lunedì 13 luglio 2009

Io No! (No allo sciopero il 14 Luglio ne dopo).

non ritengo questo tipo di azione abbia alcun senso pratico: “una carezza con una piuma” del tutto inutile.

Non vedo inoltre positivamente una protesta di tipo “corporativo” o la nascita di “antistoriche” corporazioni attorno o all’interno della rete, visto che da sempre le corporazioni avevano “il compito primario di difendere il monopolio dell’esercizio del proprio mestiere” (v. Wikipedia).

Non a caso, questo “presunto” sciopero, era stato promosso da giornalisti, addirittura in contemporanea nel giorno dello sciopero nazionale dei giornalisti, una corporazione che poco ha da spartire con le nuove evoluzioni digitali in materia, anzi ne sta subendo pesantemente un “radicale ridimensionamento”, fatto che sembra evidenziare più una strumentalizzazione della rete su questioni ed interessi ben diversi, che altro.

La libertà dei cittadini è sacrosanta, così come il diritto alle autorità giudiziarie di proteggere gli interessi dei cittadini attraverso i metodi investigativi appropriati.

Un tema centrale nel sistema giuridico e legislativo di qualsiasi paese, che non può però essere “risolto” attraverso una “protesta di tipo corporativa”, ma attraverso una continua e puntuale informazione per diffondere, anche non solo sui canali Internet, una condivisa cultura di civile convivenza, affinché sul tema, l’Italia possa diventare un esempio anche per gli altri paesi.

I blogger, o meglio chi scrive utilizzando la rete, è per definizione un “libero pensatore” che attraverso la rete può beneficiare di mezzi e strumenti come mai nella storia dell’umanità.

Strumenti che però non devono permettere a nessuno di offendere, dileggiare o imbarazzare qualcuno, o comunque di sentirsi “al di sopra della legge”, l’unica regola affinché una società possa cercare una civile convivenza.

Solo “facendo pressione” diretta sui singoli “rappresentanti” eletti dai cittadini ad avere il compito di legiferare, si può cercare di ottenere risultati concreti.

La rete consente ora un contatto diretto tra elettori ed eletti, prima impensabile, lo spazio di un nuovo modo per gestire la “cosa pubblica”, in una diretta partecipazione di tutti i cittadini, nessuno escluso.

Quindi, in alternativa ad una “protesta del silenzio”, più significativo sarebbe l’utilizzo di questo canale verso i nostri rappresentanti eletti, chiedendo loro, direttamente, una presa di posizione pubblica sul decreto in questione, con relativa pubblicazione delle loro "dichiarazioni di voto" sulla questione.

Il Ministro Alfano non legifera da solo, ma ha bisogno di ricevere l’approvazione degli eletti in Parlamento.

Quindi sarebbe interessante conoscere la posizione di chi si appresta a votare e decidere, non scaricando la responsabile sulle “solite persone”; che oggettivamente hanno espresso le proprie ragioni, condivisibili o meno, dell’opportunità di un decreto del genere.

La rete può dare “trasparenza” ai pensieri degli eletti in materia, un fatto importante, decisivo, condizionante anche sul futuro voto in parlamento.

Non si comprende quindi, perché si chieda di “tacere”, quale momento di lotta, affinché il paese possa migliorare e migliorarsi.

Azione che avrebbe come unico effetto quello di annullare la vera “potenza” della rete e continuare a perpetuare pericolosi approcci corporativi, del tutto fuori luogo, che continuano a tenere “ancorata” l’Italia nel tentativo di spiccare il volo, verso un futuro diverso.