mercoledì 25 luglio 2007

"Vogliamo vedere il Papa a Pechino"

Estratti dell'intervista di Federico Rampini - Repubblica a Liu Bainian, 74 anni, la massima autorità dell´Associazione patriottica dei cattolici.

"...È il più potente esponente dell´altra Chiesa, quella obbediente al governo e protagonista dello "scisma cinese" dopo la rivoluzione comunista. Liu è considerato il nemico numero uno del Vaticano. È odiato dai cattolici cinesi che vivono nell´ombra rischiando il carcere o la "rieducazione". Ma oggi è anche un uomo-cerniera da cui passano le speranze di riallacciare i rapporti tra il Vaticano e Pechino, interrotti dal 1951."

"...Liu non ha il rango di vescovo, è un cattolico che non ha mai ricevuto l´ordinazione. E tuttavia come capo dell´Associazione patriottica è un´autorità superiore a tutti i vescovi della Chiesa ufficiale, è una sorta di presidente laico della conferenza episcopale. Consiglia il governo di Pechino sulla politica verso i fedeli e verso il Vaticano."

"... Dopo l´espulsione dei missionari stranieri nel 1951 cominciai a vedere le cose in una luce diversa. Il Vaticano aveva benedetto le potenze coloniali, non aveva obiettato quando i tedeschi occuparono Qingdao, poi diede il benvenuto ai giapponesi e infine agli americani. Solo quando vinse l´armata partigiana cinese, la Chiesa ci disse che dovevamo odiarli». Per Liu quella pagina di storia rimane fondamentale per capire quel che è accaduto dopo."

"«Quello che forse non è chiaro a tutti gli italiani, è che noi seguiamo esattamente la stessa religione della Chiesa di Roma, siamo indipendenti solo dal punto di vista politico e per il reperimento delle nostre risorse economiche. Quando la stampa occidentale ricorda che nel 1951 la Cina ha rotto le relazioni col Vaticano, dimentica di aggiungere questo aspetto essenziale: noi abbiamo sempre continuato a dire che riconosciamo l´autorità unica del papa in materia di religione. Non c´è l´ombra di una controversia teologica, non abbiamo nulla in comune con i protestanti»."

"...La Santa Sede è l´unica rappresentante di Gesù in terra e come cattolici dobbiamo seguirla. Ciò che noi dobbiamo affermare è la nostra indipendenza politica ed economica, altrimenti resteremo una chiesa coloniale»."

"... Durante la Rivoluzione culturale, dal 1966 al 1976, anche la Chiesa filo-governativa finì vittima di persecuzioni di massa, come tutte le fedi religiose. «Per il cattolicesimo - dice Liu - fu un disastro, e del resto lo fu per lo stesso partito comunista perché molti suoi membri furono bersagliati dalle violenze. Io venni mandato a lavorare in fabbrica, poi in un campo di rieducazione forzata. Ma avevamo la fede, eravamo convinti che i credenti avrebbero un giorno ritrovato la serenità in Cina». Con la morte di Mao e l´avvento di Deng Xiaoping, ha inizio l´era delle liberalizzazioni, compresa una graduale tolleranza verso i culti religiosi."

"...«Nel 1949 i cattolici cinesi erano due milioni e mezzo, oggi sono cinque. Nel 1979 la Cina aveva 1.100 preti, la stragrande maggioranza vecchi e malati, oggi ne ha 1.800 e la loro età media è 30 anni. La Rivoluzione culturale aveva distrutto 3.600 chiese, le abbiamo tutte restaurate. In passato i preti non potevano viaggiare all´estero, oggi li mandiamo regolarmente a studiare negli Stati Uniti, in Francia, in Belgio, in Corea del Sud. Abbiamo aperto seminari dove invitiamo come insegnanti sacerdoti italiani, spagnoli, irlandesi. Quando qualche nostro sacerdote ha avuto la tentazione di sposarsi, lo abbiamo espulso: come vede non ci siamo mai discostati dalla linea della Santa Sede. Però applichiamo il detto di Gesù: date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio."

"... «C´è una grossa differenza positiva - dice - tra la lettera che il papa ci ha inviato il 30 giugno e le posizioni precedenti. È scomparsa ogni opposizione al socialismo. Non veniamo più accusati di scisma. È la prima volta che dal papa i cinesi sentono che è possibile essere cattolici ed amare il proprio paese»."

"... «La Repubblica popolare non può accettare che la religione sia usata per interferire negli affari interni. Pechino non accetterà che si ripeta quel che la Chiesa fece in Polonia» (cioè l´appoggio al sindacato Solidarnosc che accelerò la fine del comunismo, ndr). Sulla nomina dei vescovi - se spetti a Pechino, o a Roma, o se sia possibile trovare una formula di co-decisione - Liu si dice convinto che «il problema si può risolvere, si risolverà, e spero anche presto»."

"... «Sono stato due volte nella Città Santa, la prima nel 1991, la seconda nel 1994 ed ebbi la grazia di poter vedere Giovanni Paolo II, rimasi commosso e ammirato."

"... Ma quando mi alzavo la mattina presto per andare a messa restavo sgomento: le parrocchie romane erano semivuote. Ricordo che entrai in una chiesa dove c´erano sette fedeli, in un´altra quattro, in una ero il solo ad assistere alla Santa Messa. Mi veniva da piangere, di tristezza e di umiliazione. L´Italia è la patria del cattolicesimo ma è in Cina che le chiese sono piene»."

Testo integrale su Korazym