V-DAY l’inizio della (futura) Democrazia 2.0
Una cosa è certa: il V-DAY andrà ben oltre gli stessi obiettivi degli organizzatori, essendo stato il primo vero esempio, a livello mondiale, di quello che possiamo definire Democrazia 2.0.
L’uso della rete come “sistema nervoso” e strutturale, di quella che a tutti gli effetti è una meta-organizzazione che si è dimostrata sabato scorso, tutt’altro che “virtuale”.
Molti commentatori e gli stessi politici stanno cercando di “classificare” quanto evento, ma oggettivamente sul piano concreto, il V-DAY ha già creato un precedente fondamentale, la pietra miliare che condizionerà profondamente il prossimo futuro politico italiano.
Infatti i principi della Democrazia 2.0, alla base del V-DAY, si basano sulla consultazione in tempo reale di una larga base di cittadini, teoricamente anche in maniera plenaria, su qualsiasi tematica.
Ciò mette in crisi l’attuale modello partecipativo di tipo rappresentativo, dove attraverso il voto si affida una delega ad una persona, facente parte di una delle “associazioni di cittadini” chiamati partiti, come enunciato nell’art.49 della Costituzione “per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Teoricamente nella Democrazia 2.0, ogni cittadino potrebbe quindi non essere più rappresentato da nessuno, in quanto potrebbe esprimere direttamente il proprio giudizio (voto), in qualsiasi momento, su qualsiasi questione.
Un ulteriore effetto tangibile dalla applicazione della Democrazia 2.0, sarebbe l’effetto sui costi della politica, li abbatterebbe drasticamente.
Ma al momento, la Democrazia 2.0 così come il V-Day ha mostrato al mondo, non è ancora concretamente realizzabile, rimane una utopia, viste le regole vigenti (leggi) nazionali ed internazionali, tutte di tipo rappresentativo.
Comunque sia, dal V-Day appare evidente che Grillo è GIA’ alla testa di un partito di nuova concezione, pronto per la Democrazia 2.0 ma, come capita spesso agli innovatori, totalmente in anticipo sui tempi storici, non solo italiani.
Quindi oggi, superando qualsiasi valutazione statistica dei sondaggisti tradizionali, il “partito 2.0” di Grillo potrebbe avere lo 0% su una questione, così come l’80% su un altra.
Il problema ora, dopo il successo del V-Day, è REALIZZARE concretamente le basi stesse che hanno legato i suoi partecipanti, visto che nella Democrazia 2.0, il sistema del consenso non sarà più una delega “in bianco” per un certo periodo di tempo, come oggi, ma sarà collegato strettamente ai risultati e i meriti, il tutto in tempo reale.
Il primo esame di questo nuovo approccio, sarà quindi che l’obiettivo dichiarato nel V-Day, quello del “parlamento pulito”, venga realmente raggiunto.
Sulla questione, ho però già sottolineato provocatoriamente, l’esistenza di un problema concreto: qualunque cittadino con una “storia giudiziaria” simile a quello di Grillo, nel progetto di legge popolare firmato sabato, sarebbe a tutti gli effetti equiparato con i mafiosi, i tangentisti, i corruttori, i pedofili e gli stupratori etc.
Mi spiace che alcuni fans di Grillo non abbiano compreso questo messaggio e abbiano visto il dito, un mio presunto attacco a Grillo, assolutamente inesistente e non abbiano visto la Luna: occorre modificare il progetto di legge popolare presentato sabato.
Ma tornando agli obbiettivi generali, dalla semplice considerazione che sarà oggettivamente IMPOSSIBILE che per ogni questione di carattare nazionale, locale o internazionale vengano attivate sempre le piazze, occorre traghettare il cambiamento delle regole, dall’interno del sistema.
Confermo pertanto il suggerimento a Grillo, di costruire una organizzazione che incanali le energie positive dei tanti gruppi che credono e lo hanno dimostrato con la propria partecipazione al V-Day, che bisogna arrivare alla Democrazia 2.0, gruppi e giovani che necessitano ORA del traghettatore.
Parafrasando il motto “chi fa da se fa per tre”, perchè cercare di fare cambiare la testa delle persone, quando qualcosa è possibile farlo in prima persona, direttamente?
Il rischio è che la gente si incazzi sempre di più, soprattutto il giorno che il progetto di legge popolare sottoscritto sabato, magari non sarà approvato. Cosa succedera allora?
I rischi oggi sono anche maggiori, visto che la gente ha ora dei bersagli chiari. E’ convinta che sia l’attuale classe dirigente ad impedire qualsiasi cambiamento. Il problema vero è che l’attuale classe politica non è in grado di cambiare proprio nulla, semplicemente non sa cosa vuole dire Democrazia 2.0.
L’esempio è sotto gli occhi di tutti. I leaders politici, nel cercare il consenso personale alla propria futura leadership, stanno cercando di usare le stesse tecnologie, credendo che il successo di Grillo e del V-DAY stia in esse.
Ma quanto visto sabato scorso, in puro stile di Democrazia 2.0, ha stravolto l’idea classica di politica, trasformando il leader in un semplice portavoce diretto e qui è avvenuta la vera svolta, controllabile e che si può “spegnere” in ogni momento, se viola il “patto” con il proprio elettorato!!.
Il problema ora, caro Grillo, è che la folla del V-Day, su tuo invito, pensa di poter fare lo stesso già oggi anche con i leaders attuali, eletti però secondo le regole vigenti e non con quelle della futura Democrazia 2.0.
Questa “idea” crea una pericolosa frizione tra i due “mondi”che non hanno la cultura reciproca di sapersi comprendere, gettando così le basi di una rissosità crescente, dagli scenari difficilmente valutabili.
Quindi se il tuo agire, caro Grillo, continuerà essere dall’esterno, come da tè dichiarato a squarciagola sabato, c’è il rischio che la mutazione in corso e che tu hai aiutato a catalizzare, sarà fermata dal sistema attuale, con ogni cavillo possibile. Troppi sono gli interessi in gioco affinchè nulla cambi realmente.
Cosa credi che il sistema attuale non abbia i “mezzi” per cambiare i 25 parlamentari attualmente sotto assedio e continuare a fare come prima?
Solo accettando il test del voto popolare, contandosi veramente in tale sede, si può sperare di inniettare il germe di un cambiamento, ed essere decisivi anche sulle altre questioni fondamentali per l’Italia.
Le valutazioni a “spanne” di quante persone ci fossero in piazza, non porta da nessuna parte, in quanto in una Repubblica democratica e civile come la nostra, decide chi ha la maggioranza dei voti nelle diverse sedi istituzionali.
Solo quindi partecipando attivamente, i “mafiosi” non continueranno ad essere ai loro posti, visto ad oggi sono lì per il diritto, sottolineo il diritto, di essere stati votati, cosa che rischia seriamente di proseguire anche nei prossimi decenni.
Farsi portavoce del reale malconento diffuso nella gente e dare voce alla rabbia che da tempo covava, è stata cosa nobile. Ma ora sarebbe meglio indirizzarla nel costruire qualcosa di nuovo, quella Democrazia 2.0 e germe positivo, di un cambiamento profondo e duraturo della società italiana.
“We have a dream!.”