E adesso hanno tutti paura!
L’Italia è un paese che, giorno dopo giorno, sta entrando in una acuta fase di terrore diffuso.
Dopo quanto accaduto a Del Turco, ora la classe politica, Berlusconi in testa, pensa che sia il caso di “alzare lo scudo” contro il ripetersi di fatti analoghi.
Non interessa entrare nel dettaglio della proposta, ma sicuramente è il segno di un’ansia che probabilmente sta togliendo il sonno a molti, Primo Ministro in testa.
Quello che stupisce della situazione italiana, è che a chiedere il ripristino dell’Immunità sia proprio il governo, quando è noto che i Padri della Costituzione, l’inserirono per tutelare il diritto ad un’opposizione non condizionabile o peggio non “arrestabile” dal potere in carica.
Questa anomalia, spiega come nel paese, siano saltati tutti i punti di riferimento e si stia continuamente andando “avanti pericolosamente a vista”, senza un piano che sia tale, ma soprattutto si vive alla giornata, perché molti dei protagonisti della nostra politica, sentono che il giorno dopo, potrebbe essere “violentemente cambiato”.
Forti poi i segnali di uno scricchiolio profondo nell’impalcatura del governo in carica, arrivati anche da queste parti e riscontrabili nell’evidente contraddizione PDL – LEGA sui fondamentali dell’azione di Governo.
Il PDL pensa di agire su un piano nazionale, fortemente dirigista (stile piano Marshall) per salvare ciò che resta dell’economia e ultimamente appare completamente assorbito dalla priorità dettate dai timori del Primo Ministro.
La LEGA non è invece interessata all’unità nazionale, che ritiene oltretutto essere il vero ostacolo alla possibile “salvezza” del Nord, impantanato da troppo tempo sulle questione meridionale che lo zavorrano pesantemente e poter finalmente realizzare il sogno della “Svizzera del Nord”.
L’Italia è ancora una volta ad un bivio, tra il fare e il non fare i profondi cambiamenti necessari, soprattutto sul piano economico ma che inevitabilmente sono connessi all’estirpazione del cancro che li mette a rischio: la corruzione.
Per quanto infatti ci si affanni a volerlo negare, la corruzione nel paese e i pessimi risultati della economia sono strettamente correlati, in quanto hanno già fatto accumulare un deficit economico spaventoso ma soprattutto, hanno fatto emergere un approccio patologico nell’affrontare i problemi.
Lo scarica barile sui gruppi di malaffare esterni alla politica, sono un “gioco di specchi” che da troppo tempo cerca di far vedere una realtà ben diversa, quella che tutti i pentiti di mafia temevano di dover evocare.
La Mafia senza la connivenza della Politica non sarebbe stata in grado di realizzare la poderosa crescita economica e di capillare presenza sul territorio che ha avuto.
Analizzando allora come la questione in altri paesi, asiatici o sud americani, ha trovato spesso una soluzione, occorre sottolineare come la corruzione stia sempre a cavallo tra politica e malavita organizzata, tanto che per cercare di porvi rimedio, diventa fondamentale l’intervento di un terzo incomodo: le forze armate.
Infatti quando la Politica è oggettivamente troppo invischiata, come la carta moschicida con la malavita o addirittura essa stessa è equiparabile ad un soggetto malavitoso, i Militari, forti di un ruolo di salvaguardia delle basi nazionali, finiscono in molti paesi, per sentirsi chiamati in causa.
E’ stato così in Tailandia in uno scenario molto simile a quello italiano attuale, così come potrebbe accadere molto presto anche nelle Filippine, vista la crisi economica che sta attanagliando il paese.
Tornando all’Italia c’è allora da chiedersi, a quando “questo sussulto” di cambiamento, probabilmente l’unico modo rimastoci in grado di azzerare il paradossale stato delle cose e provare a rimettere la “palla al centro” per ricominciare una nuova partita, proiettata al futuro?
Sarà per questo che ora in Italia, in molti hanno così paura?
Dopo quanto accaduto a Del Turco, ora la classe politica, Berlusconi in testa, pensa che sia il caso di “alzare lo scudo” contro il ripetersi di fatti analoghi.
Non interessa entrare nel dettaglio della proposta, ma sicuramente è il segno di un’ansia che probabilmente sta togliendo il sonno a molti, Primo Ministro in testa.
Quello che stupisce della situazione italiana, è che a chiedere il ripristino dell’Immunità sia proprio il governo, quando è noto che i Padri della Costituzione, l’inserirono per tutelare il diritto ad un’opposizione non condizionabile o peggio non “arrestabile” dal potere in carica.
Questa anomalia, spiega come nel paese, siano saltati tutti i punti di riferimento e si stia continuamente andando “avanti pericolosamente a vista”, senza un piano che sia tale, ma soprattutto si vive alla giornata, perché molti dei protagonisti della nostra politica, sentono che il giorno dopo, potrebbe essere “violentemente cambiato”.
Forti poi i segnali di uno scricchiolio profondo nell’impalcatura del governo in carica, arrivati anche da queste parti e riscontrabili nell’evidente contraddizione PDL – LEGA sui fondamentali dell’azione di Governo.
Il PDL pensa di agire su un piano nazionale, fortemente dirigista (stile piano Marshall) per salvare ciò che resta dell’economia e ultimamente appare completamente assorbito dalla priorità dettate dai timori del Primo Ministro.
La LEGA non è invece interessata all’unità nazionale, che ritiene oltretutto essere il vero ostacolo alla possibile “salvezza” del Nord, impantanato da troppo tempo sulle questione meridionale che lo zavorrano pesantemente e poter finalmente realizzare il sogno della “Svizzera del Nord”.
L’Italia è ancora una volta ad un bivio, tra il fare e il non fare i profondi cambiamenti necessari, soprattutto sul piano economico ma che inevitabilmente sono connessi all’estirpazione del cancro che li mette a rischio: la corruzione.
Per quanto infatti ci si affanni a volerlo negare, la corruzione nel paese e i pessimi risultati della economia sono strettamente correlati, in quanto hanno già fatto accumulare un deficit economico spaventoso ma soprattutto, hanno fatto emergere un approccio patologico nell’affrontare i problemi.
Lo scarica barile sui gruppi di malaffare esterni alla politica, sono un “gioco di specchi” che da troppo tempo cerca di far vedere una realtà ben diversa, quella che tutti i pentiti di mafia temevano di dover evocare.
La Mafia senza la connivenza della Politica non sarebbe stata in grado di realizzare la poderosa crescita economica e di capillare presenza sul territorio che ha avuto.
Analizzando allora come la questione in altri paesi, asiatici o sud americani, ha trovato spesso una soluzione, occorre sottolineare come la corruzione stia sempre a cavallo tra politica e malavita organizzata, tanto che per cercare di porvi rimedio, diventa fondamentale l’intervento di un terzo incomodo: le forze armate.
Infatti quando la Politica è oggettivamente troppo invischiata, come la carta moschicida con la malavita o addirittura essa stessa è equiparabile ad un soggetto malavitoso, i Militari, forti di un ruolo di salvaguardia delle basi nazionali, finiscono in molti paesi, per sentirsi chiamati in causa.
E’ stato così in Tailandia in uno scenario molto simile a quello italiano attuale, così come potrebbe accadere molto presto anche nelle Filippine, vista la crisi economica che sta attanagliando il paese.
Tornando all’Italia c’è allora da chiedersi, a quando “questo sussulto” di cambiamento, probabilmente l’unico modo rimastoci in grado di azzerare il paradossale stato delle cose e provare a rimettere la “palla al centro” per ricominciare una nuova partita, proiettata al futuro?
Sarà per questo che ora in Italia, in molti hanno così paura?