Grillo V-DAY: Moderare i termini ....e il metodo...
Senza giri di parole, sembra non ci siano alternative!!
Il problema è sicuramente delle persone ma, visto da qua, soprattutto l’intero sistema sembra ormai, totalmente “fuso”.
Da più parti si è iniziata una pericolosa “pressione” sugli attuali poteri, pubblici e privati. Pressione che alimentata da sacro sante ragioni, rischia però di far esplodere, letteralmente, una incontrollabile diffusa contestazione.
L’azione del V-Day , ad esempio, rischia di essere la “goccia che fa traboccare il vaso” e portare allo scontro, fino ad ora fortunamente sempre evitato.
Genova ha fatto vedere cosa può accadere se la piazza decide di fare a modo suo, contro il “sistema”, non riconoscendo più gli ordini pre-costituiti.
Per contro, in quell’ambiente portato ai limiti, dentro cui si erano “infiltrate” ben altre motivazioni, come nel celebre test psicologico del carcere, le guardie hanno perso il senso della misura, eccedendo nel loro senso del dovere, finendo per diventare essi stessi aguzzini.
Insomma lanciare proclami ad attaccare in maniera indiscriminata tutto l’attuale sistema con la proposta, allo stato attuale utopistica, che tutto debba partire dal basso, diciamocelo chiaro, in molte teste è sinomino di “rivoluzione”.
Far passare il concetto che chi oggi “alza la testa” contro l’attuale potere è da considerarsi un eroe, getta le basi stesse per giustificare azioni violente e/o terroristiche, in nome di un ritrovato orgoglio nazionale.
Il problema delle BR, fu proprio che venne meno il consenso del loro agire in uno scontro frontale, armato, con il sistema di allora, consenso che ora, caro Grillo stai involontariamente creando, consenso che può essere lo spunto per successive azioni violente, di altri.
Negli italiani, dopo i due precendenti tentativi di “rivoluzionare” il sistema, prima con la Lega e poi con Tangentopoli, ora c’è la convinzione che il cambiamento, ormai irrinunciabile, si può fare SOLO mandando a casa gli attuali governanti e subalterni, a tutti i livelli.
La storia ci insegna però cosa accade quando ci si trova in questo scenario: la guerra civile.
Distruggendo il concetto stesso di potere, sfiduciando senza appello la classe politica, accusandola in blocco di essere la responsabile dell’attuale situazione, si crea un vuoto ma nel contempo si apre una nuova “caccia”, prima alle streghe e poi ad occupare quegli stessi spazi.
L’Italia sul piano democratico, non ha la cultura di altri paesi europei od anglosassoni per gestire situazioni come queste.
Il V-day rischia quindi di sfuggire di mano ed essere l’alibi per azioni clamorose. E’ quindi una azione pericolosa, alla quale non può poi far seguire il nulla, il nulla di nessuna proposta di concreta alternativa, un minimo organizzata.
Si getta invece il pericoloso germe dell’anarchia, perchè la rete (internet) è anarchia pura e usarla come sistema per cambiare lo stato delle cose attuali, significa creare confusione, in un momento come questo, dove di confusione c’è nè già fin troppa.
Occorre riempire la protesta di obbiettivi ed evitare che sia solo un momento di sfogo e psicodramma collettivo, il germe per un cambiamento poco sereno.
Occorre quindi veicolare il meglio della nazione e le nuove generazioni, verso una azione di miglioramento delle procedure, che possano aiutare ad un cambiamento, non attaccando le singole persone o gruppi o i partiti, considerandoli semplicisticamente, gli unici responsabili ed ora accusati delle peggiori nefandezze.
Se tutto quanto non funziona, è facilmente dimostrabile e se la “casta” esiste, occorre che le regole permettano il cambiamento.
Va quindi evitato, ridimensionato l’attuale approccio della contrapposizione tra gruppi, tra generazioni, tra persone e questa accusa, stile inquisizione, di “cattiva fede generalizzata”.
Attaccare le persone e non le procedure è pericoloso. Sacrosanto è chiedere che la cosa pubblcia sia gestita a favore della cosa pubblica. Diverso è attaccare e cercare la gogna senza ricordarsi che come tangentopoli ha già dimostrato, erano le procedure a consentire certi agire personali.
Caro Grillo, non basta fare informazione e denuncia, come dici tu, ma occorre proporre una azione diretta, promuovere la partecipazione attorno a chi ha visto oltre, per proporre nella pratica una Italia migliore.
Se non scendi in campo seriamente, veicolando la tua “Provocazione”, potresti ritrovarti ad essere considerato, un giorno, l’ispiratore di fatti o cambiamenti, tutt’altro che migliorativi del futuro italiano.
Se il tuo progetto prevede la creazione di una formazione politica, perchè bisogna fare politica attiva in momenti come questi o ti farai promotore di un soggetto che intende governare la cosa pubblica, bene!
Altrimenti mi spiace, vincerai molte battaglie ma finirai per perdere la guerra e assieme a te anche le migliaia di italiani che stanno credendo in te.
Visto che ti piacciono i riferimenti filmici, rivediti Braveheart e capirai cosa potrebbe accadere se il Sistema non si affronta senza fare Sistema.
Infatti l’idea di creare “tutto dal basso” utilizzando la rete come perno, deve consentire di creare un “sistema”, questa volta positivo, diverso, in grado di gestire gli interessi comuni, la nostra Italia, che altrimenti senza alcuna ossatura, rischia di “squagliarsi” di fronte alle competizioni internazionali e ai ben più incisivi SISTEMI internazazionali, di ben altra pasta e consistenza.
Il problema è sicuramente delle persone ma, visto da qua, soprattutto l’intero sistema sembra ormai, totalmente “fuso”.
Da più parti si è iniziata una pericolosa “pressione” sugli attuali poteri, pubblici e privati. Pressione che alimentata da sacro sante ragioni, rischia però di far esplodere, letteralmente, una incontrollabile diffusa contestazione.
L’azione del V-Day , ad esempio, rischia di essere la “goccia che fa traboccare il vaso” e portare allo scontro, fino ad ora fortunamente sempre evitato.
Genova ha fatto vedere cosa può accadere se la piazza decide di fare a modo suo, contro il “sistema”, non riconoscendo più gli ordini pre-costituiti.
Per contro, in quell’ambiente portato ai limiti, dentro cui si erano “infiltrate” ben altre motivazioni, come nel celebre test psicologico del carcere, le guardie hanno perso il senso della misura, eccedendo nel loro senso del dovere, finendo per diventare essi stessi aguzzini.
Insomma lanciare proclami ad attaccare in maniera indiscriminata tutto l’attuale sistema con la proposta, allo stato attuale utopistica, che tutto debba partire dal basso, diciamocelo chiaro, in molte teste è sinomino di “rivoluzione”.
Far passare il concetto che chi oggi “alza la testa” contro l’attuale potere è da considerarsi un eroe, getta le basi stesse per giustificare azioni violente e/o terroristiche, in nome di un ritrovato orgoglio nazionale.
Il problema delle BR, fu proprio che venne meno il consenso del loro agire in uno scontro frontale, armato, con il sistema di allora, consenso che ora, caro Grillo stai involontariamente creando, consenso che può essere lo spunto per successive azioni violente, di altri.
Negli italiani, dopo i due precendenti tentativi di “rivoluzionare” il sistema, prima con la Lega e poi con Tangentopoli, ora c’è la convinzione che il cambiamento, ormai irrinunciabile, si può fare SOLO mandando a casa gli attuali governanti e subalterni, a tutti i livelli.
La storia ci insegna però cosa accade quando ci si trova in questo scenario: la guerra civile.
Distruggendo il concetto stesso di potere, sfiduciando senza appello la classe politica, accusandola in blocco di essere la responsabile dell’attuale situazione, si crea un vuoto ma nel contempo si apre una nuova “caccia”, prima alle streghe e poi ad occupare quegli stessi spazi.
L’Italia sul piano democratico, non ha la cultura di altri paesi europei od anglosassoni per gestire situazioni come queste.
Il V-day rischia quindi di sfuggire di mano ed essere l’alibi per azioni clamorose. E’ quindi una azione pericolosa, alla quale non può poi far seguire il nulla, il nulla di nessuna proposta di concreta alternativa, un minimo organizzata.
Si getta invece il pericoloso germe dell’anarchia, perchè la rete (internet) è anarchia pura e usarla come sistema per cambiare lo stato delle cose attuali, significa creare confusione, in un momento come questo, dove di confusione c’è nè già fin troppa.
Occorre riempire la protesta di obbiettivi ed evitare che sia solo un momento di sfogo e psicodramma collettivo, il germe per un cambiamento poco sereno.
Occorre quindi veicolare il meglio della nazione e le nuove generazioni, verso una azione di miglioramento delle procedure, che possano aiutare ad un cambiamento, non attaccando le singole persone o gruppi o i partiti, considerandoli semplicisticamente, gli unici responsabili ed ora accusati delle peggiori nefandezze.
Se tutto quanto non funziona, è facilmente dimostrabile e se la “casta” esiste, occorre che le regole permettano il cambiamento.
Va quindi evitato, ridimensionato l’attuale approccio della contrapposizione tra gruppi, tra generazioni, tra persone e questa accusa, stile inquisizione, di “cattiva fede generalizzata”.
Attaccare le persone e non le procedure è pericoloso. Sacrosanto è chiedere che la cosa pubblcia sia gestita a favore della cosa pubblica. Diverso è attaccare e cercare la gogna senza ricordarsi che come tangentopoli ha già dimostrato, erano le procedure a consentire certi agire personali.
Caro Grillo, non basta fare informazione e denuncia, come dici tu, ma occorre proporre una azione diretta, promuovere la partecipazione attorno a chi ha visto oltre, per proporre nella pratica una Italia migliore.
Se non scendi in campo seriamente, veicolando la tua “Provocazione”, potresti ritrovarti ad essere considerato, un giorno, l’ispiratore di fatti o cambiamenti, tutt’altro che migliorativi del futuro italiano.
Se il tuo progetto prevede la creazione di una formazione politica, perchè bisogna fare politica attiva in momenti come questi o ti farai promotore di un soggetto che intende governare la cosa pubblica, bene!
Altrimenti mi spiace, vincerai molte battaglie ma finirai per perdere la guerra e assieme a te anche le migliaia di italiani che stanno credendo in te.
Visto che ti piacciono i riferimenti filmici, rivediti Braveheart e capirai cosa potrebbe accadere se il Sistema non si affronta senza fare Sistema.
Infatti l’idea di creare “tutto dal basso” utilizzando la rete come perno, deve consentire di creare un “sistema”, questa volta positivo, diverso, in grado di gestire gli interessi comuni, la nostra Italia, che altrimenti senza alcuna ossatura, rischia di “squagliarsi” di fronte alle competizioni internazionali e ai ben più incisivi SISTEMI internazazionali, di ben altra pasta e consistenza.
(Detto questo più nel dettaglio condivido il punto di vista espresso da Francesco Costa nel suo Blog)