Sacchetto di Plastica? No grazie!
La Cina, avendo fino ad ora seguito un modello industriale simile a quello adottato dall’occidente agli inizi del ‘900, ma in maniera incredibilmente più rapida, sta ora condividendo con gli USA il primato delle emissioni inquinanti.
Da tempo il Governo Cinese sta dicendo a chiare lettere che farà tutto il possibile per ridurle ma lo scetticismo nei paesi occidentali rimane alto, spesso preconcetto, quasi i cinesi siano perversamente interessati ad inquinare tutto quello che possono, terreni, acqua ed aria.
Andare quindi a fare la spesa è un buon indice del livello della qualità della vita di un paese, non solo sul piano economico, ma anche su quello ambientale e la sua salvaguardia.
Come confronto in real time, basta fare semplicemente la spesa in un Carrefour di Shanghai e in una Esselunga di Milano.
Diciamo che i prodotti sono più o meno gli stessi, tranne ovviamente qualche eccezione per quanto riguarda i prodotti locali. La vera sorpresa l’avrete al momento di pagare alla cassa.
A Milano, la cassiera vi chiederà quanti sacchetti vorrete prima di iniziare a contabilizzare la vostra spesa, lasciando però a voi l’onere di inserirla nei sacchetti testè acquistati, al quale potrebbe seguire un grugnito e uno sguardo in cagnesco se vi azzardate a chiedere in qualche modo un suo aiuto nel farlo.
A Shanghai non vi chiederanno nulla, inizieranno semplicemente a contabilizzare quanto da voi acquistato ma con una sorpresa: dal 1° giugno la cassiera non inserirà il tutto direttamente nei sacchetti, come fatto fino ad ora, ma al contrario lascerà il tutto a vostra discrezione per il trasporto.
Come mai questa differenza? Cosa è accaduto?
Semplice. Dal 1 di giugno in Cina sono banditi i sacchetti di plastica e quando diciamo banditi l’esempio dimostra non si sta scherzando: devono sparire!
Quindi in Cina ora o vai in giro con una borsa per la spesa o rischi di non poter portare via più nulla.
Quello che sorprende, è che nessuno pensi di lamentarsi di quello che potremmo definire un inconveniente, soprattutto la prima volta che ti capita ( a me è capitato!).
Il Governo Cinese ha lanciato la crociata contro i sacchetti di plastica e adesso tutti, anche i piccoli negozietti, non ti danno più alcun “surrogato” al trasporto della tua spesa.
A Milano invece, i sacchetti di plastica non sono banditi, anche se vengono incentivati quelli fatti con materiali biodegradabili. Comunque sulla materia, la posizione EU è ancora ben lungi dall’essere chiara, non avendo ancora definito tappe certe (il 2010?) affinché anche l’Europa la smetta di produrre i miliardi di pericolosi sacchetti banditi, non solo in Cina, ma anche in Australia.
Che la guerra all’inquinamento sia veramente iniziata in Cina, lo si nota anche in un altro settore strategico come quello dell’acciaio, che fino ad oggi aveva beneficiato della contingenza economica per crescere moltissimo.
Bene, visto che molti di questi impianti risultano troppo inquinanti, a causa dell’uso del carbone come combustibile, il Governo non ci ha pensato due volte e di punto in bianco ha ordinato la chiusura di quelli che non fossero riusciti a mettersi a norma sulle emissioni inquinanti.
In particolare, la chiusura forzosa ha visto interessate molte piccole acciaierie, decisione che ha provocato anche una riduzione della capacità produttiva globale del paese ed una conseguente impennata del prezzo dell’acciaio che nel solo primo trimestre 2008 è stata del +23%.
Altro esempio interessante è nel mercato dell’auto, dove i cinesi sono invitati, favoriti a comprare piccole utilitarie perché meno inquinanti e anche perchè non “inquinano lo spazio” dovendole posteggiare per strada, finendo per creare il fenomeno già noto a Milano del posteggio selvaggio, sconosciuto invece fino ad ora in Cina.
A questo va aggiunto come il bombardamento mediatico sul tema dell’inquinamento e del risparmio energetico in Cina sia costante, filmati ed annunci pubblicitari su tutto, dalla riduzione del consumo elettrico, con il consiglio di andare in ufficio senza cravatta, all’uso con moderazione dell’acqua nel lavarsi i denti, pulire i piatti o fare la doccia.
La strada per una Cina ad “emissioni zero” è ancora lunga, ma sicuramente i cinesi non stanno prendendo sottogamba il problema, qualcosa che li preoccupa tantissimo visto che, come dimostrato dagli studi scientifici, di inquinamento si muore.
Cosa mangi, cosa bevi e cosa respiri, gli elementi cardine della crociata ambientale, sono le basi stesse della medicina tradizionale cinese, medicina che da sempre ha allenato i cinesi a selezionare tutto con attenzione per preservare la salute del proprio corpo, salute che può fare a meno di qualche sacchetto di plastica e che li aiuterà a ridurre le proprie emissioni nel futuro.
E noi, siamo pronti ad un futuro ad impatto ambientale zero?
Da tempo il Governo Cinese sta dicendo a chiare lettere che farà tutto il possibile per ridurle ma lo scetticismo nei paesi occidentali rimane alto, spesso preconcetto, quasi i cinesi siano perversamente interessati ad inquinare tutto quello che possono, terreni, acqua ed aria.
Andare quindi a fare la spesa è un buon indice del livello della qualità della vita di un paese, non solo sul piano economico, ma anche su quello ambientale e la sua salvaguardia.
Come confronto in real time, basta fare semplicemente la spesa in un Carrefour di Shanghai e in una Esselunga di Milano.
Diciamo che i prodotti sono più o meno gli stessi, tranne ovviamente qualche eccezione per quanto riguarda i prodotti locali. La vera sorpresa l’avrete al momento di pagare alla cassa.
A Milano, la cassiera vi chiederà quanti sacchetti vorrete prima di iniziare a contabilizzare la vostra spesa, lasciando però a voi l’onere di inserirla nei sacchetti testè acquistati, al quale potrebbe seguire un grugnito e uno sguardo in cagnesco se vi azzardate a chiedere in qualche modo un suo aiuto nel farlo.
A Shanghai non vi chiederanno nulla, inizieranno semplicemente a contabilizzare quanto da voi acquistato ma con una sorpresa: dal 1° giugno la cassiera non inserirà il tutto direttamente nei sacchetti, come fatto fino ad ora, ma al contrario lascerà il tutto a vostra discrezione per il trasporto.
Come mai questa differenza? Cosa è accaduto?
Semplice. Dal 1 di giugno in Cina sono banditi i sacchetti di plastica e quando diciamo banditi l’esempio dimostra non si sta scherzando: devono sparire!
Quindi in Cina ora o vai in giro con una borsa per la spesa o rischi di non poter portare via più nulla.
Quello che sorprende, è che nessuno pensi di lamentarsi di quello che potremmo definire un inconveniente, soprattutto la prima volta che ti capita ( a me è capitato!).
Il Governo Cinese ha lanciato la crociata contro i sacchetti di plastica e adesso tutti, anche i piccoli negozietti, non ti danno più alcun “surrogato” al trasporto della tua spesa.
A Milano invece, i sacchetti di plastica non sono banditi, anche se vengono incentivati quelli fatti con materiali biodegradabili. Comunque sulla materia, la posizione EU è ancora ben lungi dall’essere chiara, non avendo ancora definito tappe certe (il 2010?) affinché anche l’Europa la smetta di produrre i miliardi di pericolosi sacchetti banditi, non solo in Cina, ma anche in Australia.
Che la guerra all’inquinamento sia veramente iniziata in Cina, lo si nota anche in un altro settore strategico come quello dell’acciaio, che fino ad oggi aveva beneficiato della contingenza economica per crescere moltissimo.
Bene, visto che molti di questi impianti risultano troppo inquinanti, a causa dell’uso del carbone come combustibile, il Governo non ci ha pensato due volte e di punto in bianco ha ordinato la chiusura di quelli che non fossero riusciti a mettersi a norma sulle emissioni inquinanti.
In particolare, la chiusura forzosa ha visto interessate molte piccole acciaierie, decisione che ha provocato anche una riduzione della capacità produttiva globale del paese ed una conseguente impennata del prezzo dell’acciaio che nel solo primo trimestre 2008 è stata del +23%.
Altro esempio interessante è nel mercato dell’auto, dove i cinesi sono invitati, favoriti a comprare piccole utilitarie perché meno inquinanti e anche perchè non “inquinano lo spazio” dovendole posteggiare per strada, finendo per creare il fenomeno già noto a Milano del posteggio selvaggio, sconosciuto invece fino ad ora in Cina.
A questo va aggiunto come il bombardamento mediatico sul tema dell’inquinamento e del risparmio energetico in Cina sia costante, filmati ed annunci pubblicitari su tutto, dalla riduzione del consumo elettrico, con il consiglio di andare in ufficio senza cravatta, all’uso con moderazione dell’acqua nel lavarsi i denti, pulire i piatti o fare la doccia.
La strada per una Cina ad “emissioni zero” è ancora lunga, ma sicuramente i cinesi non stanno prendendo sottogamba il problema, qualcosa che li preoccupa tantissimo visto che, come dimostrato dagli studi scientifici, di inquinamento si muore.
Cosa mangi, cosa bevi e cosa respiri, gli elementi cardine della crociata ambientale, sono le basi stesse della medicina tradizionale cinese, medicina che da sempre ha allenato i cinesi a selezionare tutto con attenzione per preservare la salute del proprio corpo, salute che può fare a meno di qualche sacchetto di plastica e che li aiuterà a ridurre le proprie emissioni nel futuro.
E noi, siamo pronti ad un futuro ad impatto ambientale zero?