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mercoledì 29 aprile 2009
Nella storia, lo sport e la musica, sono state molte volte capaci di arrivare a risultati inaspettati, dove invece la diplomazia aveva spesso fallito.
Il concerto di domani, offerto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano a Papa Benedetto XVI e che si terrà a Roma nella sala Nervi alle ore 17,15, sembra essere uno di questi momenti.
Oltre a rappresentare una occasione d’incontro tra le Istituzioni Italiane e Vaticane dopo il caso Eluana, sarà caratterizzato anche da un altro aspetto: a dirigere l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, sarà la Direttrice d’Orchestra Cinese Xian Zhang.
Un debutto di grande importanza per il nuovo Direttore Musicale dell’Orchestra Verdi, carico di significato, che fresca di nomina, si troverà domani “catapultata” in questo importantissima evento.
Nata a Dandong, 36 anni, sposata e recentemente divenuta madre, Xian Zhang, con la propria musica, sembra essere anche una incoraggiante portatrice di un messaggio positivo, che si spera, sia il preludio per sempre migliori relazioni tra Santa Sede e Cina.
Direttrice di grande spessore e di grande esperienza, nonostante la giovane età, dopo le sue brillanti recenti esperienze alla Filarmonica di New York e all’Orchestra Sinfonica di Chicago, si è fatta anche molto apprezzare in tutta Europa per la qualità delle sue esecuzioni.
Nonostante tutto ciò, Xian Zhang non esista a sottolineare come “senta” molto l’evento di domani, anche perché il suo “insigne spettatore” è anch’esso un fine musicista, “elemento di cui ho tenuto conto nella stesura del programma del concerto”.
E la Verdi, diretta dalla “effervescente” bacchetta della Xian Zhang, eseguirà domani un programma articolato, tra cui Haydn (Sinfonia n. 95 in Do minore), Mozart (Sinfonia n. 35 in Re maggiore K. 385 e Ave verum Corpus K 618), Vivaldi (Magnificat in Sol minore RV 611).
All’evento, che sarà trasmesso in diretta televisiva da RaiTre e da Radio Vaticana, parteciperanno le più importanti autorità Vaticane, esponenti del mondo politico ed Istituzionale, della finanza, della cultura e della società Italiane
Comunque sia, tutti gli occhi domani saranno puntati proprio su Xian Zhang e la sua Orchestra, che la stessa Zhang si augura di trasformare in una delle 20 Orchestre più importanti al mondo.
“Dalla Cina” ha affermato la Zhang, “in molti mi hanno chiamato, dicendosi orgogliosi che una donna cinese dirigesse un concerto per il Papa”.
E noi dalla Cina, non possiamo che farle un “in bocca al lupo”, per questo importante concerto e per tutto quello che potrà fare per ridare smalto alla Verdi e lo spazio che merita, nel contesto musicale internazionale.
venerdì 27 luglio 2007
Vaticano: Le ragioni della CINA
(From China Daily) 2007-07-26 06:49
The Vatican must sever "diplomatic relations" with Taiwan and stop interfering in China's internal affairs if it wants to normalize ties with Beijing, a leading Chinese Catholic leader said yesterday.
The Vatican is the only government in Europe to recognize Taiwan and wants Beijing to grant the Pope supreme authority to appoint bishops on the mainland.
China sees the Vatican's stance as interference in the country's internal affairs, Liu Bainian, vice-president of the Chinese Catholic Patriotic Association (CCPA), said.
His remarks were in response to a report in the Italian daily, La Repubblica, on Tuesday that quoted him as saying he "strongly hopes to be able to see the Pope one day in Beijing to celebrate Mass for us Chinese".
The report has been widely cited by international news agencies, but Liu said it had ignored the preconditions he had set.
"What I meant was I hoped the Pope could visit China and celebrate Mass but only after normalization of diplomatic ties," Liu told China Daily.
"If the two issues can be resolved properly, the two sides will have favorable conditions to improve ties."
"If the two issues can be resolved properly, the two sides will have favorable conditions to improve ties."
Liu's remarks came on the sidelines of a Catholic assembly in Beijing yesterday that was held to celebrate the 50th anniversary of CCPA.
The Chinese Catholic society has vowed to adhere to independent selection and ordination of bishops and management of its churches.
Liu Bainian"Without independence, the Chinese Catholic society would not have been reborn," he said.
The Chinese Catholic society is independent from the Vatican only in politics and economic policies. But in religious belief, Chinese Catholicism is the same as Catholicism elsewhere in the world, he said.
The Chinese Catholic society is independent from the Vatican only in politics and economic policies. But in religious belief, Chinese Catholicism is the same as Catholicism elsewhere in the world, he said.
China today has about 5 million Catholics compared to 2.7 million in 1958, according to official figures.
More than 200 Catholic representatives, heads of other religions and government officials attended yesterday's meeting.
More than 200 Catholic representatives, heads of other religions and government officials attended yesterday's meeting.
Ji Jianhong, chairman of the Three-Self Patriotic Movement Committee of the Protestant Churches of China, said: "Patriotism and religious belief are consistent in the Bible. Independence in religious operation has been a part of national sovereignty and the core of patriotism and religious belief."
Post Relativi: "Vogliamo vedere il Papa a Pechino" / "Libertà Religiosa e Politica Cristiana"
mercoledì 25 luglio 2007
"Vogliamo vedere il Papa a Pechino"

"...È il più potente esponente dell´altra Chiesa, quella obbediente al governo e protagonista dello "scisma cinese" dopo la rivoluzione comunista. Liu è considerato il nemico numero uno del Vaticano. È odiato dai cattolici cinesi che vivono nell´ombra rischiando il carcere o la "rieducazione". Ma oggi è anche un uomo-cerniera da cui passano le speranze di riallacciare i rapporti tra il Vaticano e Pechino, interrotti dal 1951."
"...Liu non ha il rango di vescovo, è un cattolico che non ha mai ricevuto l´ordinazione. E tuttavia come capo dell´Associazione patriottica è un´autorità superiore a tutti i vescovi della Chiesa ufficiale, è una sorta di presidente laico della conferenza episcopale. Consiglia il governo di Pechino sulla politica verso i fedeli e verso il Vaticano."
"... Dopo l´espulsione dei missionari stranieri nel 1951 cominciai a vedere le cose in una luce diversa. Il Vaticano aveva benedetto le potenze coloniali, non aveva obiettato quando i tedeschi occuparono Qingdao, poi diede il benvenuto ai giapponesi e infine agli americani. Solo quando vinse l´armata partigiana cinese, la Chiesa ci disse che dovevamo odiarli». Per Liu quella pagina di storia rimane fondamentale per capire quel che è accaduto dopo."
"«Quello che forse non è chiaro a tutti gli italiani, è che noi seguiamo esattamente la stessa religione della Chiesa di Roma, siamo indipendenti solo dal punto di vista politico e per il reperimento delle nostre risorse economiche. Quando la stampa occidentale ricorda che nel 1951 la Cina ha rotto le relazioni col Vaticano, dimentica di aggiungere questo aspetto essenziale: noi abbiamo sempre continuato a dire che riconosciamo l´autorità unica del papa in materia di religione. Non c´è l´ombra di una controversia teologica, non abbiamo nulla in comune con i protestanti»."
"...La Santa Sede è l´unica rappresentante di Gesù in terra e come cattolici dobbiamo seguirla. Ciò che noi dobbiamo affermare è la nostra indipendenza politica ed economica, altrimenti resteremo una chiesa coloniale»."
"... Durante la Rivoluzione culturale, dal 1966 al 1976, anche la Chiesa filo-governativa finì vittima di persecuzioni di massa, come tutte le fedi religiose. «Per il cattolicesimo - dice Liu - fu un disastro, e del resto lo fu per lo stesso partito comunista perché molti suoi membri furono bersagliati dalle violenze. Io venni mandato a lavorare in fabbrica, poi in un campo di rieducazione forzata. Ma avevamo la fede, eravamo convinti che i credenti avrebbero un giorno ritrovato la serenità in Cina». Con la morte di Mao e l´avvento di Deng Xiaoping, ha inizio l´era delle liberalizzazioni, compresa una graduale tolleranza verso i culti religiosi."
"...«Nel 1949 i cattolici cinesi erano due milioni e mezzo, oggi sono cinque. Nel 1979 la Cina aveva 1.100 preti, la stragrande maggioranza vecchi e malati, oggi ne ha 1.800 e la loro età media è 30 anni. La Rivoluzione culturale aveva distrutto 3.600 chiese, le abbiamo tutte restaurate. In passato i preti non potevano viaggiare all´estero, oggi li mandiamo regolarmente a studiare negli Stati Uniti, in Francia, in Belgio, in Corea del Sud. Abbiamo aperto seminari dove invitiamo come insegnanti sacerdoti italiani, spagnoli, irlandesi. Quando qualche nostro sacerdote ha avuto la tentazione di sposarsi, lo abbiamo espulso: come vede non ci siamo mai discostati dalla linea della Santa Sede. Però applichiamo il detto di Gesù: date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio."
"... «C´è una grossa differenza positiva - dice - tra la lettera che il papa ci ha inviato il 30 giugno e le posizioni precedenti. È scomparsa ogni opposizione al socialismo. Non veniamo più accusati di scisma. È la prima volta che dal papa i cinesi sentono che è possibile essere cattolici ed amare il proprio paese»."
"... «La Repubblica popolare non può accettare che la religione sia usata per interferire negli affari interni. Pechino non accetterà che si ripeta quel che la Chiesa fece in Polonia» (cioè l´appoggio al sindacato Solidarnosc che accelerò la fine del comunismo, ndr). Sulla nomina dei vescovi - se spetti a Pechino, o a Roma, o se sia possibile trovare una formula di co-decisione - Liu si dice convinto che «il problema si può risolvere, si risolverà, e spero anche presto»."
"... «Sono stato due volte nella Città Santa, la prima nel 1991, la seconda nel 1994 ed ebbi la grazia di poter vedere Giovanni Paolo II, rimasi commosso e ammirato."
"... Ma quando mi alzavo la mattina presto per andare a messa restavo sgomento: le parrocchie romane erano semivuote. Ricordo che entrai in una chiesa dove c´erano sette fedeli, in un´altra quattro, in una ero il solo ad assistere alla Santa Messa. Mi veniva da piangere, di tristezza e di umiliazione. L´Italia è la patria del cattolicesimo ma è in Cina che le chiese sono piene»."
Testo integrale su Korazym
Pubblicato da
Alberto Fattori
alle
09:50
Contesti: Associazione Patriottica dei Cattolici, Cina, Liu Bainian, Papa, Vaticano
mercoledì 18 luglio 2007
Libertà religiosa e Politica Cristiana (2)
Che la proposta fatta recentemente (leggi), di "una Chiesa ma di due sistemi", possa realmente essere l'unica strada percorribile per una concreta conciliazione tra Vaticano e Governo Cinese, lo si può ritrovare nelle modalità della recente nomina del nuovo vescovo di Beijing, come riassunte dal quotidiano korazym (leggi) e dalla Reuters (leggi)
giovedì 5 luglio 2007
Libertà religiosa e politica cristiana.
(Pubblicato su Affari Italiani il 5 Luglio 2007)
Ieri sera a Roma, Magdi Allam ha lanciato una manifestazione sul tema “Salviamo i Cristiani”.
In particolare Berlusconi, presente alla manifestazione, ha sottolineato che quando era al governo, l’azione di “pressione” sulla Cina sul tema, fu fatta su input della stessa Santa Sede.
L’impressione che se ne trae dalla Cina è che ieri, i promotori e i partecipanti alla manifestazione, abbiano fatto un pò di confusione tra “persecuzione religiosa”, quella vera e la situazione cinese.
In Cina i cristiani, in quanto tali, non sono perseguitati proprio da nessuno.
E’ la Chiesa Cattolica che non viene riconosciuta.
A prima vista, sembra essere la stessa cosa, se vista con i principi e le basi stesse della nostra fede. Ma se riflettiamo un attimo con gli occhi e soprattutto la mente cinese, si capisce che fa invece una bella differenza.
I Cinesi e il governo cinese sono Laici, nel senso profondo del termine.
Non hanno quindi nulla contro le diverse e sono molte, religioni attive in Cina.
Il vero problema, lo stesso per quanto riguarda il Tibet e il suo Dalai Lama, lo hanno con quelle organizzazioni umane, la Chiesa appunto, che richiamandosi, ispirandosi ai valori religiosi, organizzano strutture e gerarchie che i cinesi percepiscono come strutture politiche terrene.
Per capirci: per i cinesi la Chiesa non è altro che uno Stato con un proprio sovrano al comando, il Papa.
Occorre sottolineare che i cinesi, per quanto riguarda la politica estera, cercano da sempre di non ingerire negli affari interni degli altri stati sovrani. Nel contempo, sistematicamente, non gradiscono che altri stati possono condizionare in qualche modo gli affari interni cinesi.
La Chiesa, con la propria struttura piramidale che fa riferimento esplicito ad un capo di stato esterno, dai governanti cinesi è quindi percepita come un elemento potenzialmente destabilizzante gli equilibri interni cinesi, quando ad esempio, nella procedura di incarico di un vescovo, oggetto del contendere, di fatto “giura” fedeltà al Papa.
I cinesi quindi non perseguono i contenuti religiosi dei cristiani e il suo praticarsi, tanto che sponsorizzano una rete di chiese cristiane i cui vescovi sono “fedeli” al governo cinese, ma chi, usando i contenuti religiosi, intenda introdurre un primato terreno assoluto, diverso dal governo centrale cinese: quello del Papa.
Quindi, mentre in Medio Oriente, è realmente una lotta tra religioni, in Cina è solamente una questione politica.
Una soluzione non potrà essere quindi che di tipo politico e in questa sede mi azzardo a proporne una.
Parafrasando il caso di successo di Hong Kong, ai cinesi si potrebbe proporre, per un periodo di 50 anni ad esempio, una intesa bilaterale basata sul principio: una chiesa, due sistemi.
I cinesi fino ad ora, si sono sempre irrigiditi, perché temono che la chiesta possa tramare o essere strumento al fine di destabilizzare il potere politico centrale.
Se per un periodo “umano” lungo, 50 anni appunto, ma storicamente ridicolo, si riesce ad iniziare quel percorso, dove la chiesa opera in maniera totalmente autonoma, “tranne che nelle questioni di incarico gerarchico, dando ai cinesi il diritto di veto alla nomina”, accettando concretamente di cooperare su questo tema con il governo cinese, i cinesi non avranno più nulla da temere e non potranno che accettare questo periodo di “transizione”.
La mediazione e la creazione di fatto di una “unica chiesa cinese” che riunisca sia quella attuale ufficiale, che quella attualmente in clandestinità, consentirebbe ai fedeli finalmente di praticare, senza essere più accusati di essere potenzialmente dei fomentatori di chissà quale rivolta e quindi rischiare la propria vita.
Solo quando i cinesi avranno compreso realmente, sul piano pratico e per parecchi anni, quello che il Papa nell’ultima lettera ai cinesi esorta, cioè che la Chiesa non ha altra funzione che quella della pratica religiosa, allora una convivenza tra i due poteri terreni sarà possibile, senza più alcuna restrizione.
Tra il nessun accordo, come ora e una graduale “mediata” pacificazione, sicuramente in Cina, la strada per una coesistenza in pace è paradossalmente più semplice che in altri territori, dove gli estremismi religiosi (Medio oriente ad esempio), quelli si, non danno spazio all’intelligenza della mediazione politica, nella quale oltretutto i cinesi sono dei veri campioni.
Centinaia di milioni di cinesi sono alla ricerca di nuovi valori e sensi della vita, in risposta alla sempre più e troppo frenetica vita attuale. La fede cattolica può aiutarli a trovarli e viverli nella propria quotidianità.
Privarli di questa opportunità è forse ben più grave che voler continuare a ribadire l’assoluto primato della Chiesa cattolica, in quanto struttura umana, portatrice si di quei valori cristiani, gli stessi che i cinesi non fanno fatica ad apprezzare ma che non possono abbracciare, perché politicamente sconveniente.
La Chiesa deve evitare in Cina di essere strumentalizzata o diventare strumento politico come avvenne nel Sud America con la “teologia della liberazione”, la stessa che Benedetto XVI, nel suo recente viaggio in Brasile, ha precisato essere “un periodo chiuso”.
Se però non verrà trovata rapidamente una mediazione, con l’attuale eccezionale crescita economica, in Cina continueranno sempre più a proliferare una predicazione spirituale tradizionale, fatta però in chiave protestante, fenomeno del resto già esplosivo negli USA, fatto che continuerebbe a lacerare, ancora di più, le basi stesse della “unità universale” della chiesa.
In particolare Berlusconi, presente alla manifestazione, ha sottolineato che quando era al governo, l’azione di “pressione” sulla Cina sul tema, fu fatta su input della stessa Santa Sede.
L’impressione che se ne trae dalla Cina è che ieri, i promotori e i partecipanti alla manifestazione, abbiano fatto un pò di confusione tra “persecuzione religiosa”, quella vera e la situazione cinese.
In Cina i cristiani, in quanto tali, non sono perseguitati proprio da nessuno.
E’ la Chiesa Cattolica che non viene riconosciuta.
A prima vista, sembra essere la stessa cosa, se vista con i principi e le basi stesse della nostra fede. Ma se riflettiamo un attimo con gli occhi e soprattutto la mente cinese, si capisce che fa invece una bella differenza.
I Cinesi e il governo cinese sono Laici, nel senso profondo del termine.
Non hanno quindi nulla contro le diverse e sono molte, religioni attive in Cina.
Il vero problema, lo stesso per quanto riguarda il Tibet e il suo Dalai Lama, lo hanno con quelle organizzazioni umane, la Chiesa appunto, che richiamandosi, ispirandosi ai valori religiosi, organizzano strutture e gerarchie che i cinesi percepiscono come strutture politiche terrene.
Per capirci: per i cinesi la Chiesa non è altro che uno Stato con un proprio sovrano al comando, il Papa.
Occorre sottolineare che i cinesi, per quanto riguarda la politica estera, cercano da sempre di non ingerire negli affari interni degli altri stati sovrani. Nel contempo, sistematicamente, non gradiscono che altri stati possono condizionare in qualche modo gli affari interni cinesi.
La Chiesa, con la propria struttura piramidale che fa riferimento esplicito ad un capo di stato esterno, dai governanti cinesi è quindi percepita come un elemento potenzialmente destabilizzante gli equilibri interni cinesi, quando ad esempio, nella procedura di incarico di un vescovo, oggetto del contendere, di fatto “giura” fedeltà al Papa.
I cinesi quindi non perseguono i contenuti religiosi dei cristiani e il suo praticarsi, tanto che sponsorizzano una rete di chiese cristiane i cui vescovi sono “fedeli” al governo cinese, ma chi, usando i contenuti religiosi, intenda introdurre un primato terreno assoluto, diverso dal governo centrale cinese: quello del Papa.
Quindi, mentre in Medio Oriente, è realmente una lotta tra religioni, in Cina è solamente una questione politica.
Una soluzione non potrà essere quindi che di tipo politico e in questa sede mi azzardo a proporne una.
Parafrasando il caso di successo di Hong Kong, ai cinesi si potrebbe proporre, per un periodo di 50 anni ad esempio, una intesa bilaterale basata sul principio: una chiesa, due sistemi.
I cinesi fino ad ora, si sono sempre irrigiditi, perché temono che la chiesta possa tramare o essere strumento al fine di destabilizzare il potere politico centrale.
Se per un periodo “umano” lungo, 50 anni appunto, ma storicamente ridicolo, si riesce ad iniziare quel percorso, dove la chiesa opera in maniera totalmente autonoma, “tranne che nelle questioni di incarico gerarchico, dando ai cinesi il diritto di veto alla nomina”, accettando concretamente di cooperare su questo tema con il governo cinese, i cinesi non avranno più nulla da temere e non potranno che accettare questo periodo di “transizione”.
La mediazione e la creazione di fatto di una “unica chiesa cinese” che riunisca sia quella attuale ufficiale, che quella attualmente in clandestinità, consentirebbe ai fedeli finalmente di praticare, senza essere più accusati di essere potenzialmente dei fomentatori di chissà quale rivolta e quindi rischiare la propria vita.
Solo quando i cinesi avranno compreso realmente, sul piano pratico e per parecchi anni, quello che il Papa nell’ultima lettera ai cinesi esorta, cioè che la Chiesa non ha altra funzione che quella della pratica religiosa, allora una convivenza tra i due poteri terreni sarà possibile, senza più alcuna restrizione.
Tra il nessun accordo, come ora e una graduale “mediata” pacificazione, sicuramente in Cina, la strada per una coesistenza in pace è paradossalmente più semplice che in altri territori, dove gli estremismi religiosi (Medio oriente ad esempio), quelli si, non danno spazio all’intelligenza della mediazione politica, nella quale oltretutto i cinesi sono dei veri campioni.
Centinaia di milioni di cinesi sono alla ricerca di nuovi valori e sensi della vita, in risposta alla sempre più e troppo frenetica vita attuale. La fede cattolica può aiutarli a trovarli e viverli nella propria quotidianità.
Privarli di questa opportunità è forse ben più grave che voler continuare a ribadire l’assoluto primato della Chiesa cattolica, in quanto struttura umana, portatrice si di quei valori cristiani, gli stessi che i cinesi non fanno fatica ad apprezzare ma che non possono abbracciare, perché politicamente sconveniente.
La Chiesa deve evitare in Cina di essere strumentalizzata o diventare strumento politico come avvenne nel Sud America con la “teologia della liberazione”, la stessa che Benedetto XVI, nel suo recente viaggio in Brasile, ha precisato essere “un periodo chiuso”.
Se però non verrà trovata rapidamente una mediazione, con l’attuale eccezionale crescita economica, in Cina continueranno sempre più a proliferare una predicazione spirituale tradizionale, fatta però in chiave protestante, fenomeno del resto già esplosivo negli USA, fatto che continuerebbe a lacerare, ancora di più, le basi stesse della “unità universale” della chiesa.
Pubblicato da
Alberto Fattori
alle
22:22
Contesti: Benedetto XVI, Berlusconi, Cinesi, Magdi Allam, Papa, Vaticano
mercoledì 4 luglio 2007
La Cina NON ha oscurato il Papa
..contrariamente a quanto detto da alcune agenzie e come pubblicato su Rainews24, il sito del Vaticano (e relativa lettera) NON è stato MAI oscurato… E’ pericoloso, in momenti come questi, che qualcuno faccia sensazionalismo di bassa lega con notizie false, confidando che la Cina è lontana… notizie che alimentano frizioni non utili per il futuro.
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