PD: Ipocrisia delirante
Grillo, genialmente, ha chiesto di voler partecipare alle primarie del Partito Democratico.
Questo gesto ha “svelato” come i richiami politici del gruppo dirigente all’apertura, all’allargamento, all’essere un servizio e non solo una occupazione di poltrone e potere, fossero vuote parole.
Dopo l’atto tanto spiazzante, per quanto sorprendente, sono partite risposte fatte di cavilli giuridici, certezze formali, di un partito che nelle dichiarazioni dei giorni scorsi veniva definito “liquido” e che ora invece sembra essere un Menhir inattaccabile.
Arrampicandosi sui vetri, i diversi leaders stanno cercando di evitare che l’assalto alla diligenza, il vero mezzo di trasporto che descrive la situazione attuale, possa avere successo.
La ragione è semplice: sanno di perdere, sanno che la piazza finirebbe per votare per Grillo, sanno che i giorni per continuare il teatrino di questi mesi e ora questo circo di queste ore, sarebbero finiti.
Ma la mossa geniale di Grillo non è quello di voler partecipare alle primarie e diventare leader di un movimento come quello del PD, ma il fatto che quanto sta succedendo porterà inevitabilmente alla rottura del partito, che sta dimostrando oltre ogni dubbio, una debolezza di fondo ed una blindatura dei vertici, tanto che parole quali “rinnovamento”, “apertura”, “novità” hanno già perso qualsiasi appeal futuro.
Grillo, sta dimostrando in queste ore che erano tutte solo Parole, a cui non segue alcun atto, se non il fuoco incrociato, in un gioco delle tre carte, dove cambia la faccia, ma il gruppo al vertice rimane sempre lo stesso.
In una sorta di rotazione “concordata”, ora nel gioco delle parti, un Franceschini, vice di Veltroni (dimessosi), rischia il posto per un Bersani, dello stesso gruppo dirigente che ha perso le elezioni che hanno portato alle dimissioni di Veltroni, che tutto può essere, meno che una novità per il futuro del partito e per il paese.
La prova? In questi giorni, molti cittadini nella compilazione del modulo delle tasse, si sono trovati a dover fare i conti con una tassa chiamata guarda caso “Tassa Bersani”, una tassa alquanto indigesta e che farà preferire, fino alla morte, una soluzione Berlusconi, a qualsiasi ritorno di un Bersani di Tassata memoria.
Quindi l’atteggiamento ipocrita del PD in queste ore, sarà un vittoria di Pirro, visto che svelato il “piano” dei soliti noti, il leader che ne uscirà, continuerà a perpetuare negli errori passati, quello di essere solo un partner secondario nello scenario politico, esistente solo perché si possa ancora parlare di sistema bipolare in Italia.
Tra l’altro tutti i leader del PD dicono di ispirarsi ad un campione come Obama, tanto da “attendere” la venuta dell’Obama Italiano, al punto da aver “frettolosamente” glorificato la povera Giovanna D’Arco Debora Seracchiani, che invece di essere diventata a quel punto il nuovo leader, è stata “sventolata” dai leader esistenti, come la prova di un cambiamento, finendo inevitabilmente per essere risucchiata nella vita sociale di un partito che parla ma non fa!
Di fronte alla ipotesi di una sfida “politica” vera , la prospettiva di una discussione dura, passionale, con la quale convincere a votare una linea politica che nasca dalla base e che delineasse un vero cambiamento, almeno nei metodi, è invece arrivato questo rifiuto, una chiusura prima mentale che statutaria, un pessimo segnale ma l’evidenza che mai il PD potrà in futuro rappresentare l’altra parte del bipolare italiano, che anche il centro destra spera di vedere prima o poi emergere, come in tutti i paesi democratici del mondo.