martedì 11 marzo 2008

Ode "All’Italia Perduta".

Leggendo i resoconti sulla crisi politica italiana, ma non solo, si comprende come l’Italia sia perduta.

Troppi gli interessi incrociati tra politici, imprenditori e giornalisti per cui ci possa essere un serio cambiamento di direzione, l’auspicata “virata”.

Il “cancro” di cui soffre l’Italia lo si sta cercando di curare con dei palliativi, misure del tutto insufficienti per portare reali benefici duraturi.

Fa specie oltretutto chiamare quelle in corso “campagne elettorali”, quando più o meno è tutto deciso, tanto che sulle tv nazionali non sono neppure più necessarie alcuna tribuna elettorale, il confronto, lo scontro sulle varie tematiche, il tentativo, almeno quello, di cercare di “convincere” gli italiani di essere (ancora) liberi di scegliere!.

In presenza di questa situazione e la pochezza nelle proposte elettorali attuali, il risultato non potrà che essere come quello delle passate elezioni: il sostanziale pareggio tra le due principali coalizioni.

Questo “obbligherà” le parti (forse il vero obbiettivo?) ad un accordo di “unità nazionale” per consentire la governabilità del paese, altrimenti allo sbando.

In questo periodo si “cercheranno” (sottolineo cercheranno) di realizzare le auspicate riforme, la più importante delle quali è quella sulla “incredibile” legge elettorale, che di fatto impedisce qualsiasi “libera elezione”, stile democrazia occidentale – europea, area alla quale “crediamo ingenuamente” ancora di appartenere.

Una domanda a questo punto è d’obbligo: come mai l’Unione Europea che interviene su tutte le questioni, anche le più stupide, fino ad ora non abbia detto NULLA, “bacchettando” la politica italiana, per una legge elettorale così indemocratica (antidemocratica)?

Mi spiace tanto doverlo dire: a prescindere da questo o quel partito, in queste elezioni, il “problema di sistema” non è risolvibile prima che accadano due fatti fondamentali:

- anagraficamente “vengano meno” molti dei legami che cementano tra loro molti degli interessi che ingabbiano l’Italia nel suo “triste” presente.
- la crisi interna diventi così profonda (quella di ora non ci basta?) per cui per forza dovranno emergere nuove proposte realmente alternative, totalmente sconnesse da quelle attuali che è ovvio non hanno al memento l’interesse reale a cambiare le cose, visto che nel cambiamento avrebbero tutto da perdere.

Il problema è ci vorrà tempo, molto tempo. L’Italia non ha però a disposizione tutto questo tempo per “risorgere” come l’araba fenice.
Cosa potrà accadere affinché qualcosa cambi prima?

Il miracolo di una vittoria “schiacciante” di una delle due attuali coalizioni, vittoria che consenta al vincitore di cercare almeno di governare senza alibi.

Ma, la storia italiana insegna: di fronte a tale vittoria saranno in tanti a richiamare i fantasmi del “fascismo” (o comunismo), perché in Italia c’è ancora la fobia del “governo forte”, cosa che spaventa, ma che è la ragione per cui ora ci troviamo nella attuale situazione, con “formuline, formulacce” che hanno sempre un unico scopo: limitare il potere del governo in carica.

Come dire “ ti facciamo governare, ma ricordati che in realtà il “polso della situazione” è in mano ad altri”.

Questa metafora nasce dal nostro dopoguerra, nel quale la democrazia italiana dovette fare i conti con la “libertà vigilata” dei paesi vincitori il secondo conflitto mondiale, perché per quanto si parli di partigiani, l’Italia perse la guerra e ne pagò lo scotto connesso in termini di libertà relativa!.
Ciò è dimostrato dalle prove storiche della esistenza negli anni ’70 di un piano per un colpo di stato, da parte degli alleati, nel caso fosse allora andato al governo il partito comunista.

Bene, ora che la “guerra fredda” è finita e che potremmo gestire la nostra ritrovata libertà, continuiamo invece a comportarci come se tutto fosse come allora.

L’errore delle proposte dei nostri partiti di oggi è che guardano al passato, senza mai vedere il futuro, un fastidioso “incidente di percorso”, di cui farebbero volentieri a meno.

Povera Italia. L’Italia perduta!