Crisi del riso in Asia: Galoppo dell’Inflazione e blocchi delle esportazioni
In Italia gli annunci sull’esaurimento di scorte di pasta e pane, sembrano solo dei tristi presagi per il futuro, ma quello che deve preoccupare è il rimedio indicato: “ci toccherà comprare sui mercati stranieri, con conseguente rischio di un aumento dei prezzi.”
Attenzione, bisogna stare molto attenti, perché non è detto che per allora, ci sia qualcosa da comprare sui mercati esteri, a loro volta da tempo impegnati nelle stesse problematiche,
Per capire che c’è poco da essere allegri, basti vedere cosa sta accadendo in Asia, per capire quali rischi possiamo correre in futuro.
I paesi dell’area asiatica, sono come “risucchiati” da una capacità di crescita accelerata incredibile.
Ma il “cuore” di questa crescita, sta evidenziando da tempo un tracciato dell’elettrocardiogramma anomalo.
Le pulsazioni e la pressione arteriosa, per quanto elevate sono ritenute accettabili. A preoccupare è il valore della “pressione minima”, che rischia di portare ad un livello comatoso molto pericoloso, a causa del propagarsi di un “virus” che si sta diffondendo nell’area: l’Inflazione!
Nell’area asiatica il paese che desta le maggiori preoccupazioni è il Vietnam, che sembra avere la propria inflazione del tutto fuori controllo e ormai al 24%, con oltretutto una riduzione significativa del PIL, passato dal 8.5 al 7,4%, in un batter d’occhio.
Le ragioni di questo autentica debacle, sono da ricercarsi nel triangolo: Petrolio, Riso, Capitali Stranieri.
Il Vietnam, ha favorito gli investimenti stranieri senza particolari controlli sulla loro successiva esportazione. Questo ha consentito a molte compagnie straniere di esportare grossi flussi di capitale al di fuori del paese, fatto che ha creato uno scompenso sul valore degli assets, i cui costi sono letteralmente decollati.
A questo si è aggiunto contemporaneamente, un calo significativo della domanda internazionale, che ha minato l’economia Vietnamita, tutta basata su una grande esportazione, stile Cina degli anni scorsi.
Ma è il riso, di cui il Vietnam è il secondo esportatore dal mondo, che rischia di dare la mazzata finale, in una situazione già decisamente critica.
Il governo di Hanoi ha dovuto decidere di diminuire l’esportazioni per cercare di calmierarne il prezzo interno, dato che solo negli ultimi 2 mesi era aumentato del 50%.
Addirittura in un giorno, il 27 Marzo, il prezzo del riso era salito del 30% ,a 760 dollari per tonnellata.
Problemi e proteste di piazza, legate all’aumento del prezzo del riso, ci sono già state in Indonesia, mentre nelle Filippine, l’attuale governo ha grossi problemi, tanto che l’essere riusciti ad avere una importante fornitura di riso, sembra averlo per il momento, salvato da “movimenti golpisti”.
La “crisi del riso” nell’Asia rischia quindi di sconvolgere gli equilibri mondiali.
Questa situazione è da collegarsi strettamente all’impennata del prezzo del petrolio, che ha aumentato il costo dei fertilizzanti e dei pesticidi anche del 50%, creando un pericoloso effetto domino, tanto che alcuni dei maggiori produttori, quali Egitto, India e Cambogia, hanno già provveduto a ridurre le proprie esportazioni di riso, a fronte di continue proteste di piazza interne.
Tutto ciò, ha generato problemi di approvvigionamento per molti stati importatori, quali ad esempio Malesia, Bangladesh, molti stati africani e del Sud America.
La crisi del riso sta anche incidendo profondamente, provocando cambiamenti culturali inaspettati: in Giappone infatti, si sta incentivando l’utilizzo del pane al posto del riso, proprio per ridurre l’impatto della impennata dei prezzi e ridurne la spinta inflattiva nel paese.
In Cina l’inflazione è cresciuta del 7,7% nel mese di maggio, in leggera contrazione rispetto al 8,5% di aprile anche se appare sensibile l’impennata dei prezzi andando a fare la spesa quotidianamente, tanto che la carne di maiale è aumentata del 48% il mese scorso, carne e pollame sono aumentate del 37.8 % in aprile, i vegetali del 10.3 e il grano del 8,6%.
In uno scenario internazionale del genere, il pane rischia quindi in futuro di andare a ruota del riso e del petrolio, essendo diventato una possibile alternativa per sopravvivere per molti paesi in via di sviluppo, con prevedibili pesanti conseguenze sulla reale disponibilità per future importazioni.
Che sia l’inizio di una “crisi per il pane”, che credevamo debellata dalle nostre tavole?
Attenzione, bisogna stare molto attenti, perché non è detto che per allora, ci sia qualcosa da comprare sui mercati esteri, a loro volta da tempo impegnati nelle stesse problematiche,
Per capire che c’è poco da essere allegri, basti vedere cosa sta accadendo in Asia, per capire quali rischi possiamo correre in futuro.
I paesi dell’area asiatica, sono come “risucchiati” da una capacità di crescita accelerata incredibile.
Ma il “cuore” di questa crescita, sta evidenziando da tempo un tracciato dell’elettrocardiogramma anomalo.
Le pulsazioni e la pressione arteriosa, per quanto elevate sono ritenute accettabili. A preoccupare è il valore della “pressione minima”, che rischia di portare ad un livello comatoso molto pericoloso, a causa del propagarsi di un “virus” che si sta diffondendo nell’area: l’Inflazione!
Nell’area asiatica il paese che desta le maggiori preoccupazioni è il Vietnam, che sembra avere la propria inflazione del tutto fuori controllo e ormai al 24%, con oltretutto una riduzione significativa del PIL, passato dal 8.5 al 7,4%, in un batter d’occhio.
Le ragioni di questo autentica debacle, sono da ricercarsi nel triangolo: Petrolio, Riso, Capitali Stranieri.
Il Vietnam, ha favorito gli investimenti stranieri senza particolari controlli sulla loro successiva esportazione. Questo ha consentito a molte compagnie straniere di esportare grossi flussi di capitale al di fuori del paese, fatto che ha creato uno scompenso sul valore degli assets, i cui costi sono letteralmente decollati.
A questo si è aggiunto contemporaneamente, un calo significativo della domanda internazionale, che ha minato l’economia Vietnamita, tutta basata su una grande esportazione, stile Cina degli anni scorsi.
Ma è il riso, di cui il Vietnam è il secondo esportatore dal mondo, che rischia di dare la mazzata finale, in una situazione già decisamente critica.
Il governo di Hanoi ha dovuto decidere di diminuire l’esportazioni per cercare di calmierarne il prezzo interno, dato che solo negli ultimi 2 mesi era aumentato del 50%.
Addirittura in un giorno, il 27 Marzo, il prezzo del riso era salito del 30% ,a 760 dollari per tonnellata.
Problemi e proteste di piazza, legate all’aumento del prezzo del riso, ci sono già state in Indonesia, mentre nelle Filippine, l’attuale governo ha grossi problemi, tanto che l’essere riusciti ad avere una importante fornitura di riso, sembra averlo per il momento, salvato da “movimenti golpisti”.
La “crisi del riso” nell’Asia rischia quindi di sconvolgere gli equilibri mondiali.
Questa situazione è da collegarsi strettamente all’impennata del prezzo del petrolio, che ha aumentato il costo dei fertilizzanti e dei pesticidi anche del 50%, creando un pericoloso effetto domino, tanto che alcuni dei maggiori produttori, quali Egitto, India e Cambogia, hanno già provveduto a ridurre le proprie esportazioni di riso, a fronte di continue proteste di piazza interne.
Tutto ciò, ha generato problemi di approvvigionamento per molti stati importatori, quali ad esempio Malesia, Bangladesh, molti stati africani e del Sud America.
La crisi del riso sta anche incidendo profondamente, provocando cambiamenti culturali inaspettati: in Giappone infatti, si sta incentivando l’utilizzo del pane al posto del riso, proprio per ridurre l’impatto della impennata dei prezzi e ridurne la spinta inflattiva nel paese.
In Cina l’inflazione è cresciuta del 7,7% nel mese di maggio, in leggera contrazione rispetto al 8,5% di aprile anche se appare sensibile l’impennata dei prezzi andando a fare la spesa quotidianamente, tanto che la carne di maiale è aumentata del 48% il mese scorso, carne e pollame sono aumentate del 37.8 % in aprile, i vegetali del 10.3 e il grano del 8,6%.
In uno scenario internazionale del genere, il pane rischia quindi in futuro di andare a ruota del riso e del petrolio, essendo diventato una possibile alternativa per sopravvivere per molti paesi in via di sviluppo, con prevedibili pesanti conseguenze sulla reale disponibilità per future importazioni.
Che sia l’inizio di una “crisi per il pane”, che credevamo debellata dalle nostre tavole?