venerdì 27 febbraio 2009

Brand Artificiali!

Il “passa parola”, ha trovato su Internet terreno fertile, perché attraverso i Social Network è possibile agire all’ennesima potenza, potendo così decidere il successo o l’insuccesso di un brand, di una azienda e dei suoi prodotti.

Ma esistono dei seri ma, di cui occorre tenere conto.

Quale attività umana, con in aggiunta un bel po’ di novità tecnologiche, è chiaro che se mentre avere 100.000 persone in piazza o 1.000.000 di oggetti acquistati, rappresentano di per sé un dato oggettivo, ben diverso è il “peso” di un’analisi fatta usando gli strumenti del Social Network.

Infatti, oltre all’arcinoto “lato oscuro” della rete, dove le identità sono tutt’altro che sicure e certe, appare evidente che la strumentalizzazione dei risultati, sia decisamente più semplice ed assolutamente possibile.

Quindi il servizio BuzzMetrics, che sarà lanciato dalla Nielsen, così come altre rilevazioni simili, oltre ad un’interessante spaccato dei blog e dei social network, non potranno rappresentare altro.

La ragione sta proprio nell’oggetto analizzato: i blogs.

Se si osserva a fondo il fenomeno, si comprende infatti come spesso i blog, rappresentino un mondo a parte, gruppi che sarebbe meglio definire, “branchi” che si sincronizzano e lanciano in contemporanea messaggi in modo da condizionare molti dei propri lettori che sulla rete hanno traslato l’approccio televisivo: “lo ha detto la tv”, sostituito con il moderno, “ lo hanno detto alcuni blogs”.

E’ una sorta di potenziometro, che consente anche a gruppi molto piccoli di avere grandi, enormi ritorni d’immagine, anche in presenza di risibili numeri in termini di contatti ed oggettivo interesse reale. 

Per quanto si creda che il mondo sarà sempre più interattivo, appare evidente che ora e ancora per molto tempo, la rete rappresenterà un mondo decisamene a parte, parallelo al mondo reale, ancora profondamente analogico.

Per esempio in Cina, più di un 1 miliardo di persone non usano la rete, eppure questa è già la più grande economia del mondo ed è totalmente analogica!

Ma questo non è colpa di nessuno, l’uomo è prima di tutto un “animale” analogico, fatto di sensazioni fisiche e corporee. Non stupisce quindi che sulle cose veramente importanti, la rete perda il suo “appeal”, per essere sostituita dai “tradizionali” sistemi di comunicazione: parola, vista, tatto.

Questo aspetto risulta importante, altrimenti si rischia di “credere” che il mondo sia tutto qua, quando la realtà è da tutt’altra parte o peggio si finisca per soffrire di un pericoloso “autismo da social network”, dove il proprio mondo è SOLO quello rappresentato dalla rete. Qualcosa che già molti studiosi cominciano a sottolineare essere un rischio reale.

Per quanto riguarda poi la politica, se prendiamo il caso Obama, in molti pensano che sia stata una vittoria della rete. Analizzando però a fondo quali strumenti ha realmente usato, si nota come la rete è stato solo uno strumento di controllo e coordinamento di una sterminato “passa parola” fatto di persone reali e comitati locali “analogici” di persone in carne e ossa e strette di mano.

La raccolta del denaro è stato infatti frutto del “porta a porta” di queste migliaia di formichine.

Per quanto riguarda la politica italiana la situazione non è molto diversa, tanto che le ultime elezioni o le crisi di alcuni dei partiti, come quella del PD, sono state imputate anche ad essere stati “troppo Digitali”, finendo per chiudere molte sedi sul territorio per gli incontri reali, facendo posto ad un “partito digitale” che alle ultime elezioni in Sardegna, con tanto di Soru, re del digitale italiano, ha portato a casa solo una sonora sconfitta, da un signore TV / Analogico come Berlusconi.

Il problema è che ora stanno nascendo servizi a pagamento, connessi direttamente o meno alla analisi dei contenuti dei blog e dei social network

Esiste un rischio: tanto più questa nuova economia del Social Network crescerà, tanto più i blog stessi e molto degli stessi account dei diversi Facebook, rischieranno di trasformarsi in Redazionali a Pagamento o articoli che intendono alimentare idee, prodotti, consumi, giudizi, pareri, con lo scopo di condizionare a fini commerciali chi cerca risposte ai propri problemi o necessità, usando questo o quel motore di ricerca.

Non a caso molte delle attività Social di Politici ed Aziende sono già di questo tipo, visto che usano Facebook come uno strumento di promozione, ben diversamente da quanto immaginato dal suo fondatore, quale momento d’incontro tra persone che si conoscono ( i famosi “amici”).

Questo spiega anche un fenomeno in contro tendenza, quello cinese, dove Facebook non sta conquistando il più grande mercato internet del pianeta, visto che usano ben altri strumenti di “passa parola” e di relazione diretta, soprattutto a colpi di Instant Messaging (MSN, ICQ , QQ .etc…) piuttosto che buttare la propria identità in pasto a non ben chiari spazi aperti, quali quelli di Facebook.

Quanto detto, rende evidente come sia quindi molto difficile credere alla validità di un sistema di giudizio che non è in grado di garantire l’autenticità del giudizio espresso e soprattutto la non strumentalizzazione dello stesso.

Tecnicamente poi non è difficile creare un sistema, anche importante per esempio di qualche migliaio di blog, che consenta la creazione di un sistema di “ripetitori” di contenuti ed idee, in grado di simulare e offrire uno spaccato del tutto inattendibile sui reali interessi.

Basta pagare!

Tra l’altro ci si espone ad un possibile aspetto paradossale: i ricatti da social network, dove si può scatenare la propria rete di contatti su un tema o contro qualcuno che non si è gradito.

Il sottoscritto ne sa qualcosa, quando ha avuto modo di scrivere su Grillo ed esporre contenuti non graditi alla sua comunità di migliaia di blogger.

Chi ci dice che, come oggi ci sono società che comprano domini internet per poi rivenderli ai brand che intendono utilizzarli, lucrando sul valore dell’identità digitale, domani potranno esistere blogger che “sparleranno” di questo o quel brand, confidando di ricevere un compenso (riscatto), affinché non si tocchi questo o quel marchio??

In fondo dietro ogni computer e in ogni account di social network si “nasconde” sempre un uomo in carne ed ossa, con i suoi pregi e difetti

Non è quindi da colpevolizzare la natura della rete, solamente un’artificiale estensione umana, ma solo la natura umana che può trovare sulla rete nuovi e più vasti spazi per esprimere il proprio lato buono o cattivo.

Social network compresi!

giovedì 26 febbraio 2009

Siamo alle solite!!! America vs. Cina

Una nuova puntata sulle “relazioni” Usa – Cina si è consumata in queste ore, terminata con la dura presa di posizione dei Cinesi rispetto all’ultimo rapporto del Dipartimento di Stato, contenente critiche sulla questione dei diritti umani in Cina.

La reazione cinese è stata molto sdegnata, soprattutto per due ragioni.

La prima deriva dal fatto che il rapporto sia stato divulgato a pochi giorni della partenza da Beijing del Segretario di Stato, Hillary Clinton, che per tutelare l’ingente credito cinese, aveva appena affermato come la questione sui diritti umani non “possa e non debba incidere nei buoni rapporti tra Usa e Cina”.

Quanto accaduto oggi appare quindi come una sorta di “pugnalata” alle spalle da parte degli Americani, che secondo i cinesi insistono nel ruolo di Sceriffi del mondo e cercano, attraverso queste questioni, di interferire negli affari interni Cinesi.

Ma non solo, gli espliciti riferimenti ad alcune situazioni regionali, sono apparse agli occhi cinesi molto “sospette”, visto che la pubblicazione avviene in un momento molto delicato come quello che del prossimo 50° della tentata rivoluzione Tibetana contro i Cinesi e durante lo stesso capodanno Tibetano, al centro di un dibattito a distanza tra Dalai Lama, Governo Cinese e media occidentali.

Tutto ciò è apparso quindi come una vera e propria provocazione.

Conseguentemente la reazione, più stizzita di altre volte, sembra anche sottolineare il timore cinese che ciò possa apparire un “segnale” che potrebbe generare problemi di “ordine pubblico”.

Ecco quindi il significato dato alla parola “irresponsabili” usato dai cinesi nella loro reazione, che stanno cercando di monitorare una situazioni di terrorismo interno, come quello che viene considerato il separatismo Tibetano e che vedono come “fumo negli occhi” quanto affermato dagli Americani e un pericoloso viatico per possibili facinorosi.

Oltretutto questo messaggio, nella sua sostanziale “vaghezza”, sembra anche la solita implicita “approvazione” da parte americana per certe ben note “aspirazioni”, fatto che potrebbe finire per ispirare azioni violente, che i cinesi stanno cercando in tutti i modi di scongiurare.

Da ciò l’invito cinese di non “scaricare” sul governo cinese le possibili conseguenze, di ciò che potrebbe succedere e che tragga la propria ispirazione nell’idea che gli americani siano “schierati” per una soluzione separatista e d’indipendenza.

Perché è questo che gli occidentali e i sostenitori della causa del Dalai Lama leggono tra le pieghe del rapporto Americano. E i cinesi lo sanno e quindi sono costretti a dire a chiare lettere, “smettetela di alimentare qualcosa del genere”.

Ovviamente, come del resto detto nei miei precedenti articoli, il continuare a mischiare Diritti Civili, Tibet e Religione, sta complicando enormemente la situazione, di per sé già difficile.

Il muro contro muro di questo tipo di comunicazioni, finisce solo per “irritare” i cinesi, incrementando il nazionalismo che di fatto ritiene “superarata” la fase per cui l’occidente e soprattutto l’America possano “insegnare” qualcosa ai paesi emergenti, Cina in testa.

Anche se ufficialmente la posizione del Governo Americano è quella di cercare un dialogo con la dirigenza Cinese, è chiaro che questi non sono i metodi e i modi giusti per ottenere risultati concreti e oltretutto, potrebbe veramente ispirare qualcuno ad “immolarsi”, pensando di essere “live” e sotto gli occhi del mondo!!

martedì 24 febbraio 2009

USA in mano ai paradisi fiscali!!

Scorrendo su Wikipedia la lista dei creditori USA, dopo gli arcinoti Cina, Giappone e Regno Unito a sorpresa, con 220 miliardi di dollari, compaiono i Paesi Caraibici o meglio il sistema bancario dei paesi caraibici!!!

 

Foreign owners of US Treasury Securities

 

Nov 2008

Oct 2008

Nov 2007

Nation

billions of dollars

percentage

 

 

 

 

Mainland China

681.9

22.10%

652.9

21.57%

458.9

19.65%

Japan

577.1

18.70%

582.0

19.23%

589.6

25.25%

United Kingdom

360.0

11.67%

357.2

11.80%

174.1

7.46%

Caribbean banking centers

220.8

7.16%

219.3

7.25%

108.0

4.63%

Oil exporters

198.0

6.42%

187.6

6.20%

138.7

5.94%

Brazil

129.6

4.20%

134.5

4.44%

121.7

5.21%

Russia

78.1

2.53%

80.9

2.67%

33.5

1.43%

Luxembourg

75.0

2.43%

81.4

2.69%

67.9

2.91%

Hong Kong

66.0

2.14%

65.2

2.15%

51.7

2.21%

Switzerland

63.0

2.04%

61.2

2.02%

38.1

1.63%

Norway

59.1

1.92%

50.5

1.67%

27.6

1.18%

Taiwan

43.3

1.40%

39.1

1.29%

37.1

1.59%

Germany

43.3

1.40%

42.9

1.42%

38.6

1.65%

Singapore

37.4

1.21%

32.6

1.08%

40.2

1.72%

Ireland

35.2

1.14%

29.0

0.96%

17.5

0.75%

Thailand

35.1

1.14%

34.8

1.15%

27.5

1.18%

Mexico

34.6

1.12%

33.1

1.09%

31.9

1.37%

Turkey

28.7

0.93%

27.6

0.91%

25.6

 

Quindi tra i maggiori creditori degli Stati Uniti compare non uno stato sovrano “normale”, ma un paradiso fiscale!

E’ evidente che questa notizia, anche alla luce delle richieste americane fatte nei giorni scorsi alla UBS e che richiedono di svelare i dati relativi ad oltre 50.000 conti correnti svizzeri, intestati ad altrettanti cittadini statunitensi, fa sicuramente riflettere.

Non solo, l’Europa ha raggiunto lo scorso week end l’accordo storico per “stroncare” il malcostume dei prodotti finanziari privi di controllo, minacciando ritorsioni ai “paradisi fiscali” che non collaboreranno a questa “pulizia” di sistema.

Ora che i Bond di Stato degli USA, il paese dal quale tutta la crisi finanziaria è di fatto partita, siano sostanzialmente in mano a non ben noti possessori di conti correnti nelle banche dei paesi caraibici, lascia interdetti, anche perché sorge spontaneo chiedere: chi sono realmente i possessori della quarta gamba che sta tenendo a galla la traballante economia Americana, che a colpa di nazionalizzazioni, cerca di salvare il salvabile? 

Mafiosi, Finanziari senza scrupoli o altri faccendieri?

Viste anche le condizioni precarie in cui versano sia Giappone che Gran Bretagna, chi ci dice che cosa vorranno realmente fare questi “anonimi” azionisti degli USA, che di fatto possono incidere non poco sul futuro stesso della prima potenza al mondo?.

E’ evidente che la speculazione, se pesata confrontata con il 5° creditore della lista, i paesi produttori di petrolio (OPEC), rappresenta una fetta importante che spiega di quale “droga” si sia nutrita l’economia e la società Americana negli anni scorsi, che inseguendo il proprio sogno, si è “venduta” senza chiedere troppe informazioni ai propri creditori.

Non resta che incrociare le dita e sperare che questo non sia un ulteriore segnale che i problemi fin qui avuti non sono siano solo agli inizi e che in futuro qualche “misterioso” creditore non chieda il pignoramento americano, rimanendo rintanato nei sicuri e caldi paradisi fiscali caraibici, mandando tutto il resto del mondo in malora.

lunedì 23 febbraio 2009

Hillary spera nel "fidanzamento"... La Cina non "conferma" e apre all'EU (e Italia)!!

Caro Angelo, ho letto con attenzione l’articolo di Paniccia sulla visita di Hillary Clinton in Cina.

Non condivido le tesi esposte da Paniccia, che forse, volendo soprattutto “stressare” la tesi, del resto già esposta in altri articoli, di una sostanziale difficoltà dei futuri rapporti tra USA ed EUROPA, ha finito per confondere politica con commercio internazionale, una distinzione invece molto ben radicata nelle menti dei cinesi.

Infatti la Cina ha nell’Europa il maggior partner commerciale ed intende nel futuro sviluppare questa relazione che la tiene oltretutto lontana dalla ingerenze politiche Americane, poco gradite dal governo cinese.

Appaiono inoltre evidenti le “vere” ragioni per cui Hillary Clinton, nella sua prima visita all’estero non a caso sia passata dall’Asia e non dall’Europa: è da queste parti che sono i due più grandi creditori degli Stati Uniti e precisamente Cina e Giappone.

Per quanto riguarda in particolare per il Giappone, sul punto di “crollare” sotto i colpi della recessione, Hillary è dovuta correre rapidamente al “capezzale” di questo moribondo creditore, per cercare di capire la reale situazione e i rischi connessi.

Al contrario, per quanto riguarda i Cinesi, essi intendono invece tutelare il proprio ingente credito e quindi stanno facendo tutto ciò che possa limitarne i rischi di perderlo.

Ma per quanto ingenti, capitali sicuramente non sufficienti per poter assecondare la volontà americana di creare ora un assetto mondiale a due (G2), come appare chiaro dalle ultime dichiarazioni fatte dalla stessa Hillary.

Agli occhi dei cinesi, questo nuovo “equilibrio” come descritto dalla Hillary, rischierebbe di legare a filo doppio i destini della Cina con quelli degli USA, in un momento in cui lo stato di “prognosi”  degli americani, non consente alcun “pronostico  futuro” su possibili ed ulteriori pericolose ricadute.

Proprio per evitare questo “abbraccio”, la Cina sta continuando ad allargare la propria sfera di influenza ad altre aree, privilegiando prima di tutto gli aspetti commerciali e poi quelli politici, cercando proprio nell’Europa una sponda politica nell’occidente, come dimostrato dal recente viaggio del Premier Wen Jiabao in Europa e le aperture ad una sempre maggiore cooperazione tra Cina ed Europa..

Gli USA semmai ora temono che, sotto i colpi dell’attuale crisi finanziaria, l’Europa possa “preferire” una sempre maggiore alleanza con i Cinesi, che sul “piatto” possono mettere la propria forza commerciale, la possibilità di assorbire ingenti merci europee, oltre di disporre d’ingenti capitali che potrebbero essere utilizzati proprio in Europa.

Da qui anche il tentativo della nuova Amministrazione Americana di riallacciare le relazioni con la Cina, proprio per cercare di non essere guardati con sospetto, come solo un enorme investimento andato male da non ripetere in futuro e nel contempo cercare di rimarcare il ruolo di guida dell’occidente che gli USA ritengono gli appartenga.

L’articolo di Paniccia, non sembra tenere conto di tutti questi aspetti ed oltre tutto, sembra ignorare il recente accordo politico proprio tra Italia e Cina che indica la volontà di raddoppiare l’interscambio tra i due paesi nel medio termine, un aspetto fondamentale che dimostra l’esatto contrario delle tesi da Paniccia, accordo oltretutto promosso proprio dai Cinesi e non dalla “poco credibile” politica italiana.

Non solo, affermando che le produzioni cinesi del mercato interno sono passate dal 48% al 70%, l’articolo dimostra la volontà di continuare a descrivere uno scenario non veritiero, visto che non cita i valori assoluti e gli enormi spazi che si sono creati in questi anni per le aziende che hanno localizzato le proprie produzioni, come del resto hanno fatto quasi tutte le multinazionali occidentali.

Ad esempio, come da me citato per quanto riguarda il mercato dell’elettronica, ben l’80% della produzione cinese è fatta utilizzando materiali (o brevetti) di provenienza occidentale e non cinese!

Per cui è vero che il Made in Cina è cresciuto, ma “inside” questi prodotti parlano ancora occidentale.

Esistono poi anche casi di Multinazionali Tascabili italiane che hanno avuto il coraggio di non solo esportare ma di produrre direttamente in Cina, ottenendo incredibili performance di crescita, la prova degli spazi a disposizione per un’avveduta intraprendenza ed innovazione d’impresa.

Non solo, i Cinesi offrono la possibilità di produrre in Cina e poi esportare in ogni altro paese, offrendo ingenti capitali e il “traino” commerciale di cui possono disporre, consentendo alle imprese italiane, a corto di finanziamenti e sempre sotto patrimonializzate, di trovare così un Partner in grado di realizzare la crescita auspicata.

Ovviamente la composizione del paniere commerciale sul mercato cinese è cambiata, ma questo è connesso al fatto che la Cina, ormai divenuta seconda potenza economica e politica del mondo, sta percorrendo gli stessi passi di sviluppo che furono del Giappone e degli Usa e dove sempre maggiore sarà il peso del mercato interno di sempre più alto livello e non più la fabbrica del mondo come lo è stato fino ad ora.

L’Italia ha le competenze giuste da “gettare” in questa sfida e partnership con i cinesi, ma occorre cambiare l’approccio del “mordi e fuggi” fino ad ora utilizzato, per passare ad una presenza reale e permanente sul territorio, dalla quale costruire un mercato che da solo, vale quanto quello dell’intero pianeta!

domenica 22 febbraio 2009

I primi 100 minuti di OBAMA Presidente!!!


Da Douglas James Gilford questa immagine dell'Obama appena entrato in Carica.

sabato 21 febbraio 2009

Hillary faccia d’angelo!!

Alla fine del suo giro lampo in Asia, Indonesia, Sud Corea e Giappone, Hillary Clinton ha fatto anche tappa in Cina.

La prima nel nuovo incarico di Segretario di Stato dell’epoca Obama.

La “faccia” presentata è stata quella delle grandi occasioni, molto pragmatica e priva di retorica che ha voluto andare dritta al nocciolo del problema: gli USA e la Cina non possono fare a meno l’uno dell’altro.

Questo matrimonio d’interesse e il pensiero americano, con un’abilità da scafato diplomatico, è stato oltretutto svelato ben prima dell’arrivo dalla stessa Hillary Clinton sull’aereo che la portava a Beijing.

Infatti la “battuta” relativa al fatto che “i diritti umani non possono prevaricare gli aspetti di una fattiva relazione finanziaria e commerciale tra i due paesi” e che ha scatenato le ire di Amnesty, a Beijing è stato interpretata come un concreto segnale che ha dato al Governo Cinese il senso della visita del nuovo Segretario di Stato Americano.

Questa visita di fatto prepara il prossimo incontro al vertice, quello tra lo stesso Obama e il Presidente Cinese Hu a Londra, in occasione del prossimo G20 di aprile.

Sul tavolo sono state quindi messe le questione fondamentali attorno alle quali ruota il futuro dei rapporti tra i due paesi: livello di cambio Yuan / Dollaro e quote di import / export tra i due paesi.

Entrambe le questioni sono strettamente collegate a filo doppio ed entrambi i paese sanno che una guerra commerciale adesso, alzando difensivi muri protezionistici, non rappresenta una soluzione.

Il debito americano in mano ai cinesi da un lato, obbliga infatti gli americani a non cercare un confronto troppo duro, visto che di fatto sta finanziando buona parte delle “stampelle” che non hanno già portato gli USA al baratro.

Per contro la Cina, non può cercare di mettere all’angolo gli USA, in una condizione complessiva ad oggi decisamente favorevole, perché necessita delle esportazioni verso gli Stati Uniti e degli scambi tecnologici, commerciali ed investimenti delle multinazionali americane, per continuare la propria impetuosa crescita iniziata 30 anni fa.

Quindi dalla Clinton sono stati dismessi i toni da “guerra fredda” che qualche volta si sono sentiti da Bush, che vedeva comunque con “sospetto” la crescente influenza Cinese nel mondo ed in particolare in aree delicate per gli USA quali Africa, Venezuela e Brasile ma che soprattutto sembrava non gradire il ruolo di “guida” dei paesi in via di sviluppo assunto dalla Cina, paesi che non nascondono di mettere gli USA in cima della lista dei responsabile di quanto accaduto a loro nel passato e per quanto sta accadendo ora nel mondo.

Gli USA sanno anche che sulla questione Nord Coreana, la Cina è in grado di contribuire ad evitare che qualsiasi escalation nella zona possa precipitare in qualcosa di molto pericoloso, visto il probabile effetto domino che produrrebbe.

La Hillary Clinton apparsa a Beijing, per i suoi toni e i modi coerenti, è piaciuta ai cinesi che da troppo tempo sono abituati a dover fare con leaders occidentali che a casa loro dicono una cosa e una volta atterrati a Beijing, dicono l’esatto contrario.

Speriamo questo sia il primo positivo passo per una sostanziale normalizzazione e definizione di comuni regole di cooperazione tra la nuova amministrazione americana e il governo cinese.

Sarebbe un passo importante per cercare di contribuire anche ad una pacifica soluzione delle questioni finanziarie e politiche che stanno tormentando il mondo intero.

Italian Center Shanghai "apre" all'Innovazione ... Stay Tuned!!!


NEW YORK - 5/6 Maggio 2009 - World Innovation Forum