Obama in Cina: “Change” con un sorriso
Stanotte sotto una pioggia torrenziale, il Presidente degli Stati Uniti Barak Obama è atterrato a Shanghai, tappa iniziale del suo primo viaggio in Cina da quando è stato eletto.
Una visita storica e nello stesso tempo iniziata in un modo del tutto originale ed inusuale.
Infatti, ben diversamente dalle consuetudini e forse per differenziarsi da alcuni illustri predecessori e storici precedenti, non c’è stata nella capitale la classica stretta di mano tra i leader sotto la scaletta dell’aereo e la conseguente parte ufficiale d’incontri che normalmente caratterizzano l’arrivo di un Leader in tutte le visite di Stato in ogni parte del mondo.
Come prima tappa in Cina l’aereo Presidenziale non è infatti atterrato a Beijing la capitale, ma bensì a Shanghai, con una modalità quasi più di un Presidente di ritorno negli Stati Uniti dopo l’intenso vertice APEC, piuttosto che alla sua prima volta in Cina in veste ufficiale.
Oltre a questa differente scelta “logistica”, si è aggiunta anche quella che da queste parti rimarrà un’immagine simbolo di questa visita: la sua ormai mitica discesa dall’aereo presidenziale di questa notte, da solo e con l’ombrello per proteggersi dalla forte pioggia, ma soprattutto sorridente.
Un sorriso che ha colpito i cinesi, ma che ha anche trasferito la netta sensazione che Obama si sentisse realmente a suo agio e sereno nel suo arrivo in Cina, quasi fosse in visita da “vecchi amici”.
Seconda innovazione in questa importante visita di Stato, è stata anche la scaletta del primo giorno di Obama tra i cinesi.
Invece di incontrare subito il Governo Cinese e i suoi Leaders, dopo un incontro con il Governo locale di Shanghai si è spostato al Museo della Scienza e della Tecnica per un incontro con gli studenti universitari della Fudan, Jiaotong e Tongji.
Dopo uno speech di 15 minuti, un question time di circa un ora con gli studenti cinesi, nel quale vi è stato un contatto diretto e senza barriere, così come una discussione franca e diretta sui principali temi del presente e del futuro su politica internazionale, ambientale e futuro dei rapporti tra Cina ed USA.
Anche in questa occasione Obama non ha mancato di fare un’affermazione a suo modo rivoluzionaria e che sembra gettare le basi per una diversa politica internazionale per gli USA.
Elogiando infatti la forza del dialogo tra le diverse culture, ha sottolineato come “per gli Stati Uniti sia importante comprendere come ciò che va bene per noi Americani, non necessariamente debba andare bene anche per gli altri”.
Per dare concretezza a questa affermazione e quale “prova vivente” del valore che deriva da una diversità interconnessa di cui non bisogna aver paura, ma che al contrario può essere una leva per la crescita di un paese, ha citato la propria storia personale, dove il padre proveniva dal Kenya, la madre dal Midwest americano e con una sorella che mezza indonesiana si sposata con un Cinese del Canada.
Per quanto riguarda poi la sicurezza internazionale, Obama ha presentato agli studenti la posizione americana, incentrata sulla “necessaria stabilizzazione dell’Afghanistan, per evitare la diffusione del terrorismo e di gruppi estremisti come Al Qaeda.”
Sull’ambiente Obama ritiene che è dal reciproco scambio delle esperienze e delle tecnologie che è possibile “imparare gli uni dagli altri”.
In un ulteriore riferimento autobiografico, ha anche spronato affinché si attivi quanto prima su queste tematiche, una diretta collaborazione tra Shanghai e Chicago, che oltre ad essere “città gemellate” dal 1985, sono in grado di implementare rapidamente progetti di energia pulita.
Grande enfasi Obama l’ha poi dedica agli scambi culturali, tanto da augurarsi che in Cina nei prossimi anni possano arrivare non meno di 100.000 studenti americani.
Ma tornando al “question time”, gran parte delle domande per Obama sono arrivate dalla rete.
Domande che hanno evidenziato quanto fosse alta la curiosità da parte degli internauti cinesi nel cercare di comprendere e carpire esattamente il punto di vista del Presidente Americano soprattutto su un punto: “cosa pensa realmente della Cina?”
E le puntuali risposte date su tutte le questioni hanno evidenziato quanto sia diverso il suo l’atteggiamento se comparato con i suoi predecessori.
A partire dal Nixon del 1972 che pur passando da Shanghai, in quella occasione si limitò a visitare le maggiori industrie e a fare una sterile conferenza stampa, evitando il confronto con gli studenti, per finire con il Clinton e successivamente Bush che non riuscirono ad entrare in “sintonia” e creare la necessaria empatia con gli studenti presenti, in quelle che sono apparse più delle “lezioni” che un reale confronto.
Quanto accaduto oggi è un momento molto importante, il vero antipasto per l’incontro formale che sta avvenendo a Beijing tra Obama e il Presidente Hu Jintao a partire da questo pomeriggio, il primo vero momento ufficiale nel quale saranno affrontate le diverse questioni che Cina e Stati Uniti si trovano, assieme, a dover fronteggiare.
E il sorriso con il quale Obama ha voluto aprire la propria presenza in Cina, sembra essere un ottimo viatico anche alle ultime affermazioni fatte al recente vertice APEC, dove ha sottolineato come “non sia un problema una Cina forte”, ma che anzi possa essere un “alleato” in grado di aiutare gli Stati Uniti e il mondo intero, a gestire al meglio le diverse problematiche e tensioni presenti ma soprattutto future.
Non sorprenderà quindi se anche durante gli incontri ufficiali, il livello di informalità da “vecchi amici” possa proseguire, in quella che sembra proprio rappresentare una concreta svolta nelle relazioni tra i due paesi.
Un’immagine ben diversa da quella dell’incontro all’aeroporto di Beijing tra Nixon e Chou En-lai che ne ha aperto la strada, una nuova fase delle relazioni tra i due popoli che stanno segnando il presente del pianeta e che intendono, in amicizia, cooperare affinché il futuro dello stesso possa essere preservato.