A rischio l’EXPO USA a Shanghai!!
Secondo gli organizzatori cinesi dell’EXPO di Shanghai 2010, la crisi finanziaria che sta imperversando in tutto il mondo, colpirà moderatamente l’organizzazione di un evento che, costi alla mano, finirà per costare ai cinesi, il doppio di quanto non siano costati i recenti giochi olimpici di Beijing.
Infatti, i giochi olimpici sono costati 2,3 Miliardi di dollari, inclusi 1,9 Miliardi di dollari per la costruzione degli impianti sportivi, con un bilancio che avrebbe generato alla fine un utile di 16 milioni di dollari.
Ben diversa la situazione dell’EXPO 2010 di Shanghai che ha un preventivo di ben altra grandezza: 4.18 Miliardi di dollari.
Due terzi di questo “ciclopico” budget sono utilizzati per la ristrutturazione dei 5,28 chilometri quadri di spazi che saranno adibiti per la costruzione dei diversi padiglioni. Il restante terzo è quello che servirà per le attività giornaliere nel periodo maggio – ottobre 2010.
Ma se la Polonia ha annunciato tagli ai costi del proprio padiglione nell’ordine del 70% e gli organizzatori cinesi abbiano staccato un assegno di ben 100 Milioni di Dollari per supportare la partecipazione dei paesi in via di sviluppo, qualche preoccupazione sembra serpeggiare per uno dei grandi attesi dell’evento: gli USA.
Infatti ad oggi, non è ancora chiaro se gli USA parteciperanno o meno all’EXPO 2010 di Shanghai, in quanto fino ad ora solo rassicurazioni verbali sono arrivate dall’Amministrazione americana su una reale partecipazione.
Nulla di scritto e formalmente ufficiale.
Il problema che sta dietro questa “anomala situazione” è che gli USA, per legge, non possono in questo tipo di eventi, usare soldi pubblici e quindi per tutti gli investimenti previsti, nell’ordine dei 60 Milioni di dollari, questi devono essere totalmente privati.
Questa è la ragione per cui gli USA stanno tentennando nel confermare la propria partecipazione, tanto che il co-presidente del comitato per la costruzione del Padiglione USA, Franklin Lavin, il mese scorso, ha detto esplicitamente come “il successo dell’operazione di raccolta fondi è tutt’altro che garantito”.
Non è poi chiaro come l’amministrazione Obama potrà aiutare a sbloccare questa situazione d’empasse, un “pessimo” segnale, dopo le rassicurazioni fatte ieri sulla stabilità del sistema americano, soprattutto per quanto riguarda gli ingenti crediti cinesi, sui quali il Premier Wen Jiabao, venerdì in conferenza stampa, si era detto “un pelo preoccupato!”.
Ora esiste una data, quella del 15 aprile 2009, l’ultima chiamata per gli USA in un evento di questa importanza, la cui assenza rappresenterebbe uno strano gioco del “destino”, oltre che la prova che gli USA e il suo sistema d’imprese, sono tutt’altro che in linea di galleggiamento.