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venerdì 15 agosto 2008

Due nuove stelle in Cina

(di Wei Hong Yuan)

Tutti noi cinesi stiamo vivendo le nostre olimpiadi con grande trasporto e medaglia dopo medaglia stiamo scoprendo le storie personali dietro i successi dei nostri beniamini e campioni sportivi..

Ma ancora prima di essere arrivati al cuore sportivo di queste Olimpiadi, sono già nate due nuove stelle di prima grandezza, quella di Lin Miao Ke e Yang Pei Yi

Non uno dei nostri atleti, ma bensì le ragazzine di 9 e 7 anni che hanno cantato durante la cerimonia di apertura e che si sono conquistate il cuore del miliardo e oltre di cinesi davanti alla televisione.

La canzone cantata, magari a voi occidentali dice poco, ma “Canto di ode alla Madre Patria”, per noi cinesi rappresenta il momento dove il senso patriottico di ciascuno di noi trova la propria sintesi.

Questo spirito è stato “offerto” a tutto il mondo nella Cerimonia di Apertura, estendendo il significato stesso di una canzone che parla di terra, aria, mare, intendendo come tutti noi siamo figli di questa terra, elemento fondante la nostra cultura millenaria.

Ma perché Lin Miao Ke e Yan Pei Yi, a prescindere da chi cantasse ci hanno conquistato?

Prima di tutto l’essere diventate testimonial della integrazione tra le diverse etnie del paese e quindi portavoce comune che ha messo tutti d’accordo.

Tutti noi sappiamo che la Cina è fatta di tante Cine, una multi nazione fatta di tante etnie che giorno dopo giorno stanno imparando a convivere, per contribuire ad un migliore futuro del paese.

E’ così da sempre, fin dalle epoche imperiali, ben prima della vostra Roma e lo sarà anche in futuro, l’elemento che rende così unica la Cina agli occhi di qualsiasi altro straniero. Forse solo l’America ha beneficiato di tanta diversità fin dalle sue origini.

Queste ragazzine sono ora diventate una sorta di “simbolo” che, come una colomba, si sono fatte portatrice di questo messaggio di pace e fratellanza, prima di tutto per noi cinesi e poi al mondo intero.

Questo messaggio positivo ed allegro, fuori dagli schemi competitivi e di contrapposizione sportiva o politica che avevano caratterizzato i giorni precedenti l’apertura delle Olimpiadi, ha rappresentato in pieno quella Cina che vorremmo che tutto il mondo vedesse e rispettasse anche oltre il periodo Olimpico.

Ora tutto l’occidente sembra però solo concentrato nell’aver scoperto “l’uovo di Colombo”, gridando allo scandalo, un fatto invece normale nel mondo dello spettacolo, dove il Playback ha aiutato fior fiori di artisti, ad evitare figuracce nelle loro performances live.

Anche il cambiamento del testo originale della canzone, adeguato ai tempi, è un altro forte messaggio per tutto il mondo, qualcosa che simboleggia il cambiamento in atto in Cina, dove tutto, anche una canzone storica può essere modificata.

Ma fareste male a pensare che i riferimenti a Mao sono stati tolti semplicemente perché abbiamo voluto cancellare parte della nostra storia, semplicemente perché per noi cinesi Mao è il padre della patria, qualcosa di profondo in tutti noi, che unì il paese dopo i decenni di guerre fratricide e decine di milioni di morti.

Ma ora che con il futuro che arriva e con tutte le sue difficoltà ed incognite, sarebbe meglio affrontarlo senza continuare a rivangare un passato, del quale solo noi cinesi possiamo comprenderne a fondo il valore.

Lasciate quindi da parte i dettagli ( chi ha realmente cantato) e concentratevi sul contenuto ( le parole), il vero messaggio della Cerimonia di Apertura e della canzone: “Contribuiamo tutti assieme a costruire il mondo, senza pregiudizi o differenze, tutti assieme verso un comune futuro, in pace”.

domenica 10 agosto 2008

Libertà d'Ignoranza!

La libertà di stampa è un diritto sacrosanto, ma un giornalista, un inviato e un corrispondente prima di tutto, dovrebbe ricordarsi che il suo è un servizio al servizio dei propri lettori e non uno spazio personale, dove poter dare sfogo alle proprie supponenze ed ignoranze (colui che ignora!)

Detto questo, oggi aprendo il Corriere della sera e leggendo le corrispondenze di Aldo Cazzullo, sulla cerimonia di apertura, non posso che sottolineare che nulla di più spregevole poteva essere scritto, in nome della “sventolata” Libertà di Stampa occidentale.

Un articolo penosamente offensivo, di parte, scritto evidentemente ben prima qualsiasi evento, qualsiasi emozione e contenente non una cronaca dei fatti ma solo il livore di uno “scorretto” professionista della carta stampata.

Che qualcosa non torni, è dimostrato dal fatto che addirittura sul proprio blog, il corrispondente ufficiale del Corriere della Sera, Fabio Cavalera, persona che conosco e che apprezzo, perché da 3 anni sta cercando di capire e non spara sentenze gratuite, si è “dissociato” dai propri colleghi, che hanno avuto però il merito di essersi conquistati colonne intere del primo quotidiano nazionale.

Se le stesse cose Cazzullo le avesse scritte sul proprio blog personale, beh nulla da obbiettare. Ma che il primo giornale nazionale apra con un “non articolo”, pieno di inesattezze e preconcetti, rilanciandole con un altro di spalla ancora peggiore, a firma della Rodotà, non può che amareggiare.

Diciamo che sarebbe stato più onesto rappresentare quanto accaduto, mostrando almeno diversi punti di vista tra loro contrapposti e non invece questa mono direzionalità di tutte le corrispondenze.

Ma soprattutto, dispiace la supponenza e l’ignoranza senza contraddittorio che i giornalisti si sono arrogati di voler far passare come fatti accaduti.

Dispiace la strumentalizzazione di questo spazio di cronaca, dove si fecero onore personaggi di ben altra levatura, quali il mitico Luigi Barzini e la sua esperienza con la mitica Itala, ancora oggi inarrivabili pezzi di storia, fotografati in parole.

Dispiace per la cattiveria espressa in ogni termine ed aggettivo, evidentemente accuratamente pesati e selezionati, il lato peggiore di una professione che dovrebbe essere gli occhi della gente e non il pensiero e l’anima di chi scrive.

Ha poi dell’incredibile l’articolo di spalla della Rodotà che quale “turista per caso”, cerca di far passere per vero l’alquanto inverosimile idea, che in uno spazio come quello di uno degli stadi più grandi al mondo, l’odore prevalente potesse essere quello dell’aglio.

L’abile uso delle parole, nasconde invece il senso di colonialistico disprezzo di chi, forse non contento di essere stata inviata da quelle parti (poteva anche starsene a casa), cerca così di sfogare la propria “rabbia”.

Entrambi gli articoli contengono parole ed osservazioni del tutto fuori luogo, che sciorinano il “rosario” degli ormai datati pregiudizi createsi proprio perché nel passato, troppi “disonesti” giornalisti, confidando sulla lontananza dei luoghi raccontati, hanno finito per essere presi come buoni.

Peccato per loro che i tempi siano cambiati e anche grazie alle nuove tecnologie, stavolta queste vergognose corrispondenze possano essere segnalate tra quelle cestinabili.

Delle inguardabili provocazioni di chi, nell’esercizio del diritto di dire quello che pensa, dovrebbe però avere un più alto senso della propria missione e non offendere gratuitamente i propri lettori, utilizzando nel peggiore dei modi la libertà di cui godiamo, un bene prezioso da preservare dalle ipocrite strumentalizzazioni.

sabato 9 agosto 2008

L’apertura: Emozioni a “tambur battente”.

(di Wei Hong Yuan)

Per chi ha vissuto quotidianamente in Cina le giornate preparatorie, la cerimonia di oggi ha rappresentato un punto d’arrivo atteso, auspicato da tempo.

Anche se vissuta da un altro continente, sotto il sole, situazione climatica ben diversa dall’afosa notte di Beijing, la cerimonia di oggi ha toccato nel profondo le “corde” della mia storia personale, un richiamo alle mie origini.

Impressionante ed emozionante lo scandire del conto alla rovescia dell’inizio, gli ultimi secondi di un countdown che in ogni strada cinese e programma televisivo, da più di 3 anni, regolava le nostre vite.

Impressionante, perché usando i tamburi, che nella nostra cultura tradizionale sono usati sia per allontanare, spaventare i nostri nemici, ma anche come segno di benvenuto per i nostri migliori ospiti, in quegli ultimi intensi secondi, tutto il mondo ha contato assieme a noi.

Peccato quindi, prima, durante e dopo, soprattutto alla Televisione Italiana, avere la netta sensazione che i commentatori sembrassero più nella trepidante attesa che qualcosa di clamoroso potesse “rovinare” la festa che oltre un miliardo di cinesi stavano aspettando e preparando da 7 anni.

Anzi, da più di cento anni! Si perché da padre in figlio, questo desiderio di ospitare le olimpiadi è stato sempre presente in tutti i cinesi.

Andando poi oltre al grande effetto scenico ed artistico che ha avuto per voi l’ultimo tedoforo, con la sua lunga corsa sul tetto dello stadio, per noi è stato il momento ha sintetizzato vite intere e dove lo sport e la vita reale si sono intrecciate, visto che Lin Ning oltre ad essere un super atleta che ha vinto 3 medaglie nel 1984, per noi è soprattutto il miliardario che, con il suo nome, ha aperto centinaia di negozi in tutta la Cina.

E’ il simbolo vivente, la dimostrazione che la Cina è già cambiata, ben diversa dalla Cina di mio nonno e di mio padre, il punto di partenza della Cina del futuro e la speranza per i miei figli.

La Cina non si è fatta e non si farà in un giorno, migliaia di anni di storia, ma soprattutto di invenzioni, lotte e dolori, sono dentro ciascuno di noi.

Nulla è comunque perfetto, tutto è migliorabile, vi si chiede solo di fare lo “sforzo” di provare, per un momento, a pensare a quanta strada sia già stata fatta e come solo 30 anni fa, un evento analogo fosse impossibile, irrealizzabile, un sogno appunto.

Comprendereste e prendereste più seriamente il motto “One World, One Dream”, che ho visto da queste parti fa sorridere molti di voi, ma che invece sintetizza bene le speranze e l’auspicio reale, concreto per il futuro di noi cinesi e di tutto il mondo.

Per comprenderlo a fondo dovrete però lasciare da parte qualunque allusione politica, lasciandovi trascinare dalle emozioni interiori che vanno oltre qualsiasi schematismo creabile a tavolino e che appartengono a ciascuno di noi, fin dalla notte dei tempi.

Qualcosa che ci unisce e così ben interpretato dal linguaggio universale dei tamburi di oggi che sono stati in grado di sincronizzare, almeno per un istante, tutti noi.

Buone Olimpiadi a tutti.

venerdì 8 agosto 2008

Le “Nostre” Olimpiadi

Cosa accade se un cinese, durante le proprie Olimpiadi viene in Italia e le segue attraverso i nostri media?

Bene nelle “Nostre Olimpiadi” accade proprio questo. A differenza della normale cronaca dei fatti dalla Cina, di uno dei tanti commentatori inviati da tutti i media occidentali, in questa sezione, saranno raccolte le emozioni vissute da una Cinese che ha scelto di vivere ben lontano da Beijing, come un italiano qualsiasi, il periodo Olimpico, probabilmente le giornate più importanti per il proprio paese.

Confrontare il punto di vista che i media occidentali offriranno sull’evento, visti però con gli occhi di una cinese in “trasferta”, può aiutare a capire tante cose, oltre ad aiutare a capirci, nella speranza condivisa, che le Olimpiadi siano un punto di partenza che unisca e non un un’alibi per dividere.

Ma “la Nostra Olimpiade” non sarà solo questo. In una sorta di “redazione 2.0”, gli amici e parenti cinesi di questa esploratrice cinese in occidente, potranno quotidianamente offrire in continua presa diretta, il loro punto di vista cinese, sui fatti più o meno importanti di queste giornate.

L’obiettivo è di andare “all’essenza dell’informazione”, vista dai diversi punti di vista che finiscono inevitabilmente per interpretarla, cercando di comprendere le profonde differenze che possano esistere tra le diverse culture, persone ed evidenziare un aspetto fondamentale necessario per capire la Cina: le differenze generazionali .

Molti commentatori cercano infatti di riassumere la Cina in poche parole.

Ma la Cina è fatta di tante Cina, di tante storie, epoche che convivono in tempo reale. Sarà quindi interessante vedere come le diverse generazioni cinesi vivono le proprie Olimpiadi, sia in patria che “osservandosi” dall’estero.

In particolare, in quella che chiameremo “Mr Zhou Moment”, verranno raccolti i punti di vista della generazione dei settantenni, una generazione che ha fatto la Repubblica Popolare, la Rivoluzione Culturale ed ora vive questo nuovo “balzo in avanti” con particolare emozione ed orgoglio, uno spaccato ancora “invisibile” nei dispacci dei moderni giornalisti occidentali, tutti affascinati dal “bene e dal male”, ma ancora lontani dall’essenza che li circonda: la storia millenaria di un popolo che già conosce, è ha già vissuto il succedersi del “bene e del male”, ritenuti però fatti naturali di una vita in continua trasformazione.

Ora iniziamo questo viaggio partendo da:

La nostra “Freddezza” Olimpica

Tra poco ci sarà la tanto attesa cerimonia di apertura dei giochi. 奥运会开幕式

La prima emozione che la nostra cinese in “trasferta” sente fortissima non appena arrivata in Italia, è la nostra sostanziale freddezza attorno ad un evento che in Cina è invece ovunque.

Nonostante tutti gli speciali televisivi, la sensazione che ne trae è l’assenza dello “Spirito Olimpico”, un contrasto stridente con una quotidianità cinese, che ruota da almeno 3 anni, a tutti i livelli, attorno alle Olimpiadi.

Ormai ogni cosa od azione fatta in Cina è “Olimpica”. Bevi, mangi, dormi, passeggi, ridi, scherzi, compri, vedi la televisione, giochi, vendi, viaggi, lavori, insomma qualsiasi cosa si colora di Olimpico.

Lo Spirito, ancora prima di entrare nel modernissimo Villaggio Olimpico, ha già coinvolto profondamente tutti i cinesi che si sentono Olimpici. Da questo senso profondo di un’emozione che vede coinvolti quotidianamente tutti i cinesi, il ritrovarsi soli nel “sentire” tutto ciò, disorienta non poco.

Da qua la freddezza provata, un sentimento, un’emozione, che travalica le azioni e gli atti, ma che prima di iniziare qualsiasi evento sportivo, sembra appartenere solo ai cinesi.

In una sorta di “notte prima degli esami”ora, con ansia ed apprensione, l’intera nazione attende il momento e l’istante per potersi “svelare” finalmente al mondo, condividendo con tutti gli altri popoli, un’emozione ormai incontenibile in tutti i cinesi.

La Cerimonia di apertura di oggi è il biglietto da visita ma prima di tutto un trasferimento emotivo ed emozionale di un intero popolo.

Ora sta a noi aprire le menti ed accettare il “passaggio” sul pianeta Cina che ci sarà offerto stasera.

Evitiamo quindi la freddezza fino ad ora dimostrata, lasciando da parte qualsiasi altra “valutazione”, apriamo gli occhi e la mente e anche se a distanza, cerchiamo di catturare lo “spirito” che i cinesi ci invieranno sotto forma di immagini e suoni, per poter rispondere onestamente alla domanda che il miliardo e 300 milioni di cinesi farà al mondo intero dopo la cerimonia: “ vi è piaciuta?”