giovedì 19 febbraio 2009

Wired Italia: la copertina specchio della realtà!

Devo proprio fare i miei complimenti a Riccardo Luna per il primo numero di Wired Italia.

La copertina in particolare: l’impietosa fotografia della situazione italiana vista con gli occhi NON italiani come di fatto è Wired Italia.

La dimostrazione che questa edizione Italiana sia tutt’altro che italiana è dimostrato dal fatto che l’edizione on line, il cuore pulsante in un mondo 2.0 come quello attuale, sia tutta gestita a Londra, da una redazione editoriale che nulla centra con la redazione del cartaceo.

Scelta quantomeno originale ma che la dice lunga sulla capacità italiana di rappresentare l’innovazione o meglio di trasferire innovazione nel resto del mondo.

Per cui, gli americani, che per quanto buoni amici, non intendono “sperperare” i propri capitali, hanno ragionevolmente deciso di non usare “facce” italiane per un prodotto pensato e prodotto di fatto da tutt’altra parte.

Per cui la scelta della Montalcini, è come in molti altri settori, prima di tutto una scelta fatta con occhi esterni alla nostra cultura e al nostro mondo dell’innovazione ma che la dice lunga di quale possa essere il nostro futuro se non la smettiamo di essere così terribilmente provinciali.

I risultati di vendita o meglio di abbonamenti sembrano lusinghieri, ma oggettivamente al di là di questi, mi auguro che in un futuro non troppo lontano, si assista ad una inversione del processo di trasferimento tecnologico, dall’Italia al resto del mondo e che un giorno un Wired Italiano “sbarchi” nella Silicon Valley stupendo e coinvolgendo gli americani.

Un sogno?

Non credo, come anche lo stesso Wired (“americano”) fa intuire, i geni italiani esistono e sono di prima grandezza.

Si tratta di far si che l’Italia non continui a disperderli in rivoli di ricerche altrui ma riesca finalmente ad avere una propria politica sull’Innovazione che prima innovi l’Italia e poi “contagi” il resto del mondo.

E’ possibile, per il paese dei Da Vinci, Fermi, Marconi, Mattei che “inventarono” le basi stesse del mondo tecnologico che tutti noi, cinesi compresi, oggi utilizziamo.

Per cui “forza e coraggio”, cerchiamo di tornare a credere che se un inventore non ha un nome Inglese o Cinese, possa ancora cambiare il mondo!