Obama Robin Hoodf o Sceriffo di Nottingham??
In questi giorni, su tutti i media occidentali, vengono rilanciati i proclami di “guerra” che Obama sembra aver lanciato al “lato oscuro” della finanza, oltretutto appena fuori i confini americani: i paradisi fiscali dei Caraibi.
Sorge però un dubbio: Obama è a conoscenza che il suo 4° finanziatore e che consente agli Stati Uniti interi di non essere già falliti, è rappresentato proprio dal sistema bancario dell’area caraibica e quindi dagli speculatori tanto “odiati” di queste ore??
Dichiarazioni analoghe sono state fatte dai leaders della EU che intendono ora stroncare il “traffico di denaro” che passa costantemente dai paradisi fiscali di tutto il mondo.
Usa e EU, di fronte alla crisi che le attanaglia, sembrano ora unite da un solo obbiettivo: intercettare i miliardi di tasse evase che per solo gli USA sarebbero stimati in 1600 Miliardi di dollari.
Alleluia. Ma poi ci si riflette un attimo e tutto ciò finisce per apparire più qualcosa di schizofrenico, visto che gli stessi “eroi” odierni, spesso sono proprietari o controllori degli enti e delle banche nazionali, che di fatto sono stati gli strumenti attraverso i quali i grandi evasori spostano denaro da un paradiso all’altro.
Adesso, con una “faccia di tolla” che ha dell’incredibile, i potenti occidentali, scoprono con “terrore” che le maggiori banche da loro controllate, hanno filiali in questo o quel paradiso fiscale, divenendo così parte del sistema di import / export di capitali, alla stregua di quanto accade nella vendita di petrolio dove è noto, la petroliera cambia bandiera e regime fiscale nel bel mezzo dell’oceano!.
Alle banche, coscienti o meglio incoscienti responsabili di tutto quello che sta accadendo, però sembra sia stata garantita l’impunità. In cambio sembrano ora diventati tanti “pentiti” che collaborano con la giustizia, denunciando senza remore i propri clienti, da loro stessi profumatamente consulenziati, come già successo per 250 americani dell’UBS.
Non solo, sarebbe a questo punto interessante sapere, visto che tutto ciò è stato approvato anche dal Governo Italiano, quale influenza potrà avere sulle “ricchezze” del Primo Ministro Berlusconi, depositate in alcuni di questi luoghi “immondi” (almeno da un mese a questa parte).
I politici fanno finta di non vedere che invece la questione che riguarda i paradisi fiscali, al di là della caccia agli untori di questi tempi, è chiaramente conseguente ad un fatto sistemico e non di pochi e “scorretti” soggetti, proprio visto il coinvolgimento di tutte le maggiori banche del mondo.
Le azioni di Obama e della EU rischiano così di rimanere sulla carta, pure intenzioni e vuoti proclami di un cambio di registro che però rimarrà utopico e privo di concretezza.
L’Italia ne è un chiaro ed evidente monito: oltre il 60% degli italiani confermano ancora oggi la propria preferenza a Berlusconi, sapendo tutto e il contrario di tutto sulla gestione della sua ricchezza, paradisi fiscali compresi.
La ragione di tutto ciò è semplice: che piaccia o no, i contenuti e l’esempio dello stesso Berlusconi trovano vasto consenso nella popolazione e non il contrario, come vorrebbe la “sterile” opposizione, perché la natura umana, signori miei, è questa.
Lo stesso vale per anche gli altri paesi occidentali, USA e Gran Bretagna in testa, che adesso sembrano volere fare i puritani, ma sembrano scordarsi che i paradisi fiscali sono stati una loro invenzione e localizzati in luoghi ad oggi ancora alcune volte sotto la loro bandiera nazionale e che beneficiano di statuti speciali.
Se l’Italia per i suoi monumenti e la storia è famosa in tutto il mondo quale meta turistica, isole belle ma insignificanti sul piano della storia, sono diventate mete turistiche che hanno attratto milioni di “turisti”, ricchi o aspiranti tali, che così hanno potuto beneficiare di questo nuova invenzione occidentale.
Addirittura, avere un conto in uno di questi luoghi è stato negli anni ruggenti uno status symbol molto ambito, alla stregua di barche, Yacht e belle donne.
Si pensi a Singapore, città stato, che ha fatto del suo emulare l’esempio della sempre decantata ed autorevole Svizzera, il proprio biglietto da visita che le ha consentito rapidamente di scalare le vette delle classifiche dei paesi più ricchi al mondo.
Quindi Obama, più che un nuovo Robin Hood, rischia di essere lo Sceriffo di Nottingham, così come la EU il Don Chisciotte della Mancia, visto che non colpiscono veramente chi ha contribuito a creare questa crisi, che di fatto escono impuniti da quanto sta accadendo, ma lanciano la caccia all’untore, scaricando tutto su altri soggetti ben lontani, genericamente chiamati “paradisi fiscali”, solo per recuperare nuove tasse e continuare come prima.
Meglio sarebbe stato agire sul sistema e le cause profonde, quali le strette relazioni tra politica e finanza, dove la prima è costretta a cercare fondi per farsi eleggere e gestire il proprio consenso e la seconda che finanzia, lecitamente o meno, per cercare di ottenere vantaggi nel proprio agire ed avere appoggi, coperture, su questa o quella situazione.
Da ciò è evidente che ora la situazione sia di profonda fibrillazione, visto che non solo gli imprenditori stanno subendo strette finanziarie delle banche, ma anche la politica è costretta a fare i conti con la difficile situazione in cui si trovano i propri finanziatori.
Quindi invece di ridurre, tagliare, modificare l’approccio della gestione in casa propria, si è pensato bene di fare guardare altrove, indicando nei paradisi fiscali le ragioni profonde di un cancro che invece è interno ai paesi occodentali, visto che le invenzioni di questi spazi, al di sopra delle leggi, ma possibili per legge, sono frutto della capacità ed inventiva di molti manager occidentali e non dei diversi paesi che alla fine, si sono solo prestati a questa “triangolazione”.
Una ipocrisia che lascia poco tranquilli, visto che appare evidente che si sta cercando solo di “giustificare” piuttosto che curare profondamente.
Il resto è solo il tentativo di far passare una “favola”, quella di quando “gli eroi occidentali che di fronte alla crisi, causata dalle proprie idee di liberalizzazione, circolazione delle merci e capitali, distrussero il drago della “speculazione” annidato nei paradisi fiscali!!”
Speriamo non si debba aggiungere a ciò un tragico finale: “…perendo essi stessi in questa “eroica” azione, scoprendo con sconcerto, che il drago e gli eroi, alla fine erano la stessa persona”.