lunedì 18 dicembre 2006

Ecco come Cina ha convinto la NordCorea

(pubblicato su Affari Italiani il 1 Novembre 2006)
La Cina ha dimostrato concretamente tutta la sua innovativa capacità di mediazione internazionale contribuendo a sgonfiare in sole tre settimane la questione connessa ai test nucleari effettuati dalla Corea del Nord.

Quali sono state la ragioni di un tale rapido cambio di rotta da parte del Governo Nord Coreano?

Semplicemente la ferma e reale opposizione da parte della Cina a qualsiasi proliferazione nucleare nell’area, unita all’utilizzo, da parte delle Cina, della leva economica che la lega alla Corea del Nord.

Tradizionalmente i due paesi sono molto vicini, tanto che nel sostanziale isolamento in cui vive la Corea del Nord dal resto della comunità internazionale, per ben il 90% delle proprie importazioni, essa dipenda dalla Cina.

Ma mentre in altre situazioni analoghe, la Cina aveva sempre mantenuto una sostanziale fredda distanza, lasciando la gestione alle altre organizzazioni internazionali, in questo caso, il governo cinese ha deciso di agire direttamente ed immediatamente, sia per scongiurare una escalation militare ai propri confini, che per dimostrare al mondo come la Cina sia attenta realmente ad un equilibrio di pace mondiale.

E dato che la ferma opposizione verbale sembrava non bastare a convincere la Corea del Nord della reale posizione della Cina sulla questione, il governo cinese ha provveduto ieri a tagliare le forniture di petrolio alla Corea del Nord, lanciando un decisivo segnale negoziale.

Questa azione, probabilmente del tutto inaspettata dalla parte Nord Coreana, ha obbligato immediatamente il governo di Pyongyang ad accettare il ritorno al tavolo delle negoziazioni, con l’intenzione, già dichiarata, di abbandonare ogni aspirazione di proseguire nel proprio programma nucleare.

Questa crisi e le modalità con le quali si sta risolvendo, sono probabilmente lo specchio degli equilibri mondiali presenti e futuri.

Basti pensare al sostanziale fallimento della azione USA (e ONU) che aveva tentato di risolverla bloccando i fondi finanziari destinati alla Corea del Nord e la faticosa ratifica della solita risoluzione di condanna internazionale all’ONU.

Nonostante queste azioni i test nucleari avevano avuto comunque luogo e i messaggi successivi dalla Corea del Nord continuavano ad essere tutt’altro che amichevoli.

A quel punto la Cina ha deciso di agire direttamente, tagliando le linee di approvvigionamento tanto necessarie alla Corea del Nord, modificando radicalmente le posizione negoziali, anche perché senza la Cina, la Corea del Nord non può sopravvivere, obbligandola così, suo malgrado, a fare dietro-front immediatamente su tutte le precedenti ambizioni e rivendicazioni.

Interessante è però osservare come mentre la crisi Nord Coreana cercava la sua soluzione, sui canali televisivi cinesi venissero mostrate analisi che se da una parte mettevano in evidenza l’importanza del ruolo dell’ONU e il sempre crescente coinvolgimento della Cina nella organizzazione, dall’altra ne denunciavano la sostanziale immobilità, gli sprechi finanziari e gli scandali connessi.

Addirittura, nel riassumere quanto fatto da Kofi Annan durante il suo mandato in scadenza, senza mezzi termini si è parlato di fallimento, per non essere stato in grado in nessun modo di ridurre gli enormi sprechi di denaro della pachidermica organizzazione ONU.

L’avvenuta elezione alla segreteria dell’ONU di un rappresentante proveniente dell’Asia, oltre ad essere un fatto storico, rappresenta sicuramente più che un segnale di come gli equilibri mondiali passeranno sempre più da Beijing che da Washington,

Il modo con il quale gli americani hanno affrontato le crisi in Afghanistan e Iraq, autorizza infatti i Cinesi ad esautorarli nell’affrontare secondo il loro stile, le crisi prossime venture, finendo per contrapporre due visioni; quella Americana che intende sconfiggere il terrorismo in ogni dove così come tutte le relazioni internazionali che lo sostengono (vedi stati canaglia) e quella Cinese, totalmente concentrata solo al mantenimento di un equilibrio in pace e di collaborazione tra le diverse nazioni e tra i popoli per un maggiore e sempre più diffuso benessere.

E sulla crisi Nord Coreana, questa seconda impostazione sembra aver dato rapidi e concreti risultati.