lunedì 30 marzo 2009

Volere è Potere (di Fare)!

Ieri è ufficialmente nato il PDL, atto sancito dal discorso di chiusura di Silvio Berlusconi.

Visto da Shanghai, attraverso le diverse dirette internet, quello della nascita del PDL, è sicuramente uno di quegli eventi che “fa bene” al cuore e al morale, il riprendersi di un encefalogramma, fino ad ora, sembrato troppo piatto.

Il nuovo PDL, oltre a semplificare lo scenario politico italiano (era ora!), sembra possa essere una “concreta” risposta alle necessità di un paese che stenta a galleggiare sotto i “marosi” della tempesta della crisi finanziaria, ma soprattutto dell’avanzare del tempo.

Nel suo discorso, Berlusconi ha dato pochi ma chiari obbiettivi: “rinnovare e riformare l’intero sistema statale”.

Parole sante da queste parti, visto che quotidianamente dobbiamo fare i conti con un’Italia attorcigliata nel ricordo del passato che fu e con un dinamismo strutturale statale degno del paleolitico.

Il ragionamento fatto da Berlusconi, nella sua semplicità ma nella sua indubbia complessità attuativa, è quello rivedere dalle fondamenta il paese, a partire soprattutto dai vari dogmi ritenuti fino ad ora “intoccabili”.

Nel suo discorso ha infatti citato i grandi “moloch” che hanno tenuto sotto scacco l’intero paese negli ultimi decenni, a partire dai poteri del Primo Ministro per finire alle procedure parlamentari: insomma la carta costituazionale.

La sensazione è che Berlusconi si stia apprestando a riscrivere la Governance dello Stato Italiano, così come il futuro nazionale, in una sfida, una missione, non però sospinta da alcuna ideologia, ma solo dal “sano motore” di un fare che è diventato da ieri, un elemento morale.

Scardinando infatti il concetto stesso di moralità fino da ora usato nella pubblica amministrazione, Berlusconi si è spinto oltre al semplice fatto che un amministratore pubblico non rubi, riscrivendone il significato stesso del termine che ora diventa “un agire coerente alla promessa elettorale”.

Parole innovative, che girano pagina su una questione da sempre aperta, quella della questione morale in politica, dietro la quale troppo spesso si sono nascosti discorsi politici, evitando nel contempo, di fare ed agire, quasi fosse una questione in subordine, accessoria.

Invece Berlusconi, vuole introdurre una chiave nuova nel modo di fare politica presente e futura, privandola di qualsiasi base ideologica (e preconcetta), completamente votata al fare.

A queste parole, ci sentiamo anche di aggiungere l’auspicio dello “scollamento” tra eletti e propri grandi finanziatori (Lobby) attraverso la drastica riduzione dei costi della politica, fatto che permetterebbe di porre fine ai condizionamenti tutt’ora del tutto amorali di quest’ultimi, che rischiano di condizionare le più importanti decisioni future del paese.

I messaggi, le missioni del nuovo Partito, chiamato “Popolo”, esattamente come cita l’Articolo 1 della Costituzione Italiana che si vuole riscrivere, sono quelle di uno spazio comune di un fare che deve cercare di portare fuori dalle secche l’Italia del fu “miracolo industriale”, che ora deve veramente riscrivere la propria storia per non affogare.

La difesa di un passato “immutabile” o i continui no di distinguo dell’opposizione che bloccano qualsiasi azione, risulta essere l’errore di un paese che Berlusconi ha sottolineato, a chiare lettere non va fatto.

Non bisogna continuare ad ingessare lo Stato, che dal dopoguerra sembra attanagliato dalla paure di Potere e che con una metafora calcistica, sembra essere sempre stato più propenso ad un pareggio istituzionale, piuttosto che consentire a qualcuno di “dominare” troppo la scena.

Berlusconi ha lanciato la sfida, più potere a chi deve decidere, più alta la possibilità di risolvere i problemi del paese.

I commenti su questo punto non si sono fatti attendere, ma anche guardando l’evolversi della situazione mondiale, sembra essere un buon modo, per smettere che le continue asettiche ma “democratiche” discussioni o peggio i vergognosi scarica barile, continuino a privare il paese della possibilità di essere attivo e propositivo, anche livello anche internazionale.

Infatti a partire dagli USA, così tutte le grandi potenze che stanno dominando lo scenario mondiale, un ruolo forte del governo e del suo leader, consente loro di fare passi in avanti più rapidi degli altri, potendo beneficiare delle occasioni che si possono incontrare e/o crearsi.

Ovviamente esistono rischi in un approccio come questo, ma il peggior rischio attuale del paese nel prossimo futuro, sarà quello di continuare a sprofondare definitivamente nelle sabbie mobili ma  ipocritamente soddisfatti di non aver dato al proprio avversario politico, la soddisfazione di avere beneficiato di “troppo potere”.

Una visione miope, da post 2° guerra mondiale, che con i mutati scenari va completamente rivista, ritrovando un decisionismo che in Italia si ha quasi vergogna che cresca e proliferi, l’unico modo per cercare di rilanciare il paese, rapidamente e concretamente.

Questo sembra essere il succo del nuovo PDL e delle parole chiave indirizzate dal suo leader, ma anche un messaggio al mondo, di una Italia che finalmente sembra essersi messa in marcia verso il proprio futuro e abbia un leader che voglia esserne la guida e che ha i numeri per farlo.

C’è da crederci? Beh, la fiducia nel futuro è l’unica arma con la quale volere può diventare il potere di fare qualsiasi cosa.

Un messaggio chiaro lanciato ieri da Berlusconi, per questa titanica missione che non potrà realizzare da solo.

Sicuramente è la rotta, affinché la si smetta di contrapporre vetusti modi di fare il bene pubblico a forza di “bilancini” o “Manuali Cencelli” e si inizi veramente a riscrivere dalla base l’agire del paese, liberando così il “valore” che l’Italia possiede, fino ad ora tenuto in naftalina, per paura di perdersi.

Parole che da queste parti non possono che fare piacere e da oggi attese alla prova dei fatti.

Good Morning Italia!!! 

Saranno (poco) Famosi!!

Chi non si ricorda le puntate di "Fame", il mitico Saranno Famosi televisivo degli anni 80?

Chi non ha pensato che quei ragazzi potessero diventare tutte vere stelle del firmamento mondiale, vista la terribile selezione da cui arrivavano e le indubbie capacità dimostrate in tutte le puntate dello show televisivo?

Chi non si ricorda delle performance di Leroy o di Coco, che ballando, cantando e recitando avevano assunto un ruolo d’icona del tempo, così come la terribile insegnate di danza Grant?

Proprio con il senno di poi,  “Fame” sembra dimostrare come la strada del successo non passi da questo tipo di esperienze, che danno sicuramente incredibili notorietà ma alla fine, sembrano anche “bruciare” i propri protagonisti, vista la fine tragica dello stessoo Leroy, la stella dello show o le successive fasi in anonimato di molti degli altri protagonisti.

Un esempio su tutti: Janet Jackson.

Parte del cast dell’84 e ’85, ha finito per fare solo 25 episodi, lasciando presto il proprio ruolo filmico per assumere quello, ben più credibile, di sorella d’arte che l’ha trasformata nella stella di primaria grandezza dello scenario musicale mondiale che conosciamo.

Bene, tutto questo in Cina non è neppure un ricordo, visto che da queste parti non hanno mai visto il famoso “Fame”, ne conoscono nessuno dei personaggi, icone dei nostri anni ‘80.

Per contro, sulle migliaia di canali televisivi cinesi, sono on-air centinaia di concorsi canori, di bellezza, di ballo e di programmi stile “Saranno Famosi”, che danno l’occasione ai molti che vogliono arrivare alla notorietà, di avere un’autostrada che li possa aiutare ad emergere, tra oltre 1 miliardo e 300 milioni d’individui.

Quindi capita che la sconosciuta Li Yu Chun, vincendo nel 2005 il concorso canoro, stile Amici, intitolato “Super Girl”, sia poi diventata una star di prima grandezza in tutta la Cina.

Ma questo personaggio è diventato famoso non solo sulle proprie qualità canore, ma anche (e forse soprattutto) su un’ambiguità di fondo legata alla sua sessualità, una androgenia che non ha tardato a diventare vero culto in Cina.

In qualche maniera è come se con “Super Girl” fosse nato il David Bowie cinese, in questo caso donna. 

Una vittoria quella di Li Yu Chun, che ha contribuito a cambiare radicalmente l’approccio televisivo dei molti partecipanti dei contest televisivi successivi e portare aria nuova nello showbiz cinese.

Va sottolineato infatti come fino ad allora, i massimi innovatori artistici cinesi, fossero in realtà tutti originari di Hong Kong o Taiwan.

Visti i primi successi, i diversi contest televisivi hanno quindi iniziato a lanciare “vagonate” di nuovi talenti a tutte le ore di tutti i giorni della settimana, ma soprattutto hanno dato spazio a nuovi modi di porsi e di proporsi, facendo emergere personaggi come Li Yu Chun che hanno finito per contagiare gli usi e consumi (e costumi) di centinaia di milioni di cinesi.

Ma come successo anche per “Fame”, la notorietà continentale offerta dai questi show televisivi cinesi, non sembra corrispondere ad un duraturo successo per i suoi protagonisti, finendo per rilegare molti di loro ad icone da “esporre” nei momenti importanti o caritatevoli, come successo del resto ai tanti partecipanti dei grandi fratelli occidentali.

L’eccessiva enfasi sulla notorietà acquisita in tempi strettissimi offerta dai molti contest televisivi, piuttosto che una reale selezione di talenti di prima grandezza, ha finito per convincere il governo cinese a regolamentarne l’utilizzo sui diversi canali televisivi, mettendo un tetto sul numero delle puntate e ridurne la frequenza durante l’anno, per evitare che questi “modelli” fossero presi per buoni, quali l’unico modo per conquistarsi un “posto al sole” nella società e che il successo e l’essere sempre e comunque sotto i riflettori, diventasse l’unica ragione di vita per tanti, troppi cinesi alla ricerca del proprio futuro.

L’agire del governo cinese, sembra però evidenziare quale sia il vero limite di questo tipo di programmi che oltre a mostrare il lato “professionale”, vogliono soprattutto mettere a nudo il lato umano dei concorrenti, trovare “personaggi”, spesso anche incredibili, evidenziandone le debolezze e le idiosincrasia , esattamente come lo stesso “Fame” faceva puntata dopo puntata.

Il fenomeno d’immedesimazione tra spettatore e partecipante finisce sicuramente per contribuire a creare l’incredibile notorietà che acquisiscono, ma alla lunga tutto ciò sembra penalizzarli, venendo meno il necessario Pathos per diventare veri miti.

La vera differenza tra i tanti noti dei contest televisivi e i grandi veri miti artistici di sempre, sembra proprio essere su questo punto: il mistero e le leggende che li circondava, la riservatezza del proprio lato umano e delle loro umane debolezze, contribuiva a far emergere il proprio valore artistico, anche oltre i loro reali valori, contribuendo così a trasformare alcuni di loro, in autentiche leggende viventi.

venerdì 27 marzo 2009

No al Dollaro:una nuova moneta per il futuro del mondo!!!


La Cina sta assumendo, giorno dopo giorno, un sempre crescente ruolo nella riscrittura delle regole cardine del futuro del mondo moderno,

Fino ad ora, con la forza delle proprie esportazioni, si era imposta solo come la “fabbrica del mondo”, contribuendo non poco alla crescita economica degli ultimi decenni di molti paesi occidentali, Stati Uniti in testa.

Ora però, sotto l’incalzare della crisi finanziaria, la Cina ritiene che sia giunto il momento per riscrivere le regole della Finanza mondiale, quella che regolano i flussi di capitale ed investimenti, la base per sostenere la propria Economia reale e continuare a crescere.

Non è pertanto un mistero che la Cina sia seriamente propensa a sganciare il proprio sviluppo e quello del mondo prossimo venturo, dall’influenza del dollaro, proprio per evitare che i destini del mondo continuino ad essere legati, in maniera indissolubile, ai destini di una sola nazione.

Da qui la proposta cinese: creare una “nuova moneta” chiamata “di riserva”.

Ma questa proposta cinese, non vuole essere il preludio per l’ingresso dello stesso Yuan in detto paniere o la sostituzione del dollaro con altra valuta, ma la creazione di una NUOVA MONETA, non coniata da alcun singolo paese e patrimonio dalla Comunità Internazionale tutta, quale bene comune in grado di fornire stabilità agli scambi tra le nazioni.

Un’idea utopica?

Tutt’altro. Dall’idea alla pratica, i dirigenti della Banca Centrale Cinese hanno pertanto proposto che questa “nuova moneta” sia gestita dal Fondo Monetario Internazionale, sfruttando i già esistenti “diritti speciali di prelievo” della Fmi che basati su un paniere allargato di Dollaro, Euro, Yen Giapponese e Sterlina Inglese,  permettono già ora, di essere usati come unità di conto dal Fmi e da alcune organizzazioni multilaterali.

Questo approccio cinese, espresso dal Governatore della Banca Centrale Zhou Xiaochuan, è fortemente connesso anche al fatto che per aiutare le economie più deboli, la “nuova moneta” potrebbe consentire di sostenere molti di questi paesi, spesso ricchi di materie prime, ora “vittime” inconsapevoli delle bizze delle economie già sviluppate, che rende impossibile qualsiasi pianificazione sui lunghi periodi di cui necessitano.

Le ragioni dei timori cinesi rispetto al dollaro alla base di questa proposta, sono stati espressi di recente dallo stesso Premier Wen Jiabao, quando nella conferenza stampa a conclusione della sessione annuale del Parlamento Cinese, si era detto “preoccupato” per gli investimenti cinesi in dollari in buoni del tesoro americano.

Ma mentre tutti i commentatori internazionali hanno pensato si riferisse solo alla paura cinese per un Default USA, in realtà il messaggio cinese agli Americani era ben diverso: che non creassero le premesse per il rilancio dell’inflazione e una svalutazione delle propria moneta, per così diluire nel tempo i propri debiti con l’estero, tra cui anche quelli con la Cina.

Ma come i Cinesi vorrebbero attivare questa nuova moneta??

Lo dice lo stesso governatore della Banca Cinese: attraverso un allargamento del paniere che già compongono i “diritti speciali” di prelievo e l’atto da parte degli Stati membri di affidare la gestione di una parte delle proprie riserve valutarie al Fmi.

Questa azione, ha aggiunto il governatore Zhou, “necessita di straordinaria visione politica e coraggio” richiamando la sua posizione a quella di una proposta simile fatta dall’economista Keynes nel 1940.

In vista dell’imminente G20 di Londra, appare quindi chiaro che la Cina non intenda essere semplice spettatrice, ma soprattutto non ritiene più sia il tempo per “effetti placebo” sull’economia e finanza mondiale, ma che invece occorra agire prendendo decisioni strutturali che “cambino gli scenari” futuri, dalle fondamenta.

martedì 24 marzo 2009

Imprese Verdi Cinesi: avanti tutta!!

La Cina è al centro delle “attenzioni” del mondo per quanto riguarda sia l’economia che l’impatto ambientale causato dalla sua vorticosa industrializzazione di questi decenni.

Come spesso però accade da queste parti, ora i Cinesi stanno trasformando un problema in una incredibile opportunità d’affari e di rilancio strategico per il paese.

In questa direzione sta infatti andando anche “l’industria verde” cinese, come del resto è apparso chiaro nella recente conferenza Solarcon di Shanghai, in contemporanea alla fiera Semicon China 2009.

In questa occasione si è potuto toccare con mano quanto l’intero paese e il proprio sistema industriale, siano direttamente coinvolti alla costruzione in quello che i Cinesi hanno chiamato “Economia Verde”.

Sotto la regia degli apparati governative, si sta infatti assistendo ad un vero e proprio “cambio di pelle” delle diverse aree di sviluppo industriale che fino ad ora avevano “solo” una spiccata impronta produttiva e consistenti vantaggi fiscali, ora trasformate in aree “verdi”.


Ricerca sui nuovi materiali, semiconduttori, microprocessori e produzione d’energia, la più verde possibile, sono diventati terreni di una sfida a tutto campo, lanciata senza esclusioni di colpi.

Per cui ora interi dipartimenti universitari, incubatori statali ed imprese pubbliche e private, hanno concentrato le proprie attenzioni su questa nuova industria e sulle ricadute scientifiche e tecnologiche connesse, in grado di aiutare una nuova generazione d’imprese cinesi: le aziende “verdi” appunto!

Così la disfida Celle Solari al Silicone o Thin Film o altri materiali per produrre sempre più energia a costi sempre inferiori e con materiali sempre meno inquinanti, sta appassionando le discussioni di un paese che ha portato l’energia in ogni luogo, proprio attraverso questa nuove “fonti” naturali, energia catturata ed addomesticata rigorosamente “Made in China”.

Per cui dalla moderna Shanghai fino allo sperduto Tibet, è un proliferare d’impianti verdi e così dove prima non arrivava energia, come nel caso dell’altopiano tibetano, ora sono arrivate la luce, la televisione, i fornelli elettrici e l’acqua calda, proprio grazie agli impianti fotovoltaici forniti dai governi locali.

La Cina, paese che sul Carbone ha fatto la propria fortuna recente, viste le immense riserve di cui dispone, ha ora deciso che la propria energia debba arrivare da altre fonti: sole, acqua, vento o dal nucleare.

l Nucleare è infatti considerabile anch’esso “verde”, nel senso che la ricerca cinese sta inseguendo la fusione termonucleare, dopo i primi test positivi del proprio reattore testato nel 2007, chiamato non a caso “Sole artificiale”.

Ma in questi giorni è il Solare ad appassionare di più, perché è anche già diventata un’industria d’esportazione.

Infatti, dopo un periodo d’apprendistato, ora i laboratori e le imprese cinesi sono diventate esportatori di tecnologia che come caso delle Solar Fun Power, sono già arrivate anche alla quotazione Nasdaq, con uffici in Germania, Spagna, Australia e USA.

Dietro a tutto questo, esiste un preciso piano del governo cinese che intende ridurre entro il 2030 le importazioni di petrolio fino al 30/40 %, la sua esigenza di carbone del 40% e tagliare l’emissione di gas serra del 50%.

Risultati che la Cina intende realizzare attraverso gli ingenti investimenti in tecnologie disponibili o in fase di studio nei suoi centri di ricerca.

L’investimento stimato per arrivare a realizzare la propria “economia verde” cinese sono nell’ordine di circa 2 miliardi di yuan, con un investimento annuo nell’ordine del 1,5 – 2,5% del proprio PIL

Ma quali sono le altre azioni concrete che la Cina sta seguendo per ridurre i propri consumi?

Il primo è supportare la crescita di un’industria di veicoli elettrici, quella che consentirebbe di tagliare le necessità di petrolio del 30/40%.

Quindi già da tempo le biciclette sono state sostituite da motocicli, rigorosamente elettrici, riscrivendo così dalle fondamenta il famoso detto “il popolo di biciclette (Elettriche)”!

Con ulteriori ingenti investimenti nello sviluppo di nuove tecnologie per la produzione d’energia pulita, imprimendo anche un’accelerata ad impianti per la produzione eolica, idroelettrica e solare, la Cina conta di ridurre la propria dipendenza dalle centrali di carbone, dall’attuale 81% al 34% del 2030.

Rivedendo poi le regole con le quali sarà possibile costruire case ed uffici, conta di ridurre il fabbisogno elettrico di un ulteriore 10%.

Che dalle intenzioni si sia da tempo passati ai fatti, è dimostrato anche dall’inizio della costruzione della prima centrale a concentrazione cinese, capace di produrre 1,5 MW e che sarà terminata entro il 2010.

Ma questa centrale non è in un posto sperduto del paese, bensì è costruita a Beijing, la capitale, centrale che con un’estensione di 13 ettari ed un investimento di 11, 6 milioni di euro, con il suo centinaio di specchi riflettenti, produrrà circa 2,7 Milioni di kWh annui, tagliando così qualcosa come 2.300 tonnellate di emissione di anidride carbonica.

Quella di Beijing è inserita in un piano ben più vasto di centrali termodinamiche che entro il 2015 dovrebbero produrre 150 MW,

Altri segnali sulle reali intenzioni cinesi? Negli ultimi 15 anni hanno già ridotto in media del 4,9%, la quantità di biossido di carbonio e di altri gas effetto serra emessi per unità di PIL.

Gli Stati Uniti solo del 1,7% e la Germania del 2,7%.

La scelta “verde” cinese va anche oltre essendo in grado da una parte, di migliorare la qualità dell’ambiente, ma dall’altra consente di creare un formidabile sistema industriale che potrà assorbire consistente forza lavoro, offrendo così una nuova opportunità d’innovazione e d’occupazione nel paese.

Per questo i Cinesi hanno lanciato la propria corsa nella ricerca a tutto campo sulle Energie pulite, tanto che alla fiera di Shanghai si è potuto constatare come molte zone industriali della Cina siano ormai a tutti gli effetti tante “Sun Valley” e parti attive nella costruzione del sogno comune dell’ “Economia Verde” cinese.

lunedì 23 marzo 2009

Obama vuole fare il cinese!!


Sembra proprio che un cinese o meglio un sino-americano, siederà sulla poltrona del Ministero del Commercio dell’Amministrazione Obama.

Obama, dopo il proprio record, quale primo Presidente di pelle nera e d’origine africana, sembra ora voglia bissare con il primo Sino – Americano in un governo USA.

Ma il prescelto, Gary Locke, deve ancora passare le “force caudine” delle audizioni del Senato, prima di potersi insediare in questo prestigioso incarico.

Se lo farà, da parte di Obama sarebbe un segnale forte a Beijing, sulle reali intenzioni della nuova Amministrazione americana ma soprattutto una sorta di “telefono rosso” sui temi economico – commerciali tra USA e CINA.

Infatti Gary Locke è molto ben visto dai Cinesi, tanto che gli è stato dato l’onore di essere uno dei tedofori alle recenti Olimpiadi di Beijing, lui che comunque è già stato il primo Sino – Americano Governatore di uno stato, quello di Washington, dal 1995 al 2005.

A sorpresa, decise però di non ricandidarsi per un terzo mandato da Governatore, decidendo invece di occuparsi di questioni legali in un importante studio di Seattle, nel gruppo di lavoro sulla Cina e le relazioni governative.

Scorrendo il curriculum di Gary Locke, si scopre essere comunque avvezzo ai record, visto che fin dal 1993 è stato il primo sino – americano ad essere eletto nella contea di King County e a cui è seguita quello di Governatore.

Ma soprattutto, ad interessare probabilmente Obama, sembra essere lo stretto rapporto di Locke con lo stesso Hi Jintao, tanto che si pensa ci sia stato il suo “zampino” nella decisione di Hu di aggiungere Seattle quale tappa della sua ultima visita ufficiale negli Stati Uniti,.

Questo aspetto sembra però anche essere il tallone d’Achille per Gary Locke, il punto debole che i senatori repubblicani americani potrebbero utilizzare per cercare di smontarne la candidatura, fortemente voluta da Obama, sottolineando proprio il fatto di come Locke sia stato tra l’altro consulente d’affari sul mercato cinese, per una nota azienda della zona di Seattle: la Microsoft.

Adesso c’è solo da aspettare l’esito dell’audizione con i senatori, ma sembra che tutto ciò sia un segno del destino, visto che Locke non è stata nemmeno la prima scelta di Obama e stia ora beneficiando di due precedenti ritiri illustri, quale quello del Governatore del New Mexico, Bill Richardson, ritiratosi per uno scandalo e quello recente di Judd Gregg,  per sopravvenute divergenze con il Presidente su questioni economiche.

Chissà se quale segno del destino, questo incarico possa anche essere solo il “trampolino di lancio” verso qualcosa di ancora più prestigioso: il sogno americano di un Presidente USA figlio di immigrati cinesi, una favola per oltre un miliardo di e 300 milioni di cinesi.

Wen Jiabao - INNOVARE per battere la crisi!

L'Innovazione quale arma anti crisi. 

Queste le parole usate dal Premier Cinese che dimostrano un'approccio ben diverso rispetto a quello Occidentale TROPPO finanziario.

Ma il passaggio fondamentale è quello che ritiene la proprietà intellettuale il cuore della competizione nell'Economia moderna.

"PREMIER Wen Jiabao has called on enterprises and officials to place priority on industrial upgrading and innovation, urging them to move "early rather than late" to ride through the global financial crisis.

Chinese companies should focus on adjusting product structure, improving quality and upgrading technology in the face of economic woes, said Wen during a visit to enterprises in the northeastern Liaoning Province over the weekend. The three-day visit ended yesterday.

Efforts should be especially stepped up to develop new products and foster intellectual property rights, while the government must cut burdens for enterprises and provide an easy environment for their innovation, said Wen.

"Intellectual property rights are at the heart of economic competition in modern times," Wen said, adding that the government must combine scientific and technological innovation with the bid to boost economic growth."

L'Acqua un diritto per pochi!!!

Tante volte non ci facciamo caso alle cose e che come la nostra vita sarebbe profondamente diversa (e peggiore) se alcune di queste venissero a mancare.

Nelle coscienze occidentali sembra crescere la sensibilità del necessario e del superfluo, ma sembra che manchi ancora la consapevolezza di cosa voglia dire veramente necessario.

L'ONU afferma che nel 2030 (domani) metà della popolazione sarà assetata.

Una cifra su tutte: 900 bambini al giorno muoiono per mancanza d'acqua!!


E' il caso di fare veramente qualcosa, visto che non serve andare in Africa per avere problemi di accesso all'acqua.

Ma non solo. Molta dell'acqua si inquina (trasformandola in un killer) per produrre beni e prodotti che fanno parte del superfluo di molti di noi e delle nostre economie.

Cosa fare? Sicuramente cercando di trovare soluzioni a problemi che oggi sembrano dall'altra parte del globo ma, visto il rapporto ONU, domani finiranno per essere alle nostre porte di casa.

Anche perchè la "stabilità" sociale dell'intero pianeta sarà messa in crisi da possibili conflitti militari, proprio per il controllo dell'acqua.

Un esempio? Beh Il Tibet. Dato che il suo altopiano produce TUTTA l'acqua potabile della Cina (e di molti altri paesi dell'area), difficile pensare che i Cinesi intentando cederne il controllo a chichessia, proprio perchè in gioco c'è, tra l'altro, il controllo dell'accesso all'"oro blu" e così garantire il futuro stesso del paese.

Vogliamo ancora parlare di Dalai Lama e di indipendenza del Tibet?? Bene, solo questo esempio dovrebbe "aprire gli occhi" e far comprendere come quella che si sta giocando non è una partita di Risiko e come le dinamiche del mondo e delle nazioni, sono e saranno guidate dalle necessità primarie. 

L'acqua prima di tutto.

Per cui, garantire il diritto a tutti di avere la propria acqua quotidiana è fondamentale ma ciò è tutt'altro che semplice e comporta uno sforzo tremendo che continuando a rimandare, un giorno o l'altro presenterà il suo terribile conto.  

Facebook (falso) mito!!

Facebook, come nel precedente post ho già fatto notare, ha creato un tale mito che le legittime azioni dei suoi gestori, compresa la possibilità di cancellare ciò che ritengono senza problemi, essendo uno spazio PRIVATO, continuano ad essere chiamate "censure" come da questo articolo su Repubblica?

Sulla base di quale diritto giuridico, viene invocata la possibilità di usare uno spazio privato a propria discrezione in totale libertà??

Che senso ha fare addirittura interrogazioni parlamentari su un tema che centra poco con le leggi che possono al più regolamentare internet, piuttosto che gli spazi che Facebook ha deciso di mettere a disposizione di chichessia?

Facebook non è Internet e quindi occorre evitare di far credere che su questo spazio privato debbano valere regole di "democrazia digitale" che poco hanno attinenza con Facebook.

Al massimo si può parlare di "caduta di stile" di Facebook ed arbitrarietà dello stesso, ma andare oltre appare del tutto fuori luogo.

Arrestate 4 persone per Audio-Libri Porno 2.0

In Cina, gli audio libri o i radio racconti sono molto diffusi e molto apprezzati da tutte le generazioni. 

Non è quindi raro, prendendo un taxi o un autobus di linea, imbattersi nell’autista sintonizzato su una radio o un CD di letture tratte da pagine storiche della letteratura, anche occidentale, raccontate ed interpretate dalle migliori voci cinesi.

Su questo filone d’oro, si era attivata la ilisten.cn, società web cinese diventata nel tempo la leader nazionale di Audio Libri venduti on line, con oltre 500.000 utenti registrati sia in Cina che all’estero.

Ma a qualcuno dei responsabili della ilisten.cn, le letterature classiche non sono parse più sufficienti, per cui ha pensato bene di procedere all’aggiunta di un filone a “luci rosse” per poter ottenere rilevanti benefici economici. 

L’idea, nata per aumentare traffico al sito, si è così materializzata attraverso l’apertura di una sezione a pagamento, denominata “Night Talk” che aveva come argomento discussioni e racconti a sfondo pornografico.

I risultati, come era prevedibile, non si sono fatti attendere, tanto che attraverso 17 audio libri per un totale di 953 episodi, la società ha cominciato a fatturare alcune decina di migliaia di Yuan e l’anno scorso ha avuto più di 2 milioni di visite, con oltre 260.000 download di questi speciali audio libri.

Per produrre questi racconti dal contenuto hard core, venivano inoltre reclutate voci femminili da tutta la Cina che a 40 Yuan all’ora, leggevano le storie, oltretutto scritte ed invitate al sito dagli stessi utenti di ilisten.cn che poi, una volta pubblicate, condividevano i profitti ottenuti dalla vendita.

Un’esperienza di Web 2.0 da manuale, se non fosse che in Cina la pornografia, in tutti i suoi formati è vietatissima.

Sapendolo, i protagonisti hanno cercato di non essere pescati con “le mani nel sacco”, adottando vari mezzi di elusione che impedissero di essere intercettati dai rigorosi controlli incrociati che le autorità cinesi fanno regolarmente sui contenuti testuali, sulle immagini e sui video.

Nonostante tutte le attenzioni, il successo ottenuto dall’iniziativa, alla fine ha fatto scoprire alle autorità cinesi il reale contenuto dei questi audio libri scaricabili da questa aree riservata ai soli utenti del sito.

Ora si sono aperte le porte del carcere per i protagonisti di questa vicenda, mentre il sito è stato immediatamente oscurato, in questa storia di web cinese 2.0 che si può star certi, non ha avrà comunque alcun lieto fine. 

venerdì 20 marzo 2009

Fiera Milano coordinatrice attività Italiana all’EXPO Shanghai 2010

Per l’Italia, le tappe di avvicinamento all’EXPO 2010 proseguono secondo programma.

Oggi il Commissario generale del Governo per l’EXPO 2010, Beniamino Quintieri, ha firmato l’accordo con l’Ente Fiera di Milano, quale coordinatore della partecipazione delle 20 regioni italiane all’EXPO Shanghai 2010.

Fiera Milano assume quindi il ruolo di “armonizzatore dei diversi progetti delle regioni italiane con il tema generale dell’EXPO e con gli eventi in programma nel padiglione Italiano”, come spiega il Presidente della Fiera Milano Michele Perini.

Il Commissario Quintieri ha ritenuto Fiera Milano partner ideale per questo ruolo, viste le competenze Logistiche maturate dal 1995 ad oggi sul mercato Cinese e con il quale cercherà di dare la massima visibilità agli eventi italiani in questa importante manifestazione cinese che ne conta ben 20.000.

Turismo, buona alimentazione ed ecocompatibilità saranno i cavalli di battaglia della presenza Italiana all’EXPO 2010, con l’obbiettivo di “riposizionare” i valori distintivi dell’eccellenza Italiana, dando ai cinesi la possibilità da toccarli con mano nei 5 mesi di EXPO.

Fiera Milano è l’ultimo dei partner che collaborano con il Commissario Quintieri e si aggiunge alla Triennale di Milano che si è occupata della gara e il concept per il padiglione italiano, la cui costruzione inizierà proprio in questi giorni e Permasteelisa quale partner nella costruzione del Padiglione Italiano.

Quello che appare sempre più evidente, anche dall’ultima partnership stipulata dal Commissario Quintieri, è il sempre più forte coinvolgimento di Milano nell’organizzazione dell’evento del 2010 che non si limita però solo alla partecipazione Italiana all’EXPO cinese. 

Da tempo infatti il MIP del Politecnico di Milano e l’Ente Fiera Villa d’Erba della stessa Fiera di Milano, sono coinvolte nel progetto di formazione del personale cinese che gestirà l’evento, mettendo così a disposizione degli organizzatori cinesi la competenza manageriale e lo stile italiano che ci si augura anche attraverso loro,  possa trovare ampi spazi nell’evento di Shanghai.

Tutto ciò in attesa che veramente parta la macchina organizzativa di Milano 2015, manifestazione alla quale i Cinesi hanno già aderito ufficialmente e che sancirà ancora una volta il sempre più stretto gemellaggio decennale che unisce queste due città e i due paesi. 

mercoledì 18 marzo 2009

Parole Sante!! E ora Soldi veri!!!

Botta e risposta tra Governo e Confindustria.

La Presidentessa di Confindustria, Marcegaglia, ha affermato, o meglio scritto con martello e scalpello le “parole sante” che dovevano essere dette, prima che sia troppo tardi.

“Soldi veri”!!!

Questa è la considerazione di chi sta alla guida della Nave Confindustriale sotto i colpi della tempesta e che agli SOS lanciati di recente, riceve i chiacchiericci di chi cerca solo di ottenere consensi, che però non hanno alcun valore di cambio sui mercati internazionali.

Come uno sbuffo da “pentola a pressione”, alla Presidentessa di Confindustria non poteva uscire meglio la sintesi del problema che attanaglia il Made In Italy, fino ad ora gestito con “risibili” investimenti.

All’Italia, fino a poco tempo fa è stato scontato di parecchio qualsiasi tipo d’investimento, dato che l’eccellenza che rappresentava ne valeva il costo per i diversi partner internazionali.

Ora la situazione è profondamente cambiata e nessuno fa più sconti a nessuno, ne tanto meno ai sempre amati Italici, ma che si scoprono sempre più gli ultimi della classe.

In un paese di Piccole e Medie imprese, che per competere hanno bisogno di continuo “ossigeno”, prima Basilea 2 e adesso la stretta creditizia da crisi internazionale, rendono praticamente impossibile per la maggioranza delle imprese  reggere la competizione di chiunque, che tranne eccezioni, sono fortemente più capitalizzate delle nostre.

Quindi giusto il monito del Presidente dei Confindustriali, che ora merita una risposta concreta, in grado di indicare quale “cassa” esiste e con quali modalità le imprese italiane potranno ricevere nuovo “Ossigeno” e cercare così di tirare fuori dal proprio cilindro un nuovo ciclo per il Made in Italy, in grado di portarle sulla terraferma e ben lontane dalla burrasca in corso.

Le banche e i banchieri, devono “sentire” il monito lanciato dalla Marcegaglia che finisce dicendo “significherebbe tradire il paese e cercare di salvare meno le proprie posizioni (poltrone) per scendere anche loro in “trincea” con chi ogni giorno non sa se ci sarà un domani.

E se si fallisce ora, non ci sarà decreto per la disoccupazione che tenga in grado di fermare una emorragia che rischia di essere così grande, da portare al dissanguamento del paese e a morte certa.

Mentre da noi si fa tattica, la Cina ha triplicato la disponibilità finanziarie a disposizione delle proprie aziende e indicato nel supporto delle Piccole e Medie Imprese la strada per aiutare la Cina a superare la crisi in corso.

Magari con parole nostre, cerchiamo di non continuare a raccontare la storia che salvando le sempre solite aziende (ed i soliti imprenditori) si riuscirà a salvare il paese.

Cambiamo registro, inserendo nella lista dei “salvabili” anche il Sig. Brambilla, il Sig. Pugliesi o il Sig. Rossi di turno che ogni giorno devono lottare senza paracadute, in solitudine e senza alcuna speranza di avere alcun aiuto, “vessati” dai banchieri che quando le ragioni di sistema lo impongono, diventano anche soci dei soliti nomi, ma che poi nello stesso tempo, tagliano i fondi ai molti altri signor nessuno.

Vediamo se il richiamo della Marcegaglia sveglierà qualche coscienza nei vertici bancari e nei vertici politici che di fatto “pilotano” le loro scelte di base.

I segnali dello “sfaldamento” ci sono tutti, visti gli ultimi passi falsi per esempio di alcuni dei grandi brand italiani dell’alta moda, che lottano disperatamente per non fallire, se non lo sono già e sono tenuti in vita solo per “interessi” di vetrina, o peggio per evitare di scoprire pericolosi vasi di pandora.

E’ una Emergenza vera” ha affermato la Marcegaglia, quasi che tutto quello che sta accadendo sia solo un film, evidenziando come il Titanic Italiano abbia realmente colpito l’iceberg della crisi.

La nave sta affondando, “suonare” sul ponte le solite musiche per tranquillizzare i passeggeri non sono la strada giusta, altrimenti “l’Accattone” rischia di divenire il prossimo successo di botteghino a cui verrà associato il fu “Made in Italy” nostrano.

UPDATE 18 Marzo: Risposta del Governo: 1.3 Miliardi di fondo di garanzia che coprono 70 Miliardi di finanziamenti alle PMI: Questi sono SOLDI VERI!!! Adesso vediamo come saranno "equamente" distribuiti.

martedì 17 marzo 2009

A rischio l’EXPO USA a Shanghai!!

Secondo gli organizzatori cinesi dell’EXPO di Shanghai 2010, la crisi finanziaria che sta imperversando in tutto il mondo, colpirà moderatamente l’organizzazione di un evento che, costi alla mano, finirà per costare ai cinesi, il doppio di quanto non siano costati i recenti giochi olimpici di Beijing.

Infatti, i giochi olimpici sono costati 2,3 Miliardi di dollari, inclusi 1,9 Miliardi di dollari per la costruzione degli impianti sportivi, con un bilancio che avrebbe generato alla fine un utile di 16 milioni di dollari.

Ben diversa la situazione dell’EXPO 2010 di Shanghai che ha un preventivo di ben altra grandezza: 4.18 Miliardi di dollari.

Due terzi di questo “ciclopico” budget sono utilizzati per la ristrutturazione dei 5,28 chilometri quadri di spazi che saranno adibiti per la costruzione dei diversi padiglioni. Il restante terzo è quello che servirà per le attività giornaliere nel periodo maggio – ottobre 2010.

Ma se la Polonia ha annunciato tagli ai costi del proprio padiglione nell’ordine del 70% e gli organizzatori cinesi abbiano staccato un assegno di ben 100 Milioni di Dollari per supportare la partecipazione dei paesi in via di sviluppo, qualche preoccupazione sembra serpeggiare per uno dei grandi attesi dell’evento: gli USA.

Infatti ad oggi, non è ancora chiaro se gli USA parteciperanno o meno all’EXPO 2010 di Shanghai, in quanto fino ad ora solo rassicurazioni verbali sono arrivate dall’Amministrazione americana su una reale partecipazione.

Nulla di scritto e formalmente ufficiale.

Il problema che sta dietro questa “anomala situazione” è che gli USA, per legge, non possono in questo tipo di eventi, usare soldi pubblici e quindi per tutti gli investimenti previsti, nell’ordine dei 60 Milioni di dollari, questi devono essere totalmente privati.

Questa è la ragione per cui gli USA stanno tentennando nel confermare la propria partecipazione, tanto che il co-presidente del comitato per la costruzione del Padiglione USA, Franklin Lavin, il mese scorso, ha detto esplicitamente come “il successo dell’operazione di raccolta fondi è tutt’altro che garantito”.

Non è poi chiaro come l’amministrazione Obama potrà aiutare a sbloccare questa situazione d’empasse, un “pessimo” segnale, dopo le rassicurazioni fatte ieri sulla stabilità del sistema americano, soprattutto per quanto riguarda gli ingenti crediti cinesi, sui quali il Premier Wen Jiabao, venerdì in conferenza stampa, si era detto “un pelo preoccupato!”.

Ora esiste una data, quella del 15 aprile 2009, l’ultima chiamata per gli USA in un evento di questa importanza, la cui assenza rappresenterebbe uno strano gioco del “destino”, oltre che la prova che gli USA e il suo sistema d’imprese, sono tutt’altro che in linea di galleggiamento.

lunedì 16 marzo 2009

Speciale Electronica Productronica China 2009

Il 17 Marzo si apre a Shanghai ELECTRONICA & PRODUCTRONICA CHINA 2009 la fiera sulle componenti elettroniche e fotonica. Nella lista dei partecipanti una sola Italiana, specchio di una situazione oramai irremediabile.

Per qualsiasi supporto o richieste: Scrivi a Yibu Yibu

Stay Tuned!!!

PS. in parellelo anche altre due fiere,  LASER CHINA e SEMICON CHINA (semiconduttori, materiali e Servizi)

Economia spiegata agli americani ( e anche ai cinesi)

Oggi leggo sul corriere un "esilarante" spaccato di come un giornalista italiano abbia cercato di spiegare l'economia Italiana agli americani, presenti all'Ambrosetti di Villa d'Este.

Mi sono ritrovato in pieno, visto che è esattamente quello che accade a me quando mi capita di spiegare le stesse cose ai Cinesi!!!

A parte l'esilarante, peccato che sia anche la (cruda) realtà di un sistema, quello italiano, che le massime economie mondiali "stentano" a comprendere. Tutto ciò sarà bene o male?? 

Di seguito un esilarante 2, di contorno, sul Federalismo, sulle auto blu e biglietti per le partite di Champions (Link)

Povera Italia!

venerdì 13 marzo 2009

Wen Jiabao: fiducia contro la crisi!!

In occasione della chiusura della sessione annuale del parlamento cinese, è appena terminata la conferenza stampa del Premier Cinese Wen Jiabao.

Una parola chiave è sembrata emergere dalle sue affermazioni: Fiducia!

Per vincere la crisi, bisogna recuperare la fiducia complessiva, a prescindere da quanti finanziamenti i piani di sostegno dispongano, che devono avere proprio nella fiducia la propria “leva”, essendo “più importante dell’oro e dei soldi” ed in grado di dare “il coraggio giusto e la forza di superare le difficoltà”

Alla fiducia, Wen Jiabao aggiunge però anche la parola “opportunità”. 

Per la Cina, la situazione attuale è infatti un’ottima opportunità per consentire un complessivo salto di qualità del paese e nel contempo è l’occasione per lavorare a fondo sulla parte più povera della nazione, fatta ancora di 900 milioni di persone, consolidando nel contempo anche la crescita realizzata negli ultimi 30 anni.

In questa direzione vanno quindi le precisazioni fatte oggi dal Premier cinese per quanto riguarda il pacchetto di stimoli all’economia cinese, dopo le voci e i malintesi dei giorni scorsi, con effetti anche sui corsi azionari delle diverse piazze internazionali, che come ha precisato Wen Jiabao, “ non sono stati completamente compresi”.

La Cina ha infatti annunciato un pacchetto di 4 trilioni di Yuan ( 585 miliardi di dollari) quale stimolo del mercato interno. Di questi, 1,18 trilioni di Yuan, precisa Wen, sono investimenti governativi che saranno usati su quattro direttrici principali: “finanziamenti governativi su larga scala, ristrutturazioni industriali e ricambio generazionale, ricerca scientifica e sicurezza sociale”.

Quindi sono fondi che saranno usati in progetti per Welfare, Innovazione tecnologica, protezione ambientale e nuove infrastrutture.

A questi si aggiungono anche i 600 Miliardi di Yuan di riduzioni fiscali, aumento delle pensioni d’anzianità, aumento retributivo per 12 milioni di insegnanti ed aumento dei sussidi per gli agricoltori. 

Tra le azioni previste con questi fondi, anche la costruzioni di 7,5 milioni di case popolari e una casa migliore ai 2.4 milioni di cinesi che vivono ancora in quelle cha Wen ha definito bidonvilles.


Nei prossimi tre anni, altri 850 Miliardi di Yuan saranno invece usati per migliorare il sistema sanitario, investimenti che precisa Wen, non sono inclusi nel precedente piano di 4 Trilioni di Yuan.

Questo piano di stimoli potrebbe comunque non essere l’ultimo. Il Premier cinese ha infatti confermato l’intenzione del governo di agire con ulteriori fondi se la situazione lo richiedesse.

Spiegando poi quali siano le differenze tra Cina, USA e Europa di fronte alla crisi,Wen ha sottolineato come USA ed Europa siano impegnati su due fronti, quello Internazionale e quello della crisi strutturale interna che sta pesantemente coinvolgendo anche il sistema finanziario e bancario, con i sostanziosi tagli ai finanziamenti alle imprese.

Al contrario in Cina, le banche stanno ampliando in maniera consistente i finanziamenti alle imprese per sostenerne la crescita, quasi triplicando i fondi messi a disposizione in questo periodo.

Detto questo, per riguarda i crediti cinesi pari a 681, 9 Miliardi di dollari di titoli di Stato USA, il Premier si è espresso dicendo che “onestamente sono un pelo preoccupato e si spera che gli USA facciano realmente tutto il possibile per preservare gli investimenti cinesi in essere”.

Per quanto poi riguarda il livello di cambio dello Yuan, il Premier Cinese rivendica come questo non possa essere in nessun modo condizionabile da influenze esterne alla Cina, anche se strettamente collegato con la stabilità dell’intero sistema finanziario internazionale, comunque a cuore del governo cinese.

Allo stato attuale, Wen ha quindi precisato come la richiesta di una svalutazione dello Yuan, non sia in linea con le attuali esigenze del paese.

La ragione che comunque consente alla Cina di affrontare la Crisi con questa “consapevolezza” dei propri mezzi, è legato al fatto che “i fondamentali finanziari ed economici, così come il debito del paese, risultano sostanzialmente stabili e sotto controllo”, come annunciato oggi da Wen.

Ciò consente al governo cinese di poter definire come e quando usare nuovi consistenti piani di sostegno e “iniettare” nuove fonti finanziarie per “aiutare” il paese a reggere alla tempesta creata dalla crisi finanziaria internazionale.

Ma il Primo Ministro, ha anche affermato come gli obbiettivi stabiliti in una crescita all’8% per il 2009 del PIL, risultano difficili da raggiungere e che occorrerà una grande e straordinaria concentrazione per cercare comunque di realizzare un tale livello di crescita del paese.

Alla domanda relativa alla crescente disoccupazione e la difficoltà d’impiego per milioni di neo laureati, Wen non ha avuto dubbi nell’affermare come la soluzione passi dal sostegno alla crescita delle PMI e il supporto attivo da parte delle banche che più di prima finanzino le loro attività.

Grande attenzione è stata posta anche per quanto riguarda i rapporti con Hong Kong.
 
A tal riguardo Wen ha annunciato oggi l’approvazione del progetto per la costruzione del ponte che collegherà Hong Kong, Macao e Zhuhai che con un investimento di 10 Miliardi di dollari, consentirà di contribuire allo sviluppo economico dell’area.

A questo ha aggiunto come sia in agenda del Governo la definizione degli accordi per il trading in Yuan, a cui ha aggiunto l’impegno ad integrare l’accordo CEPA esistente tra Hong Kong e Cina per continuare a favorire l’accesso in Cina alle aziende di servizi di Hong Kong.

Una battuta Wen se l’è poi concessa alla domanda che riguardava Taiwan, augurandosi entro il compimento dei suoi 67 anni (ora ne ha 66), di poter fare una lunga passeggiata sull’isola.

Ma la notizia del giorno nella parole di Wen è stata quella che la Cina “è disponibile a consultazioni per definire una possibile partecipazione di Taiwan nelle organizzazioni Internazionali”.

Secondo Wen Jiabao, la Cina intende essere “equa e ragionevole” nell’affrontare la questione della possibile partecipazione internazionale di quelli chiamati da Wen “compatrioti”. 

Sulla questione Nord Coreana, il Premier cinese ha invece annunciato come a Beijing, dal 17 al 21Marzo, su suo invito, avrà un incontro bilaterale con Kim Yong II, Premier della Nord Corea, prima visita dalla sua salita al potere nell’aprile del 2007.

In tale sede ci sarà modo di valutare, con quello che è stato definito “un amichevole vicino, legato alla Cina da una tradizionale amicizia”, tutte le problematiche in essere e cercare una costruttiva soluzione alle spinose questioni ancora aperte.  

Non poteva mancare la domanda, oltretutto posta da un giornalista francese, sul Dalai Lama e le relazioni tra Cina e Francia.

Su questa questione Wen ha ribadito la posizione cinese, secondo cui “il Tibet risulta essere parte inalienabile del paese e una questione interna, senza la possibilità di interferenze esterne”.

Ma Wen ha confermato come per il Dalai Lama rimanga aperto il canale per un dialogo con la Cina, ovviamente alle condizioni di quella che Wen ha definito “sincerità d’intenti, che tradotto significa l’abbandono delle ambizioni separatistiche.

Il problema vero, sottolineato ancora una volta da Wen, è che secondo i cinesi, il Dalai Lama sia a tutti gli effetti un politico che strumentalizzi la religione nella propria azione e che punti solo ad una indipendenza del Tibet.

Tornando poi ai rapporti tra Cina e Francia, al di là degli incontri avuti dal Dalai Lama che hanno generato le recenti frizioni, Wen ritiene che i rapporti possono rapidamente tornare ai livelli di prima, così come anche quelli tra Cina ed Europa.

Per finire, su una domanda del giornalista del Sud Africa, per quanto riguarda i paesi in via di sviluppo, Wen ha sottolineato come la Cina intenda continuare a contribuire attraverso consistenti investimenti a sostenere lo sviluppo di questi paesi, compreso il continuo taglio del debito a loro carico.

Altra via è quella dell’annullamento dei dazi doganali, per aiutare lo sviluppo del loro commercio, un modo concreto per aiutare realmente una crescita economica di questi paesi, a cui va aggiunta la costruzione d’infrastrutture, ospedali, scuole e strade, quale “dote” per aiutare la crescita e l’autosostegno di questi paesi.

Per quanto riguarda poi la possibilità di un’azione più efficace e sistemica a livello internazionale, Wen Jiabao ha affermato come si auspichi un aumento dei contributi dei diversi paesi al Fondo Monetario Internazionale, una posizione che dovrebbe essere ampiamente condivisa da tutte le nazioni sviluppate.

Complessivamente una “visione” quella di Wen, che conferma come la Cina stia giocando un ruolo “nuovo” ed innovativo nello scacchiere internazionale e negli equilibri globali e si senta responsabilmente chiamata a contribuire a sua volta nel cercare una positiva soluzione ai “cupi” scenari di questi mesi.

giovedì 12 marzo 2009

(Il vero) Obama pensiero

Il blog quale futuro del giornalismo?? No, sono fuorvianti e semplicistici. Li leggo raramente!

Quiz del giorno, chi ha sentenziato così duramente sul futuro dei Blog?

Un politico Italiano che pensa che il digitale sia male? Un giornalista di carta stampata che sta perdendo il posto? Un incallito intellettuale che crede che il vero “scrivere” sia possibile solo con la penna, tanto da invitare a non abusare di Internet? 

Sorpresa, questo giudizio lapidario, rivela ciò che in molti sospettavano da tempo, ma che ora appare una realtà: Obama ha solo “usato” i blogger e la rete ma non crede possa rappresentare un valido interlocutore per discutere, argomentare e quindi decidere.

Uno “schiaffo” a tutta una campagna che ha fatto di Obama il “paladino” dello sdoganamento della rete quale spazio d’ascolto strategico e di confronto costante e concreto, la base stessa di una democrazia venuta dal basso, proprio l’altro giorno sbandierato da Grillo nella sua presentazione delle sue Liste Civiche.

Invece è una frase che rivela come dietro la facciata, ci sia stato per tutto questo tempo, solo un cinico calcolo elettorale che ora a successo avvenuto, “rimette” le cose al proprio posto, senza troppe remore.

Obama, da abile politico ha saputo interecettare meglio dei suoi competitori, l’onda che dalla rete stava cercando di creare un varco, un’alternativa.

Come uomo, Obama si è dimostrato invece un insensibile “voltagabbana” nei confronti dei suoi stessi elettori, che attraverso questo canale interattivo, per la prima volta, avevano creduto proprio di avere eletto il proprio “Presidente”.

Questa frase ha messo anche a nudo il “re senza un trono”: Internet.

Usato, adulato, strumentalizzato, markettizzato ed illuso di avere finalmente raggiunta una maturità ed una autorevolezza, tanto da decidere il Presidente più potente della terra che invece, senza mezzi termini, il suo “presunto estimatore” non ha avuto problemi a riportare subito nei ranghi di una subalternarietà che rimette, o meglio riporta indietro le lancette del tempo.

Il “Tempo delle mele” di un innamoramento che sembra ormai essere sfociato in una chiara separazione di vedute e d’intenti e su cui anche dalle nostre parti, visto il crescente infiltrarsi di molti dei nostri politici nelle “pieghe” dei vari Facebook e Youtube, dovrebbe aprire gli occhi a chi ancora crede che basti usare una di queste “vetrine” affinché il “miracolo si ripeta”.

Obama, con queste parole ha voluto dire che, da giovane aspirante Presidente, tutto “faceva brodo”, ma ora da “attempato” Presidente in carica, ha svelato al mondo come tutto ciò era una grande bufala, di un cambiamento che sulla rete era “solo specchio per le allodole”.

Ma ciò che lascia più interdetti è che a dirlo sia l’uomo che dovrebbe, o meglio, vorrebbe guidare il mondo verso una nuova visione e una profonda innovazione dei metodi e dei mezzi, per cambiare dalle fondamenta il passato e costruire un nuovo scenario futuro.

Una bella caduta di tono, non l’ultima, di un Presidente che doveva essere il “Presidente Perfetto” e che ora sembra rivelarsi sempre più “solo” l’ennesima furba volpe politica!

Ma ad Obama qualcuno dovrebbe ricordare che i Presidenti passano, mentre i Blog (e le sue affermazioni) restano!!

Buon blog a tutti!

martedì 10 marzo 2009

Il Dalai Lama “Oscuro"

Temo il Dalai Lama che in questi giorni, con le ultime affermazioni, stia pericolosamente caricando una “molla” che potrebbe portare solo dolori alla propria gente e ai cinesi, con parole sempre più da leader politico che da guida spirituale buddista.

Le accuse dirette di queste ore che cercano, da un lato di ricevere il plauso dell’occidente, dall’altra possono solo accendere una miccia che potrebbe far esplodere disordini, che poi porterebbero solo ad una prevedibile soluzione: la repressione da parte cinese.

Sembra però che il Dalai Lama abbia scelto questa strada, quello dello scontro verbale dalle conseguenze imprevedibili, quale metodo che obblighi poi ad un intervento esterno da parte dei governi occidentali.

Ovviamente, come del resto detto dal Ministro degli Esteri cinese nella sua conferenza stampa della scorsa settimana, il Dalai Lama rivendica un’autonomia (indipendenza) per qualcosa come un quarto dell’attuale Cina.

Un richiesta ovviamente inaccettabile per qualunque governo cinese, visto che l’autonomia di cui parla il Dalai Lama, si tradurrebbe pericolosamente in una successiva richiesta di Indipendenza.

Non potendo chiedere da subito l’Indipendenza, oggi il Dalai Lama chiede il “minimo”, sicuro poi di poter chiedere in seguito l’agognata indipendenza, con il placet dei paesi occidentali.

Un film che assomiglia troppo a qualcosa del passato ( guerra dei boxer) e “guerra fredda” che il Dalai Lama dovrebbe comprendere a fondo essere difficilmente percorribile, senza che ciò scateni una guerra globale (guerra mondiale).

Un’azione che risulta assai poco credibile anche sul piano dei “contenuti”, visto che si parla di sterminio di un popolo che di fatto, dati alla mano, sta aumentando di numero, in una Cina composta da ben 56 diversi popoli, di cui i tibetani ne rappresentano solo una parte.

Parlare poi oggi d’inferno, metafora non appartenente alla cultura cinese, ma ovviamente a quella Cattolica dei “veri” destinatari del recente messaggio, lascia ancora più sconcertati.

Un agire sempre più “oscuro” di un uomo che sta pericolosamente seminando “odio e zizzania”, a prescindere dalla realtà ormai decennale che ha cambiato la faccia del Tibet, modernizzandolo e facendolo crescere, da una situazione da medio evo come era prima, proprio ai tempi del Dalai Lama.

La posizione è ovviamente molto pericolosa ed appare del tutto fuori luogo in un’area, quella Asiatica, dove terrorismo e “vecchi” rancori (pensiamo alla Corea), rischiano di essere la causa per una guerra con tanto di ordigni nucleari, che rischia di trascinare veramente il mondo intero all’inferno.

L’invito è ora a non calcare troppo la mano, evitando di strumentalizzare troppo le date e le ricorrenze di marzo che potrebbero essere viste per qualcuno come il momento per iniziare un percorso violento ed armato, sotto la “mano benevola” del Leader della non violenza.

Una contraddizione di fondo dell’ambiguo messaggio del Dalai Lama, che per esempio non offre proposte ben più credibili, indicando per esempio in maniera più chiara quale autonomia realmente vuole, che comunque non potrebbe essere che quella di un Provincia della Cina, quale unico paese ed indivisibile.

Sorprende per esempio che non usi la strada alternativa di un percorso a ritroso già visto, stile Hong Kong, “due sistemi, un’unica nazione”, un approccio ben più percorribile, almeno per il fatto che ha dimostrato ai cinesi che non hanno nulla da temere da una simile soluzione, coerente e che garantisce per entrambi il meritato reciproco rispetto, evitando oltretutto qualsiasi ambiguità nella sua gestione.

Speriamo che si torni ad un dialogo, vero e costruttivo, ma soprattutto si lasci alla maggioranza dei Tibetani oggi “frastornati” da tanto clamore, il diritto di scegliere senza ricatti “morali” di un passato che è stato, quello che realmente sia meglio per il proprio futuro.