Premiare il Dalai Lama un errore!
I premi le classifiche sono sempre un problema, perchè di fatto sottoscrivono un "giudizio di fondo" sull'operato, la persona e la missione del premiato, attribuendo nel contempo un "primato" al premiante.
Nel caso del Dalai Lama, appare macroscopicamente un errore quanto recentemente accaduto, per chi seriamente cerca di comprendere la realtà delle dinamiche tra Italia e Cina o meglio cerca di vedere "dentro" il problema Tibetano.
Continuo quindi a non capire e non approvare le ultime iniziative di Roma (e Venezia) come da me pubblicato su Affari Italiani.(link)
Personalmente quindi non posso che sottoscrivere le osservazioni apparse oggi sulla Stampa sottoscritte dall'inviato in Cina Francesco Scisci. (Link)
Sottoscrivo soprattutto una parola: "Confondono".
E' vero che i cinesi non comprendono e rimangono interdetti sull'accanimento con il quale l'occidente (soprattutto i media) sembra dedicarsi alla vicenda del Tibet, senza avere per nulla compreso le ragioni stesse di un dibattito che, come è stato impostato dallo stesso Dalai Lama, è prima di tutto Politico e poi Religioso e non viceversa.
Anche io, come Scisci, faccio fatica a spiegare come mai in Italia sventolano bandiere del Tibet e del perchè ai loro occhi, sembra che l'Italia approvi tutto ciò, anche nelle sedi istituzionali.
Ricordo poi l'esempio da me fatto del terrorismo Basco, al quale aggiungo oggi quello sul Sud Tirolo (che mettevano bombe sulle linee elettriche) e che richiedono da decenni di staccarsi dall'Italia, tanto che se vai a Merano rischi di non parlare nemmeno Italiano!!
Non mi sembra che la Merkel, affine per lingua, cultura e storia, si permetterebbe mai di premiare i leader del movimento che vogliono le stesse cose del Dalai Lama ( autodeterminazione territoriale e culturale). Anche la Merkel considera queste persone solo dei terroristi, senza nessun se o ma.
Sopratutto quello che è inaccettabile è che oggi si affronti la questione del Tibet sulla base delle stesse premesse da "guerra fredda" e confronto tra blocchi, visto che il Dalai Lama chiede espressamente questo da parte occidentale, uno schieramente CONTRO per supportare le sue volontà, dimenticandosi che il mondo nel frattempo è cambiato profondamente.
Inoltre le "prove" di un genocidio, da lui quotidianamente dichiarato continuano a "latitare" nell'epoca di Internet, tanto che ultimamente le ultime due sue affermazioni su presunti massacri cinesi, sono state da lui stesso sconfessate come "un fraintendimento delle sue parole da parte dei giornalisti".
Onestamente se Berlusconi dice una cosa un giorno e poi il giorno dopo dice che sono stati i giornalisti a fraintendere, passi, ma che il Dalai Lama faccia lo stesso, per cercare facili consensi in occidente, continuo a ritenerlo estremamente pericoloso per gli equilibri stessi del mondo, oltretutto in un momento così fragile come quello attuale.
L'ultima uscita è ora quella della "minacciata ribellione" del Tibet (un messaggio in codice? un ricatto a distanza?) segnali che ho verificato con amici Tibetani non sembrano corrispodere alla realtà se non essere nelle teste di quei pochi che ancora pensano che il Dalai Lama sia ancora una guida che possa portare qualcosa di buono per il futuro del Tibet.
Non solo, chiedendo agli amici Tibetani sul citato presunto governo in esilio, non hanno fatto fatica a difinirlo come qualcosa di simile a quello che noi chiamiamo CASTA, qualcosa che dominava in Tibet con metodi e modi dove la maggioranza della popolazione viveva letteralmente senza NULLA e che ora in molti non sono che contenti che sia storia passata.
Detto questo continuo a "non capire e non approvare".
Nel caso del Dalai Lama, appare macroscopicamente un errore quanto recentemente accaduto, per chi seriamente cerca di comprendere la realtà delle dinamiche tra Italia e Cina o meglio cerca di vedere "dentro" il problema Tibetano.
Continuo quindi a non capire e non approvare le ultime iniziative di Roma (e Venezia) come da me pubblicato su Affari Italiani.(link)
Personalmente quindi non posso che sottoscrivere le osservazioni apparse oggi sulla Stampa sottoscritte dall'inviato in Cina Francesco Scisci. (Link)
Sottoscrivo soprattutto una parola: "Confondono".
E' vero che i cinesi non comprendono e rimangono interdetti sull'accanimento con il quale l'occidente (soprattutto i media) sembra dedicarsi alla vicenda del Tibet, senza avere per nulla compreso le ragioni stesse di un dibattito che, come è stato impostato dallo stesso Dalai Lama, è prima di tutto Politico e poi Religioso e non viceversa.
Anche io, come Scisci, faccio fatica a spiegare come mai in Italia sventolano bandiere del Tibet e del perchè ai loro occhi, sembra che l'Italia approvi tutto ciò, anche nelle sedi istituzionali.
Ricordo poi l'esempio da me fatto del terrorismo Basco, al quale aggiungo oggi quello sul Sud Tirolo (che mettevano bombe sulle linee elettriche) e che richiedono da decenni di staccarsi dall'Italia, tanto che se vai a Merano rischi di non parlare nemmeno Italiano!!
Non mi sembra che la Merkel, affine per lingua, cultura e storia, si permetterebbe mai di premiare i leader del movimento che vogliono le stesse cose del Dalai Lama ( autodeterminazione territoriale e culturale). Anche la Merkel considera queste persone solo dei terroristi, senza nessun se o ma.
Sopratutto quello che è inaccettabile è che oggi si affronti la questione del Tibet sulla base delle stesse premesse da "guerra fredda" e confronto tra blocchi, visto che il Dalai Lama chiede espressamente questo da parte occidentale, uno schieramente CONTRO per supportare le sue volontà, dimenticandosi che il mondo nel frattempo è cambiato profondamente.
Inoltre le "prove" di un genocidio, da lui quotidianamente dichiarato continuano a "latitare" nell'epoca di Internet, tanto che ultimamente le ultime due sue affermazioni su presunti massacri cinesi, sono state da lui stesso sconfessate come "un fraintendimento delle sue parole da parte dei giornalisti".
Onestamente se Berlusconi dice una cosa un giorno e poi il giorno dopo dice che sono stati i giornalisti a fraintendere, passi, ma che il Dalai Lama faccia lo stesso, per cercare facili consensi in occidente, continuo a ritenerlo estremamente pericoloso per gli equilibri stessi del mondo, oltretutto in un momento così fragile come quello attuale.
L'ultima uscita è ora quella della "minacciata ribellione" del Tibet (un messaggio in codice? un ricatto a distanza?) segnali che ho verificato con amici Tibetani non sembrano corrispodere alla realtà se non essere nelle teste di quei pochi che ancora pensano che il Dalai Lama sia ancora una guida che possa portare qualcosa di buono per il futuro del Tibet.
Non solo, chiedendo agli amici Tibetani sul citato presunto governo in esilio, non hanno fatto fatica a difinirlo come qualcosa di simile a quello che noi chiamiamo CASTA, qualcosa che dominava in Tibet con metodi e modi dove la maggioranza della popolazione viveva letteralmente senza NULLA e che ora in molti non sono che contenti che sia storia passata.
Detto questo continuo a "non capire e non approvare".