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mercoledì 22 aprile 2009

Cina: Italia Leader anche nel lusso da diporto.

Al Boat Show 2009 di Shanghai, la fiera per la nautica di diporto, l’Italia ha fatto la parte del leone, rappresentando la più grande presenza internazionale.

In linea con la propria leadership di mercato, quale primo importatore in Cina, l’Italia si dimostra ancora una volta leader incontrastata nei settori di nicchia ad alto valore aggiunto, legati al Lusso e ad una qualità della vita d’altissimo livello.

Assieme ai nostri “campioni” di mercato, quali Ferretti e Azimut – Benetti, il resto della presenza Italiana era organizzata dall’ICE e dove erano presenti altre nostre “perle” nel campo della cantieristica ed accessori per barche da diporto di lusso.

All’interno di questa delegazione italiana, quella proveniente da La Spezia è apparsa la più numerosa, una missione di alto livello, organizzata dalla Camera di Commercio locale, che sotto la supervisione della responsabile del progetto, Simona Martucci, ha così lanciato la propria sfida al mercato cinese.

Quale è la situazione del mercato italiano su questo segmento di grande tradizione per l’Italia, come quello del diporto di lusso?

L’Italia rappresenta il primo importatore sul mercato cinese, avendo superato l’anno scorso la concorrenza americana, ma il mercato del diporto cinese è solo nella sua fase embrionale, visto che la legislazione cinese non consentiva, fino ad ora, alcuna azione in grado di farlo crescere”.

La Cina nel 2008, ha rappresentato per le aziende italiane un fatturato di 18 Milioni di dollari, con una quota di mercato del 36% ed un incremento, su base annua, del 196%. Gli Usa seguono con una quota di mercato del 26,7%, mentre molto distanziata appare la UK, con una quota di solo il 10,6%.

Quali sono gli aspetti che hanno cambiato lo scenario di mercato attuale e che ne favoriranno la crescita?

Uno in particolare, quello che ora la nuova legislazione cinese supporta la creazione di nuove marine, vista la possibilità introdotta di recente, di poter navigare liberamente per le coste, elemento che consentirà di creare un network di porti ed approdi, in grado di offrire gli spazi per un’attività di diporto, al momento, ben al disotto delle reali potenzialità.

Una impressione sul Boat Show 2009 in corso a Shanghai.

“Sarà la crisi internazionale o altro, ma appare meno frequentata dell’anno scorso. Anche qualche stand dei leader di mercato risulta più contenuto, rispetto a quello dell’edizione precedente.”

Un esempio emblematico è poi la presenza Francese, che occupa un quarto della Hall utilizzata anche dall’Italia, ma a differenza della scorsa edizione, è semplicemente una presenza istituzionale, dove, a parte zodiac, risulta evidente l’assenza delle imprese.”

La Spezia è il “pezzo forte” della presenza Italiana qua a Shanghai, un segnale o una missione?

Tutte e due le cose, ma anche e soprattutto perché la nostra area presenta parecchie eccellenze molto richieste dal mercato cinese, come nel caso della Schiffini, che fa cucine per barche di lusso e che recentemente ha aperto il proprio ufficio in Cina.” 

Cosa cercano in Cinesi che vengano in Fiera?

Il nostro stile e il nostro design. Sono attentissimi e cercano di entrare in contatto con le nostre imprese per poter “apprendere” come il design possa coniugarsi con la progettazione e la costruzione di barche da diporto e Super Yacht.

Ma non temete nella concorrenza futura?

Forse in futuro, ma le nostre aziende sono posizionate sull’alta gamma e sulle costruzioni di una nicchia dove i cinesi non hanno, al momento, alcuna preparazione ma soprattutto, che sia “Made in Italy”, continuerà per molto tempo a rappresentare un must imprescindibile per gli esigenti clienti cinesi.

Per esempio società quali i Cantieri Leonardo, qui presenti a Shanghai, rappresentano livelli di stile difficilmente copiabili da chiunque, per questo motivo gli armatori cinesi, al momento, preferiscono discutere su come aggiornare i progetti, adattandoli alle esigenze del cliente cinese, spesso così diverse da quella occidentali.

Quali differenze e quali update progettuali sono richiesti in particolare dal cliente cinese??

Beh, una su tutte: il karaok a bordo, uno spazio di ricreazione tipico nella società cinese, non previsto nelle progettazioni occidentali, ma imprescindibile nel setup richiesto dai clienti cinesi.

La ricerca gioca un ruolo importante in questo settore?

Indubbiamente si, tanto che a giugno organizziamo a La Spezia il Sea Future, una fiera dedicata all’innovazione e ricerca, dove saranno presenti centri di ricerca ed imprese, ideatori, produttori e distributori di attrezzature e tecnologie per il mare.

Uno stato dell’arte sull’innovazione per l’intero settore che rappresenta il fiore all’occhiello per l’industria italiana e un’eccellenza che sempre più in futuro ci si augura, possa trovare sempre maggiori spazi qua in Cina.

Ancora una volta dalle nostre “piccole” realtà e province, come nel caso di La Spezia, si sta evidenziando il segnale di una riscossa italiana e un “avanti tutta”, che sembra voler cavalcare l’onda della ripresa mondiale, che dovrebbe, proprio dalla Cina, iniziare a partire dal 2010.

lunedì 16 marzo 2009

Economia spiegata agli americani ( e anche ai cinesi)

Oggi leggo sul corriere un "esilarante" spaccato di come un giornalista italiano abbia cercato di spiegare l'economia Italiana agli americani, presenti all'Ambrosetti di Villa d'Este.

Mi sono ritrovato in pieno, visto che è esattamente quello che accade a me quando mi capita di spiegare le stesse cose ai Cinesi!!!

A parte l'esilarante, peccato che sia anche la (cruda) realtà di un sistema, quello italiano, che le massime economie mondiali "stentano" a comprendere. Tutto ciò sarà bene o male?? 

Di seguito un esilarante 2, di contorno, sul Federalismo, sulle auto blu e biglietti per le partite di Champions (Link)

Povera Italia!

lunedì 2 marzo 2009

E’ il momento d’Innovare! Il sogno Cinese in action...

Innovare non è una parola, ma un metodo.

Oggi parlando con amici cinesi, mi facevano notare che la resistenza all’innovazione è direttamente proporzionale al tempo che uno ha speso in un ruolo di prestigio (tradotto: sulla poltrona).

Quindi la loro ricetta per innovare è riassumibile in: rinnovare i ruoli!

Banale ma allo stesso tempo pratica. La resistenza a voler cambiare e fare diversamente le cose sta proprio nel fatto che se uno è arrivato ad un certo livello, teme di abbandonare la strada vecchia per imboccare una nuova.

Il cambiamento è visto con timore quanto più il successo è stato raggiunto.

Il ragionamento dei miei amici cinesi quindi non fa una grinza.

Vediamo di farne un’applicazione pratica in Italia, dove appare evidente a chiunque che prima del fare c’è il posto occupato.

Quindi l’età ha sicuramente un peso, ma a sorpresa non quella anagrafica, bensì dell’incarico occupato.

Analizzando con questa chiave di lettura le aziende italiane si nota come siano vecchie, vecchissime, perché le proprietà sono tra le più stabili al mondo, mentre negli altri paesi il cambiamento fa molta meno paura e senza tanti grilli, tanto che mediamente le aziende hanno turnover molto superiori a quelli italiani.

Un esempio per capirci? Beh Shao Xiaofeng, il vice presidente di Alibaba è stato per 20 anni un poliziotto in prima linea, alla Serpico per capirci, un duro, uno che ha inseguito i criminali su per le montagne.

Bene, ora è alla testa di uno dei maggiori gruppi al mondo che d’innovazione ne sanno qualcosa.

Non è un personaggio accademico, ne tanto meno esperto di settore. Eppure il suo posto se lo è guadagnato sia per la fiducia in lui riposta dal suo amico, il fondatore di Alibaba, ma anche perché ha saputo occuparsi con successo di Alipay, il braccio economico di Alibaba.

Una storia che ha dell’incredibile da noi. Meno da queste parti, dove spesso casi di successo incredibili nascono attorno personaggi che hanno solo creduto nella propria idea.

Ora molti di loro sono proprietari di autentici colossi come Feng Jun, il presidente della AIGO, ora sponsor della McLaren, multinazionale cinese dell’elettronica presente in tutti i continenti, ma partito nel ‘93 con la sola idea e 250 Yuan (poco meno di 25 Euro).

La lista potrebbe essere lunghissima, ma come dicevo è il metodo non la parola che conta.

E da questa parti quando dicono innovazione la praticano davvero.

Ora tocca noi, “vecchio continente”, dare segni di risveglio o meglio “ritorno al futuro”.

A meno che siamo troppo “vecchi” o troppo arroganti per pensare di competere con il nuovo che avanza.

Update: Per chi crede che ancora una idea possa cambiare il mondo, una lieta novella: l’Italian Center di Shanghai, la più grande struttura italiana in Cina, apre le sue porte all’innovazione ( e agli innovatori!). mailto:innovationdesk@chinamedialab.biz

sabato 21 febbraio 2009

Italian Center Shanghai "apre" all'Innovazione ... Stay Tuned!!!


NEW YORK - 5/6 Maggio 2009 - World Innovation Forum

venerdì 25 gennaio 2008

Visto dalla Cina: “Umiliante” uscita di scena di Prodi

La Cina ci guarda. Con occhi straniti, ma ci guarda.

Anche perché, tra tutti i paese europei, siamo quello con il quale ha più uno stretto legame affettivo che economico.

Siamo simpatici: Fashion ,Calcio e Made in Italy, ci fanno percepire dal cinese medio come un paese abituato ad essere vincente e per certi versi, qualcosa da imitare e da invidiare.

Non stupisce quindi, che nell’analisi delle caduta del governo Prodi, alcuni media cinesi usino quasi una metafora sportiva: Umiliante sconfitta.

Leggendo tra le righe, interessante è annotare il loro punto di vista sui nostri leaders e le nostre coalizioni politiche:

- Prodi è capo di una coalizione composta dai centristi pro-vaticano, ex comunisti e verdi.
- Berlusconi è a capo della opposizione conservatrice,
- Veltroni, è capo del maggiore partito di governo, anch’esso esplicitamente indicato essere formato da ex comunisti e da centristi pro-vaticano. (una interessante definizione sul “nuovo” PD)

Coerentemente a questa visione, quando poi i media cinesi vanno oltre le notizie di circostanza, fanno intendere come questa sia stata anche la sconfitta del supporto pro-Vaticano, dato in extremis al governo in carica, per cercare di salvarlo.

Esplicativa quindi la foto utilizzata, che “parla” più di tante parole nell’evidenziare così il ruolo di Prodi nel contesto del sistema Italiano.

E ora?

Anche i cinesi si interrogano sul come e se potrà tornare a stabilizzarsi la situazione italiana.

Nel frattempo sorridono increduli, sul nuovo incredibile “record mondiale” che abbiamo stabilito: dalla fine della seconda guerra mondiale, 61 governi!.

La sensazione che hanno è che però il paese sia troppo diviso e concentrato sugli “equilibrismi di palazzo”, mancando di alcuna concretezza e realismo, una caratteristica tutta italiana nel gestire la cosa pubblica che nei fatti di Napoli ha trovato la propria incredibile sintesi e il monito per quello che potrebbe accadere nel futuro.

Appare quindi evidente che per prima cosa si arrivi ad una duratura e concreta stabilità politica, oltre a quelle fino ad ora, di semplice facciata.

Questa è ritenuta essere la condizione fondamentale affinché si possano realizzare le riforme necessarie e rispondere con “prontezza” alla crisi mondiale, che deve ancora arrivare.

Crisi che come una “nuova peste”, rischia altrimenti di essere il “colpo mortale” alle future ambizioni italiane, lo “scivolo” verso una sempre “più umiliante decadenza” del paese, allo stato attuale, totalmente incapace di relazionarsi con i mutati scenari mondiali presenti e futuri.

Una battuta crudamente può riassumere la posizione che riguarda l’Italia:”è il momento storico peggiore per non andare d’accordo, “il precipizio” annunciato da tanto tempo è arrivato ma nessuna soluzione per non cascarci dentro è stata trovata!”.

In bocca al lupo di cuore.

lunedì 16 luglio 2007

ICE è piu' viCINA

(Pubblicato su Affari Italiani il 2 Luglio 2007)

Nei giorni scorsi a Roma si è svolto il 1° forum dedicato alle PMI Italiane e Cinesi.Un passo importante e concreto, come sottolineato dalla Ministro Bonino, per cercare di dare un forte impulso nel cercare di riequilibrare il nostro deficit delle esportazione verso la Cina (5,7 Mld di euro contro i 18 Mld di Euro cinesi), attraverso lo sviluppo delle attività in Cina delle PMI.

Con l'apertura formale di un canale diretto tra ICE e l'omologa CCBCC (China Center for Business Cooperation and Coordination) in grado di incrementare lo scambio di informazioni e delle co-attività, finalmente molte più imprese italiane potranno esportare verso la Cina le proprie produzioni e sfruttare la forte crescita del mercato interno cinese.

Il contemporaneo potenziamento degli uffici ICE in Cina, con l'apertura di quello di Tianjin, consentiranno inoltre alle imprese italiane, notoriamente piccole se non piccolissime, di avere, ove necessario, sempre più vicina la presenza delle istituzioni italiane, a supporto dell'intraprendenza imprenditoriale.

In particolare va sottolineato che la funzione dell'ICE è fondamentale per un paio di aspetti sostanziali.

Il primo è quello di predisporre una sempre migliore piattaforma di relazioni tra Cina ed Italia, in grado di semplificare, facilitare le imprese Italiane nella propria azione in Cina.

Ma forse la seconda è ancora più importante: cercare di incentivare le interazioni e le cooperazioni tra le imprese, in modo da favorire la creazioni di nuove economie di scala tra le diverse imprese, attraverso co-azioni e iniziative che non le lascino isolate nel proprio agire.

Per capirci: il futuro delle imprese italiane, soprattutto sui nuovi mercati, dovrà essere quello di unire gli sforzi, magari anche creando ex novo imprese e consorzi tra le diverse aziende, in modo da presentarsi in Cina ben più solidamente di come fino ad ora hanno fatto.

L'ICE può aiutare le imprese nel conoscersi e permettere così agli imprenditori di valutare nuove strade in comune, per progetti di crescita sul mercato cinese, così come può introdurle ai potenziali partner stranieri.

E' una funzione importante, decisiva affinché l'Italia torni a competere costruendo nuove e più concrete offerte di mercato che basandosi sul nostro “Made in Italy”, consentano di conquistare sempre maggiori spazi sul mercato cinese.

Ma gli imprenditori devono dimostrare di crederci, andando oltre gli “interessi di bottega”, in modo che nelle liste ICE, non obbligatorie, siano presenti tutte le realtà agenti sul mercato cinese.

Se oggi non tutte le imprese sono in queste liste, non è colpa dell'ICE o dei suoi funzionari, ma delle singole imprese e degli imprenditori che nel solito ma oramai datato approccio individualistico, non segnalano spesso la propria presenza all'ICE, non consentendole così di fornire un sempre maggiore e attivo supporto per le azioni future.

Occorre quindi che gli stessi imprenditori italiani cooperino, affinché le informazioni in possesso dell'ICE siano le più complete possibili, in modo che nelle relazioni con la Cina, la struttura che ci rappresenta tutti, possa avere ancora maggiore capacità di "persuasione" nelle azioni bilaterali con i Cinesi.

E chi sa come agiscono i Cinesi, sa perfettamente che senza questa concreta “massa critica” a supporto, è difficile che il singolo imprenditore o consulente dell'imprenditore, possa arrivare ad avere reali e concreti risultati nel tempo.

Insomma il "fai da tè" in Cina è meglio lasciarlo da parte. E' l'approccio di fine '900 non più adatto alle sfide della globalizzazione e del confronto tra nazioni nello sviluppo dei nuovi mercati.

Ora l'Ice è più vicina. Occorre preservarla, aiutarla. E' un patrimonio comune a noi tutti che merita attenzione e che può essere migliorata, giorno dopo giorno, con il contributo di tutti.

venerdì 6 aprile 2007

Pasqua della resurrezione Italiana: Nasce il “Sistema Italia” in Cina??

(Pubblicato su Affari Italiani il 7 Aprile 2007)

Pasqua per la nostra tradizione è un momento molto particolare.

Coincidenza vuole che proprio alla vigilia di un momento come questo, il nuovo Ambasciatore di Italia in Cina, Riccardo Sessa, in visita a Palazzo Lombardia, abbia lanciato un semplice ma chiaro messaggio di programma: “Fare sistema”.

Pasqua può essere quindi il momento giusto per lanciare il seme di un rinnovato "patto" all'interno della comunità italiana: rinascere cooperando assieme.
Nei giorni scorsi, con questo rinnovato spirito e memore anche delle recenti parole dell'Ambasciatore, ho avuto modo di confrontarmi con alcuni membri della comunità italiana su questa "visione" in comune.Sono rimasto colpito di come, su questo tema, esistano due nette e contrapposte reazioni:

la prima è quella che accomuna chi da molti anni vive a Shanghai e in Cina, riassumibile sinteticamente in "Conoscendo come funzionano, si muovono e come decidono le nostre istituzioni, la vedo molto difficile".

La seconda è di chi è arrivato da poco. Rendendosi conto dello scarso peso specifico della presenza Italiana se comparata con i nostri partners europei, si auspica di vedere crescere quel gioco di squadra in grado di far sopperire alle molte, troppe mancanze e deficienze strutturali, tutte italiane.

Dopo questo primo giro di vedute, non posso quindi che rimanere perplesso; sarà reale la prima o la seconda o nessuna delle due?

Sarà veramente possibile girare pagina??
Comunque sia, di tutte le parole ed inviti espressi dall'Ambasciatore Sessa, nella recente visita a Palazzo Lombardia, ce ne sono alcuni pienamente condivisibili, quali "fare sistema", "cooperazione", "rischiare imprenditorialmente", ma su una osservazione mi permetto di avere qualche riserva, quella che testuale dice" ora tocca a voi venire a Puxi, per una maggiore integrazione e sinergia con le istituzioni".

Bene Ambasciatore Sessa, ribadendo che noi, come abbiamo avuto modo di dirle di persona, siamo dalla sua parte e sosterremo la sua azione per una comunità italiana più integrata, è però necessario sottolinearle come il grosso delle aziende italiane che producono fatturato a Shanghai sono nell'area di Pudong e non a Puxi.

Attorno e dentro a Palazzo Lombardia sono presenti molte aziende che nel silenzio e spesso nell'anonimato, lavorano e produco nuova ricchezza.

Quindi proprio in virtù del totale spirito di cooperazione con i suoi obbiettivi, la invito a non distinguere tra Puxi e Pudong, un gioco “goliardico” all'interno della comunità italiana per distinguere tra chi è "cool" da chi è "sfigato, ma di vedere Shanghai e la sua comunità italiana, come una unica realtà.

E' oltretutto il momento di portare l'attenzione (e strutture italiane), direttamente a Pudong, per sostenere sul campo la comunità italiana, visto il livello di sviluppo raggiunto dall’area e gli interessi industriali in gioco, quale luogo di vera produzione di nuova ricchezza italiana.

Il Palazzo l'ha visitato e per sua informazione a soli 3 Km ci sono i Tedeschi, con tutte le loro organizzazioni concentrate assieme, in una struttura analoga su 30.000 mq.

E noi cosa facciamo?

Perchè non ci diamo un lasso di tempo di 3-4 anni nel quale tutti gli italiani, concentrati in uno stesso luogo (es: Palazzo Italia a Pudong) sullo stile dei tedeschi, lasciando a Puxi le sole funzioni di rappresentanza, possano realmente cooperare assieme e creare nuova ricchezza tangibile, reale.

Poi, una volta creata una nuova vera ricchezza tangibile, ci potremo anche permettere di comprare, tutti assieme, un nuovo più "cool" building nel centro di Shanghai!!

Cosa servono ad esempio 100 mq di uffici della Promozione Toscana, anche se a Xin Tian Di (il massimo del cool a Shanghai) se poi non sono parte integrante di un Sistema Italia in grado di disporre di strutture logistiche rilevanti, tangibili?.

Come può l'ICE pensare di crescere con gli spazi attuali nel supporto alle imprese od organizzare frequenti, quotidiani incontri Business to Business del Made in Italy, andando oltre le fiere istituzionali?.

Che senso ha che Lombardia e Toscana ( e le altre regioni) competano in questo stupido modo, moltiplicando gli investimenti in affitti e personale??

Magari Palazzo Lombardia non è nel centro "cool" di Shanghai e magari il nome Lombardia da fastidio a qualcuno ma ad oggi, volenti o nolenti, altri spazi di proprietà Italiana, di queste proporzioni (10.000 mq), già pronti all’uso, non sono disponibili, senza ulteriori consistenti (inutili) investimenti.

A tutto si può trovare oltretutto una facile soluzione; come quella di creare un efficiente sistema di navette, che costa molto meno di qualsiasi nuovo palazzo in centro, per risolvere i problemi logistici attuali e chiamarlo "Palazzo Italia" per affermare la missione nazionale.

Mi permetto di suggerirle anche, per dare una reale concreta svolta alla situazione attuale, di evidenziare con maggiore forza a tutte le istituzioni ed imprese italiane, soprattutto a quelle che operano nell’area di Pudong che nella cooperazione italiana futura non esisteranno “zone d’ombra” o cosa ancora peggiore “ghetti” o società considerate di secondo ordine.

Se siamo tutti Italiani, lo siamo sia che si sia a Puxi che nella "concreta" Pudong. Siamo a Shanghai!!

Sicuramente nel futuro, Lei può rappresentare quel punto di riferimento comune a tutti noi, attorno al quale far "risorgere" quella identità italiana, dispersa in infinite inutili provinciali discussioni, sulla presunta superiorità di Puxi a Pudong!!

Proporrei quindi di organizzare un incontro (Stati generali) che coinvolga tutte le organizzazioni italiane presenti e realmente operative, in modo da mettere a "fattor comune" ciò di cui già da oggi dispongono, in modo da rendere davvero tangibile quel patto di cooperazione tra gli italiani che ora non esiste.

Per fare questo occorre la Sua presenza ed azione diretta, non lasci alla sola Camera di Commercio un ruolo che solo l'Istituzione vera può e deve avere in momenti come questi, superando la latitanza governativa, spesso denunciata da chi è presente da molto tempo in terra Cinese.

Il suo coinvolgimento diretto nella definizione di questo rinnovato "patto" è fondamentale anche perchè di fronte alle organizzazioni regionali, oggettivamente la Camera di Commercio appare fragile e soprattutto non può, allo stato attuale, rappresentare il vero trust di tutti, visto che in Cina non operano SOLO 250 imprese italiane.

Qualche dubbio sulla sua reale funzione, sorge poi se si analizzano gli iscritti degli ultimi anni, dove si nota una certa (sostanziale) "rotazione" degli stessi.

Questa rotazione non aiuta certo a creare e stabilizzare il Sistema e forse è anche sintomo di qualcosa che non ha funzionato, fino ad ora, in questo tipo di organizzazione.

Le organizzazioni sono fatte di persone e se molte aziende italiane nè si iscrivono nè rinnovano l'iscrizione alla Camera di Commercio in Cina, forse vanno capite le ragioni profonde di questa comunque diffusa posizione nella comunità italiana.

Come inoltre avrà avuto modo di constatare e dalle domande che le sono state poste sempre a margine della sua presentazione alla Comunità Italiana, molti dei presenti, speravano di vedere annunciato in quella sede qualche profondo e radicale cambiamento in terra cinese relativamente alla presenza italiana.

Occorre probabilmente domandarsi: come mai nella comunità italiana e alla sua presenza, sostanzialmente tutte le domande a lei poste fossero riassumibili in due parole: maggiore trasparenza?.

Ma ora è Pasqua, speriamo di poter aprire l'uovo e vedere finalmente la nascita del "Sistema Italia" nei fatti, in un rinnovato "patto", per vedere gli italiani allearsi, unire gli sforzi per competere solo contro i veri concorrenti, quali francesi, tedeschi, americani etc..... contribuendo assieme a creare una crescente reale nuova ricchezza in Cina, ritrovando unità ed identità nazionale, oltre le semplici intenzioni.

Buona Pasqua Ambasciatore e buon Lavoro a lei e a tutti.

mercoledì 10 gennaio 2007

2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia…..Parte seconda:

Cacciatori d'Oro
(pubblicato su affaritaliani - 9 gennaio 2007)

Gli italiani presenti in Cina sembrano più cacciatori d'oro, alla ricerca del filone fortunato, come ai tempi dell'Eldorado americano, piuttosto che soggetti facenti parte di un Sistema industriale e nazionale, quale dovrebbe essere quello Italiano. Proprio come all’epoca dei “cacciatori d'oro” ben presto si rendono però conto che l'oro non c'è, ritrovandosi così a dover sbarcare il lunario, nel tentativo di sopravvivere.

Ecco allora spiegata la totale assenza di circolazione di informazioni di qualsiasi tipo. E’ infatti quindi frequente vedere degli imprenditori “vagare”alla ricerca di questa o quella informazione, in un triste “porta a porta” ben poco edificante. Poi ci si stupisce che tornino in Italia, convinti che la Cina sia un territorio ostile, oscuro e pericoloso!!.

La situazione Cinese, vista da questa parte, è fatta infatti di ragazzi troppo giovani e senza alcuna esperienza e reale competenza (i nostri managers!!), mandati dall'Italia allo sbaraglio in prima linea, con stipendi da fame. Cosa si pretende da loro, che pensino di lavorare per il bene dell'Italia??

Tutt'altro, questi giovani sono proprio i primi a comprendere che qualcosa non funziona nelle promesse fatte loro prima di partire (l’Eldorado). Il risultato è che a persone con il quotidiano problema della sopravvivenza, rimane quindi ben poco tempo (e voglia) per qualsiasi forma di cooperazione che anzi rischia di portare via tempo utile per altre azioni o al puro divertimento, che diventa una sorta di “oppio” in grado di addolcire le difficoltà quotidiane.

L'interesse individuale in Cina, viene quindi prima di quello nazionale e del gruppo (sistema).

Ma soprattutto è assente nella comunità italiana il concetto di Investimento. Siamo probabilmente l’unica nazione al mondo che pretende di realizzare grandi iniziative in Cina a “costo zero”!!!,.

Questo approccio è molto italiano, nel senso che in Italia l’assenza di investimenti è all'ordine del giorno (assenza di investimenti) con il risultato che l'Italia è un paese di Piccole e Microimprese con grandi problemi per continuare a competere. La causa è da ricercarsi proprio nella scarsa attitudine dell'imprenditore italiano a collaborare ed ad investire nella innovazione e nello sviluppo.

Fuori dall'Italia questo approccio provoca risultati a dir poco terrificanti, al punto che la competizione all'interno della comunità italiana è all'ordine del giorno, ma ahimè sembra più una guerra tra “poveri” che una corsa verso una nuova eccellenza!!

Per amor del cielo, ognuno è libero di essere quello che vuole, ma provate a vedere come agiscono gli americani, i francesi o i tedeschi, o i “piccoli” finlandesi quando si parla di interessi nazionali!!!

Sul piano istituzionale le cose vanno anche peggio.

Il nostro paese possiede il suo Eldorado nel turismo. Si auspica con favore un significativo incremento del numero dei turisti cinesi verso l’Italia, stimato in alcune decine di milioni dei nuovi ricchi cinesi.

Poco importa però se:
-> le nostre regole per il rilascio dei visti per venire in Italia sono le più restrittive di tutta la UE, pertanto risulta molto più semplice andare in Francia o Germania;
-> dato che i soldi sono finiti, il consolato italiano subappalterà ad una società asiatica, la gestione di questa fondamentale porta di ingresso verso l’Italia!!!

La prima parte de "2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia" intitolato "Il fai da te .... regionale" è stata pubblicata l' 8 gennaio 2007.

La terza parte de "2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia" intitolato "Palazzo Lombardia di Pudong: il palazzo della discordia italica" è stata pubblicata - 11 gennaio 2007

martedì 9 gennaio 2007

2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia…..Parte prima:

Il fai da tè… regionale
(pubblicato su affaritaliani - 8 gennaio 2007)

Giorni fa Severgnini, sul Corriere della Sera, parlava di "disertori", relativamente alla scarsa propensione degli italiani ad augurare "Buon Natale" nelle email, quasi la cosa risultasse ormai fuori moda.

Caro Severgnini, se parliamo di "Sistema Italia" e Cina altro che "disertori", in questo caso si può parlare proprio di "traditori".

Come da programma, il 2006 era l'anno dell'Italia in Cina. Ancora una volta, siamo riusciti a dimostrare di che “pasta” siamo fatti, trasformando questa fantastica opportunità, in una incredibile “occasione mancata”.

Per preparare un evento del genere, chiunque penserebbe che il Governo abbia riunito, le migliori menti nazionali dei diversi settori, tutte assieme concentrate sul come mostrare in maniera unitaria i “valori e le leve Italiane” e stupire i cinesi.

Bene, l'anno “dell'Italia in Cina” si è invece trasformato in terreno di competizione tra le diverse Regioni italiane, assolutamente non interessate a collaborare collegialmente tra loro, con il Governo sostanzialmente alla “finestra”.

Come risultato sono stati organizzati eventi di carattere prettamente regionale, al punto che alcune fiere di settore, sponsorizzate dalla regione di turno, avevano presenti aziende provenienti solo dalle regioni sponsors.

A complicare le cose ci si è messo lo stesso Governo italiano, con la sua improvvisata spedizione di settembre, apertamente disconosciuta dalle principali regioni italiane, che temevano di vedersi sottrarre il centro del palcoscenico agli occhi dei cinesi, visti i cospicui investimenti da loro fatti.

Alla faccia del Sistema Italia!!!

Sorge però un dubbio: non è che sia un errore dei vocabolari e che in realtà il significato della parola "Sistema" sia un altro? Tutto ciò spiegherebbe infatti quanto accaduto e stia accadendo in Cina.

L'anno dell'Italia in Cina verrà anche ricordato per i Milioni di euro fantasma che il Governo avrebbe investito nell’evento (4??, 16?? 45??), soldi che nessuno sa se siano mai realmente esistiti, come invece indicato dagli organi di stampa nazionale.

Qua in Cina, sembra proprio che quei soldi non siano mai arrivati, dato che tutti gli interlocutori istituzionali, per tutto il 2006, hanno “pianto miseria”. Per contro qualche sospetto (siamo italiani!!) ci viene, vedendo nascere contemporaneamente sul tema, una associazione riconducibile direttamente ad uno dei ministri del passato governo. Alla faccia del conflitto di interessi!!!

Quindi non bastavano le 2 camere di commercio con la Cina, caso unico al mondo, dove addirittura una di esse nemmeno ha propri uffici in Cina (vedere per credere: http://www.cameraitacina.com/, http://www.china-italy.com/ )!!!

Con l’occasione, abbiamo provveduto a moltiplicare gli interlocutori coinvolti nella questione, in modo da favorire questo o quell'interesse privato, dando così ai cinesi definitivamente la prova di quello che definiscono: l’"inaffidabilità" italiana.

Fantastico, gran bel risultato!!!. Forse era meglio non far nulla, ci costava anche molto meno, anche la faccia ha il suo valore.

Ma ahimè, l'anno dell’Italia in Cina è solo la punta dell’iceberg del reale stato delle attività italiane in Cina, sia a livello istituzionale che imprenditoriale.

Mentre i nostri cugini francesi o tedeschi hanno concentrato tutte le loro attenzioni sulle attività di cooperazione di business, attraverso operazioni concertate tra le diverse organizzazioni ed imprese presenti sul territorio, noi con un approccio molto provinciale, abbiamo provveduto ad esportare il nostro modo di fare affari: il fare da sè.

Da queste parti quindi poco importa lavorare per la causa italiana. Qua è forte il senso di lontananza non sul piano fisico con l’Italia, ma proprio dal senso di una vera e comune identità nazionale.

Ognuno qui agisce in nome solo dei propri interessi, la cooperazione è un fatto secondario, addirittura considerato pericoloso e guardato con diffidenza.

Forse, caro Severgnini, di questi tempi appare fuori moda l’essere italiani, non in quanto italiani ma in quanto nazione italiana. Ci piace affermare la nostra italianità a tavola, con gli amici e con le ragazze, quando vinciamo i campionati del mondo di calcio, poi quando si tratta di fare affari, beh E’ tutto un altro discorso.

Bene, forse un po’ di sano Nazionalismo dovremmo recuperarlo anche noi, visto che senza una chiara identità e una chiara proposta, non ci sarà dato alcuno spazio in un mondo che proprio a partire dai diversi nazionalismi (Cina, Usa, Francia, Germania, UK, …) sta creando i nuovi equilibri mondiali futuri.

La seconda parte de "2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia" intitolato "Cacciatori d'oro" è stata pubblicata l' 8 gennaio 2007.