti tra loro sconnessi, tanto che la Polizia emette si la Carta d’Identità (Id Card) ma da questa non è possibile ricostruire la propria situazione anagrafica e/o di famiglia.
Infatti la Id Card è un documento personale, emessa dagli apparati di sicurezza ma non è integrata con le altre informazioni di carattere civile della persona.
La sensazione che si trae è che ancora oggi l’organizzazione cinese, retaggio del recente passato politico, sia individuo-centrica. Il concetto stesso di famiglia, sembra invece essere assente in molte procedure e uffici governativi.
Il Premier cinese, conscio di tutto questo, oggettivamente fa quindi bene a dichiarare che la Cina sia ancora un paese in via di sviluppo, nonostante sia la 3° economia mondiale, continuando così a tenere tutti concentratei verso il continuo miglioramente, cercando anche di non ridurre l’attuale boom cinese ad un “vuoto” successo, evitando che “sotto il vestito, nulla!”.
Agli occhi occidentali e dopo il recente sorpasso dell’economia tedesca, che ora colloca la Cina al 3° posto tra le economie mondiali, dopo USA e Giappone, questa dichiarazione appare alquanto singolare.
E’ comuque cosa nota come il dato economico aggregato “da record”, non rispecchi il livello medio di benessere di TUTTA la Cina, dove fuori dalle grandi città, per quanto migliorato, il tenore di vita è ancora ad un livello di una diffusa e profonda povertà.
Ma analizzando meglio la frase del Premier cinese, si scopre essera intrisa di “concreto buon senso” e di “sano realismo”.
Cosa allora vuole dire, per la 3° economia mondiale, essere ancora un paese in “via di sviluppo”?
Semplice: un problema di cultura ed organizzazione sociale.
Sul piano culturale, il livello medio di istruzioni in Cina è ancora ritenuto troppo basso, in confronto a quello che sarebbe necessario. Quotidiana è poi la lotta all’analfabetismo e l’integrazione delle minoranze etniche delle diverse regioni ad ovest, entrambe una priorità nazionale per consentire l’uscita dall’attuale profonda povertà ed isolamento in cui versano queste zone.
Il Cinese ufficiale, infatti non è ancora parlato in maniera così diffusa come dovrebbe essere, in un paese che dovrebbe già parlare anche l’inglese, per integrarsi sempre di più con le altre economie mondiali.
La Cina per non lasciare nulla di intentato, si è messa in prima linea per combattere la piaga dell’analfabetismo mondiale. Il recente meeting a livello mondiale di Beijing, ha dimostrato l’appassionato coinvolgimento su questa questione, ritenuto vero ostacolo per un diffuso benessere mondiale,
Sul piano sociale invece molte sono le cose da fare ancora. Mentre infatti l’apparato cinese, per quanto riguarda l’organizzazione economica e il business è già di livello occidentale, per quanto riguarda le procedure relative alla persona e la famiglia, sono ancora “under costruction”.
Basti pensare che nella modernissima Shanghai, ancora oggi, non esiste un ufficio anagrafe centralizzato.
Vi serve lo stato di famiglia? Bene, chiedetelo al vostro datore di lavoro! Questa è la sconcertante risposta che può capitare di dover sentire nella Cina del 3° millennio.
Per ricostruire la propria posizione, l’identità dei propri parenti o il loro stato civile, i cinesi devono peregrinare tra diversi uffici pubblici e privati, compresi gli archivi delle imprese dove si è lavorato.
Ma questa situazione fa comprendere ancora di più quale incredibile sforzo abbia dovuto e stia ancora facendo la Cina, per passare da paese in via di sviluppo, come era 20 anni fa e dove spesso mangiare era un lusso, a paese sviluppato.
Tante cose sono state fatte, come le titaniche infrastrutture e le Megalopoli del 3° millennio, tutto realizzato in tempi incredibilmente rapidi. Ma ora la Cina deve fare i conti con la propria organizzazione sociale interna, ancora arretrata e troppo spesso rimasta al secolo scorso e qua i tempi non potranno essere così rapidi.
Per comprendere la situazione, ad esempio l’ufficio matrimoni, sempre di Shanghai, possiede informazioni attendibili solo a partire dal 1999. Prima di allora, nulla!.
Questa fotografia rende l’idea dei problemi che dovrà superare l’attuale informatizzazione di tutti gli uffici per cercare di creare una connessione tra di loro, ora spesso solo sulla carta.
In una situazione come questa, strettamente connesso con il boom economico si è assistita alla crescita spropositata dell’importanza dei funzionari pubblici e locali, così come gli episodi corruttivi difficilmente controllabili.
Attualmente, gli apparati governativi sono infatti tra loro sconnessi, tanto che la Polizia emette si la Carta d’Identità (Id Card) ma da questa non è possibile ricostruire la propria situazione anagrafica e/o di famiglia.
Infatti la Id Card è un documento personale, emessa dagli apparati di sicurezza ma non è integrata con le altre informazioni di carattere civile della persona.
La sensazione che si trae è che ancora oggi l’organizzazione cinese, retaggio del recente passato politico, sia individuo-centrica. Il concetto stesso di famiglia, sembra invece essere assente in molte procedure e uffici governativi.
Il Premier cinese, conscio di tutto questo, oggettivamente fa quindi bene a dichiarare che la Cina sia ancora un paese in via di sviluppo, nonostante sia la 3° economia mondiale, continuando così a tenere tutti concentratei verso il continuo miglioramente, cercando anche di non ridurre l’attuale boom cinese ad un “vuoto” successo, evitando che “sotto il vestito, nulla!”.