Made in China: Giustizia è fatta!!
La questione delle “pericolossime” Barbie e Batman e che aveva trasformato il Made in China nel più pericoloso “infanticida” al mondo, si è chiarita nei termini che avevo già messo in evidenza nel precedente articolo sulla questione (Giochi cinesi, sicurezza ipocrita)..
La Mattel, colosso americano distributore di Barbie e Batman, davanti alle evidenze, ha dovuto chiedere ufficialmente scusa alla Cina, avendo appurato che i problemi non fossero nella produzione cinese ma bensì legati alla progettazione americana.
La questione delle scuse americane, finalmente fà giustizia su un questione molto importante, la qualità delle produzioni cinesi.
I cinesi ci tengono tantissimo, avendola trasformata in una priorità nazionale, affinchè tutte le loro produzioni, siano qualitativamente agli stessi livelli di quelle occidentali.
Recente era stato l’altro “disonore” patito dalla Cina, quello connesso con l’incredibile fallimento del crash test della vettura cinese, in procinto di attaccare il mercato europeo, a costi decisamente competitivi.
Ma sul tema occorre ricordarci che anche le mitiche marche tedesche ebbero altrettanti guai con i test di sicurezza, come il famoso “test dell’alce”, non superato a suo tempo dalla Mercedes, da uno dei suoi prodotti di punta.
L’ultimo caso delle Barbie e Batman, ha avuto però un eco ancora maggiore in Cina, visto che questa volta colpiva gli stessi bambini cinesi, dato che questi giocattoli, ormai sono alla portata dei figli della classe media cinese, che non vuole certo rischiare la vita del proprio figlio unico.
Il governo cinese ha quindi scatenato una autentica campagna qualitativa relativa al Made in China, denunciando senza mezzi termini, che la qualità è un valore assoluto e non deve essere un “incidente di percorso”, sottolineando come gli standard di produzione ora dovranno essere, rigorosamente, di tipo occidentale.
Il tema del Made in China, sui media cinese, è quotidianamente al centro di molti dibattiti, nei quali vengono enfatizzati gli errori del recente passato, ripeto enfatizzati, ma si discute come evitare di ripeterli nel futuro.
Con un approccio sul problema, alla cinese, il paese sta mettendo sotto accusa tutto il proprio sistema produttivo, ritenuto alcune volte, a livelli assolutamente non soddisfacenti.
Infatti, visto che ormai ora tutti i prodotti cinesi sono anche distribuiti nella stessa Cina, i cinesi sono diventati i primi valutatori delle proprie produzioni e questo ha creato un circolo vizioso di autocertificazione, di indubbio beneficio.
Il Made in China, per i cinesi, dovrà quindi diventare sinonimo di qualità. Ci vorrà tempo, ma queste sono le intenzioni dei prossimi tempi, tutto questo per una semplicissima ragione: solo quando il Made in China sarà percepito in questa maniera, le aziende cinesi potranno puntare ai mercati internazionali, direttamente con i propri brand.
Quindi non è solo una operazione di facciata, come molti superficiali commentatori occidentali si sono subito precipitati a definire. E’ una precisa campagna che prepara lo “sbarco in massa” in occidente, delle aziende cinesi con i propri brand e non più attraverso un lavoro da terzisti, come quello attuale, esattamente come accadde con i Giapponesi qualche decennio fa.
Quindi su tutti i mercati e per tutti i prodotti, i cinesi hanno scatenato una gara alla qualità tra le proprie aziende. Il premio per i vincitori, sarà la possibilità di aprire branch, produzioni ed esportazioni sui mercati internazionali.
Chi invece non superarà i sempre più rigorosi test governativi, non riceverà o verranno revocate le licenze per qualsiasi tipo di azione all’estero ( e madre patria!).
Quindi il caso della Mattel è un atto di giustizia che infonde coraggio ai cinesi a proseguire la gara verso la qualità, che se anche dopo qualche incidente di percorso, li porterà comunque presto nei primissimi posti di tutte le nazioni occidentali.
Detto questo, un suggerimento alle imprese occidentali ed italiane per sopravvivere nel prossimo futuro: invece di criticare le produzioni cinesi e porre SOLO una barriera qualitativa, come unico strumento di difesa, forse sarebbe il caso di innovarsi veramente e magari non solo competere con esse, ma cercercare di trovare proprio nelle aziende cinesi i futuri alleati per i propri mercati internazionali.
Su questi mercati futuri esisteranno vincitori e vinti. I cinesi stanno puntando ad essere i vincitori assoluti, correggendo tutto quello che potrà essere corretto, con una rapidità incredibile e una capacità di adattamento rapidissima.
Noi cosa stiamo facendo, oltre a “bocciare” i prodotti cinesi, che poi si scoprono essere stati progettati male da noi stessi??
La Mattel, colosso americano distributore di Barbie e Batman, davanti alle evidenze, ha dovuto chiedere ufficialmente scusa alla Cina, avendo appurato che i problemi non fossero nella produzione cinese ma bensì legati alla progettazione americana.
La questione delle scuse americane, finalmente fà giustizia su un questione molto importante, la qualità delle produzioni cinesi.
I cinesi ci tengono tantissimo, avendola trasformata in una priorità nazionale, affinchè tutte le loro produzioni, siano qualitativamente agli stessi livelli di quelle occidentali.
Recente era stato l’altro “disonore” patito dalla Cina, quello connesso con l’incredibile fallimento del crash test della vettura cinese, in procinto di attaccare il mercato europeo, a costi decisamente competitivi.
Ma sul tema occorre ricordarci che anche le mitiche marche tedesche ebbero altrettanti guai con i test di sicurezza, come il famoso “test dell’alce”, non superato a suo tempo dalla Mercedes, da uno dei suoi prodotti di punta.
L’ultimo caso delle Barbie e Batman, ha avuto però un eco ancora maggiore in Cina, visto che questa volta colpiva gli stessi bambini cinesi, dato che questi giocattoli, ormai sono alla portata dei figli della classe media cinese, che non vuole certo rischiare la vita del proprio figlio unico.
Il governo cinese ha quindi scatenato una autentica campagna qualitativa relativa al Made in China, denunciando senza mezzi termini, che la qualità è un valore assoluto e non deve essere un “incidente di percorso”, sottolineando come gli standard di produzione ora dovranno essere, rigorosamente, di tipo occidentale.
Il tema del Made in China, sui media cinese, è quotidianamente al centro di molti dibattiti, nei quali vengono enfatizzati gli errori del recente passato, ripeto enfatizzati, ma si discute come evitare di ripeterli nel futuro.
Con un approccio sul problema, alla cinese, il paese sta mettendo sotto accusa tutto il proprio sistema produttivo, ritenuto alcune volte, a livelli assolutamente non soddisfacenti.
Infatti, visto che ormai ora tutti i prodotti cinesi sono anche distribuiti nella stessa Cina, i cinesi sono diventati i primi valutatori delle proprie produzioni e questo ha creato un circolo vizioso di autocertificazione, di indubbio beneficio.
Il Made in China, per i cinesi, dovrà quindi diventare sinonimo di qualità. Ci vorrà tempo, ma queste sono le intenzioni dei prossimi tempi, tutto questo per una semplicissima ragione: solo quando il Made in China sarà percepito in questa maniera, le aziende cinesi potranno puntare ai mercati internazionali, direttamente con i propri brand.
Quindi non è solo una operazione di facciata, come molti superficiali commentatori occidentali si sono subito precipitati a definire. E’ una precisa campagna che prepara lo “sbarco in massa” in occidente, delle aziende cinesi con i propri brand e non più attraverso un lavoro da terzisti, come quello attuale, esattamente come accadde con i Giapponesi qualche decennio fa.
Quindi su tutti i mercati e per tutti i prodotti, i cinesi hanno scatenato una gara alla qualità tra le proprie aziende. Il premio per i vincitori, sarà la possibilità di aprire branch, produzioni ed esportazioni sui mercati internazionali.
Chi invece non superarà i sempre più rigorosi test governativi, non riceverà o verranno revocate le licenze per qualsiasi tipo di azione all’estero ( e madre patria!).
Quindi il caso della Mattel è un atto di giustizia che infonde coraggio ai cinesi a proseguire la gara verso la qualità, che se anche dopo qualche incidente di percorso, li porterà comunque presto nei primissimi posti di tutte le nazioni occidentali.
Detto questo, un suggerimento alle imprese occidentali ed italiane per sopravvivere nel prossimo futuro: invece di criticare le produzioni cinesi e porre SOLO una barriera qualitativa, come unico strumento di difesa, forse sarebbe il caso di innovarsi veramente e magari non solo competere con esse, ma cercercare di trovare proprio nelle aziende cinesi i futuri alleati per i propri mercati internazionali.
Su questi mercati futuri esisteranno vincitori e vinti. I cinesi stanno puntando ad essere i vincitori assoluti, correggendo tutto quello che potrà essere corretto, con una rapidità incredibile e una capacità di adattamento rapidissima.
Noi cosa stiamo facendo, oltre a “bocciare” i prodotti cinesi, che poi si scoprono essere stati progettati male da noi stessi??