venerdì 29 agosto 2008

Mamma “la Russia mi si sta stringendo!”

La Russia è proprio un paese strano.

Passati i deflagranti anni ‘90, ora vuole tornare al centro del palcoscenico mondiale, non per meriti culturali od economici ma grazie ad una rinvigorita “forza fisica”.

Ma la Russia di Putin, per quanto in questi giorni stia mostrando i muscoli al mondo, soffre di un malessere patologico profondo: pur essendo il paese più vasto al mondo, con territori che vanno dall’Europa fino al Nord America, passando per l’Asia, “biologicamente” sta lentamente morendo.

La sistematica riduzione della popolazione, per i sociologi un evidente segno del decadimento di un popolo e quindi del Popolo Russo, è qualcosa di naturale e terribile al tempo stesso.

Le fiammate di questi giorni, a prima vista sorprendono, perché apparentemente la Russia non necessiterebbe di nuovi territori su cui espandere una propria crescita interna.

Al contrario, potrebbe serenamente continuare a ridursi, qualificando il proprio tenore di vita, uscito disintegrato dall’esperienza della Guerra Fredda.

Ma forse, quando detto, visto dalla parte dei Russi è tutto un altro film.

Analizzando infatti i territori “contesi” e quelli contendibili a breve nell’area caucasica, anche minuscoli, si nota come questi non soffrano della stessa “sindrome” biologica riduttiva di cui soffre la Russia.

Tanto più ci si sposta nella parte asiatica dei confini Russi, tanto più questo differenza si accentua.

E’ come dire che al di là dei confini russi la vita trionfi, mentre al di qua, la vita si stia “lentamente spegnendo”.

La sensazione che si trae è quindi che la Russia probabilmente non tema tanto l’isolamento economico o politico, ma al contrario senta la necessità di espandersi per interrompere una spirale che la porterebbe all’estinzione biologica.

Questo fatto probabilmente spiega, più di tante parole, le ragioni profonde alla base di alcune delle “strane” mosse Russe, come ad esempio l’attribuzione “a pioggia” del passaporto Russo ai Georgiani dell’Ossezia del Sud.

Atti che forse hanno ben poco di nazionalistico in senso stretto ma servono per perpetuare la propria razza.

In un mondo in continua crescita demografica, i Russi sembrano accusare il colpo e cominciano a temere questa lenta estinzione.

Ciò può aver fatto scattare la molla di un agire, a questo punto del tutto spiegabile, quasi fosse uno spaventato animale in via di estinzione, braccato nella foresta dal “ticchettio della storia” che scorre troppo velocemente.

Molti commentatori, nell’analizzare quanto accaduto in Georgia, parlano infatti non di una manifestazione di forza ma i segni evidenti di qualche profonda paura che attanagli i Russi e i suoi vertici politici e militari.

Probabilmente le questione economiche, energetiche e di supremazia tout-court contano fino ad un certo punto, non bastano a spiegare il ritorno alla necessità di “conquista” che sembra ispirare la dirigenza russa di questi giorni.

Tolto il velo superficiale, sotto sotto sembra quindi che i Russi abbiano accettato l’azzardo del ritorno ad un approccio “antico”, che consentirebbe loro di crescere e così di perpetuarsi nella storia futura dell’umanità.

Qualcosa di profondo nella storia umana, fatta di cicli e ricicli e di popolo che si estinguevano e lasciavano il posto ad altri.

Cicli naturali, apparentemente irreversibili, al quale i Russi sembra però abbiano deciso di opporsi.

C’è quindi da star certi che lo faranno con tutte le forze di cui dispongono, visto che in gioco c’è la loro sopravvivenza biologica futura.
Ora bisogna comprendere come evitare che le “paure” russe, scatenino una pericolosa escalation di livello mondiale.

Occorre comprendere quali potranno essere i prossimi passi “dell’orso russo”, che sentendo la “morte attorno a sé “, sta ribellandosi e cercare di convincerlo che ormai tutto ciò, in un mondo moderno e globalizzato come quello attuale, appare un approccio superato e retrogrado.

Un inutile tentativo di opposi alla naturale evoluzione della biologia umana che finirà per attenuare e fondere tra loro, molte delle differenze attuali e dove gli occhi a mandorla, la pelle più scura e i capelli neri, saranno un comune patrimonio di tutti noi, unica razza umana, su questa unica terra.

“Lunga vita” a Steve Jobs


Oggi Bloomberg ha preso un vero e proprio granchio.

Ha lanciato il coccodrillo relativamente alla presunta morte di Steve Jobs.

Ovviamente, subito è arrivata la smentita.

Come si vede Bloomberg sta tenendo aggiornato il coccodrillo, come del resto quello di molte delle personalità più in vista al mondo anche se in questo caso è l'uomo che è diventato prima un mito e ormai è leggenda per l'intero popolo della RETE, dei grafici, di chi fa Jogging e .....

L’uomo ha realizzato infatto un vero e proprio miracolo: immaginare e modificare il rapporto uomo-macchina, rendendo il computer un amico di tutti noi, anche delle mamma e nonne!

Dopo di lui, Gates da grande alterego, stile Coppi - Bartali, ha fatto si che i PC diventassero l’asse del nuovo “balzo in avanti” della civiltà umana, dando vita alla cherelle “PC vs Apple”, che ha movimentato le nostre giornate per anni, stile curva nel derby Milan – Inter.

Comunque sia, dopo lo scampato pericolo, non possiamo fare altro che rendere onore a cotanto valore, ed alzando il calice lanciare un benaugurate: “Lunga vita a Steve Jobs!”.

mercoledì 27 agosto 2008

Bolt for President!

Durante le ultime Olimpiadi le parole più inutili sentite in questi 16 giorni, sono state quelle del presidente del CIO Rogge, quelle che definirono Bolt, un ragazzo immaturo.

Lasciando da parte le ipocrisie di un comitato, che da una parte ha accolto solo nel 1956 l’idea di non far sfilare alla cerimonia di chiusura gli atleti dietro una bandiera, accogliendo la “sollecitazione” di una lettera di un sedicenne australiana, mentre dall’altra bacchetta la naturale, coinvolgente felicità di un 21enne, diventato il più veloce nella storia dell’uomo, il suo presidente è apparso del tutto inadeguato.

La notizia per il “vecchio” Rogge è che Bolt, dimostratosi invece una persona con la testa sulle spalle, ha subito fatto capire di che pasta è fatto e invece di tornare a casa a godersi la meritata gloria che lo attende, quale nuovo eroe nazionale Giamaicano, ha pensato a ben altro.

Infatti ha donato 50.000 dollari ai bambini colpiti dal recente terremoto nello Sichuan e ne ha invitati 6 di loro a visitare la Giamaica.

Ma non solo, ha dedicato la sua vittoria a loro, sperando che i suoi record possano aiutarli ad alleviare un poco le sofferenze che li hanno colpito sia nello spirito che nel corpo.

Un gran gesto, di una sensibilità sincera, non calcolata, come quella che esprime nei suoi balletti post gara, qualcosa di raro che va preservato e semmai pubblicizzato, alla faccia dei Rogge di turno, loro si, pessimi esempi di cosa lo sport dovrebbe realmente essere.

Quello che infatti stride tra i balli di Bolt e la “mummificata” faccia di Sammarach e Rogge, è che Bolt rappresenta l’inno alla vita, cosa che Rogge e Sammaranch non riescono minimamente a rappresentare.

Gesti quali quelli di Bolt, da parte del “freddo calcolatore” Rogge non se ne sono visti. Sempre intento ad incontrare i “potenti” del mondo, fatto che probabilmente lo porta a pensare di essere esso stesso uno dei potenti della terra.

Questo personaggio, invece di ringraziare pubblicamente personaggi quali Bolt e gli altri atleti che hanno onorato lo sport a Beijing ed agire per colpire le giurie corrotte, che paragonabili al Doping, annientano il senso stesso di fare sport, ha preferito ergersi a paladino del “bon ton” formale.

A Beijing è sembrato più volte che la realtà e il CIO fossero su due coordinate spazio-temporali agli antipodi. Addirittura le regole del Comitato Olimpico sono apparse più rigide di quelle, già molto formali, tipiche dei paesi dell’Asia e in Cina.

Rifiutare agli spagnoli di onorare i propri morti, è apparso infatti un’assenza di tatto ed umanità di chi evidentemente vive distante da quanto accade nel mondo reale, pensando che la realtà sia sintetizzata solo dal CIO, apparato di regime, questo si, del tutto fuori luogo per la missione che dovrebbe avere, a favore di tutta l’umanità.

Quindi speriamo che Beijing lasci il segno, contribuendo a considerare seriamente un cambiamento nei vertici e nelle regole stesse del CIO, ormai totalmente inadeguate e “scialbe”, per tutelare un patrimonio dell’umanità che deve essere esempio positivo per il futuro e non invece continuare a preservare “muffe” del passato o peggio agire verso una politicizzazione dello sport e strumentalizzazione dei sacrifici di miliardi di atleti.

Bolt piace perché ha rappresentato perfettamente lo “Spirito Olimpico”, quello solo citato da Rogge, annichilendo con i propri mezzi chiunque avrebbe preferito fermarlo, con questo o quel cavillo, arrivando al punto di cercare di screditarne la persona, confidando su un’autorità ed autorevolezza che, visti i risultati e i commenti, è totalmente inesistente.

martedì 26 agosto 2008

Ancora "Spirito Olimpico" ...

Le Olimpiadi non sono ancora terminate!

Tra una settimana infatti si apriranno le ParaOlimpiadi che per i cinesi non sono un'altra olimpiade ma la naturale continuazione delle Olimpiadi, con un approccio ben diverso dal nostro che tende a distinguere, dividere, classificare.

Questa diversa sensibilità l’ho già vissuta a Shanghai, con le Special Olympics del 2007, dove tutta la Città è stata coinvolta in questa manifestazione dei Bolt in carrozzella, del basket e di tutti altri sport, ai quali sono stati riservati onori e spazi media pari agli altri atleti.

Tra le tante le cose non passate in questi giorni sui circuiti internazionali, visto il “taglio” comune dato alle notizie da parte dei media occidentali, c’è stata infatti anche la visita, da parte del Presidente cinese Hu Jintao, agli atleti cinesi in allenamento per le Paraolimpiadi,.

Nel pieno delle Sue Olimpiadi e dei supereroi da tutto il mondo, questo evento ha tolto molto spazio ai campioni cinesi che stavano monopolizzando il medagliere olimpico, per “scaldare” e motivare l’altra parte del cielo Olimpico e della Cina.

Qualcosa che fa riflettere, vista l’intensità e la durata stessa dei servizi su questo evento, che a memoria, non ricordo nessun Presidente occidentale abbia mai fatto!

Ovviamente avrebbe bucato molto di più se magari, invece di dedicarsi a questa parte della società cinese, Hu Jintao avesse visitato le diverse nazionali olimpiche, fatto che avrebbe sicuramente avuto un riscontro sulle prime pagine di tutti i giornali internazionali.

Invece no, in un momento così glorioso per la propria nazione, il suo leader è andato a vivere i momenti preparatori degli ultimi, quelli che con lo sport cercano un riscatto vero della vita, che per malattia od incidenti ha reso terribilmente difficile.

Un messaggio totalmente trascurato, privato dai media alla riflessione di tutti noi, ma che sarebbe stato un’occasione per comprendere che tutto non è esattamente come i media occidentali vogliono fare credere della Cina, della Cina che sta cambiando.

I media hanno costantemente aperto e chiuso i sevizi sulle Olimpiadi, rilanciando i medesimi messaggi negativi, facendo cadere sulla manifestazione in corso l’alone dello sporco, insanguinato, orribile.

In tanti in queste giornate si sono spinti a dichiarare che “le medaglie olimpiche di Beijing sono medaglie insanguinate !!”

L’arroganza di questi media ha toccato l’apice anche dopo che i manifestanti occidentali che hanno tentato di lanciare i loro messaggi sul Tibet Libero, hanno scoperto, non con poco stupore, di venire letteralmente insultati dai comuni cittadini presenti, che li invitavano ad andarsene e tornarsene a casa.

Nonostante la prova filmata che i tempi di Tienanmen sono orami lontani, i media occidentali hanno continuato a fregarsene, finendo per raccontare con grande enfasi le fondamentali espulsioni dei suddetti manifestanti occidentali ai margini della cerimonia di apertura.

Non avendo altro da decantare, hanno fatto il “botto” dando credito alla notizia di un massacro inesistente in Tibet.

Una falsa notizia che però ha attivato una reazione a catena anche di alcuni atleti Italiani, che credendola veritiera, hanno ritenuto doveroso regalare i propri attrezzi sportivi, tanto si sentivano colpiti di questo ulteriore prova della “cattiveria” cinese.

Questa guerra mediatica preordinata, ha avuto il merito di continuare ad alimentare comunque il dubbio che di nascosto, la Cina stesse “pulendo” le strade del Tibet, all’insaputa delle stesse organizzazioni Tibetane evidenziando il lato oscuro della Cina!

E per non farsi mancare nulla, sono state mostrate immagini di azioni della Polizia in Napal, facendo credere che fossero l’ennesimo atto di “tracotanza” della Polizia Cinese sui disarmati Tibetani.

Ma pur essendo in Cina, i giornalisti occidentali si sono ben guardati a chiedere seriamente cosa i cinesi pensassero realmente. Quando lo hanno fatto, finivano con il commentare le risposte o i silenzi, come se fossero sempre prestampati da chissà quale funzionario di partito.

Altro esempio che dimostra lo scollamento esistente, nessuno ha evidenziato come nelle scuole le lezioni e i programmi sono, tutto e per tutto, uguali a quelle che si hanno in ogni parte del mondo e che oltretutto la curiosità delle nuove generazioni è incredibile per tutto quello che li circonda, per i fatti e le mode del mondo.

Che tristezza!

E ora dopo tutto ciò, cosa vogliamo fare? Continuare ad ergerci a giudici, oppure essere partner attivi di questa meravigliosa, unica esperienza che sta cambiando il mondo per sempre e rimarrà nella storia dell’umanità?

Beh questo i media occidentali non lo hanno chiesto ai propri lettori!

Per il momento, “sintonizzatevi” la settimana prossima per le Para-Olimpiadi, ne varrà la pena. Anche questo è un lato “oscuro” della Cina moderna!

domenica 24 agosto 2008

PIL Olimpico


In questi 17 giorni, tutto il mondo legge ansiosamente il medagliere, una sorta di “PIL” Olimpico.

Questo confronto tra nazioni, dove chi vince può salire in questa specialissima classifica, riesce ad alimentare, almeno una volta ogni 4 anni, anche sogni inconfessabili.

Per cui, ogni oro Cinese rappresenta un ulteriore punto per continuare a primeggiare sull’“avversario” Americano, sportivamente parlando, fatto che inorgoglisce ogni cinese nel profondo.

Capita così che i cinesi in questi giorni, aprendo il giornale, siano andati a vedere prima il numero degli ori conquistati e solo dopo, come fosse andata la borsa di Shanghai.

Per contro gli Americani, di fronte all’autentica debacle di questi giochi olimpici, hanno risposto con l’astuzia, stilando una classifica diversa che tiene invece conto del numero totale di medaglie vinte, contribuendo così a sostenere il “morale” dei propri connazionali!

Seguendo infatti questo metodo, lo scenario cambia radicalmente e consente agli Americani di mantenere, anche se di poco, la testa alla classifica di questo specialissimo “PIL”, dove i sogni di molti altri paesi possano diventare realtà.

Per cui è possibile che la Corea del Sud e l’Australia siano membri del G8 sportivo, che vede invece escluse la Francia, il Canada e l’Italia, mentre la Giamaica, posizionandosi al 13 posto, finisce a ridosso di tutte le principali potenze del mondo, potendo così per una volta sognare, trascinata dal proprio nuovo eroe nazionale.

Ma in questo solo apparente gioco, il “PIL” Olimpico fa emergere in maniera evidente alcune dinamiche ancora non evidenziatesi in quello finanziario.

Parlando infatti di Bolt, i commentatori hanno giustamente affermato che questo successo, per quanto predisposto su base genetica e favorito attraverso una selezione razziale, effettuata a suo tempo dai padroni bianchi, è stato possibile perché il livello di vita in Giamaica è ora nettamente migliorato, consentendo una praticabilità dello sport di livello occidentale.

Coerentemente, anche gli insuccessi di molti paesi Africani in alcune specialità, dove geneticamente appaiono superiori, sono da collegare al fatto che non riescono ad esprimersi come potrebbero, per i problemi interni, la povertà e l’instabilità sociale che rendono difficile allenarsi a dovere e quindi poter eccellere a livello mondiale.

Ma eccellere nel PIL Olimpico aiuta a ricevere anche i migliori premi?

Sembra di si, visto che la Cina, prima classificata nel “PIL” Olimpico, dove gli atleti fino a poco tempo fa ricevevano solo una “pacca” sulla spalla, ora riceveranno 180.000 Euro, un compenso superiore a quello destinato agli atleti italiani al 9° posto (140.000 Euro) .

Interessante è osservare però come verranno elargiti i rispettivi primi.

Nel caso degli Italiani, totalmente pagati dal CONI (il governo), mentre per quanto riguarda i cinesi riceveranno 100.000 Euro da uno degli sponsor (una birra cinese), 54.000 dalla fondazione Kok Ying Tung, mentre il governo cinese contribuirà “solo” con 25.000 Euro.

La Russia, terzo nel “PIL” Olimpico, segue l’Italia nei compensi, con solo 100.000 Euro per ogni medaglia d’oro.

Un interessante segno dei tempi è però rappresentato dall’Iran, che ha tentato di dare la “giusta motivazione” ai propri atleti, offrendo 80.000 Euro per ogni oro, molto di più dei Francesi ( 50.000 Euro), Giapponesi ( 18.000 Euro), Australia ( 11.765 Euro) e soprattutto gli “odiati” Americani (16.778 Euro).

Quindi alla faccia di De Cubertain, molte nazione hanno investito ingenti somme di denaro per cercare di veder crescere la posizione dei rispettivi paesi nel “PIL” Olimpico, considerato un’importante momento promozionale a livello mondiale.

Ne sa qualcosa proprio la Giamaica, fino ad ora conosciuta solo per il mitico Bob Marley, isole che siamo sicuri, saranno la prossima ambita meta per tantissimi turisti, alla ricerca anche della “fonte magica”, che ha reso possibile questa incredibile “impennata” nel “PIL” Olimpico.

sabato 23 agosto 2008

“Sproloquio” Olimpico

Si parla tanto di “spirito Olimpico”, valore simbolico che travalica tutto e tutti, il “sogno” di una società in serenità e di pace tra le nazioni.

Alcuni “puristi” contestano che invece le Olimpiadi siano solo una “guerra simulata” che valorizzi i diversi nazionalismi in maniera inaccettabile, oltre che essere sottoposta agli interessi degli sponsor.
Curioso che entrambi i punti di vista possono convivere nella “formula” che De Coubertain inventò per le Olimpiadi moderne, proprio per consentire che lo sport potesse aiutare la nascita e lo sviluppo di un comune spirito mondiale condiviso di pace, tra le diverse nazioni del pianeta.

Quindi comunque la pensiamo, ben venga che tutti gli atleti si sentano accomunati da questo spirito e che lasciando da parte le proprie differenze, possano essere tutti uguali di fronte ai risultati olimpici.

In particolare, commoventi saranno le prossime Paraolimpiadi che in Cina hanno un seguito analogo a quelle normali e che invece saranno sicuramente “snobbate” in occidente, perché poco telegeniche, pur essendo il momento dove l’uomo supera veramente i propri limiti fisici, le sventure e la sfortuna, potendosi sentire ancora una volta veramente vivo, per se e per la sua nazione.

Un messaggio di speranza che andrebbe al contrario sottolineato, evidenziato, pubblicizzato.

“Stonano” quindi alcune delle lettere pubblicate su alcuni giornali nazionali italiani di lettori che si lamentano per essere state trasmesse troppe cronache di Badminton, Beach Volley o Nuoto Sincronizzato, sports minori considerati più da spiaggia che Sport Olimpici.

Inaccettabile è anche il “cavernicolo” commento sul Blog di Grillo, che non volendo vedere oltre il proprio naso, perde di vista quello che accade nel mondo, finendo per “offendere” uno sport incredibilmente diffuso in tutta l’Asia, come il Badminton, con un seguito superiore a molti sport occidentali (miliardi di persone!).

Questi “benpensanti”, invece di lamentarsi, ci spieghino quali siano le caratteristiche per considerare uno sport superiore o minore e quando possono essere o meno mostrati al mondo, senza vergognarsene.

Comunque le Olimpiadi, lo sport e gli atleti non possono sostituirsi alla politica e ai politici nella gestione delle problematiche tra le nazioni e caricarsi di responsabilità che non possono avere.

Ma visto che le Olimpiadi furono sospese durante il secondo conflitto mondiale e boicottate durante la guerra fredda, come le Api che spariscono da un luogo inquinato, i Giochi Olimpici sono una preziosissima “cartina di tornasole” del livello di “pace” a livello mondiale.

Quindi che le Olimpiadi si stiano svolgendo senza particolari incidenti in Cina e che ancora ci si commuova nell’alza bandiera di ciascuna nazione, sono ottimi segni che continuano ad alimentare la speranza, il sogno e l’auspicio, che si possa lasciare la porta aperta al rispetto reciproco.

A questo punto ben vengano i Bolt che dopo i dolori e lo schiavismo del passato (tutto occidentale), ora paradossalmente possa correre come mai a memoria d’uomo, verso una rivalsa personale e perché no, nazionale.


Il resto sono solo “sproloqui” stonati, così come il grottesco richiamo del numero uno del CIO alle esuberanti manifestazioni di gioia di Bolt dopo aver “doppiato” i propri avversari.

Un gesto di felicità, di freschezza, di serenità e perché no, di rivalsa sul proprio passato, vestito orgogliosamente nella propria bandiera nazionale, uomo simbolo di queste Olimpiadi, qualcosa che vorremmo vedere tutti i giorni.

E se ora i cinesi compreranno le sue “scarpe del vento”, non quelle dello sponsor Olimpico, poco importa. Anche gli sponsor competono con i loro soldi e “rischiano” di mancare il podio, potendosi comunque sentire orgogliosamente parte attiva della crescita economica, oggi della Cina e domani della Gran Bretagna, prossima tappa del Circus Olimpico.

Viva le Olimpiadi e le Para-Olimpiadi!

venerdì 22 agosto 2008

Dalai Lama un Gandhi mancato.

Proprio il Dalai Lama non lo capisco.

Prima si prodiga a fare di tutto affinché l’opinione pubblica mondiale veda nei Cinesi le “bestie di satana” da colpire, poi in prossimità delle Olimpiadi, invita tutti a far si che nulla possa turbarle.

Ora, in questi giorni nella sua visita in Francia, davanti a migliaia di francesi e sui media internazionali, accusa i Cinesi di torturare, fino alla morte, un eufemismo per dire ammazzano i Tibetani, finendo con lo scoop della notizia delle uccisioni di massa il 18 agosto.

Premesso che le sue ultime affermazioni sono tutte da verificare, visto che al momento non esistono prove a supporto di quanto detto dal Dalai Lama, questo agire, prima dell’incontro con la “Presidentessa” Carla Bruni, non può che preoccupare.

Le accuse di queste ore lanciate al governo cinese, alla faccia dell’incontro religioso che avrebbe dovuto essere in questi giorni in Francia, rappresentano una grave provocazione, la reiterata volontà di voler seminare “zizzania”, un comportamento che non aiuta ad una concreta ricomposizione della questione Tibetana.

Ma soprattutto è grave che dopo la crisi Georgiana, che sta rischiando di portare il mondo sul precipizio di una Guerra Fredda di antica memoria, il Dalai Lama, sembri voler mantenere al centro dell’attenzione mondiale la questione Tibetana, infischiandosene se poi questo possa creare ulteriori scontri, con chissà quali conseguenze, data la chiara posizione cinese sulla questione: il Tibet è parte integrante della Cina.

Oltretutto il suo comportamento non trova alcun supporto del cittadino medio cinese, visto che lo lascia non poco disorientato perchè si voglia fare tornare indietro la storia ai tempi passati, quando il Tibet era uno dei paesi più poveri al mondo, situazione ben diversa dalla quotidiana attualità.

Comunque sia, continuare a legare le questione del Tibet alla sola indipendenza territoriale, appare perdente in partenza.

Recente è la notizia del ritrovamento dell’audio originale del “Messaggio d’amore” di Gandhi.

Le due figure non possono non essere confrontate, perché entrambe predicano la “lotta non violenta”.

Solo che mentre il Gandhi ha sfidato la Gran Bretagna Imperiale, sul terreno di un confronto non violento, direttamente in India e non per “interposta persona”, il Dalai Lama, sta provandole proprio tutte per continuare a non affrontare la questione direttamente.

Gandhi può essere quindi un ottimo esempio anche per il Dalai Lama di queste ore, per l’intelligenza delle parole e dei messaggi mai frantesi che lanciò in momenti difficili come quelli di allora e per come fu in grado di andare oltre la causa stessa, trasformandola in un valore comune e positivo, evitando così di radicare ulteriormente odi e rancori tra le etnie e i popoli.

Di sicuro, quanto accaduto in queste ore non aiuta nessuno, occupando inutilmente le prime pagine dei quotidiani occidentali, contribuendo a continuare a creare un muro di incomprensione che difficilmente potrà consentire di fare alcun reale passo in avanti.

martedì 19 agosto 2008

Ho l’Olimpiade in testa.

Le Olimpiadi hanno scatenato nei cinesi varie reazioni e passioni.

Tipicamente in Cina le emozioni, anche quelle sportive, sono molto interiori, ben diversamente che da noi stile stadio, bandiere, urla o il modo con il quale ha dimostrato la propria gioia Montano che ha lasciato più di un cinese interdetto e sorpreso.

Ma Beijing 2008 è riuscita dove calcio, basket e gli altri sport avevano ancora fallito: infatti sta emergendo un modo molto originale per evitare, da un lato di andare contro le tradizioni e le regole del Bon-Ton cinese e dall’altra poter esprimere le proprie emozioni rispetto ai Giochi.

Quindi, lasciando da parte le bandiere, strettamente vietate all’interno degli stadi, le urla, severamente punite se eccessive e per superare qualunque barriera linguistica esistente in questo multilinguistico evento, i cinesi sono andati dal parrucchiere.

Così accade che, invece di chiedere il “solito taglio”; le mamme, evitando in questo modo di dover comprare costosi gadgets olimpici ai propri figli, hanno pensato di “cucire” loro addosso la passione olimpica, in maniera indiscutibile ed anche appariscente.
Le strade cinesi sono famose per l’omogeneità del colore dei capelli, geneticamente neri e dove, anticipando il futuro dell’umanità descritto dagli scienziati, il biondo è raro e il rosso è rarissimo.

Ma nelle città cinese sembra che qualcosa sia cambiato e ora si possono vedere incrociarsi “famiglie olimpiche” che mostrano con orgoglio il lavoro del proprio parrucchiere, ostentandolo in una gara parallela a quelle ufficiali, gare questa volta fatta dei colori dei cerchi e di ideogrammi olimpici impressi nella pettinatura, in bella vista.

Mentre qualcuno rimane sul classico, altri hanno pensato bene di avere un approccio “carnevalesco”, agghingandosi fuori dal comune, creando vere e proprie “maschere olimpiche”, quasi fossero nuovi personaggi della tradizionale Peking Opera, dove i caratteri e l’umore dei personaggi sono evidenziati proprio dai colori utilizzati sulla propria faccia.

Ben diversamente che da noi, ciò è oltretutto molto provocatorio, in un paese ed una società dove l’ordine formale è un fatto ancora serio e dove la pazzia, quella vera, viene ancora associata a come si ostenta il proprio corpo, uso che le maschere dell’Opera tradizionale ci hanno tramandato dai secoli di storia cinese.

Sarà quindi per questo che ora tanti cinesi usano i colori in maniera così appariscente, creando così una nuova moderna maschera dedicata alle Olimpiadi, con la quale sembrano voler catturare lo “spirito Olimpico”.
Chissà, in futuro potrebbe diventare essa stessa parte integrante di qualche storia che racconterà le gesta degli atleti e dei campioni di casa, “nell’evento dei secoli” che si sta vivendo in Cina e che sicuramente verrà tramandato di padre in figlio.

Quindi evviva le Olimpiadi, evviva i colori Olimpici, evviva le Maschere Olimpiche.

lunedì 18 agosto 2008

Una Olimpiade “quasi” perfetta


Doveva essere l’Olimpiadi del sorpasso degli Stati Uniti, per quanto riguarda il numero di medaglie vinte, già doppiati per quanto riguarda le medaglia d’oro e “testa a testa” per il numero complessivo

Ma la medaglia da “cappotto” che chiudeva i discorsi, la vera disfida tra Cina e Usa era però una sola: Liu Xiang.

Più dello stesso Yao Ming, che poco potrà fare per consentire alla squadra cinese di basket di battere il Dream Team americano, le speranze di tutta la Cina, nel loro “duello” con il gigante statunitense, erano riposte in questo magrolino, veloce, scattante, pulito campione.

Eroe delle Olimpiadi di Atene, Liu che in cinese significa “colui che plana”, era diventato l’icona della Cina di questi anni di successi economici, forse più dello stesso Yao, vista l’apparente normalità di questo ragazzo, che solo con il duro lavoro è riuscito a superare i propri limiti, entrando nell’olimpo di uno sport che biologicamente lo sfavoriva, essendo regno esclusivo dei campioni di pelle nera.

Una storia che ha accomunato centinaia di milioni di cinesi, sia nel momento dei trionfi e che nei momenti dei dolori di questi anni, fino al dramma di oggi.

Esemplari per capire cosa stia succedendo, sono le parole o meglio le lacrime del suo allenatore, una storia nella storia e sintesi della Cina che ha seguito quotidianamente tutti i suoi atleti, correndo, soffrendo con loro, in questa lunga preparazione.

Sun Hai Pin, il tecnico alla base del successo di Liu Xiang, che scelse anni fa di scommettere la propria vita su questo mingherlino che tutti pensavano tutt’altro che un potenziale campione, trasformandolo in una sorta di proprio figlio adottivo sul quale riversò tutta la sua passione e dedizione, energie in grado di trasformare l’anatroccolo in un cigno.

Ad Atene il successo arrivò in un momento molto difficile, tanto che nel periodo Olimpico, Sun Hai Pin avrebbe dovuto restare in Cina per farsi operare di polipi nel naso che lo facevano spesso sanguinare durante gli allenamenti.

Nonostante le pressioni dello stesso Liu a pensare alla sua salute, nulla al mondo avrebbe però potuto tenerlo lontano dal suo atleta, in un momento così importante che ripagò tanta fiducia e abnegazione, vincendo inaspettatamente il titolo olimpico eguagliando il record mondiale, consentendo così finalmente al suo allenatore di potersi operare.

Una storia da altri tempi, in un mondo di atleti bionici, preparati a tavolino è anche il libro scritto a mano da Sun Hai Pin, dove ha annotato scrupolosamente tutti i tempi che in allenamento quotidianamente Liu Xiang realizzava, una sorta di “album fotografico”, dai suoi esordi fino al record mondiale, la memoria dei successi sportivi arrivati dopo tanti fallimenti e sacrifici.

Bene, questa mattina c’è da essere certi che Sun Hai Pin avrebbe preferito dover fare un'altra operazione chirurgica, piuttosto che vedere il suo “figlio” zoppicare alla partenza della prima batteria.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di consentire al suo campione di correre le loro Olimpiadi, così che finalmente anche la vecchia mamma avrebbe potuto essere orgogliosa del troppo assente figlio, che non riusciva più a trovare il tempo per andarla a trovare come prima.

Sentimento condiviso da tutte le migliaia di cinesi presenti allo stadio, pronti a sacrificarsi pur di vedere ancora una volta correre il loro “figlio del vento”.

Ecco perché, quando Liu Xiang ha dovuto fare i conti con i propri limiti fisici, a partire dal suo allenatore, molti cinesi si sono ritrovati piangere lacrime sincere, perché si sono resi conto che tutti gli sforzi fatti si sono vanificati in pochi istanti, ma soprattutto aver compreso di non essere riusciti a portare sul tetto del mondo Liu, come sognato da anni.

C’è da star certi, che i 9 milioni di euro che l’assicurazione dell’atleta pagherà a causa dell’infortunio patito, poco potranno per ripagare la delusione di un atleta, un allenatore e di un paese, che perdono così l’occasione di una vita, che non tornerà più.

Le Olimpiadi continueranno per tutto il mondo, ma per la Cina si fermano oggi, un paese che aveva sognato da anni la propria “Olimpiadi perfetta”, che ora non potrà più essere, ferita nel “corpo” e nella mente come il suo “figlio” preferito.

venerdì 15 agosto 2008

Due nuove stelle in Cina

(di Wei Hong Yuan)

Tutti noi cinesi stiamo vivendo le nostre olimpiadi con grande trasporto e medaglia dopo medaglia stiamo scoprendo le storie personali dietro i successi dei nostri beniamini e campioni sportivi..

Ma ancora prima di essere arrivati al cuore sportivo di queste Olimpiadi, sono già nate due nuove stelle di prima grandezza, quella di Lin Miao Ke e Yang Pei Yi

Non uno dei nostri atleti, ma bensì le ragazzine di 9 e 7 anni che hanno cantato durante la cerimonia di apertura e che si sono conquistate il cuore del miliardo e oltre di cinesi davanti alla televisione.

La canzone cantata, magari a voi occidentali dice poco, ma “Canto di ode alla Madre Patria”, per noi cinesi rappresenta il momento dove il senso patriottico di ciascuno di noi trova la propria sintesi.

Questo spirito è stato “offerto” a tutto il mondo nella Cerimonia di Apertura, estendendo il significato stesso di una canzone che parla di terra, aria, mare, intendendo come tutti noi siamo figli di questa terra, elemento fondante la nostra cultura millenaria.

Ma perché Lin Miao Ke e Yan Pei Yi, a prescindere da chi cantasse ci hanno conquistato?

Prima di tutto l’essere diventate testimonial della integrazione tra le diverse etnie del paese e quindi portavoce comune che ha messo tutti d’accordo.

Tutti noi sappiamo che la Cina è fatta di tante Cine, una multi nazione fatta di tante etnie che giorno dopo giorno stanno imparando a convivere, per contribuire ad un migliore futuro del paese.

E’ così da sempre, fin dalle epoche imperiali, ben prima della vostra Roma e lo sarà anche in futuro, l’elemento che rende così unica la Cina agli occhi di qualsiasi altro straniero. Forse solo l’America ha beneficiato di tanta diversità fin dalle sue origini.

Queste ragazzine sono ora diventate una sorta di “simbolo” che, come una colomba, si sono fatte portatrice di questo messaggio di pace e fratellanza, prima di tutto per noi cinesi e poi al mondo intero.

Questo messaggio positivo ed allegro, fuori dagli schemi competitivi e di contrapposizione sportiva o politica che avevano caratterizzato i giorni precedenti l’apertura delle Olimpiadi, ha rappresentato in pieno quella Cina che vorremmo che tutto il mondo vedesse e rispettasse anche oltre il periodo Olimpico.

Ora tutto l’occidente sembra però solo concentrato nell’aver scoperto “l’uovo di Colombo”, gridando allo scandalo, un fatto invece normale nel mondo dello spettacolo, dove il Playback ha aiutato fior fiori di artisti, ad evitare figuracce nelle loro performances live.

Anche il cambiamento del testo originale della canzone, adeguato ai tempi, è un altro forte messaggio per tutto il mondo, qualcosa che simboleggia il cambiamento in atto in Cina, dove tutto, anche una canzone storica può essere modificata.

Ma fareste male a pensare che i riferimenti a Mao sono stati tolti semplicemente perché abbiamo voluto cancellare parte della nostra storia, semplicemente perché per noi cinesi Mao è il padre della patria, qualcosa di profondo in tutti noi, che unì il paese dopo i decenni di guerre fratricide e decine di milioni di morti.

Ma ora che con il futuro che arriva e con tutte le sue difficoltà ed incognite, sarebbe meglio affrontarlo senza continuare a rivangare un passato, del quale solo noi cinesi possiamo comprenderne a fondo il valore.

Lasciate quindi da parte i dettagli ( chi ha realmente cantato) e concentratevi sul contenuto ( le parole), il vero messaggio della Cerimonia di Apertura e della canzone: “Contribuiamo tutti assieme a costruire il mondo, senza pregiudizi o differenze, tutti assieme verso un comune futuro, in pace”.

mercoledì 13 agosto 2008

Putin Vincitore. Occidente alle corde

Quanto accaduto in questi giorni, visto in un laboratorio di Politica Internazionale, sembra essere un preciso monito per il futuro.

Andiamo con ordine. Dopo lo sfaldamento dell’URSS, ci fu il lento ma inesorabile ritiro dell’impero Russo all’interno dei confini dell’attuale Federazione.

Questa fase, con l’avvento di Putin, sembra essere terminata.

Ormai la Russia sta lavorando ed investendo, per ricominciare a marciare e riprendersi il ruolo perduto di superpotenza.

Due le leve a favore della Russia di Putin che le possono consentire di tornare al centro dello scenario Geopolitico mondiale: la prima sono gli armamenti e l’essere il primo produttore mondiale in un mercato dai grandi guadagni economici e relazionali.

La seconda sono le immense riserve di gas e petrolio che di fatto sono la principale fonte energetica dello “zoccolo duro” dei paesi costituenti la Nato e così fondamentali per chiunque in futuro (Cina compresa).

Ma decisivo è un altro elemento di cui occorre tenere conto.

La strapotenza militare Americana, consente di gestire solo due scenari di guerra in contemporanea e Afghanistan ed Iraq quindi saturano già le attuali potenzialità belliche Americane.

Questo aspetto è ben noto a tutte le altre potenze mondiali, che sanno come l’apertura di un terzo scenario di guerra per gli americani risulti impossibile, senza l’attivo supporto di un folto gruppo di alleati.

Ecco perché fondamentale è il ruolo d’Israele nel caso dell’Iran e quello della EU, nella recente crisi Georgiana.

Quindi le “pretese” di Putin, le sfide dell’Iran o chiunque altro, qua o là nel mondo, sanno di poter beneficiare del periodo di grande criticità dello “sceriffo del mondo”, impantanato come è attualmente, alla caccia del terrorismo mondiale.

Sun Zu, nel suo “Arte della Guerra”, quale regola aurea per vincere un conflitto, suggerisce che: “prima di muoversi, bisogna essere sicuro di aver già vinto”.

Da ciò appare evidente che Saakashvili non sia stato semplicemente uno sprovveduto, ma credendo di applicare alla lettera gli insegnamenti di Sun Zu, si è ritrovato, suo malgrado, a scoprire il Bluff dei suoi “nuovi alleati” occidentali.

Infatti, una volta attaccata la Ossezia del sud, ha dovuto fare i conti con la regole del “terzo scenario”, che ha autorizzato i Russi a muoversi con una determinazione mai vista, in virtù della impossibilità di una qualsiasi reazione da parte della Nato.

Il presidente Georgiano sta vedendo, con orrore, che i Russi sono entrati nel paese ma soprattutto ha compreso che ora spetta solo a loro decidere quanto affondare il proprio coltello, o meglio continuare a testare quanto sia vera la suddetta teoria del “terzo scenario”, tallone d’Achille Americano e del mondo occidentale.

A questo si è evidenziata l’ormai cronica debolezza dimostrata dagli occidentali, fatta di tante parole e qualche telefonata a Putin, sfociata nella farsesca proposta di escludere la Russia dal G8, ritenuta da qualche analista, un buon deterrente a fermare i Russi.

Questo è però quanto di più assurdo si possa immaginare, in un momento dove Russia, Cina, India e Brasile, sarebbero solo contenti di smantellare l’attuale G8, ritenuto, a ragione, obsoleto e specchio di un passato, totalmente scollato dallo stato attuale e futuro degli equilibri mondiali.

Bene, la lezione Caucasica dovrebbe essere presa sul serio, quale segno del futuro che avanza e dove le alleanze militari attuali poco possono per sostenere le necessità primarie dei paesi occidentali.

Cosa penseremo infatti di fare quando Putin, smessa la presunta amicizia con Berlusconi, staccasse il collegamento di Gas dal quale dipendono le nostre caldaie e fornelli?

Difficilmente potranno “arrivare i nostri”, come accaduto nel caso della Georgia, occorrerà quindi fare in modo che le ragioni alla base delle diverse rivendicazioni, vengano sminate, prima che sia troppo tardi.

Quindi evitando di fare gesti avventati, occorre che anche noi ci si ricordi dei suggerimenti millenari di Sun Zu e si valuti nella partita a scacchi in corso, le reali consistenze in gioco.

Allo stato attuale appare infatti evidente che troppi sono gli elementi a favore dei nostri potenziali “nemici”, troppi per non pensare che in futuro anche noi si possa fare la fine del povero Saakashvili Georgiano.

domenica 10 agosto 2008

Libertà d'Ignoranza!

La libertà di stampa è un diritto sacrosanto, ma un giornalista, un inviato e un corrispondente prima di tutto, dovrebbe ricordarsi che il suo è un servizio al servizio dei propri lettori e non uno spazio personale, dove poter dare sfogo alle proprie supponenze ed ignoranze (colui che ignora!)

Detto questo, oggi aprendo il Corriere della sera e leggendo le corrispondenze di Aldo Cazzullo, sulla cerimonia di apertura, non posso che sottolineare che nulla di più spregevole poteva essere scritto, in nome della “sventolata” Libertà di Stampa occidentale.

Un articolo penosamente offensivo, di parte, scritto evidentemente ben prima qualsiasi evento, qualsiasi emozione e contenente non una cronaca dei fatti ma solo il livore di uno “scorretto” professionista della carta stampata.

Che qualcosa non torni, è dimostrato dal fatto che addirittura sul proprio blog, il corrispondente ufficiale del Corriere della Sera, Fabio Cavalera, persona che conosco e che apprezzo, perché da 3 anni sta cercando di capire e non spara sentenze gratuite, si è “dissociato” dai propri colleghi, che hanno avuto però il merito di essersi conquistati colonne intere del primo quotidiano nazionale.

Se le stesse cose Cazzullo le avesse scritte sul proprio blog personale, beh nulla da obbiettare. Ma che il primo giornale nazionale apra con un “non articolo”, pieno di inesattezze e preconcetti, rilanciandole con un altro di spalla ancora peggiore, a firma della Rodotà, non può che amareggiare.

Diciamo che sarebbe stato più onesto rappresentare quanto accaduto, mostrando almeno diversi punti di vista tra loro contrapposti e non invece questa mono direzionalità di tutte le corrispondenze.

Ma soprattutto, dispiace la supponenza e l’ignoranza senza contraddittorio che i giornalisti si sono arrogati di voler far passare come fatti accaduti.

Dispiace la strumentalizzazione di questo spazio di cronaca, dove si fecero onore personaggi di ben altra levatura, quali il mitico Luigi Barzini e la sua esperienza con la mitica Itala, ancora oggi inarrivabili pezzi di storia, fotografati in parole.

Dispiace per la cattiveria espressa in ogni termine ed aggettivo, evidentemente accuratamente pesati e selezionati, il lato peggiore di una professione che dovrebbe essere gli occhi della gente e non il pensiero e l’anima di chi scrive.

Ha poi dell’incredibile l’articolo di spalla della Rodotà che quale “turista per caso”, cerca di far passere per vero l’alquanto inverosimile idea, che in uno spazio come quello di uno degli stadi più grandi al mondo, l’odore prevalente potesse essere quello dell’aglio.

L’abile uso delle parole, nasconde invece il senso di colonialistico disprezzo di chi, forse non contento di essere stata inviata da quelle parti (poteva anche starsene a casa), cerca così di sfogare la propria “rabbia”.

Entrambi gli articoli contengono parole ed osservazioni del tutto fuori luogo, che sciorinano il “rosario” degli ormai datati pregiudizi createsi proprio perché nel passato, troppi “disonesti” giornalisti, confidando sulla lontananza dei luoghi raccontati, hanno finito per essere presi come buoni.

Peccato per loro che i tempi siano cambiati e anche grazie alle nuove tecnologie, stavolta queste vergognose corrispondenze possano essere segnalate tra quelle cestinabili.

Delle inguardabili provocazioni di chi, nell’esercizio del diritto di dire quello che pensa, dovrebbe però avere un più alto senso della propria missione e non offendere gratuitamente i propri lettori, utilizzando nel peggiore dei modi la libertà di cui godiamo, un bene prezioso da preservare dalle ipocrite strumentalizzazioni.

sabato 9 agosto 2008

L’apertura: Emozioni a “tambur battente”.

(di Wei Hong Yuan)

Per chi ha vissuto quotidianamente in Cina le giornate preparatorie, la cerimonia di oggi ha rappresentato un punto d’arrivo atteso, auspicato da tempo.

Anche se vissuta da un altro continente, sotto il sole, situazione climatica ben diversa dall’afosa notte di Beijing, la cerimonia di oggi ha toccato nel profondo le “corde” della mia storia personale, un richiamo alle mie origini.

Impressionante ed emozionante lo scandire del conto alla rovescia dell’inizio, gli ultimi secondi di un countdown che in ogni strada cinese e programma televisivo, da più di 3 anni, regolava le nostre vite.

Impressionante, perché usando i tamburi, che nella nostra cultura tradizionale sono usati sia per allontanare, spaventare i nostri nemici, ma anche come segno di benvenuto per i nostri migliori ospiti, in quegli ultimi intensi secondi, tutto il mondo ha contato assieme a noi.

Peccato quindi, prima, durante e dopo, soprattutto alla Televisione Italiana, avere la netta sensazione che i commentatori sembrassero più nella trepidante attesa che qualcosa di clamoroso potesse “rovinare” la festa che oltre un miliardo di cinesi stavano aspettando e preparando da 7 anni.

Anzi, da più di cento anni! Si perché da padre in figlio, questo desiderio di ospitare le olimpiadi è stato sempre presente in tutti i cinesi.

Andando poi oltre al grande effetto scenico ed artistico che ha avuto per voi l’ultimo tedoforo, con la sua lunga corsa sul tetto dello stadio, per noi è stato il momento ha sintetizzato vite intere e dove lo sport e la vita reale si sono intrecciate, visto che Lin Ning oltre ad essere un super atleta che ha vinto 3 medaglie nel 1984, per noi è soprattutto il miliardario che, con il suo nome, ha aperto centinaia di negozi in tutta la Cina.

E’ il simbolo vivente, la dimostrazione che la Cina è già cambiata, ben diversa dalla Cina di mio nonno e di mio padre, il punto di partenza della Cina del futuro e la speranza per i miei figli.

La Cina non si è fatta e non si farà in un giorno, migliaia di anni di storia, ma soprattutto di invenzioni, lotte e dolori, sono dentro ciascuno di noi.

Nulla è comunque perfetto, tutto è migliorabile, vi si chiede solo di fare lo “sforzo” di provare, per un momento, a pensare a quanta strada sia già stata fatta e come solo 30 anni fa, un evento analogo fosse impossibile, irrealizzabile, un sogno appunto.

Comprendereste e prendereste più seriamente il motto “One World, One Dream”, che ho visto da queste parti fa sorridere molti di voi, ma che invece sintetizza bene le speranze e l’auspicio reale, concreto per il futuro di noi cinesi e di tutto il mondo.

Per comprenderlo a fondo dovrete però lasciare da parte qualunque allusione politica, lasciandovi trascinare dalle emozioni interiori che vanno oltre qualsiasi schematismo creabile a tavolino e che appartengono a ciascuno di noi, fin dalla notte dei tempi.

Qualcosa che ci unisce e così ben interpretato dal linguaggio universale dei tamburi di oggi che sono stati in grado di sincronizzare, almeno per un istante, tutti noi.

Buone Olimpiadi a tutti.

venerdì 8 agosto 2008

Le “Nostre” Olimpiadi

Cosa accade se un cinese, durante le proprie Olimpiadi viene in Italia e le segue attraverso i nostri media?

Bene nelle “Nostre Olimpiadi” accade proprio questo. A differenza della normale cronaca dei fatti dalla Cina, di uno dei tanti commentatori inviati da tutti i media occidentali, in questa sezione, saranno raccolte le emozioni vissute da una Cinese che ha scelto di vivere ben lontano da Beijing, come un italiano qualsiasi, il periodo Olimpico, probabilmente le giornate più importanti per il proprio paese.

Confrontare il punto di vista che i media occidentali offriranno sull’evento, visti però con gli occhi di una cinese in “trasferta”, può aiutare a capire tante cose, oltre ad aiutare a capirci, nella speranza condivisa, che le Olimpiadi siano un punto di partenza che unisca e non un un’alibi per dividere.

Ma “la Nostra Olimpiade” non sarà solo questo. In una sorta di “redazione 2.0”, gli amici e parenti cinesi di questa esploratrice cinese in occidente, potranno quotidianamente offrire in continua presa diretta, il loro punto di vista cinese, sui fatti più o meno importanti di queste giornate.

L’obiettivo è di andare “all’essenza dell’informazione”, vista dai diversi punti di vista che finiscono inevitabilmente per interpretarla, cercando di comprendere le profonde differenze che possano esistere tra le diverse culture, persone ed evidenziare un aspetto fondamentale necessario per capire la Cina: le differenze generazionali .

Molti commentatori cercano infatti di riassumere la Cina in poche parole.

Ma la Cina è fatta di tante Cina, di tante storie, epoche che convivono in tempo reale. Sarà quindi interessante vedere come le diverse generazioni cinesi vivono le proprie Olimpiadi, sia in patria che “osservandosi” dall’estero.

In particolare, in quella che chiameremo “Mr Zhou Moment”, verranno raccolti i punti di vista della generazione dei settantenni, una generazione che ha fatto la Repubblica Popolare, la Rivoluzione Culturale ed ora vive questo nuovo “balzo in avanti” con particolare emozione ed orgoglio, uno spaccato ancora “invisibile” nei dispacci dei moderni giornalisti occidentali, tutti affascinati dal “bene e dal male”, ma ancora lontani dall’essenza che li circonda: la storia millenaria di un popolo che già conosce, è ha già vissuto il succedersi del “bene e del male”, ritenuti però fatti naturali di una vita in continua trasformazione.

Ora iniziamo questo viaggio partendo da:

La nostra “Freddezza” Olimpica

Tra poco ci sarà la tanto attesa cerimonia di apertura dei giochi. 奥运会开幕式

La prima emozione che la nostra cinese in “trasferta” sente fortissima non appena arrivata in Italia, è la nostra sostanziale freddezza attorno ad un evento che in Cina è invece ovunque.

Nonostante tutti gli speciali televisivi, la sensazione che ne trae è l’assenza dello “Spirito Olimpico”, un contrasto stridente con una quotidianità cinese, che ruota da almeno 3 anni, a tutti i livelli, attorno alle Olimpiadi.

Ormai ogni cosa od azione fatta in Cina è “Olimpica”. Bevi, mangi, dormi, passeggi, ridi, scherzi, compri, vedi la televisione, giochi, vendi, viaggi, lavori, insomma qualsiasi cosa si colora di Olimpico.

Lo Spirito, ancora prima di entrare nel modernissimo Villaggio Olimpico, ha già coinvolto profondamente tutti i cinesi che si sentono Olimpici. Da questo senso profondo di un’emozione che vede coinvolti quotidianamente tutti i cinesi, il ritrovarsi soli nel “sentire” tutto ciò, disorienta non poco.

Da qua la freddezza provata, un sentimento, un’emozione, che travalica le azioni e gli atti, ma che prima di iniziare qualsiasi evento sportivo, sembra appartenere solo ai cinesi.

In una sorta di “notte prima degli esami”ora, con ansia ed apprensione, l’intera nazione attende il momento e l’istante per potersi “svelare” finalmente al mondo, condividendo con tutti gli altri popoli, un’emozione ormai incontenibile in tutti i cinesi.

La Cerimonia di apertura di oggi è il biglietto da visita ma prima di tutto un trasferimento emotivo ed emozionale di un intero popolo.

Ora sta a noi aprire le menti ed accettare il “passaggio” sul pianeta Cina che ci sarà offerto stasera.

Evitiamo quindi la freddezza fino ad ora dimostrata, lasciando da parte qualsiasi altra “valutazione”, apriamo gli occhi e la mente e anche se a distanza, cerchiamo di catturare lo “spirito” che i cinesi ci invieranno sotto forma di immagini e suoni, per poter rispondere onestamente alla domanda che il miliardo e 300 milioni di cinesi farà al mondo intero dopo la cerimonia: “ vi è piaciuta?”