Volere è Potere (di Fare)!
Ieri è ufficialmente nato il PDL, atto sancito dal discorso di chiusura di Silvio Berlusconi.
Visto da Shanghai, attraverso le diverse dirette internet, quello della nascita del PDL, è sicuramente uno di quegli eventi che “fa bene” al cuore e al morale, il riprendersi di un encefalogramma, fino ad ora, sembrato troppo piatto.
Il nuovo PDL, oltre a semplificare lo scenario politico italiano (era ora!), sembra possa essere una “concreta” risposta alle necessità di un paese che stenta a galleggiare sotto i “marosi” della tempesta della crisi finanziaria, ma soprattutto dell’avanzare del tempo.
Nel suo discorso, Berlusconi ha dato pochi ma chiari obbiettivi: “rinnovare e riformare l’intero sistema statale”.
Parole sante da queste parti, visto che quotidianamente dobbiamo fare i conti con un’Italia attorcigliata nel ricordo del passato che fu e con un dinamismo strutturale statale degno del paleolitico.
Il ragionamento fatto da Berlusconi, nella sua semplicità ma nella sua indubbia complessità attuativa, è quello rivedere dalle fondamenta il paese, a partire soprattutto dai vari dogmi ritenuti fino ad ora “intoccabili”.
Nel suo discorso ha infatti citato i grandi “moloch” che hanno tenuto sotto scacco l’intero paese negli ultimi decenni, a partire dai poteri del Primo Ministro per finire alle procedure parlamentari: insomma la carta costituazionale.
La sensazione è che Berlusconi si stia apprestando a riscrivere la Governance dello Stato Italiano, così come il futuro nazionale, in una sfida, una missione, non però sospinta da alcuna ideologia, ma solo dal “sano motore” di un fare che è diventato da ieri, un elemento morale.
Scardinando infatti il concetto stesso di moralità fino da ora usato nella pubblica amministrazione, Berlusconi si è spinto oltre al semplice fatto che un amministratore pubblico non rubi, riscrivendone il significato stesso del termine che ora diventa “un agire coerente alla promessa elettorale”.
Parole innovative, che girano pagina su una questione da sempre aperta, quella della questione morale in politica, dietro la quale troppo spesso si sono nascosti discorsi politici, evitando nel contempo, di fare ed agire, quasi fosse una questione in subordine, accessoria.
Invece Berlusconi, vuole introdurre una chiave nuova nel modo di fare politica presente e futura, privandola di qualsiasi base ideologica (e preconcetta), completamente votata al fare.
A queste parole, ci sentiamo anche di aggiungere l’auspicio dello “scollamento” tra eletti e propri grandi finanziatori (Lobby) attraverso la drastica riduzione dei costi della politica, fatto che permetterebbe di porre fine ai condizionamenti tutt’ora del tutto amorali di quest’ultimi, che rischiano di condizionare le più importanti decisioni future del paese.
I messaggi, le missioni del nuovo Partito, chiamato “Popolo”, esattamente come cita l’Articolo 1 della Costituzione Italiana che si vuole riscrivere, sono quelle di uno spazio comune di un fare che deve cercare di portare fuori dalle secche l’Italia del fu “miracolo industriale”, che ora deve veramente riscrivere la propria storia per non affogare.
La difesa di un passato “immutabile” o i continui no di distinguo dell’opposizione che bloccano qualsiasi azione, risulta essere l’errore di un paese che Berlusconi ha sottolineato, a chiare lettere non va fatto.
Non bisogna continuare ad ingessare lo Stato, che dal dopoguerra sembra attanagliato dalla paure di Potere e che con una metafora calcistica, sembra essere sempre stato più propenso ad un pareggio istituzionale, piuttosto che consentire a qualcuno di “dominare” troppo la scena.
Berlusconi ha lanciato la sfida, più potere a chi deve decidere, più alta la possibilità di risolvere i problemi del paese.
I commenti su questo punto non si sono fatti attendere, ma anche guardando l’evolversi della situazione mondiale, sembra essere un buon modo, per smettere che le continue asettiche ma “democratiche” discussioni o peggio i vergognosi scarica barile, continuino a privare il paese della possibilità di essere attivo e propositivo, anche livello anche internazionale.
Infatti a partire dagli USA, così tutte le grandi potenze che stanno dominando lo scenario mondiale, un ruolo forte del governo e del suo leader, consente loro di fare passi in avanti più rapidi degli altri, potendo beneficiare delle occasioni che si possono incontrare e/o crearsi.
Ovviamente esistono rischi in un approccio come questo, ma il peggior rischio attuale del paese nel prossimo futuro, sarà quello di continuare a sprofondare definitivamente nelle sabbie mobili ma ipocritamente soddisfatti di non aver dato al proprio avversario politico, la soddisfazione di avere beneficiato di “troppo potere”.
Una visione miope, da post 2° guerra mondiale, che con i mutati scenari va completamente rivista, ritrovando un decisionismo che in Italia si ha quasi vergogna che cresca e proliferi, l’unico modo per cercare di rilanciare il paese, rapidamente e concretamente.
Questo sembra essere il succo del nuovo PDL e delle parole chiave indirizzate dal suo leader, ma anche un messaggio al mondo, di una Italia che finalmente sembra essersi messa in marcia verso il proprio futuro e abbia un leader che voglia esserne la guida e che ha i numeri per farlo.
C’è da crederci? Beh, la fiducia nel futuro è l’unica arma con la quale volere può diventare il potere di fare qualsiasi cosa.
Un messaggio chiaro lanciato ieri da Berlusconi, per questa titanica missione che non potrà realizzare da solo.
Sicuramente è la rotta, affinché la si smetta di contrapporre vetusti modi di fare il bene pubblico a forza di “bilancini” o “Manuali Cencelli” e si inizi veramente a riscrivere dalla base l’agire del paese, liberando così il “valore” che l’Italia possiede, fino ad ora tenuto in naftalina, per paura di perdersi.
Parole che da queste parti non possono che fare piacere e da oggi attese alla prova dei fatti.
Good Morning Italia!!!