Da ormai 3 anni, sto passando praticamente tutte le nostre festività tradizionali in Cina.
Questa esperienza apre sicuramente gli “occhi” (e la mente) sul relativismo delle cose e delle emozioni.
Dove in un luogo è una emozione, altrove è il nulla. Dove per qualcuno è una data che rappresenta il momento clou di un intero anno, per altri tutto ciò è semplicemente una data sul calendario.
Tutto bene, fino a quando 2 persone provenienti da diversi emisferi e culture s’incontrano o come nel mio caso, vivono assieme.
Questa Pasqua, come la precedente, è arrivata senza che in giro esistessero segni premonitori, tipo quelli che invece ci sono durante le festività di Natale, che inondano anche la Cina attuale.
Un Cinese “normale” quindi non può sapere che dalle nostre parti esiste una festa chiamata Pasqua o in inglese easter.
L’unico segnale che a casa mia ha “tradito” l’esistenza di una festività eccezionale per noi cristiani, è stata l’inusuale attività della chiesa di fronte.
Macchine la sera prima ( quella della veglia pasquale) e macchine per la messa di Pasqua del giorno dopo.
Visto il mix di culture che a casa mia si respira ogni giorno, nel mutuo rispetto, vige comunque una semplice regola: comprensione!
Quindi io non ho mai “obbligato” la mia compagna cinese a vivere il percorso, le emozioni e le abitudini che feste come la nostra Pasqua portano inevitabilmente con sé, soprattutto perché mancandole tutto il background necessario per comprendere, si rischia di trasformarle in sterili atti, somigliando troppo alla parte commerciale che piace molto poco anche a me.
La Pasqua è infatti un percorso, che per noi cristiani parte dal Natale, dove la morte porta alla risurrezione, un messaggio fondamentale, quello della resurrezione del corpo che cade incredibilmente dopo una festività cinese esattamente opposta: la giornata dei morti.
Per cui quest’anno ho vissuto la Pasqua cristiana, fatta di un messaggio di vita, quale coda alla festività cinese dove siamo andati a visitare le tombe dei parenti cinesi, un pellegrinaggio fatto di ricordi e il contatto con la parte più intima delle emozioni cinesi legate alla morte.
Quindi, la settimana scorsa, abbiamo visitato le tombe dove sono sepolti gli avi di famiglia.
Questa visita mi ha permesso di entrare ancora di più in contatto con le differenze profonde delle rispettive “credenze” e la relatività in fatto d’emozioni, cui ho fatto riferimento.
Ti capita quindi di assistere al rito in “onore del caro estinto”, con tutti i suoi gesti, quali quelli di bruciare oggetti che possano aiutarlo nell’aldilà o l’addobbo della tomba con vari striscioni colorati in maniera sgargiante, addobbi più di una festa che di una morte.
E infatti, la giornata non è chiamata “la giornata dei morti”, ma “il giorno dei fantasmi”, il momento dove il contatto tra il di qua e l’aldilà è “reale” e dove i parenti tornano in contatto con i propri cari, per un saluto diretto e uno scambio di “doni”.
Bene, la parte finale della cerimonia in onore al caro estinto, prevede tre inchini di fronte alla tomba del proprio parente defunto.
Fin qua tutto chiaro, come l’invitato dei miei parenti, a partecipare senza problemi a questa cerimonia millenaria.
Ma il relativismo si è disvelato improvvisamente inaspettato, quando uno degli zii, ha iniziato a fare i suoi inchini di fronte alla tomba di una delle nonne di famiglia.
Immediatamente, come resosi conto di aver commesso un errore, si è fermato, spostandosi di fronte alla tomba dell’altro nonno.
Io, ovviamente sono rimasto sorpreso e ho chiesto subito il perché di questo “strano” comportamento. La risposta della mia compagna è stata semplice e nello stesso tempo evidente: è cristiana!!
Al chè mi è stato chiesto: “quale gesto viene fatto davanti ad una tomba di un cristiano?”
Io, con la semplicità della mia normalità ed abitudine, gli ho mostrato il per me naturale “segno della croce!!”
Sorpresa per questa autentica “scoperta”, è quindi corsa subito a condividerla con gli altri parenti, così che anche loro sapessero cosa fare di fronte a questa “nonna” e che finalmente anche lei potesse ricevere il giusto “saluto” come gli altri parenti.
Ma il segno della croce non è un gesto privo di “significato” e anche loro lo sanno così che nessuno dei parenti è poi tornato indietro a salutare la “nonna”, come avrebbe sicuramente gradito: nessuno di loro è cristiano.
Al che, prima di andare via, non ho potuto fare e meno di dare a questa nonna cinese, morta cristiana, il suo giusto “saluto”, qualcosa che nessuno dei suoi parenti da decenni, le aveva mai “dato” nella giornata dei morti.
Da lassù, sono sicuro avrà sorriso, nel vedere questo “straniero” esprimere quel semplice gesto, di cui lei sicuramente conosce il profondo significato e finalmente avrà potuto così “festeggiare” anche lei la sua giornata.
Oggi è la Pasqua Cristiana, ma non lo è per la Cina, che infatti la vive come una giornata qualunque.
Ma per me oggi è stato comunque un giorno speciale ed emozionante, sapendo di questa nonna cinese che è vissuta ed è morta credendo veramente in tutto ciò, quale propria sofferta e tormentata scelta, senza uova o colombe, ma fatta solo di parole e valori, che da sempre ci appartengono da quando nasciamo.
Tutto ciò mi ha “riempito”, restituendomene il senso profondo di queste giornate, che forse la troppa abitudine (e il benessere), avevano “offuscato”, recuperando così emozioni che credevo dimenticate.
Buona Pasqua a tutti, soprattutto a questa nonna cinese, che oggi può tornare a vedere la “luce” e tornare a sorridere da lassù!