mercoledì 28 maggio 2008

Giornata storica! Cina e Taiwan: incontro ufficiale

Oggi è una giornata storica nel processo di normalizzazione e di definizione di possibili azioni future tra Cina e Taiwan.

L'incontro è ufficiale tra i vertici dei due partiti politici al governo, rappresenta una decisa apertura dopo le ultime elezioni presidenziali che, nel codice cinese ( e Taiwanese) intende offrire pubblicamente un segnale di reciproca apertura sul quale lavorare in futuro.

Ne seguiremo gli sviluppi, ma c'è da star sicuri di una cosa: i cinesi, anche e soprattutto dopo le ultime disgrazie, si sentono, giorno dopo giorno, più uniti, anche a Taiwan.

martedì 27 maggio 2008

Lago naturale (Post terremoto)



Il terremoto fa paura perchè distrugge ciò che l'uomo costruisce.
Ma i suoi effetti naturali, post scossa, possono esserlo di più.

Ora si corre contro il tempo per "aprire" una via al lago naturale, creatosi proprio sopra una delle città dell'epicentro e che rischia di essere spazzata via se il lago tracimasse.

Parole (Molto) pericolose!

Tra le cose indispensabili da mettere in valigia prima di intraprendere un viaggio, ovunque si vada, sicuramente un buon frasario di base risulta fondamentale.

Oltre alla versione cartacea, ora ne esistono molte elettroniche che addirittura permettono, attraverso le voci digitali, di far “sentire” quanto si intende dire, oppure far scrivere al vostro interlocutore la sua frase, così che possa essere tradotta in una lingua a voi comprensibile.

In Cina strumenti del genere sono indispensabili, sia perché non è ancora diffuso l’inglese ma soprattutto perchè il cinese difficilmente permette la comprensione per così dire trasversale od onomatopeica, possibile invece tra lingue di radice comune, come quelle occidentali.

Per cui con i cinesi “o è bianco o è nero”: o ci si fa capire o nisba!!

Quindi non appena giunti a destinazione, non si potrà fare a meno di cercare di usare, con entusiasmo, questi nuovi indispensabili compagni di viaggio, anche nelle più semplici situazioni, nel tentativo di farsi comprendere dall’interlocutore del momento e attivare lo scambio culturale desiderato da tempo.

Ma cosa risponderete se un cinese vi dovesse dirvi “Wangba dan!”?

Letteralmente significa “Uova di tartaruga!”.

Ovviamente rimarrete un pelo sbigottiti, ma proprio a causa di questo scambio culturale in atto, penserete subito che il vostro interlocutore stia parlandovi di qualche strana ricetta cinese, fatta appunto di “Uova di tartaruga!”.

Se poi continuasse con un sonoro “Ben dan!”, sareste ancora più convinti che la cucina sia il luogo dello scambio culturale appena iniziato, solo che il traduttore comincerebbe a dare per così dire, risposte “ambigue”.

Così quando, avvicinandovi ad un cinese per chiedere una informazione, vi doveste sentire rispondere “Qu ni de!” non credete al vostro traduttore automatico che vi dirà diplomaticamente “Vai in quel posto!”.

Il vostro interlocutore non vi sta infatti “amorevolmente” dandovi alcuna indicazione di carattere turistico.

Se poi insistendo nell’avere una direzione, vi dovesse scandire un bel “Cao ni!”, il suggerimento non è di provare neppure a tradurlo, ne di ripeterlo nel tentativo di tradurlo, per non sentirsi arrivare anche il seguito della frase “Cao ni ma!”.

La conferma che tutte queste frasi non sono da “dizionario” classico o da scuola di lingua tradizionale, l’avrete dal vostro amico / accompagnatore cinese, che si sforzerà in tutti i modi di non tradurle e passare oltre, atteggiamento tipico cinese quando qualcosa sanno possa offendervi o mancarvi di rispetto.

E mentre in altre situazioni, questa attenzione apparirà ai vostri occhi eccessiva, in questi casi sarà quanto mai adeguata.

La ragione?

Beh, senza rendervene conto, avrete partecipato alla prima lezione pratica del “frasario da strada base”, tipico di qualsiasi cultura, mai presente in nessun dizionario o lezione di lingua ufficiale, insegnabile solo “by experiences!!”

Ebbene si, anche i cinesi, dietro i loro sorrisi possono colpire duro a parole e quindi le famose “uova di tartaruga”, non sono affatto un piatto prelibato che vi stanno suggerendo, ma al contrario vi è stato appena dato del “bastardo!”.

Stesso discorso per le uova successive , dove vi sarete presi dell’imbecille.

Ma al “Cao ni”, forse fareste bene a fare come suggeriva Dante nelle Divina Commedia, “ non ti curar di loro, ma guarda e passa”, dato che la provocazione, molto all’americana, letteralmente “Fuck you”, potrebbe avere un seguito con riferimenti espliciti che coinvolgono anche la vostra mamma.
E allora, come in molti film è stato immortalato il famoso “non toccar mi mamma!, la vostra vacanza potrebbe prendere una piega ben diversa, per quanto riguarda gli scambi culturali tra Italia e Cina, come non avreste auspicato al momento della vostra partenza.

Doveroso è però avvisare i nostri “amici” cinesi che forse campioni del “settore” siamo proprio noi italiani, complice la nostra lingua e i nostri coloriti dialetti, ritenuti da molti stranieri, molto musicali e melodiosi, fatto che finisce per far ascoltare con affascinato trasporto il classico “grido di battaglia” della nostra capitale “va’ mmorì ammazzato!” o peggio “vàttel’ a pijà ‘n der culo”( e tante altre!), frasi che sul frasario o traduttore digitale in dotazione del malcapitato turista farebbero solo BIP, BIP!!

Buona Cina cari “Lao wai”… (ops… letteralmente “straniero”, ma è usato in maniera “negativa / dispregiativa” quando viene rivolto allo straniero di turno. Quindi se potete rispondete, in Cinese, qualsiasi cosa, per far capire che avete capito. Li lascerete di sasso!).

mercoledì 21 maggio 2008

Internet Cinese in Lutto,


Da quando lunedì scorso il paese ha iniziato la sua 3 giorni di veglia e commemorazione per i morti del terremoto, i siti cinesi sono tutti in lutto.

Come segno tangibile di partecipazione, sono tutti in bianco e nero e tutte le immagini, loghi e contenuti, sono stati rigorosamente privati di qualsiasi colore.

Ad esempio Baidu, il logo è totalmente in bianco e nero ma non solo, se lo si clicca, apre una pagina interamente dedicata ai fatti nello Sichuan.

Stesso discorso per China Telecom; Alibaba, Yahoo China, Google China, Lenovo, Sina, Sohu, Anjia e tutti i siti delle maggiori aziende cinesi, hanno i propri siti internet in bianco e dedicati alle vittime dello Sichuan!.

Internet in Cina è quindi in lutto e partecipa, a modo suo, al dolore che sta unendo tutti i cinesi in queste ore difficili.

Ma non solo, anche sulle televisioni cinesi sono stati banditi i film e gli spettacoli di intrattenimento e in questi giorni è un susseguirsi di informazione sui fatti legati al terremoto o di notiziari totalmente dedicati ad informare su quanto accaduto o sulle attività di soccorso di queste ore.

Nelle città tutti gli spettacoli di intrattenimento e gli eventi pubblici sono stati annullati, come si sapeva ma la partecipazione è totale, incondizionata, senza riserve: il divertimento è bandito in questi giorni di dolore.

Un fatto veramente senza precedenti al mondo, un fatto che ancora conferma il grado di reazione unitaria e di unità del popolo cinese, che di fronte alle avversità reagisce di slancio per superarle, tutti assieme e in maniera convinta, sorretti da una grande condivisa motivazione

Qualcosa dalle nostre parti difficilmente immaginabile che stupisce e tocca nel profondo.

Una partecipazione autentica e genuina. Un modo molto speciale per “elaborare”, tutti assieme, un dolore che ha toccato nel profondo ogni singolo cinese, come mai nella sua storia moderna di questo paese.

Detto questo un commento: ancora ad oggi, a parte gli ammirevoli sforzi del nostro Ambasciatore Sessa in Cina a Chengdu e l’invio di 270 tende nell’area, il nostro governo non ha presentato le proprie condoglianze ufficiali presso una delle rappresentanze diplomatiche cinesi, cosa del resto fatta nei giorni scorsi dal presidente degli Stati Uniti Bush, da quello Francese Sarkozy e anche lo stesso Consiglio dell’ONU e il suo segretario Ban Ki-Moon.

Un assenza di “tatto” diplomatico, rispetto ad una incredibile tragedia umana che anche se apparentemente lontana, non può lasciarci indifferenti, anche e soprattutto a livello istituzionale, un modo concreto per unirci al dolore dei cinesi e manifestare il nostro rispetto alle migliaia di vittime in queste ore difficili.

lunedì 19 maggio 2008

Il terremoto orgogliosamente “interattivo”.

Tutta la Cina alle 14.28 di oggi, si è fermata per tre minuti per commemorare le proprie decine di migliaia di morti, provocati dal più terribile terremoto della propria storia.

Tre minuti impressionanti, per intensità ed unità in tutta la Cina, dove alle sirene ufficiali, si sono associati i clacson di auto, bus, camion e treni su tutte le strade cinesi.
Un fatto unico, che dimostra quanto profondamente questo terribile evento entrerà nella storia delle Cina moderna e nelle memorie di tutti i cinesi.

Tre minuti seguiti da un altrettanto intenso “China Jia You”, l’urlo che si lancia allo stadio per sostenere la propria squadra del cuore nei momenti difficili.

Quanto accaduto oggi, è un evento unico nella storia cinese, mai il popolo cinese si è ritrovato nelle strade per manifestare tutto assieme, nello stesso momento, il proprio cordoglio ed “urlare” il proprio amore per il proprio paese.

E’ stato come se in questi lunghi 3 minuti, i cinesi potessero finalmente “scaricare” tutta la tensione emotiva accumulata in questa settimana e questo suono “urlato” rappresentasse il dolore profondo che accomuna tutti loro.

Dalla lettura dei giornali italiani non appare evidente la “portata” del terremoto che ha colpito la Cina lunedì scorso, oltre alle quotidiane cifre dei morti.

Bene, per essere chiari l’area colpita è di oltre 100.000 Km quadrati. E’ come se un terzo della penisola italiana fosse stata colpita da un terremoto di magnitudo 8 o se preferite tutto il Portogallo o tutta la Sud Corea. Gli effetti distruttivi del terremoto hanno colpito qualcosa come 23 milioni di abitanti, un terzo della popolazione italiana!!

Una vera catastrofe naturale!!.

Insomma il (Super) terremoto, al 2° posto nella speciale classifica” dei peggiori terremoti del 21 secolo, in Cina è stato di una dimensione Continentale.

Non stupisce quindi che da lunedì scorso, per i cinesi sia iniziata quella che chiamano “battaglia” verso la normalità, una tragedia attorno alla quale, la Cina si è ritrovata unita a tutti i livelli, in uno slancio di solidarietà umana ma anche e soprattutto di spirito di “corpo”, di un profondo rinvigorito orgoglio di essere cinesi, che ha contagiato tutti i livelli della società.

Dalle storie che i media cinesi trasmettono, in evidenza sono gli atti eroici dei propri militari, poliziotti, medici e volontari e i miracolosi salvataggi anche a 150 ore dal sisma, ma soprattutto gli atti di profonda solidarietà di queste ore, come quello della poliziotta che avendo partorito da poco, non ha esitato ad allattare alcuni neonati, sopravvissuti ai propri genitori rimasti sotto le macerie.

Condividere, partecipare tutti uniti, sembrano essere le parole d’ordine che animano tutti i cinesi.

La tragedia ha attivato una profonda reazione a livello nazionale ma anche internazionale, tanto che proprio in questa occasione e per la prima volta, un volo da Taiwan è giunto all’aeroporto di Chengdu, superando tutte le difficoltà politiche e le “distanze” di questi anni, che di fatto non consentono collegamenti diretti tra Taiwan e Cina se non in occasione di festività particolari.

Ma la cosa che colpisce di più, è l’incredibile mole di informazioni che quotidianamente vengono rese disponibili sui diversi media cinesi, tanto che sulle tv è possibile vedere mappe interattive e satellitari delle diverse località colpite in presa diretta, così come le spiegazioni sulle dinamiche che hanno provocato la distruzione di intere città montane.

Attraverso questi aggiornamenti aerei, è oggettivamente possibile valutare con precisione i danni che le terribili scosse hanno causato ma anche osservare come le montagne, sbriciolatesi per la violenza delle scosse, abbiano distrutto interi paesi, tutte le linee di comunicazione e molte infrastrutture fondamentali.

Ma in questi aggiornamenti si nota come la situazione sia ancora lontano dall’essere normalizzata. Infatti le scosse di assestamento continuano a susseguirsi come quella di stamattina di magnitudo 6 Richter, dove le montagne scaricano pericolosamente detriti, tanto da essere descritte come “fumanti” .

Questo evolversi della situazione preoccupa non poco, anche e soprattutto per molte infrastrutture fondamentali che apparentemente sembrano passate indenni dalla grande scossa di lunedì scorso. Occorre ora verificarne a fondo le reali condizioni di stabilità, in particolare per quanto riguarda i circa 400 dighe o bacini idrici, fondamentali anche per continuare ad approvvigionare sia i sopravvissuti che l’esercito di soccorritori giunti nella zona.

Così come gli impianti nucleari presenti nella zona che il governo ha informato essere integri e in condizioni di sicurezza.

Ora la nuova priorità è evitare il diffondersi di pericolose epidemie e pertanto sono partite le operazioni di disinfettazione nelle diverse aree colpite.

In parallelo sono però anche iniziate le indagini ufficiali, relativamente ai tragici fatti che hanno colpito l’opinione pubblica cinese ed internazionale, quali il crollo di qualcosa come 6.898 scuole.

Dai primi riscontri, si sono già riscontrate violazioni nelle disposizioni ministeriali in materia di norme antisismiche, come ad esempio la disposizione che gli edifici scolastici non dovessero superare i 5 piani o quella relativa ai materiali di costruzioni dei tetti e delle infrastrutture.

Quanto accaduto avrà ripercussioni a livello Nazionale soprattutto visto l’impegno diretto, personalmente espresso dai vertici governativi in queste ore.

In particolare l’incredibile tempismo nell’intervento del Premier Cinese Wen Jiabao, che in poche ore è giunto sull’epicentro del terremoto, spronando i soldati a superare tutte le difficoltà causate dai danni per arrivarci, seguito a breve da una forza di intervento militare di oltre 150.000 unità, ha sicuramente contribuito a mantenere alto il morale nel momento dell’impatto e a dare il via alla corsa contro il tempo, dove tutti i cinesi si sono sentiti “toccati” nel profondo del proprio animo ed uniti nel contribuire come potevano.

In queste ore sono arrivati i primi gruppi internazionali di professionisti da tutto il mondo come quelli dalla Sud Corea, Giappone, Russia e Singapore, ulteriori gocce nel mare degli interventi attivati in risposta all’immane tragedia, dalla quale la Cina farà tesoro per il proprio futuro, fatto anche di “prove” come quella terribile di queste ore.

Ora la Cina ha iniziato il proprio 3 giorni di lutto nazionale annullando tutte le attività ricreative, compreso il tour della torcia olimpica.
Un momento di riflessione profondo, per finalmente poter elaborare la tragedia che direttamente o indirettamente ha colpito tutti i cinesi.

martedì 13 maggio 2008

Terremoto in Cina: Updates

Apocalissi nello Sichuan (oltre 12.000 morti - 60.000 dispersi)

Le luci dell’alba stanno fornendo un quadro più dettagliato di quanto accaduto nello Sichuan ieri pomeriggio.

Dalle primissime immagini che finalmente stanno giungendo dalle zone dell’epicentro si comincia a comprendere quanto devastante è stato questo terremoto e il livello dei danni che ha provocato.

E’ come se una grossa bomba fosse caduta in questa area distruggendo tutto e tutti.

Quello che fa impressione, sono le montagne e le colline che si sono letteralmente sbriciolate a valle, distruggendo strade, case, linee elettriche ed idriche, uccidendo migliaia di cinesi.

Fino ad ora il conto del morti ha superato le 10.000 vittime, ma vista la portata delle devastazioni, l’ampiezza dell’area colpita e impossibilità di raggiungere ancora molte delle località colpite, fanno pensare che sia del tutto provvisorio.

Le tv cinesi (vedi immagini) stanno trasmettendo le immagini di alcuni luoghi colpiti e nonostante le devastazioni a cui si assiste sono ancora di zone “lontane” dall’epicentro, in quanto non sono ancora riuscite ad arrivarvi a causa delle devastazioni prodotte.

Da ieri è in corso una gigantesca mobilitazione e una corsa contro il tempo che vede protagonista l’esercito, che da queste parti ha anche funzioni di "protezione civile" e che ha avuto l’ordine dal Premier Cinese di arrivare, ad ogni costo, anche a piedi!!!, nelle aree più colpite e ancora non raggiunte.

Il primo obbiettivo che ai militari è stato assegnato è quello di liberare le strade dalle enormi pietre che le hanno interrotte.

Acqua, luce e gas sono interrotti. Questo crea forte preoccupazione, anche perché il terremoto ha letteralmente sradicato dalle fondamenta qualunque strutture umana in una area tra le più povere del paese.

A peggiorare la situazione dei soccorritori, nel disperato tentativo di liberare le migliaia di cinesi ancora sotto le macerie, ci si è messo il tempo e le continue piogge di queste ore.

Le previsioni meteo per i prossimi giorni non sono migliori, anzi, sono annunciate piogge torrenziali, che certo non aiuteranno a risolvere le già precarie condizioni in cui da ieri vivono migliaia di cinesi, che ancora non sanno se la propria casa sarà o meno abitabile a causa dei danni.








Altri video televisioni cinesi:


















lunedì 12 maggio 2008

Terremoto in Cina : in attesa di notizie

Quanto accaduto oggi in Cina è ancora da comprendere veramente nella sua reale gravità.
L’impressione è che le cifre che circolano siano tutt’altro che definitive, vista l’area nella quale tutto è accaduto, ancora difficile da raggiungere per i danni ricevuti.

Certo è che più o meno tutta la Cina è stata colpita dal più forte terremoto della storia, della stessa intensità che colpì il paese nel 1976: 7.8 gradi della scala Richter.

Le notizie che arrivano a Shanghai sono ancora frammentarie.e anche i dispacci televisivi sembrano essere in attesa di aggiornamenti di uno scenario complessivo tutt’altro che chiaro.

Dopo l’emergenza neve di pochi mesi fa, ora la Cina sta preparandosi ad affrontare un'altra catastrofe naturale.

La dicono lunga le priorità indicate dal primo ministro cinese, Wen Jiabao, in viaggio verso il luogo del disastro: ripristinare elettricità, acqua e comunicazioni.

Il problema adesso è comprendere fino in fondo come si sono comportate le costruzioni e i grattacieli dell’area colpita sperando che rimanga isolato, lo sfortunato caso della scuola che ha intrappolato i suoi 900 studenti. Ma è ancora troppo presto per dirlo con certezza, troppo vasta l’area colpita e troppi i problemi di comunicazione affinché le notizie arrivino tempestivamente.

Il paese ha vissuto con preoccupazione ma in maniera ordinata l’evento naturale che l’ha colpita.
In particolare a Shanghai, nonostante la distanza dall’epicentro, il terremoto è stato sentito distintamente anche se di un ordine di grandezza inferiore.

Surreale è stato il fuggi fuggi comunque ordinato da tutti i grattacieli della città e l’attesa per strada a cui si è assistito oggi. Nessuna scena di panico.
Personalmente, nel momento del terremoto, ero in prossimità del metrò. Le strutture di tutte la città non sembrano aver subito alcun danno evidente e tutto ha continuato a funzionare in maniera regolare.

Il problema adesso è capire veramente sia andata e a sentire le parole del primo ministro in viaggio verso il luogo del sisma, il paese si sta preparando al peggio e dai sui vertici sarà ancora una volta chiamato ad una “reazione” unitaria di tutte le sue strutture governative, nazionali e locali.

Speriamo però che stavolta, tali dichiarazioni, siano un comprensibile eccesso di zelo del Primo Ministro cinese e non invece un monito preparatorio ad una devastazione ancora tutta da scoprire.

giovedì 8 maggio 2008

Lo “Spirito Olimpico” è arrivato sul tetto del mondo.

Oggi la torcia Olimpica, messaggera dello “spirito olimpico”, nel suo viaggiare per il pianeta, è arrivata per la prima volta sul tetto del mondo in Tibet.

Sugli 8848 metri del monte Qomolangma, il nome originale Tibetano di quello che noi chiamiamo Everest e che letteralmente significa “la dea madre della terra”, si è svolta una tappa epica della storia sportiva umana, viste le difficoltà ambientali in cui si è svolta, un momento condiviso in diretta sui canali nazionali cinesi e sui circuiti televisivi internazionali olimpici.

Alla storia, quale ultimo tedoforo, passerà l’alpinista tibetana Cering Wangmo, la più giovane tedofora di questa impresa sul tetto del mondo, così come il gruppo interetnico cinese protagonista dell’impresa, dove ben 22 dei 31 componenti erano di etnia tibetana.

L’ascensione alla vetta della torcia è iniziata alle 3 di mattina (le 21 ora italiana) attraverso il versante tibetano dello Qomolangma ( Everest), per concludersi senza problemi in vetta alle 9,18 (le 3 Italiane).

La scienza, lo sport e l’alpinismo, quello vero, fatto di abnegazione e sacrificio, si sono fusi per realizzare quello che poteva apparire per molti quasi un sogno irrealizzabile.

Da un paio di giorni le televisioni cinesi preparavano l’evento odierno e nell’attesa delle condizioni meteorologiche adatte, erano già partite le dirette dal Tibet al campo base della spedizione olimpica, dirette nelle quali, non con qualche difficoltà per i giornalisti, vista l’altitudine alla quale operavano, venivano illustrati gli elementi e le insidie di questa autentica sfida, ai limiti delle capacità umane.

Si sono così succeduti alpinisti, scienziati e giornalisti per spiegare come ci si era preparati, quali difficoltà si erano incontrate e quali soluzioni erano state trovate per quella che, in certi momenti, è assomigliata quasi una missione spaziale su un altro pianeta.

Va sottolineato come nulla è stato lasciato al caso, tanto che sia la torcia che il carburante utilizzati, sono stati infatti sviluppati specificatamente per poter funzionare alle alte quote e alle condizioni climatiche estreme, quali quelle incontrate in questa sfida.

Ma l’evento di oggi è stato “affascinante” anche per un altro motivo: il muoversi lento e cadenzato che avevano questi uomini e donne nell’arrivare in vetta, protetti dalle speciali tute e sotto le maschere per l’ossigeno, ha dato al gesto realizzato oggi, un senso realmente unico, universale.

Agli oltre 8800 metri dove la torcia olimpica è stata portata, non esiste alcuna differenza, nessuna barriera razziale, etnica o di pensiero, lassù, di fronte alla natura e alla sua incredibile forza, si è tutti uguali, qualcosa di cui bisognerebbe ricordarsi più spesso, per poter vedere con occhi diversi le ragioni e le motivazioni alla base dei molti, troppi “conflitti umani” in corso.

mercoledì 30 aprile 2008

Attenti alle “mucche gialle”

Chi vuole acquistare un biglietto per un evento sportivo, teatrale o un ticket / pass di ingresso, in ogni paese del mondo è preda di quelli che noi chiamiamo “bagarini”.

L’origine della parola bagarini è controversa e infatti potrebbe risalire sia dall’inglese bargain “mercanteggiare”, o alla spagnola che suona come “marinaio salariato” o all’arabo baqqālīn nel senso di “venditori al minuto”.

Comunque sia, una sentenza del 2006 della Corte Costituzionale Italiana ha però sancito che non è più reato acquistare biglietti dai bagarini, perché come recita la sentenza “non è comportamento illegittimo da parte dei bagarini acquistare i biglietti e pertanto chi acquista da loro NON commette un reato”.

Bene, anche in Cina esistono quelli che noi chiamiamo “bagarini”, ma in un paese di commercianti e mercanti, questi “professionisti” della rivendita gonfiata dei biglietti degli eventi vengono chiamati in maniera singolare: “mucche gialle”.

Nulla nel nome fa pensare a qualche “anomalo” comportamento se non fosse questo Giallo che non mette in evidenza l’azione commerciale in quanto tale ma il fatto che rivendono qualcosa che non è “prodotto” da loro, utilizzando qualcosa di più simile all’inganno.
Per cui, alla faccia di qualsiasi sentenza civile che ne attesta ora il non-reato in Italia, il nome usato in Cina nasconde una inequivocabile sentenza di tipo morale.

Questo modo di dire spiega quale sia infatti l’idea profonda relativamente alle “reti commerciali”, nelle quali nei diversi passaggi i prezzi vengono “gonfiati”.
Ovviamente ad ogni passaggio il venditore si deve “inventare” qualcosa affinché venga giustificato l’aumento di prezzo che lui è costretto a chiedere. Questa astuzia (l’arte del commerciante) da queste parti viene comparata all’inganno di voler far credere al compratore di turno che esistono sia le mucche normali che hanno un prezzo, ma anche e soprattutto quelle gialle, uniche nel loro genere e rare, con un prezzo quindi ben diverso e più elevato.

Insomma, una occasione unica, irripetibile da non perdere assolutamente!

La definizione data ai “bagarini” si adatta perfettamente a molte delle professioni emergenti in Cina, di quello che comincia essere il nascente terziario, ancora in una fase embrionale.

Per cui da queste parti essere agente assicurativo o consulente finanziario, risulta essere più spesso associato agli “apprendisti stregoni”, visto che nel nascente mercato azionario cinese, i cinesi stanno investendo pesantemente, sicuri di “moltiplicare” le proprie piccole fortune, sulla scia della propria crescita economica.

Ed ecco spuntare come funghi altri “tipi” di pericolose “mucche gialle” come ad esempio i “professionisti” degli investimenti mobiliari, che a fronte della promessa di cospicui ed elevati interessi, superiori ai bassi interessi bancari cinesi, riescono a convincere il malcapitato di turno ad investire tutti i proprio sudatissimi risparmi, per poi vederlo letteralmente sparire con tutto il promesso guadagno e i sogni di una futura vita agiata.

Questo tipo di azione commerciale è chiamato in un secondo modo altrettanto originale: “borsa vuota, prendi il riso” ( Empty bag, take the rice).

Con questo modo di dire i cinesi riconoscono il valore della necessità di investire in ogni operazione commerciale (nulla si crea dal nulla).

Ma molte delle nuove professioni emergenti, soprattutto in campo finanziario, si basano però sulla “speranza” di ricevere di più di quello che si ha, finendo però spesso più per assomigliare alla favola di Pinocchio quando incontrò il Gatto e la Volpe che lo convinsero ad investire i propri soldi piantandoli nella terra.

Ma che nelle trattative commerciali la strategia della “mucca gialla” sia radicata nella società cinese, lo si riscontra in qualsiasi acquisto dove il primo prezzo è spesso più del doppio del prezzo finale con il quale chiudere la negoziazione..

Addirittura il primo prezzo “sparato”, viene definito dal venditore stesso il “fake” price, quello che però , nel gioco di prestigio in corso, deve illudervi che state ottenendo un incredibile sconto sul prezzo reale.

Ovviamente non è mai vero e infatti i cinesi adottano questa tecnica, solo con gli stranieri, che poco sanno distinguere tra i diversi valori, spesso “abbagliati” anche dal cambio così favorevole da rendere appetibili anche sovrapprezzi di parecchie volte quelli realmente accettabili.

Molte delle metafore di carattere commerciale usate in Cina sono ancore oggi tutte di origine contadine, il richiamo ad un antico mai dimenticato buonsenso, nonostante la società cinese sia tutta proiettata verso il futuro di una economia globale che però forse, sulla propria pelle, in questi mesi sta scoprendo la validità di tali moniti del passato e che forse tutti noi bisognava stare veramente attenti alle “mucche gialle”.

sabato 26 aprile 2008

THE REAL VOICE OF CHINA

Sui grandi giornali italiani ed occidentali, troppo spesso vengono pubblicate informazioni e notizie a senso unico, nelle quali l’idea prevalente è quella di voler far passare una sostanziale “negatività” del Sistema Cina nel suo complesso.

Ciò che è peggio è che anche le principali Agenzie Stampa occidentali, invece di limitarsi nel riportare le informazioni ricevute, troppo spesso le commentano con lo stesso taglio editoriale degli altri media, selezionando ciò che va proposto, finendo per “esaltare il peggio” della Cina e “glorificando” chi in questo momento gli si contrappone.

La “fotografia” che se ne trae leggendo tutto questo flusso di informazioni è desolante, soprattutto perché in maniera “unilaterale”, da parte occidentale, la Voce della Cina viene del tutto ignorata e considerata non degna di esserlo.

A questo va aggiunto che vanno evitate “faziose” strumentalizzazioni delle questioni “umanitarie” dietro le quali sembrano celarsi ben altre ambizioni politiche di “fini registi” che puntano, attraverso tutto ciò, di cercare di ridimensionare l’attuale crescente influenza cinese sulle principali questioni economiche e politiche internazionali.

“Banale” e triste è pertanto la strumentalizzazione di queste ore da parte delle “intellighenzie” occidentali ( e di molti politici in cerca di “facili” consensi) delle Olimpiadi, quale strumento di pressione politica, in “violazione / sfregio” dello spirito Olimpico originale, quello dell’antica Grecia, indiscutibilmente la fondatrice e la “Madre spirituale” di questa manifestazione, spirito originale al quale gli stessi cinesi, correttamente, si stanno richiamando in questi mesi.

Le Olimpiadi in epoca antica, erano infatti il momento nel quale “tutte le guerre venivano sospese”, diventando un momento di “confronto leale” tra nazioni, su base metaforica, dove al vincitore veniva dato un premio “simbolico” ma dal valore universalmente riconosciuto.

Oggi dobbiamo ricordarci di tutto questo prima di qualunque presa di posizione “contro”, invitando tutte le parti a “sospendere” qualsiasi azione che ne danneggi lo “spirito originale”, per viverne la sua preparazione e le 3 settimane olimpiche quale momento di vera “pace” tra i popoli, lo spazio per aprire quei dialoghi tra le persone affinché, dopo le Olimpiadi, il “buon senso del dialogo continui e prevalga”.

Detto questo, da oggi pubblicherò i resoconti delle conferenze stampa del Ministero Affari Esteri Cinese, in modo che chi sente l’esigenza di sapere veramente come le cose stiano realmente andando, possa accedere anche a questa parte “fondamentale” di informazione, senza filtri o peggio, interpretazioni di terzi.

lunedì 21 aprile 2008

Picture of the day


giovedì 17 aprile 2008

MSN LOVE CHINA

Oggi, collegandosi al proprio Messanger, non può passare inosservato il fatto che lista dei contatti cinesi ( ma non solo) abbiano ora tutti con lo stesso Nickname: (L) LOVE CHINA.

Attraverso un passaparola partito lunedì dal sito 5Sai.com, nato come una delle proposte in votazione tra le iniziative suggerite per supportare le prossime Olimpiadi, come era inevitabile, si è poi diffuso attraverso tutta una serie di mailing list su tutta la rete cinese.
Il risultato è che in queste ore gli internauti cinesi si passano il seguente messaggio:

“Add "(L) China" in front of your MSN name. The (L) will appear on screen as a red heart”.

Questa “protesta” simbolica, un segnale di “pace” condiviso dal popolo della rete cinese è in reazione ai molti, troppi attacchi subiti dal proprio paese attraverso i media occidentali e ai “ventilati” boicottaggi di molte nazione in vista delle prossime Olimpiadi,.

Oggi, poco più di 4 milioni di cinesi ( e non solo), hanno ora questo messaggio come proprio Nick Name, un messaggio che travalica il comprensibile patriottismo del momento, cercando di essere un concreto invito affinché la si smetta nel continuare a rappresentare la Cina come fino ad ora fatto dai diversi media occidentali.

In particolare nel mirino della critica degli internauti vi è CNN, accusata con tanto di prove filmate, di “storpiare” la verità su quanto realmente accaduto.

Quello che sta succedendo nel inter-mondo cinese è interessante anche per un altro aspetto. I cinesi anche grazie a questo passa parola, si stanno informando e stanno prendendo coscienza di quanto accaduto in Tibet, anche perché la linea stessa del governo cinese sembra essere, in queste ore, quella di dare ampio spazio ai fatti tibetani, cercando di fornire tutte le informazioni in loro possesso, rispondendo punto su punto alle dichiarazioni / affermazioni che appaiono sui media occidentali.

Ma il fatto che in massa stiano ora rispondendo con un cuore chiamato “Love China” fa capire quale sia la propria posizione ANCHE DOPO aver appreso quello che molti media occidentali ancora vogliono fare credere sia tenuto segretamente nascosto dalle autorità cinesi.

Da tempo infatti non è più così. Da tempo i cinesi sanno quanto noi stessi sappiamo sulla questione tibetana.

Il problema sembra ora essere la continua ostinata convinzione occidentale, che tutto il torto stia dalla parte cinese, basata sul sensazionalismo e le manifestazioni mediatiche, oltretutto spesso realizzate con clamorosi “falsi”, dimostratisi ampiamente tali.

Forse questi “cuori cinesi” dovrebbero aiutarci a comprendere la “reale posizione” del cinese medio in questo particolare periodo storico, farci “aprire” gli occhi a noi occidentali, su un mondo globalizzato che spesso travalica le nostre “utopie”.

Aiutarci a comprendere come forse sarebbe più costruttivo evitare facili semplicistici approcci e sommari giudizi, cercando invece di guardare le cose con una prospettiva più realistica e concreta di quella troppo spesso utilizzata in questi mesi sui media e dai movimenti di opinione occidentali, affinché si contribuisca realmente a trovare una soluzione ad un problema complesso come quello Tibetano e non trasformarlo nella causa di problemi ancora peggiori.

giovedì 10 aprile 2008

Il “trappolone” olimpico

Vedendo come i fatti del Tibet si stanno sviluppando e gli “attacchi” preparati al passaggio della fiaccola olimpica, non ultimo l’incredibile “spegnimento” di Parigi, appare sempre più plausibile che i cinesi, nell’accettare di organizzare i Giochi Olimpici del 2008, senza volerlo, siano finiti in un “trappolone” delle proporzioni ancora tutte da valutare.

Nell’assumersi tale responsabilità nel 2001, oltre all’onore connesso alla manifestazione, i cinesi hanno accettato anche il rischio di vedere strumentalizzato o peggio “politicizzato” il grande spazio mediatico che le Olimpiadi offrono a chiunque, così come la possibilità di subire “attacchi alla propria immagine” politica e sociale, faticosamente costruita in questi decenni di apertura alla comunità internazionale.

Ma forse i cinesi, in sede di approvazione CIO, non compresero fino in fondo a quale gioco si sarebbero potuti “prestare” per una candidatura fatta passare nonostante, già allora, avesse un “apparente” parere generalizzato di segno contrario. Ora forse questa “azione” trova una sua spiegazione e una sua logica: tendere una trappola alla Cina!

E’ evidente che la ricorrenza tibetana, che sembra aver scatenato i disordini dei giorni scorsi, fosse da tempo nel calendario di molte, troppe persone ed organizzazioni internazionali di vario genere e colore, per non rappresentare un “appuntamento annunciato”.

Basti solo ricordare come nei giorni che l’hanno preceduta alcuni fatti appaiono ora segnali “premonitori” tra loro strettamente connessi: il vorticoso “tour de force” del Dalai Lama in giro per il mondo, con incontri politici a vari livelli, compresi quelli con il Presidente Bush e la Cancelliera Merkel; il blocco navale cinese che ha impedito l’ingresso di una squadra navale militare americana nelle acque di Hong Kong, lasciando così a “bocca asciutta” le migliaia di parenti in attesa da ore, nonostante la stessa squadra navale avesse precedentemente ricevute tutte le necessarie autorizzazioni dalle autorità cinesi.

All’esterrefatto ammiraglio americano che credeva in un “errore” di comunicazione e chiedeva lumi ai vertici cinesi, fu rimarcato come tale azione fosse esplicitamente da collegare agli incontri del Presidente Bush con il Dalai Lama e quindi un “segnale diretto” alla amministrazione Americana.

Tutto quello che sta accadendo sembra però uscire dal copione di un film, con una serie di azioni spesso prevedibili, copione che però sembra scritto ben lontano dallo stesso Tibet e dalle stesse strade dove la fiaccola olimpica è passata e passerà nei prossimi giorni.

Dispiace assistere a questo “linciaggio” morale quotidiano ai danni della Cina e del suo popolo, così come vedere i media occidentali tutti “pollice verso” e diventati strumenti / vetrina, di un oramai evidente tentativo occidentale di voler dare una “spallata” all’attuale assetto politico cinese, utilizzando le Olimpiadi quale strumento e grimaldello decisivo, una euforia ed aggressività ormai spesso “fuori dalle righe”, una esaltazione di piazza quasi si volesse assistere alla replica del “muro di Berlino”.

Peccato veramente, anche perché la Cina da tempo ha iniziato la strada verso un futuro diverso e ha già attivato profondi e radicali cambiamenti interni che però necessitano di tempo per svilupparsi.

Il Tibet poi, sembra essere più una buona “scusa” che il reale problema da risolvere.

Forse queste Olimpiadi sono arrivate “troppo presto” per essere un momento di condivisione con il mondo intero di una rinascita, pacifica e condivisa del “paese di mezzo”.

Speriamo solo che questo astio non degeneri in ulteriori e più gravi azioni e si apra quel dialogo necessario ed auspicabile tra le parti affinché si trovi una soluzione, dialogo che non passa dal “muro contro muro” o dalle dichiarazioni di boicottaggio di alcuni politici di queste ore che sembrano più un arma elettorale interna che un reale tentativo di contribuire ad una costruttiva soluzione.

Ma soprattutto, per favore, lasciamo fuori qualunque tipo di violenza. Non è la soluzione per nessun tipo di problema, soprattutto in questa delicata situazione internazionale.

sabato 5 aprile 2008

Tibet: qualche riferimento storico ... per cercare di capire

TIBET: La storia dal Medioevo ai giorni nostri
Rimangono poche testimonianze delle origini del Tibet, si sa però che inizialmente era popolato solamente da pastori nomadi provenienti dall'Asia centrale.
La storia del Tibet come nazione inizia con la nascita del Re Tho-tho-ri-Nyantsen nel 173 a.C. In quel periodo la religione praticata era di tipo sciamanico, detta anche Bön.
Del periodo si può ancora ammirare il castello-monastero di Yumbulakhang, nei pressi di Tsedang. Colui che venne considerato come il vero fondatore del Tibet è "Re Songsten Gampo XXXIII" della dinastia di Yarlung. Nato nel 608 d.C., il Re decise di fare diventare Lhasa la capitale del Tibet, fece costruire lo Jhorkang e introdusse per primo la religione buddista nel regno.

IL TIBET FINO AL VII SECOLO
L’origine della storia tibetana si confonde nel mito e nella leggenda. Secondo la tradizione tramandata oralmente, il popolo tibetano discende da Avalokiteshvara (Cenresig in tibetano), un essere illuminato la cui qualità principale è la compassione, e dalla dea Tara, che nella tradizione buddista rappresenta l’attività illuminata di tutti i Buddha.
Avalokiteshvara si manifestò come uno scimmione disceso dal cielo e si unì, nella valle di Yarlung, con la dea Tara che era risalita dalle viscere della terra assumendo in quell’occasione l’aspetto di un’orchessa.
Da loro discese la stirpe dei tibetani, un popolo originariamente rozzo e selvaggio costituito da tante tribù e senza un sovrano.
127 a.C. il re indiano Rupati, sconfitto in una della furiose battaglie descritte nel poema epico indiano, la Mahabarata, fuggì dall’India rifugiandosi nella valle di Yarlung. I tibetani lo considerarono un essere divino e lo proclamarono re; lo chiamarono Nyatri Tsenpo e la sua discendenza governò il Tibet per quaranta generazioni.

La dinastia che ebbe inizio nella valle di Yarlung, prescindendo da quali siano state le sue esatte origini, formò un vasto regno arrivando a confrontarsi e conquistando vasti territori ai danni dei regni dell’Asia centrale e dell’impero cinese.
L’indole di questo popolo era decisamente selvaggia, mancava di cultura scritta e prediligeva tra ogni valore la forza e l’indomabilità in guerra.
Erano combattenti temutissimi, chiamati dai cinesi “musi rossi” perché per rendere più tremendo il loro aspetto usavano colorarsi il volto con della terra rossa.
La loro strategia militare era semplice, attaccavano a ondate: finché l’ultimo loro uomo della prima linea non era morto la seconda linea aspettava, e così via.
Nelle tribù tibetane di quei tempi era considerato un disonore diventare vecchi, poiché era visto come un segno di codardia, e quando moriva un re venivano seppelliti con lui le sue donne e tutti gli amici più cari.
La religione diffusa nel territorio era il Bön che si basava sulla convinzione di una stretta interdipendenza tra l’uomo e la natura.
Parte della cultura Bön, sebbene profondamente trasformata dal contatto successivo col buddismo, è ancora presente fra i tibetani.

La tradizione orale tramanda che verso il IV secolo cadde dal cielo uno scrigno prezioso contenente dei testi buddisti, un piccolo stupa (reliquiario) e il mantra Om Mani Padme Hum. Il sovrano Lhathothori sarebbe stato dunque il primo tibetano a venire a contatto con l’insegnamento buddista; non comprese il senso dei testi, né degli oggetti, ma si narra che provò una grande devozione verso quelle reliquie.

INTRODUZIONE DEL BUDDISMO IN TIBET
La storia propriamente conosciuta e documentabile del Tibet inizia con il re Songtsen Gampo, che regnò dal 618 al 649.
Egli unì molte tribù tibetane perennemente in guerra tra loro, accrebbe ulteriormente le sue conquiste territoriali e la sua potenza militare gli fece guadagnare matrimoni di alleanza.
Oltre alle sue mogli tibetane Songtsen Gampo infatti sposò due principesse di religione buddista: una nepalese, la principessa Bhrkuti, e una cinese, la principessa Wengchen, che ebbero grande influenza su di lui.
Il nome Bhrkuti in lingua nepalese significa “dalle sopracciglia aggrottate”: voleva forse indicare il disappunto della principessa ad abbandonare la fiorente vallata di Katmandu per andare in sposa ad un rozzo barbaro.
Si dice che anche l’imperatore cinese fosse assai restio ad imparentarsi con un re tibetano, ma di fronte alla minaccia di un’invasione si convinse ad offrire a Songtsen Ganpo una principessa di sangue reale.
Nelle saghe e teatro tibetani ancora oggi si riscontrano storie e leggende che narrano di come il re tibetano, grazie ad alcuni stratagemmi, riuscì ad ottenere la mano di Wengchen.
Secondo le cronache tibetane la principessa cinese introdusse nel paese il baco da seta, il mulino da macina, il vetro, l’alcool di riso, la carta e l’inchiostro. Le due spose di Songtsen Ganpo sono tuttora venerate come coloro che per prime introdussero il buddismo in Tibet e per i devoti tibetani esse furono una manifestazione terrena di Tara verde e Tara bianca, divinità protettrici del paese.
Nella storiografia buddista anche il sovrano viene ricordato come un grande essere illuminato; ma ai tempi di Songtsen Ganpo la religione autoctona bönpo aveva molti convinti seguaci sia tra i nobili che tra il popolo e l’introduzione del buddismo non fu priva di conflittualità.
Nella storiografia bön infatti i grandi sovrani tibetani di questo periodo sono presentati con un pessimo volto: Songtsen Ganpo è ricordato come l’assassino del re Ligmirhya, che era sovrano di Shang Shung, la patria del Bön nel Tibet occidentale; e Tritsong Detsen come il persecutore della religione Bön.
Tramite le due regine dal Nepal e dalla Cina vennero portate le prime immagini di Buddha, tra cui la famosissima statua di Jowo Rimpoce, tuttora custodita e venerata nel tempio del Jokhang a Lhasa.
Il sovrano divenne buddista e decise di introdurre questa religione in Tibet. Fece costruire diversi templi a Lhasa e in altri luoghi ed inviò in India il suo consigliere Thonmi Sambota a studiare la lingua sanscrita.
Per desiderio del sovrano furono codificati l’alfabeto e la grammatica tibetana utilizzando come modello il sanscrito: nasceva così la lingua tibetana scritta, caso unico nella storia del mondo di una lingua scritta formulata da eruditi e creata specificamente per poter trascrivere nella fonetica tibetana i sottili significati espressi nei grandi trattati di filosofia buddista che erano conservati dalle grandi università monastiche indiane.
In India si scriveva sulla scorza di betulla o su foglie di palma, ma poiché i tibetani conoscevano l’arte della fabbricazione della carta, appresa dai cinesi, pur restando fedeli alla presentazione tradizionale dei testi racchiusi tra due tavolette di legno, al posto delle foglie adottarono i fogli di carta.
Il sovrano del Tibet fece tradurre i primi testi buddisti e cominciò la costruzione del Potala a Lhasa; ma le attuali maestose dimensioni del palazzo risalgono ai lavori di ampliamento eseguiti nel XVII secolo dal V Dalai Lama.
Il re Tritson Detsen (765 – 804), discendente di Songtsen Ganpo, decise di dare ulteriore impulso alla diffusione degli insegnamenti buddisti nel Paese delle Nevi. Invitò i più eminenti maestri indiani dell'epoca (Upadhyaya, Santaraksita, Vimalamitra, Santigarbha, Dharmakirti, Buddhaguhya, Kamalashila, Vibuddhasiddha ed altri) per lavorare in collaborazione con i maestri tibetani nella traduzione dei testi e nella diffusione della religione.
I Pandit (eruditi) dell’India ed i Lotsawa (traduttori) tibetani trasposero fedelmente i testi sacri dal sanscrito in tibetano e grazie a questo sforzo le tre suddivisioni principali del Tripitaka, o Canone buddista (formato da Vinaya, Sutra e Abhidharma), che costituiscono l'intero corpo degli insegnamenti di Gautama Buddha, iniziarono a divenire accessibili nella lingua tibetana.
In questo periodo nel monastero di Samye si svolse un celebre dibattito dove venne deciso l’indirizzo filosofico che avrebbe preso il buddismo tibetano, quando si incontrarono per un confronto i monaci cinesi rappresentanti del Chan guidati da Heshang Mahayana e i monaci indiani guidati dal maestro Kamalashila, discepolo di Santaraksita, rappresentanti della visione Madyamika (la via di mezzo).
La scuola indiana fu quella prescelta, e da quel momento gli insegnamenti della Madyamika sono diventati la fonte d’ispirazione che ha plasmato la cultura del Tibet fino ad essere così profondamente assimilati da diventarne la vera essenza.
In questa fase ebbe un ruolo importante Santarakshita, abate della rinomata Università monastica indiana di Nalanda, uno dei maestri buddisti più eruditi, che consigliò al re di invitare dall’India un maestro dalle doti particolari, molto adatte a convincere i tibetani. Si trattava di un colto maestro tantrico celebre per le capacità taumaturgiche, gli eccezionali poteri psichici e rinomato per i suoi esorcismi: Guru Padmasambhava, il cui nome significa "nato dal loto".
Si racconta infatti che nacque miracolosamente da un fiore di loto sulla superficie del lago Danakosa in Uddyana, mitica terra di maestri tantrici e Dakini (le "Danzatrici del cielo”), un luogo che è stato identificato nell’attuale regione dello Swat in Pakistan. Ma è pressoché impossibile distinguere il personaggio storico (o i personaggi storici) dalle innumerevoli leggende che lo circondano. Padmasambhava introdusse il buddismo tantrico (Vajrayana) in Tibet; venne chiamato Guru Rinpoce ("Maestro prezioso") e la sua effigie è rappresentata in quasi tutti i monasteri.
Padmasambhava riunì una squadra di traduttori sotto la direzione del suo discepolo tibetano Pagor Vairocana ed ebbe venticinque discepoli principali, tra cui lo stesso re Tritson Detsen, che ottennero alte realizzazioni spirituali e dettero inizio ai “lignaggi di trasmissione” ovvero alla trasmissione orale diretta maestro-discepolo, caratteristica delle scuole buddiste Vajrayana.
Il periodo dei re Songtsen Gampo, Tritson Detsen e poi di suo nipote Tri Ralpa Chen è noto come l'epoca della "Prima diffusione della Dottrina", o “Periodo d’oro dei sovrani religiosi” di cui il momento emblematico fu la costruzione del primo monastero tibetano di Samye (767), che divenne il modello di riferimento per le successive architetture monastiche.
Alla edificazione di Samye sembra abbia partecipato lo stesso Padmasambhava eseguendo personalmente i riti di purificazione del sito, con una danza che per i tibetani fu il seme da cui trae origine la grande tradizione dei Cham, i celebri festival eseguiti con costumi, maschere e musiche rituali.
La rapida diffusione del buddismo in Tibet trovò delle resistenze soprattutto da parte della nobiltà e del clero Bön, la religione preesistente. Il successore di Trisong Detsen, Ralpa Chen (817 – 863), volle continuare l’opera di diffusione del buddismo iniziata dal padre: stabilì che le famiglie nobili dovessero occuparsi del mantenimento dei monaci, fece costruire molti monasteri e proseguì l’opera di traduzione dei testi indiani.
Ralpa Chen fu fatto uccidere nell’ 863 dal fratello Langdarma che gli succedette e si oppose alla diffusione degli insegnamenti buddisti.
Fu ristabilito il culto Bön e cominciò una crudele persecuzione che rese Langdarma sinonimo di tutto ciò che per i tibetani è malvagio.
Soprattutto nel Tibet centrale molti monaci vennero uccisi e i monasteri distrutti o confiscati. La successione della trasmissione orale diretta degli insegnamenti (lignaggio) di Padmasambhava fu mantenuta in vita da alcuni meditatori che, nei loro eremi sperduti tra i monti, praticarono e trasmisero ai loro discepoli l’insegnamento tantrico e conservarono scrupolosamente tutti i testi tradotti. Molti adepti si rifugiarono nelle regioni del Kham e dell'Amdo, altri si recarono in India.
Langdarma fu ucciso a Lhasa da un monaco buddista travestito da sacerdote Bön; seguì una guerra civile per la successione al trono che non ebbe un esito preciso ed il Tibet rimase per più di tre secoli privo di un re legittimo che fosse riconosciuto da tutte le famiglie feudali.
L’impero si disintegrò in tanti piccoli staterelli autonomi e la cultura tibetana ebbe un periodo oscuro. Il punto focale della cultura buddista tibetana si spostò verso le regioni più occidentali del Tibet, in Ladakh, Zanskar e Spiti.
Sotto il regno di Trisong Detsen, col arrivo di Padmasambhava, il buddismo diventa religione di stato per prima volta.
1042: assieme al grande maestro indiano Atisha, arrivano il Tibet una serie di maestri e saggi che diffondono di nuovo il buddismo nel paese.
1072: nacque il grande monastero di Sakya, sede della omonima setta "Sakya-pa", che avrà un ruolo importante nella storia del Tibet.
1239: in seguito all'invasione delle truppe mongole giudate da Kulblai Khan il potere centrale passa da Lhasa a Sakya.
1391, nasce Gedun Khapa, il I Dalai Lama.
1624-63 Missionari Gesuiti arrivano nel Tibet occidentale.

IL GOVERNO DEL DALAI LAMA
Il V Dalai Lama, Lobsang Gyatso (1617 –1682), conosciuto come "Il Grande quinto", unificò le fazioni feudali e cercò di raggiungere un equilibrio tra le scuole limitando i privilegi dei Ghelugpa. Diffuse nel paese cure mediche ed istruzione, viaggiò, insegnò molto e diede una costituzione all’organizzazione religiosa.
Il grandioso palazzo del Potala fu costruito durante il suo regno ed è il simbolo della potenza del Tibet di allora, quando Lhasa era il fulcro della civiltà del buddismo Mahayana Vajrayana ed i monaci di tutte le regioni aspiravano ad essere ammessi alle sue tre famose università.
1652: il V Dalai Lama fu accolto a Pechino su invito dell’imperatore della Cina che lo accolse come suo pari.

Il V Dalai Lama era così venerato dai tibetani che i reggenti ne tennero nascosta la morte per 15 anni temendo un ritorno alle guerre civili.
Così il VI Dalai Lama era già un adolescente quando salì al trono. Tra la sorpresa generale, il VI Dalai Lama rifiutò l’ordinazione monastica ed insegnò seduto tra la gente.
Di animo estremamente sensibile fu autore di numerose poesie d’amore che appartengono alla letteratura poetica del Tibet. I suoi scritti possono essere interpretati sia come sonetti dedicati all’amata che come esperienze di estasi spirituale.
Tuttavia, senza un abile capo politico, Lhasa divenne preda contesa tra Cina e Mongolia.
1670-1750: l'impero Cinese conquista il Tibet orientale e Lhasa ed instaurò il suo protettorato sul Tibet.

Il VII (1708-1757) e l’VIII (1758 –1804) Dalai Lama furono eminenti eruditi ed autori di testi filosofici di grande valore, ma si dedicarono esclusivamente alle pratiche spirituali lasciando l’amministrazione politica nelle mani dei politici laici.
I loro successori dal IX al XII vissero pochissimo, non più di 21 anni, e la figura del reggente assunse un ruolo di sempre maggior rilievo.
1716:con l'arrivo del Gesuita Ippolito Desideri a Lhasa, iniziano i primi contatti con l'occidente.

1774:la prima missione britannica entra in Tibet, seguita dalla invasione Nepalese, che viene fermata grazie all'aiuto delle truppe cinesi chiamate in aiuto dai tibetani.

Quando nacque il XIII Dalai Lama, nel 1876, il Tibet era un paese a rischio; da una parte gli amministratori britannici, coinvolti negli intrighi di potere in tutta l’Asia centrale, cercavano di assumere il controllo anche del mercato tibetano, dall’altra i cinesi esercitavano una politica espansionistica.

1904: una spedizione militare di truppe del Regno Unito invade il Tibet arrivando fino a Lhasa e costringendo il Dalai Lama a fuggire in Mongolia (alleato del Tibet) e poi si recò in Cina dove assistette all’incoronazione dell’ultimo imperatore.
Dopo cinque anni di occupazione militare, gli inglesi giunsero ad un accordo con i tibetani ed abbandonarono Lhasa.
1910: truppe del impero Cinese occupano parte orientale del Tibet conquistando anche Lhasa.
1912: il Dalai Lama riprende il pieno potere in Tibet senza alcun influenza estera.

1933: alla morte del XIII Dalai Lama, Tensing Gyatso diventa il XIV Dalai Lama. A soli 18 anni di età nel 1940, all'attuale Dalai Lama, vennero conferiti i poteri spirituali di capo della comunità buddista del Tibet.

1949, Mao Tsedong a Pechino, proclamò la fondazione della Repubblica Popolare della Cina.
1950 il Dalai Lama fugge in esilio verso il Sikkim, ma poco dopo ritorna a Lhasa in seguito agli aco.
1951:La Cina che nel corso della storia da sempre aveva considerato il Tibet parte del Impero invade il Tibet e a Lhasa su richiesta di rappresentanti governativi tibetani.
Le autorità Cinesi inizialmente non interferivano nella politica interna del paese, lasciando il governo tibetano ad esercitare il suo potere.
Ma successivamente la situazione deteriora.
1959: il Dalai Lama decide di fuggire in India seguito dall'elite feudale e i monaci temendo l'aria di rivoluzione che spirava dalla Cina. Gli unici che rimasero nel paese furono i poveri.
1964: la Cina dichiara formalmente il Tibet "Provincia Autonoma del Tibet" della Cina.

mercoledì 2 aprile 2008

Tutti a Beijing .. senza paura..Liberi di viaggiare..

In questi giorni, parlando con alcuni amici sulle vacanze che stanno organizzando per la prossima estate, apprendo che alcuni di loro avrebbero desiderato venire in Cina per assistere ai Giochi Olimpici per poi prendersi qualche giornata e poter completare la visita anche di altre città cinesi.

La maggioranza di loro però alla fine ha rinunciato per una ragione che li accomuna, del tutto “campata per aria”, da parte delle Agenzia di Viaggio Italiane a cui si erano rivolte: “il viaggio è tutto organizzato dai cinesi a scatola chiusa, non si è liberi di scegliere gli itinerari”.

Nulla di più falso!!.

Peccato che questa “storiella” faccia ancora presa, dato che nella mente dei più, la Cina è ancora un paese chiuso, dove gli stranieri non possono muoversi senza sottostare alla approvazione restrittiva delle autorità cinesi. Bene, da molto tempo ciò è totalmente FALSO.

A parte alcune (poche) aree dove per ragioni, diciamo di “ordine pubblico” che non sto qua a ricordare, l’ingresso agli stranieri è sconsigliato o anche impedito, tutto il resto della Cina è libera meta per qualsiasi tipo di turista, anche il “fai da tè”.

Quindi durante i Giochi, a nessuno straniero sarà impedito di andare a Beijing. Semmai il problema vero è che in quelle giornate trovare un posto letto sarà alquanto difficile, così come trovare un biglietto per le cerimonie di apertura e chiusura.

Spazi esistono per le altre specialità “minori” ma occorre venire qua per sperare di trovare qualcosa di disponibile.

La situazione di Beijing non sarà quindi tanto diversa da quella di Milano, Parigi o Londra nelle giornate della Moda o dei principali eventi fieristici.

Detto che si è liberi di venire in Cina in ogni momento, semmai un problema pratico, una volta arrivati, è un altro: a differenza di quando si viaggia in Europa o Usa, un turista medio alla conquista della propria avventura, magari vissuta alla giornata, può trovare una ben diversa barriera, quella “linguistica” che, anche nella grandi città, può finire per impedire anche le cose più elementari.

Ma questo non centra nulla con la libertà di movimento di cui si può godere quando si entra in Cina.

I pacchetti turistici cinesi sono creati dai cinesi, perché formalmente il mercato turistico cinese è ancora ufficialmente chiuso per le aziende turistiche non cinesi. Ma questo non vieta ad una agenzia viaggi italiana di venire in Cina e concordare con una controparte cinese viaggi ad hoc e diversi tragitti, in modo da consentire ai propri clienti Italiani di scoprire la “vera Cina”.

Detto questo, è quindi sicuramente consigliato organizzarsi affinché, trovata una guida locale o una agenzia viaggi Cinese, si possa con essa fare quello che si fa nel girare qualsiasi altro paese occidentale.

Questo anche perché i pacchetti turistici in vendita dalle nostre parti sono spesso “massacranti” e stile alla giapponese del “vedi, fotografa e passa oltre”, un approccio poco consono per un turista italiano spesso più incuriosito ad approfondire e cercare di entrare in contatto con questa dimensione così diversa dalla nostra, andando oltre la semplicistica fotografia di rito, stile “Americano a Roma” di fronte al Colosseo.

Sarete così liberi di scegliere i vostri itinerari, anche da un giorno all’altro. Le procedure di segnalazione agli enti di polizia sono infatti automatizzate e quando soggiornerete in un albergo, come del resto anche da noi, sarà l’albergo stesso a segnalare la vostra presenza agli organi preposti di polizia.

Ma state tranquilli, nessuno vi chiederà quale sarà la vostra prossima meta, lasciandovi così intatto il “piacere della scoperta” di un paese che offre soprattutto fuori dagli itinerari canonici il proprio meglio, ma che proprio a causa di questa scarsa professionalità di molte agenzie di viaggio italiane e a causa di molti preconcetti duri a morire, restano prerogativa solo dei cinesi.

Esiste una sola richiesta formale inderogabile che vi verrà fatta al momento della richiesta del visto turistico: presentare il biglietto di andata e ritorno, testimonianza concreta della vostra intenzione di tornare e raccontare delle bellezze e delle esperienze da voi vissute nel profondo Far East.

sabato 15 marzo 2008

Tibet:Situazione delicata. Prevalga il buon senso.

Nel giorno della rielezione di Hu Jintao alla carica di Presidente Cinese e di tutti i leaders del Governo Cinese, dal Tibet giungono le notizie dei disordini di piazza e incominciano a rincorrersi le “versioni” su quanto accaduto realmente.

Un fatto è certo, il Tibet è considerato dal Governo cinese in carica parte integrante della Cina, ergo qualsiasi tentativo di “staccarlo” verrà gestito come atto di terrorismo e di attacco alla unità dello stato.

Il Dalai Lama per il governo cinese è un sovversivo e il presunto governo in esilio tibetano non può essere riconosciuto, in quanto esiste solo quello in carica, che già gestisce la Regione Autonoma del Tibet.

Date queste premesse si vede come la questione del Tibet rischia di essere come il paradosso del “cammello attraverso la cruna dell’ago”.

I monaci buddisti, appare ora chiaro, forti anche del “precedente” della vicina Birmania, stanno facendo tutto il possibile per utilizzare la “Leva” delle Olimpiadi e sovvertire una situazione da decenni in via di normalizzazione, cercando di ottenere l’intervento della comunità internazionale.

La questione è però molto più delicata di quello che appare, visto il sopraggiungere di un secondo pericoloso appuntamento: il referendum del 20 marzo per l’adesione di Taiwan all’ONU, in sintesi, il riconoscimento della propria indipendenza dalla Cina da parte della comunità internazionale, un'altra “mina vagante” per il governo cinese.

Detto questo è chiaro che i cinesi non possano considerare i manifestanti come dei semplici pacifici protestanti, ma dei sovversivi e basta anche se dei semplici monaci.

Inoltre il Dalai Lama, da giorni sta agendo da “capo popolo”, fornendo la propria sponda internazionale per l’azione di queste ore che sta cercando di arrivare alla indipendenza del Tibet.

Dalle premesse sembra quindi non ci sarà spazio per alcuna mediazione, oltre alla promessa “clemenza” di queste ore, in grado di evitare l’estendersi degli scontri.

Appare altrettanto chiaro che per quanti intendono cercare l’indipendenza del Tibet quella attuale è l’ultima carta da giocare, sperando nell’effetto Olimpiadi con il crescere della tensione nell’area.

Ma qua bisogna fare i conti con la storia. I cinesi non ragionano su tempi brevi.

Sicuramente i fatti Tibetani potranno anche sfociare in “guerra aperta”, ma mai il governo cinese riconoscerà il diritto di alcun intervento internazionale, visto essere considerata solo una questione interna.

Bisogna fare i conti con questo punto di vista e pertanto non “tifare” alcuna sconsiderata protesta di piazza che cerchi in “tempi rapidi” alcuna soluzione pro-indipendenza.

Il ragionamento va fatto su tempi più lunghi, con ad esempio la proposta di una ancora maggiore autonomia, nello spirito di “un unico stato, due sistemi”, che ha già dato ottimi risultati sia ad Hong Kong che Macao e che potrebbe essere la strada per la soluzione anche della pericolosa situazione di Taiwan.

Pur comprendendo la posizione dei Tibetani che non si riconoscono nel governo Cinese, occorre però vedere le cose con la giusta prospettiva, invitando a non confondere la politica con la religione.

I cinesi hanno poche ma chiare posizioni in merito e se da un lato sono disposti a cercare di trovare una pacifica convivenza nella regione tra le diverse etnie, dall’altra non sono disposti a mescolare le aspirazioni politiche di qualcuno con quelle religiose o etniche.

Il Tibet storicamente è stato conquistato dalla Cina negli anni post bellici.

Adesso bisogna solo sperare che, Dalai Lama in testa, si eviti lo scontro frontale, cercando invece quel dialogo, affinché prevalga la via di una collaborazione e di una pacifica convivenza futura.

Altre aspirazioni, rischiano di portare solo pericolosi contraccolpi che difficilmente rimarranno circoscritti alle sole “alte” lontane terre tibetane.

mercoledì 12 marzo 2008

Era ora!

Ieri negli USA è stato pubblicato il rapporto del Dipartimento di Stato Americano , relativamente alla lista “nera” dei paesi che violano i diritti umani nel mondo.

La notizia è che la Cina non è più inserita in questa lista, mentre sono stati aggiunti Siria, Sudan ed Eritrea.

In questo rapporto la Cina è stata invece inserita nella lista di quelli che gli americani definiscono “Paesi autoritari in piena riforma economica che hanno vissuto cambiamenti sociali rapidi ma non hanno avviato ancora riforme politiche e continuano a negare ai propri cittadini i diritti dell’Uomo e le libertà fondamentali».

Il messaggio di Washington alla Cina arriva con un tempismo perfetto, visto che in questi giorni si sono aperti i lavori del NPC e CPPCC, il parlamento cinese, con all’ordine del giorno proprio le “riforme politiche” citate dagli americani.

Ma per capire cosa sia successo, occorre fare un passo indietro a qualche giorno fa.

Mai come in questo periodo esistono i rischi che una delle molte crisi locali (Iran, Kosovo, Nord Corea, Taiwan ..) si trasformi nella “scintilla” di un pericoloso effetto domino a livello mondiale, dalle conseguenze difficilmente prevedibili.

Il continuo dialogo tra le parti, risulta quindi essere l’unico modo per cercare di mantenere “sotto controllo” tali pericolose situazioni e cercare con ostinazione soluzioni solo diplomatiche.

Su questa lunghezza d’onda si erano quindi svolti gli incontri di fine febbraio tra il Segretario di Stato Americano, Condoleezza Rice, il presidente cinese Hu Jintao e il premier cinese Wen Jiabao.

Andando oltre le frasi di circostanza e quale esempio di “pratica” diplomazia costruttiva, le due potenze hanno potuto “verificare” faccia a faccia, il rispettivo punto vista sulle diverse emergenze in corso nel mondo.

Ma due questioni in particolare sono state al centro di questi incontri: Corea del Nord e referendum di Taiwan.

Il Segretario di Stato Americano, che nei giorni precedenti aveva chiesto ai cinesi di esercitare sulla Corea del Nord, la “propria capacità di persuasione” affinché il piano di smantellamento degli impianti di arricchimento per l’uranio seguisse date certe e rapide, è andata di persona a Beijing a portare il proprio messaggio.

Contemporaneamente i cinesi hanno anche “incassato” l’appoggio Usa sulla spinosa questione di Taiwan, visto che il suo Segretario di Stato ha dichiarato di essere “fortemente contraria” al referendum di ammissione di Taiwan all’ONU, in programma il 20 marzo prossimo, preferendo ad esso una pacifica soluzione diplomatica.

Coerentemente e naturale seguito di questa concreta reciproca apertura tra le due super potenze, il rapporto pubblicato ieri, mette “ordine” dal punto vista ufficiale, sulla posizione del Governo USA relativamente alle spinose questioni dei diritti umani, riducendo quella “ambiguità di fondo” sottolineata dai leaders cinesi alla Rice nei loro incontri di Beijing.

Questo passo contribuirà non poco ad una sempre crescente normalizzazione dei rapporti tra i due paesi.

Ma non solo. E’ un atto importante, utile anche a “stemperare” la crescente, strumentale tensione che sta aumentando in questi giorni e connessa alla vetrina offerta dalle Olimpiadi in programma per questa estate.

Non va infatti dimenticato che è di questi giorni la scoperta da parte dei cinesi, di un piano terroristico per sabotare i giochi, organizzato da alcuni gruppi separatisti del nord della Cina di estrazione islamica, con relazioni con i gruppi terroristici internazionali.

Continuare quindi a fornire l’“alibi” di colpire la Cina, in “nome dei diritti umani violati”, non rappresenta un atteggiamento saggio, in momenti critici come quelli odierni, soprattutto per un'altra ragione: in Cina il dibattito sul tema di una “democrazia cinese” ha già iniziato da tempo il suo corso.

Apertamente i leaders e i gruppi dirigenti stessi, si stanno mettendo in gioco ed agendo proprio nella direzione di un continuo, profondo cambiamento della società Cinese.

Forse noi non ci rendiamo conto di quanto profonde siano state le riforme già realizzate e quelle man mano verranno introdotte, atti che necessitano però di tempo e serenità per poter maturare in pace.

Gli americani sembra abbiano compreso questo punto fondamentale.

Spero ora che anche i “ben pensanti” occidentali, dopo questo rapporto del Governo Americano, comprendano che la Cina va “aiutata” e sostenuta nella costruzione del proprio futuro.

In gioco non ci sono i soli diritti fondamentali dei cittadini cinesi, che il governo cinese sta già cercando realmente di salvaguardare, ma gli equilibri e la pace stessa dell’intero pianeta.

martedì 11 marzo 2008

Ode "All’Italia Perduta".

Leggendo i resoconti sulla crisi politica italiana, ma non solo, si comprende come l’Italia sia perduta.

Troppi gli interessi incrociati tra politici, imprenditori e giornalisti per cui ci possa essere un serio cambiamento di direzione, l’auspicata “virata”.

Il “cancro” di cui soffre l’Italia lo si sta cercando di curare con dei palliativi, misure del tutto insufficienti per portare reali benefici duraturi.

Fa specie oltretutto chiamare quelle in corso “campagne elettorali”, quando più o meno è tutto deciso, tanto che sulle tv nazionali non sono neppure più necessarie alcuna tribuna elettorale, il confronto, lo scontro sulle varie tematiche, il tentativo, almeno quello, di cercare di “convincere” gli italiani di essere (ancora) liberi di scegliere!.

In presenza di questa situazione e la pochezza nelle proposte elettorali attuali, il risultato non potrà che essere come quello delle passate elezioni: il sostanziale pareggio tra le due principali coalizioni.

Questo “obbligherà” le parti (forse il vero obbiettivo?) ad un accordo di “unità nazionale” per consentire la governabilità del paese, altrimenti allo sbando.

In questo periodo si “cercheranno” (sottolineo cercheranno) di realizzare le auspicate riforme, la più importante delle quali è quella sulla “incredibile” legge elettorale, che di fatto impedisce qualsiasi “libera elezione”, stile democrazia occidentale – europea, area alla quale “crediamo ingenuamente” ancora di appartenere.

Una domanda a questo punto è d’obbligo: come mai l’Unione Europea che interviene su tutte le questioni, anche le più stupide, fino ad ora non abbia detto NULLA, “bacchettando” la politica italiana, per una legge elettorale così indemocratica (antidemocratica)?

Mi spiace tanto doverlo dire: a prescindere da questo o quel partito, in queste elezioni, il “problema di sistema” non è risolvibile prima che accadano due fatti fondamentali:

- anagraficamente “vengano meno” molti dei legami che cementano tra loro molti degli interessi che ingabbiano l’Italia nel suo “triste” presente.
- la crisi interna diventi così profonda (quella di ora non ci basta?) per cui per forza dovranno emergere nuove proposte realmente alternative, totalmente sconnesse da quelle attuali che è ovvio non hanno al memento l’interesse reale a cambiare le cose, visto che nel cambiamento avrebbero tutto da perdere.

Il problema è ci vorrà tempo, molto tempo. L’Italia non ha però a disposizione tutto questo tempo per “risorgere” come l’araba fenice.
Cosa potrà accadere affinché qualcosa cambi prima?

Il miracolo di una vittoria “schiacciante” di una delle due attuali coalizioni, vittoria che consenta al vincitore di cercare almeno di governare senza alibi.

Ma, la storia italiana insegna: di fronte a tale vittoria saranno in tanti a richiamare i fantasmi del “fascismo” (o comunismo), perché in Italia c’è ancora la fobia del “governo forte”, cosa che spaventa, ma che è la ragione per cui ora ci troviamo nella attuale situazione, con “formuline, formulacce” che hanno sempre un unico scopo: limitare il potere del governo in carica.

Come dire “ ti facciamo governare, ma ricordati che in realtà il “polso della situazione” è in mano ad altri”.

Questa metafora nasce dal nostro dopoguerra, nel quale la democrazia italiana dovette fare i conti con la “libertà vigilata” dei paesi vincitori il secondo conflitto mondiale, perché per quanto si parli di partigiani, l’Italia perse la guerra e ne pagò lo scotto connesso in termini di libertà relativa!.
Ciò è dimostrato dalle prove storiche della esistenza negli anni ’70 di un piano per un colpo di stato, da parte degli alleati, nel caso fosse allora andato al governo il partito comunista.

Bene, ora che la “guerra fredda” è finita e che potremmo gestire la nostra ritrovata libertà, continuiamo invece a comportarci come se tutto fosse come allora.

L’errore delle proposte dei nostri partiti di oggi è che guardano al passato, senza mai vedere il futuro, un fastidioso “incidente di percorso”, di cui farebbero volentieri a meno.

Povera Italia. L’Italia perduta!

mercoledì 5 marzo 2008

Miti, Leggende e Superpoteri

La Cina sta vivendo con grande apprensione le vicende legate alla salute del proprio atleta più rappresentativo: Yao Ming.

Il giocatore di Basket cinese ed NBA, che in una recente ricerca era risultato essere il personaggio che più di chiunque altro, Confucio compreso, rappresentasse il valore stesso della Cina moderna nel mondo, quasi sicuramente alle SUE Olimpiadi non ci sarà.

Molti cinesi sono rimasti schoccati, in quanto“l’immedesimazione” in questo incredibile atleta di 2.26 è un fatto molto diffuso in Cina.

Come fu per i giocatori di colore in America, che con il Basket potevano finalmente “scalare” la scala sociale e uscire dal “ghetto razziale” della società USA, così Yao Ming è il simbolo pulito di come poter arrivare al successo personale, oltretutto in America.

Nel contempo ha ridato alla Cina e ai suoi cittadini, onore e rispetto di livello mondiale, diventando “bandiera” ed icona stessa della Nazione.

L’orgoglio nazionale a qualsiasi livello sociale e generazione, ha infatti trovato in Yao Ming la sua sintesi.

Ma all’iniziale profondo sconforto, ora incredibilmente si sta però facendo strada la speranza.

I cinesi sperano che Yao Ming ce la possa fare e che in “tempi incredibili” possa essere comunque presente alle SUE Olimpiadi.

Questa reazione è molto interessante.

Infatti in Cina non esistono figure di super eroi come da noi stile Superman o simili.

Se lo chiedi ad un cinese, la risposta più gettonata è Bruce Lee. Ma di un Superman nella letteratura o filmografia tradizionale cinese, nemmeno traccia.

Nella tradizione cinese, la forza è prerogativa attribuita solo alla natura. Infatti il più famoso personaggio della letteratura, fin dalla dinastia Ming (1500 – 1582), dotato di incredibili poteri è una scimmia: il “Monkey King”.

I racconti sul Monkey King che combatte contro i fantasmi, per impedire loro di conquistare il mondo, aiutato da Tripitaka and Sandy, un monaco e un maiale, contengono soprattutto una morale: agli ostacoli, ai demoni, solo la grande capacità della mente e l’unità del Gruppo, possono avere possibilità di successo.

Messaggio molto diverso dai Super Eroi occidentali, dove un solo uomo è in grado di sconfiggere i cattivi o le avversità, solo supportato dai propri Super Poteri.

Interessante poi notare l’influsso che ebbero negli anni ottanta i cartoni animati giapponesi, dove ad avere dei super poteri erano le macchine e i robot, quali i famosi Goldrake e Mazinga.

In Cina si affermò invece Astroboy, che nelle sembianze di un Bambino-robot era perennemente impegnato a salvare il mondo.

Tutto ciò è importante per capire come sostanzialmente in Cina, il culto della persona sia una sorta di Tabù storico. Infatti anche oggi conta solo il ruolo, non la persona che lo ricopre.

Ma il miracolo economico ha però creato in Cina qualcosa che preoccupa molto: l’egoismo.

Per il cinese medio, la vera novità di questi decenni non è infatti il poter comprare qualcosa, ma il poter pensare a se stesso.

Il problema è che tante volte tutto ciò può degenerare in egoismo, anche a causa dei “presunti superpoteri” che i soldi sembrano offrire. Questo “effetto collaterale” è temuto più di ogni altra cosa, anche perché è alla base di uno dei grandi problemi della società cinese: la corruzione.

Ecco perché Yao Ming è importante: data la mole, l’altezza e nell’immaginario collettivo (sportivo), abbia sconfitto gli americani, lo trasforma in una sorta di Super-Eroe moderno, per la prima volta in carne ed ossa, al quale ora il cinese medio chiede il “miracolo”: guarire.

Se questo fosse un film, ora si assisterebbe al suo incredibile ritorno da “guerriero” per trascinare la propria squadra alla vittoria alle Olimpiadi.

Peccato che nella realtà questo spesso non sia possibile. Ecco perché subito i canali ufficiali cinesi hanno lanciato il messaggio “ce la possiamo fare anche senza Yao Ming”, per “disincantare” i molti (troppi) cinesi che sempre più credono che la vita sia un film o un video gioco.

E’ un richiamo alla tradizione: “l’importante è saper distinguere la realtà dalla finzione. Altrimenti si rischia di perdere “l’equilibrio mentale”, l’unico vero (super) potere umano”.

Lo dice il saggio!